expand_lessAPRI WIDGET

Tachicardia: è sempre ansia? Differenze tra attacchi di panico e patologie cardiache

Tachicardia: è sempre ansia? Differenze tra attacchi di panico e patologie cardiache. -Immagine: © Sonja Calovini - Fotolia.com

E’ possibile distinguere la tachicardia esclusivamente cardiologica dalla tachicardia dello stato d’ansia e dell’attacco di panico prendendo in considerazione quattro caratteristiche fondamentali del battito cardiaco: frequenza del battito cardiaco; ritmicità o aritmicità; modalità di insorgenza e remissione; sintomi di accompagnamento.

Il momento della diagnosi è un momento molto importante e delicato sia in medicina che in psicologia.

Un errore di valutazione iniziale dei sintomi, può portare alla scelta di un intervento terapeutico inadeguato, con conseguenze anche gravi per il paziente.

In questo articolo voglio evidenziare alcuni criteri utili per una corretta differenza tra ansia e attacchi di panico e alcune patologie cardiache di origine esclusivamente organica.

L’ansia e il cuore sono strettamente correlati: non c’è stato d’ansia che non si rispecchi nel cuore modificandone la frequenza e il ritmo del battito cardiaco; questo perché esiste uno stretto legame tra anima e corpo, tra le esperienze psichiche e le esperienze del corpo.

Tra le sofferenze psichiche i disturbi d’ansia sono certamente la patologia più frequente e più diffusa.

La parola ansia ( dal latino angere ossia “stringere”) per derivazione della parola è associata con l’idea di strettezza, costrizione, imbarazzo; e nell’uso primitivo la parola ansia era collocata nel petto e associata in modo preminente con l’angina pectoris.

L’ansia è uno stato caratterizzato da sentimenti di paura e di preoccupazione non connessi ad alcuno stimolo specifico, diversamente dalla paura che presuppone un reale pericolo. Nella sua forma più acuta parliamo di attacchi di panico.

Il termine “panico” nasce dalla mitologia greca in cui si narra del dio Pan, metà uomo e metà caprone, che spaventava i viandanti e i pastori comparendo all’improvviso sul loro cammino e scomparendo poi velocemente, lasciando le proprie vittime sorprese, sbigottite e disorientate, nell’incapacità di spiegarsi quanto fosse accaduto.

Similmente a quanto si racconta in tale mito, un attacco di panico è un episodio breve ed intenso in cui si sperimenta ansia acuta e che comporta intensi sintomi somatici accompagnati da vissuti psicologici di terrore, catastrofe imminente e impulso a fuggire.

Insieme ai sintomi psichici e cognitivi, la maggior parte dei pazienti con A.P. manifesta sintomi organici che si riferiscono al sistema cardiovascolare tachicardia, aritmie nel battito cardiaco, sensazione di svenimento), al sistema gastrointestinale (dolori al fegato e altri disturbi intestinali), al sistema nervoso (cefalea, vertigine, stordimento, addormentamento degli arti) e al sistema respiratorio ( senso di soffocamento, sensazione di fame d’aria, difficoltà di respirazione).

Il DSM IV- TR descrive l’attacco di panico come un periodo preciso di paura o disagio intensi, in assenza di reale pericolo, accompagnati da almeno quattro dei seguenti sintomi:

• palpitazioni, cardiopalmo, o tachicardia;

• sudorazione;

• tremori fini o a grandi scosse;

• dispnea o sensazione di soffocamento;

• sensazione di asfissia;

• dolore o fastidio al petto;

• nausea o disturbi addominali;

• sensazione di sbandamento, di instabilità, di testa leggera o di svenimento;

• derealizzazione (sensazione di irrealtà) o depersonalizzazione (sensazione di essere distaccati da se stessi);

• paura di perdere il controllo o di impazzire;

• paura di morire;

• parestesie (sensazione di torpore o di formicolio);

• brividi o vampate di calore.

La combinazione dei sintomi è molto varia e in alcuni casi i sintomi sono maggiormente di tipo organico. Ogni crisi di panico rappresenta un circolo vizioso in cui i sintomi fisici alimentano quelli mentali e viceversa. L’attacco ha un inizio improvviso e raggiunge rapidamente l’apice, di solito in dieci minuti o anche meno.

L’ansia che caratterizza un A.P. viene differenziata dall’ansia generalizzata per la sua precisa, quasi improvvisa natura e per la sua gravità tipicamente maggiore.

 

Tachicardia

Il sintomo somatico più frequente presente in chi sperimenta un attacco di panico e vissuto con angoscia è la tachicardia.

La tachicardia rappresenta generalmente un aumento della frequenza del battito cardiaco al di sopra del valore limite considerato normale per un cuore a riposo, per convenzione, a 100 battiti al minuto, mentre si definisce bradicardia una frequenza inferiore a 60 battiti al minuto.

La tachicardia in genere  provoca la percezione soggettiva del battito cardiaco (che normalmente non avviene) spesso descritta come “sensazione del cuore in gola”.

E’ possibile distinguere la tachicardia esclusivamente cardiologica dalla tachicardia dello stato d’ansia e dell’attacco di panico prendendo in considerazione quattro caratteristiche fondamentali del battito cardiaco:

frequenza del battito cardiaco; se la tachicardia si mantiene entro i 130 battiti al minuto ci troviamo quasi certamente, di fronte a una tachicardia su base ansiosa di pertinenza psicoterapeutica e/o psichiatrica, mentre le tachicardie che superano i 150/ 200 battiti al minuto sono da considerare, quasi sicuramente, di natura cardiologica.

ritmicità o aritmicità; nell’A.P. è presente  l’aumento del battito cardiaco che conserva regolarità del ritmo, l’aumento della frequenza del battito cardiaco con irregolarità del ritmo, è tipico di condizioni cardiologiche.

modalità di insorgenza e remissione; l’A.P. raggiunge l’apice in 10 minuti, mentre la sua scomparsa è più graduale. Nelle aritmie si passa bruscamente da un ritmo normale a un ritmo di 150 battiti al minuto e oltre e così come improvvisamente esordisce altrettanto repentinamente viene a cessare;

sintomi di accompagnamento; molti sintomi delle aritmie sono simili ai sintomi dell’A.P., ma alcuni sintomi, tipici dell’A.P., non sono presenti nelle aritmie: palpitazioni/tachicardia, sudorazione,brividi o vampate di calore, tremori fini o grandi scosse, parestesie, nausea o disturbi addominali, senso di asfissia, derealizzazione/ depersonalizzazione. La sintomatologia che si ritrova nell’aritmia e difficilmente nell’A.P. riguarda dolori o fastidi al petto.

Sarebbe auspicabile,una buona collaborazione tra medico e psicologo, in quei quadri clinici la cui sintomatologia può soddisfare contemporaneamente i criteri di diverse e contrastanti  diagnosi, non solo per ridurre fortemente il rischio di errore ma, soprattutto per consentire di raggiungere con successo il comune obiettivo del benessere psicofisico del paziente.

ARGOMENTI CORRELATI:

ANSIAPANICO

 

BIBLIOGRAFIA:

Il Piccolo Principe, un magico trattato di Psicologia umana – Raccontare un narcisista Pt.3

 

 

Il Piccolo Principe

Un magico trattato di Psicologia umana

Pt. 3: Raccontare un narcisista

 

 

LEGGI LA PRIMA PARTE: Il Piccolo Principe, un magico trattato di Psicologia umana – I Pensieri dei Grandi Pt.1 

LEGGI LA SECONDA PARTE:  Il Piccolo Principe, un magico trattato di Psicologia umana – Sulla relazione Pt.2

Il Piccolo Principe

Che dire, un narcisista da manuale…La difficoltà a entrare empaticamente in relazione, a sintonizzarsi con le intenzioni e i bisogni dell’altro, la ricerca spasmodica di un’approvazione che compensi la percezione di un Sé fragile: questi concetti ampiamente elaborati dal sapere psicologico, dal linguaggio dei grandi, trovano nella favola di Saint-Exupéry un tocco che dona loro una dimensione più leggera ma non meno penetrante.

“Il Piccolo Principe” è una galleria di personaggi buffi ed emblematici, calati nel registro descrittivo della favola per rappresentare i diversi caratteri umani. Incontriamo un re, un geografo, un ubriacone, e ancora il lampionaio, l’uomo d’affari… E il vanitoso!

Il secondo pianeta era abitato da un vanitoso.

Ah! Ah! ecco la visita di un ammiratore“, gridò da lontano il vanitoso appena scorse il piccolo principe.

Per i vanitosi tutti gli altri uomini sono degli ammiratori.

Buon giorno“, disse il piccolo principe, “che buffo cappello avete!

E’ per salutare“, gli rispose il vanitoso. “E’ per salutare quando mi acclamano, ma sfortunatamente non passa mai nessuno da queste parti“.

Ah sì?” disse il piccolo principe che non capiva.

Batti le mani l’una contro l’altra“, consigliò perciò il vanitoso.

Il piccolo principe batté le mani l’una contro l’altra e il vanitoso salutò con modestia sollevando il cappello.

E’ più divertente che la visita al re“, si disse il piccolo principe, e ricominciò a battere le mani l’una contro l’altra. Il vanitoso ricominciò a salutare sollevando il cappello.

Dopo cinque minuti di questo esercizio il piccolo principe si stancò della monotonia del gioco: “E che cosa bisogna fare“, domandò, “perché il cappello caschi?

Ma il vanitoso non l’intese. I vanitosi non sentono altro che le lodi.

Mi ammiri molto, veramente?” domandò al piccolo principe.

Che cosa vuol dire ammirare?

Ammirare vuol dire riconoscere che io sono l’uomo più bello, più elegante, più ricco e più intelligente di tutto il pianeta“.

Ma tu sei solo sul tuo pianeta!

Fammi questo piacere. Ammirami lo stesso!

Ti ammiro“, disse il piccolo principe, alzando un poco le spalle, “ma tu che te ne fai?

E il piccolo principe se ne andò.

Decisamente i grandi sono ben bizzarri, diceva con semplicità a se stesso, durante il suo viaggio.

Che dire, un narcisista da manuale…La difficoltà a entrare empaticamente in relazione, a sintonizzarsi con le intenzioni e i bisogni dell’altro, la ricerca spasmodica di un’approvazione che compensi la percezione di un Sé fragile: questi concetti ampiamente elaborati dal sapere psicologico, dal linguaggio dei grandi, trovano nella favola di Saint-Exupéry un tocco che dona loro una dimensione più leggera ma non meno penetrante.

Attraverso un minimalismo poetico che percorre le immagini e i dialoghi, ogni incontro della creatura venuta dall’asteroide B612 affronta un archetipo, un modo di essere degli uomini o più semplicemente una sfumatura dell’universo adulto incompresa dagli adulti. “Il Piccolo Principe” ha la semplicità del pensiero infantile e insieme la sua profondità, la capacità spiazzante di raccontare la realtà umana senza sovrastrutture; per questo motivo è considerato un testo illuminante per chiunque voglia conoscere qualcosa di sé rinunciando agli inganni della ragione.

ARGOMENTI CORRELATI:

BAMBINI – DISTURBO NARCISISTICO DI PERSONALITA’ – NARCISISMO– LETTERATURA

ARTICOLI CONSIGLIATI:

 Il Piccolo Principe, un magico trattato di Psicologia umana – I Pensieri dei Grandi Pt.1

 Il Piccolo Principe, un magico trattato di Psicologia umana – Sulla relazione Pt.2

 

 

 

BIBLIOGRAFIA:

Giornata nazionale del Fiocchetto Lilla 15 marzo 2014 – Disturbi Alimentari

Sofia Priolo 

 

 

15marzo2014_fiocco_lilla

 

Sabato 15 marzo si svolgerà la terza edizione della Giornata Nazionale del Fiocchetto Lilla contro i Disturbi Alimentari.

La Giornata Nazionale del Fiocchetto Lilla è nata con l’intento di sensibilizzare l’opinione pubblica sui Disturbi del Comportamento Alimentare, anche attraverso la testimonianza di coloro che hanno sofferto e soffrono di DCA e dei loro familiari.

L’evento è nato in memoria di Giulia, figlia di Stefano Tavilla, promotore della Giornata e Presidente dell’Associazione “Mi nutro di vita” di Genova.

Si svolgerà il 15 marzo in 40 città italiane. Particolare rilevanza avranno gli eventi di Milano, Roma e Genova dove verrà presentato il film – documentario “Ciò che mi nutre mi distrugge”. Il film – documentario sarà proiettato lo stesso giorno anche a Pordenone, Cagliari, Massa Carrara e Cesena. Nel film si raccontano, esclusivamente attraverso riprese effettuate durante gli incontri di psicoterapia, le storie di 4 pazienti seguite nell’arco di un anno nel Centro per i Disturbi Alimentari della Asl di Roma E.

 

Due milioni di adolescenti in Italia soffrono di disturbi alimentari. L’età in cui questo disagio compare si è abbassata, nel 40% dei casi si manifesta infatti tra i 15 e i 19 anni ma si può palesare anche già a 8-12 anni. A soffrire di bulimia sono circa 1,45 milioni e di anoressia 750mila. Solo 880mila (il 40%) ammettono l’esistenza del problema e soltanto 130mila prendono parte a un percorso terapeutico.

I disturbi alimentari sono la seconda causa di morte tra gli adolescenti, e sono in particolare le ragazze a soffrirne, anche se è in aumento tra i ragazzi. 

Un progetto creato per aiutare i ragazzi a fronteggiare queste problematiche, per fornire informazioni di prevenzione e per dare sostegno online è il Progetto ProYouth.

Questo progetto europeo è nato con l’intenzione di fornire informazioni che possono essere utili per la prevenzione dei disturbi alimentare e per dare un sostegno a ragazzi e ragazze di un’età compresa fra i 15 e 25 anni. All’interno del sito sono presenti diversi strumenti come ad esempio forum, chat di gruppo o chat individuali che i ragazzi possono usare per sostenersi tra loro e ricevere il supporto di psicologi.

I principali obiettivi del progetto ProYouth sono:

1. Garantire informazioni e educare gli utenti circa la salute mentale, la promozione della salute e i disturbi alimentari.

2. Aiutare i giovani utenti a identificare precocemente i loro atteggiamenti problematici e comportamenti a rischio.

3. Fornire consigli e suggerimenti rispetto a quello che i ragazzi possono fare per aiutare loro stessi e gli altri.

4. Offrire un supporto professionale e tra pari tramite Internet, ostacolando così l’ulteriore evoluzione dei disturbi alimentari e dei relativi problemi.

5. Facilitare l’accesso ai regolari sistemi di cura da parte dei giovani (per es., consulenza e trattamento), limitando così il tempo tra l’esordio del disagio e la possibilità di fruire di un aiuto professionale.

La piattaforma ProYouth è consultabile all’URL www.proyouth.eu e si possono richiedere maggiori informazioni scrivendo a [email protected].

Per restare sempre aggiornati sul ProYouth e su temi che riguardano una corretta alimentazione e i giovani, seguite la pagina ProYouth su Facebook (www.facebook.com/proyouth.italia) e Twitter (@ProYouth_Italia).

ARGOMENTI CORRELATI:

DISTURBI DEL COMPORTAMENTO ALIMENTARE – EDADOLESCENTI

GUARDA ANCHE LA PAGINA DEL PROGETTO PROYOUTH SU STATE OF MIND

 

Giudicare gli altri in base al volto già da bambini – Psicologia

– FLASH NEWS-

Rassegna Stampa - State of Mind - Il Giornale delle Scienze Psicologiche

Secondo la ricerca condotta da Emily Cogsdill della Harvard University, la nostra tendenza a giudicare gli altri sulla base di caratteristiche fisiche, soprattutto del volto, inizia già nella prima infanzia e non richiede anni di esperienza sociale.

Lo studio dimostra infatti che proprio come gli adulti, anche i bambini (a partire dai 3 anni) tenderebbero a creare delle inferenze sui tratti caratteriali altrui, come l’affidabilità e la competenza, semplicemente osservando il volto dell’altra persona.

Già precedenti indagini hanno mostrato che gli adulti usano regolarmente l’osservazione dei volti per fare delle inferenze sui tratti caratteriali altrui, ma non risulta ancora chiaro se questa tendenza si costruisca lentamente a seguito di esperienze di vita o se invece sia un impulso più istintuale che tende a emerge primi anni di vita.

Se l’accordo adulto-bambino sulle inferenze caratteriali detotte dai tratti facciali emerge gradualmente durante lo sviluppo, si potrebbe dedurre che queste inferenze richiedono un certa quantita di esperienze sociali per essere sviluppate“, scrivono Cogsdill e colleghi. “Se, al contrario, le inferenze generate dai bambini risultano simili a quelle degli adulti, si potrebbe ipotizzare che tali processi di giudizio possono essere considerati una capacità cognitiva sociale fondamentale che emerge precocemente.

Per esplorare queste ipotesi, i ricercatori hanno chiesto a 99 adulti e 141 bambini (età 3-10) di giudicare delle coppie di volti computer-generated che potevano differire per tre tratti: affidabilità (buono/cattivo), dominanza (forte/debole), competenza (intelligente/non intelligente). Dopo l’osservazione di un paio di volti, ai partecipanti venivano rivolte alcune domande mirate a indagare i loro giudizi (“questa persona è buona o cattiva?“).

Come previsto, sia gli adulti che i bambini hanno mostrato accordo sui tratti attribuiti ai volti, e sebbene i bambini di 3/4 anni mostravano livelli di coerenza di poco inferiori rispetto ai bambini di 7 anni, questi ultimi apparivano più in accordo con i giudizi degli adulti, indicando così la presenza di una possibile evoluzione nella tendenza al giudizio a partire dai volti. I bambini inoltre apparivano più coerenti nel giudicare il tratto “affidabilità” rispetto agli altri due, suggerendo così una tendenza a prestare particolare attenzione a questa specifica caratteristica.

È importante sottolineare che i risultati della ricerca non affrontano la questione in merito alla veridicità dei giudizi espressi dai soggetti relativamente al carattere dei volti osservati, ma mirano semplicemente a dimostrare che adulti e bambini appaiono coerenti nei tratti che attribuiscono alle facce, a prescindere dalla validità di tali giudizi.

Infine, concludono i ricercatori, non essendo ancora chiaro quando questa tendenza al giudizio apparirebbe primariamente, potrebbe essere interessante creare un nuovo gruppo di bambini con età inferiore ai 3 anni.

 

ARGOMENTI CORRELATI:

BAMBINI – ESPRESSIONI FACCIALI – FACIAL EXPRESSIONS – PERSONALITA’ – TRATTI DI PERSONALITA’

ARTICOLO CONSIGLIATO:

VEDERE LA FELICITA’ IN ESPRESSIONI AMBIGUE RIDUCE L’AGGRESSIVITA’

 

 

BIBLIOGRAFIA:

 

Fiocchetto Lilla: FIDA per la prevenzione dei Disturbi Alimentari

COMUNICATO STAMPA

 

FIDA con Fiocchetto lilla

aderisce alla giornata contro i disturbi alimentari:

consulenze gratuite ed eventi in tutta Italia

TERZA GIORNATA NAZIONALE DEL FIOCCHETTO LILLA - PREVENZIONE DEI DISTURBI ALIMENTARI

VAI ALLA PAGINA DEL CENTRO FIDA CPF DI TORINO

After Lucia, di Michael Franco (2012) – PFF – Psicologia Film Festival Torino

 

5° PSICOLOGIA FILM FESTIVAL – PFF

Presenta: 

After Lucia

di Michael Franco (2012)

Presentano Silvia Tedone, Genny Pascolini e Marco Chiapparino

PFF PROGRAMMA 2013-2014

 

Il Film

Sono trascorsi sei mesi da quando Lucia è morta in un incidente d’auto e il marito Roberto e la figlia Alejandra non sono ancora riusciti a superare il dolore. Per dare nuovo senso alle loro esistenze, decidono di trasferirsi in Messico e ricominciare da capo. Nella nuova scuola che frequenta, però, Alejandra non riesce a integrarsi con gli altri compagni e, ritenuta troppo bella e luminosa, diviene oggetto di feroce invidia e gelosie. Vivendo tutto in silenzio, senza confessare al padre il proprio disagio, Alejandra finisce col divenire una vittima, un capro espiatorio su cui chiunque finisce per sfogare le proprie frustrazioni.

After Lucia è un racconto teso, implacabile e sgradevole: la violenza si fa strada nelle vite di Roberto e Ale in una spirale devastante che finisce per coinvolgere tutti e che non lascia più scampo a nessuno. I compagni di classe diventano aguzzini, coperti dall’omertà del branco. Franco dipinge un quadro inquietante, in cui nessuno è più innocente e dove la violenza ha perso qualsiasi argine sociale e culturale, facendosi risposta necessaria e sproporzionata, di fronte alla debolezza incomprensibile delle autorità. Dietro le facce da bravi ragazzi si nasconde un disprezzo che prende di mira sempre l’estraneo, il più debole. Nessuno sembra accorgersi di nulla. Gli insegnanti latitano, ombre silenziose in un racconto che si impone per forza di messa in scena e rigore.

 

Il regista

Nato a Città del Messico nel 1979, Michel Franco ha iniziato a girare alcuni cortometraggi subito dopo i suoi studi. Nel 2001 dirige Cuando Mare Grande, per una campagna anti-corruzione. Nel 2003, con Entre Dos, ha vinto il Gran Premio del Festival di Huesca. Il lavoro ha inoltre  ricevuto il premio per il miglior cortometraggio al festival di Dresda. Durante lo stesso periodo, Michel Franco produce con la sua società Pop Films spot pubblicitari. Nel 2009 Daniel e ANA, il suo primo lungometraggio, è stato selezionato per la Quinzaine des Réalisateurs di Cannes. Il film, molto apprezzato dalla critica, ha inoltre partecipato ad una serie di festival internazionali ed è stato distribuito in molti paesi fuori dal Messico. After Lucia ha vinto nel 2012 il premo Un Certain Regard al Festival di Cannes.

 

Silvia Tedone, Genny Pascolini, Marco Chiapparino

Dottori in psicologia clinica, hanno svolto un anno di tirocinio presso il Centro Adolescenti del Dipartimento di NPI dell’A.S.L. TO1. Genny Pascolini e Marco Chiapparino hanno sviluppato inoltre una tesi di laurea su tale argomento.

 

Vi aspettiamo numerosi

VAI ALLA PAGINA DEL PSICOLOGIA FILM FESTIVAL

Programma 2013-2014 del PFF

ARTICOLI SU CINEMA & PSICOLOGIA

RUBRICA CINEMA & PSICOTERAPIA

 

Psychiatry, Subjectivity, Community. Franco Basaglia and Biopolitics – Recensione

 

 

 

Psychiatry, Subjectivity, Community.

Franco Basaglia and Biopolitics

(2013) di Alvise Sforza Tarabochia

 

 LEGGI TUTTE LE RECENSIONI DI STATE OF MIND

Psychiatry, Subjectivity, Community. Franco Basaglia and BiopoliticsAlvise Sforza Tarabochia nel suo “Psychiatry, Subjectivity, Community. Franco Basaglia and Biopolitics” offre un racconto appassionante e complesso, in cui accanto alla rIcchezza di dati storici c’è anche la complessità della riflessione filosofica, proprio in termini di biopolitica.

Biopolitica è una di quelle parole che sembrano pensate apposta per spaventare chi non è addentro ai gerghi tecnici e per allontanare il lettore. Cerchiamo di superare questo ostacolo. Di “biopolitica” se ne parla molto in filosofia da alcuni anni. Ma cos’ è la biopolitica? Diranno i nostri lettori desiderosi di chiarimenti. Affidiamoci umilmente a wikipedia e scopriamo che si tratta di un termine tecnico usato in filosofia e in politologia che indica lo studio dei modi usati dal potere politico per indirizzare gli aspetti della vita umana e sociale legati al corpo umano, alla sua utilitizzazione e al suo controllo. La politica usa i saperi della biologia, della genetica, della statistica, della psicologia, della criminologia e della sociologia per stabilire il confine della “normalità” e a fornire a se stessa gli strumenti per la gestione delle attività biologiche.

Per la biopolitica, i concetti di normalità e “follia” sono strumenti politici e non conoscitivi o scientifici, mediante i quali il potere usa la scienza medica per gestire i sistemi di previdenza e assicurativi, la promozione dell’igiene pubblica e perfino l’eugenetica (Foucault, 1978-2005).

Per chi si occupa di psicologia e di psichiatria il legame tra gli studi filosofici di biopolitica e gli avvenimenti che hanno portato alla chiusura dei manicomi è evidente. Anche a chi non condivide gli eccessi di un uso solo politico dei concetti di “normalità” e “follia” è chiaro che in passato la reclusione manicomiale era anche uno strumento per mantenere l’ordine e la stabilità sociale. Naturale quindi che la lotta di Basaglia per il superamento dei manicomi non potesse essere solo medica e scientifica, ma anche politica.

Di questa storia Alvise Sforza Tarabochia nel suo “Psychiatry, Subjectivity, Community. Franco Basaglia and Biopolitics” offre un racconto appassionante e complesso, in cui accanto alla rIcchezza di dati storici c’è anche la complessità della riflessione filosofica, proprio in termini di biopolitica.

Dopo la legge 180, il sistema manicomiale fu smantellato in Italia, per essere sostituito dai centri comunitari. Questo riemergere di una dimensione comunitaria è alla base di una psichiatria alternativa che Tarabochia chiama “Affirmative Biopolitical Psychiatry”, una psichiatria che tenti di coniugare libertà individuale e senso comunitario combattendo sia la prevaricazione del potere tradizionalista e conservatore sia l’atomizzazione dell’iper-individualismo moderno.

Il libro sostiene che Franco Basaglia aveva previsto questo cambiamento nel paradigma del potere, e che è possibile rintracciare la sua concezione embrionale nei suoi scritti.

Questo renderebbe Basaglia un precursore della cosidetta “Italian Theory”, una corrente di filosofia politica di crescente importanza nata nel nostro paese che afferma la possibilità di superare la dicotomia tra conservatorimo comuntario e indvidualismo moderno.

Per una rassegna esaustiva della Italian Theory raccomandiamo le antologie di Borradori (1988); Hardt e Virno (1996); Chiesa e Toscano (2009) e un recente libro di Esposito (2010, 2012).

 

LEGGI TUTTE LE RECENSIONI DI STATE OF MIND

ARGOMENTI CORRELATI:

PSICOLOGIA E FILOSOFIASOCIETA’ E ANTROPOLOGIA – PSICOLOGIA POLITICA

ARTICOLO CONSIGLIATO:

PARTECIPAZIONE E CITTADINANZA: UNO SGUARDO METODOLOGICO

 

 

 

L’AUTORE DEL LIBRO E’ EDITOR DELL’ EUROPEAN JOURNAL OF PSYCHOANALYSIS:

The European Journal of Psychoanalysis – Presentation

CyberSexual Addiction: quando il Sesso online da Dipendenza – Psicologia & CyberSex

 

 

 

Sesso nel cyberspazio- quando diventa cybersexual addiction!. -Immagine: © Amy Walters - Fotolia.comCybersexual addiction:  Il soggetto si dedica in modo sempre più compulsivo all’uso di internet per trovare un partner o materiale erotico, fino a considerare l’eccitazione che ne deriva come forma primaria di gratificazione sessuale, e fino a ridurre l’investimento sul partner reale. Inoltre il disagio scaturito dalla dipendenza porta il soggetto a  nascondere le proprie relazioni virtuali agli altri, provando sentimenti di colpa o vergogna.

Nella definizione di cybersesso rientrano tutte le modalità di utilizzo di internet che possono determinare eccitazione e gratificazione sessuale. Si tratta di attività fra loro differenti, che comprendono la scrittura e la lettura di storie a contenuto erotico, la frequentazione di chat rooms a contenuto sessuale, la visione di filmati pornografici, l’ uso di web-cam per attività erotiche a distanza e la ricerca di incontri con persone che si prostituiscono. 

Riassumendo, c’è il sesso vissuto e poi mostrato su internet, c’è il sesso procurato tramite internet, ma c’è anche il sesso vissuto esclusivamente in maniera virtuale.

La cybersexual addiction è la dipendenza da queste attività sessuali virtuali e rientra nelle categorie della dipenza da internet.

Kimberly S. Young, docente di Psicologia presso l’Università di Pittsburgh e direttrice del Center for Online Addiction, ha tracciato un profilo del cybersexual addicted : “ Il soggetto si dedica in modo sempre più compulsivo all’uso di internet per trovare un partner o materiale erotico, fino a considerare l’eccitazione che ne deriva come forma primaria di gratificazione sessuale, e fino a ridurre l’investimento sul partner reale. Inoltre il disagio scaturito dalla dipendenza porta il soggetto a  nascondere le proprie relazioni virtuali agli altri, provando sentimenti di colpa o vergogna.

Secondo dati emersi di recente, questa dipendenza riguarda in Italia prevalentemente i maschi eterosessuali, dai 33 ai 55 anni, sposati nel 60% dei casi e separati nel 13%, capaci di passare da 11 a 35 ore settimanali davanti al computer, spesso in orario lavorativo. Per capire come si è arrivati alla diffusione di questo fenomeno bisogna ripercorrere, brevemente, come l’incremento esponenziale dell’uso di internet abbia modificato la pornografia e la prostituzione.  Il settore hard, da evento pubblico nei cinema a luci rosse, è diventato gradualmente un fenomeno privato con l’avvento del vhs, del dvd e infine di internet.

In Italia ci sono 35.000 siti pornografici per adulti; il 72% dei “porn users” è uomo ed il 28% donne.

Siti come youporn rappresentano l’evoluzione della filosofia dei pornoconsumatori, che  producono e condividono gratuitamente le proprie prestazioni sessuali. Quando l’interazione con altri utenti (attraverso webcam, telefono o chat) è soggetta a pagamento si entra nel campo della prostituzione online. Il fenomeno, pure così diffuso, rimane sconosciuto, sommerso e  impunito, nonostante la presenza di quattro sentenze della Corte di Cassazione in materia.

Le n. 25464 e n.25465 del 2004 stabiliscono, infatti, che anche vendere “sesso virtuale” è sfruttamento della prostituzione. La n. 36157 dello stesso anno precisa che per esserci prostituzione non occorre un contatto fisico tra chi richiede e chi offre una prestazione sessuale a pagamento.

Hanno fatto molto scalpore, negli ultimi anni, le inchieste giornalistiche sulle pornostudentesse, ossia sulle giovani donne che offrono sesso virtuale (e in alcuni casi reale) per “mantenersi agli studi”. Il giornalista Calderoni, che ha intervistato e conosciuto alcune di queste ragazze, definisce l’incontro erotico mediato dalla rete come un concentrato di emozioni, sessualità e relazione sociale gestito secondo i principi dello scambio economico e della velocizzazione dei tempi.

E’ il mercato, dunque, a creare il luogo dei bisogni e insieme della loro soddisfazione, in cambio di denaro, ma forse non solo. Bisognerebbe conoscere quali siano i costi delle conseguenze psicologiche nella vita di chi vende il proprio corpo, anche solo nella sua immagine, e di chi lo acquista.

L’anonimato del web consente di osare, mostrandosi come più prestanti e più sicuri di ciò che si è; l’uso seduttivo e narcisistico del corpo porta a una facile soddisfazione dell’autostima, all’esercizio di una libertà e di un controllo maggiore di quello che è possibile esercitare nella vita reale;  il piacere, vissuto in modo così dissociato e onnipotente, esime da qualsiasi conseguenza sul piano sociale e relazionale.

Appunto: e la relazione? La relazione virtuale non può avere le stesse caratteristiche di una relazione reale,  che prevede un incontro e un confronto con l’altro, con il suo corpo e la sua storia, nutrendosi di fantasie e desideri valorizzati dall’attesa. Il sesso on-line, invece, costringe direttamente a giochi stereotipati e a dettagli pornografici, il tutto proiettato su uno schermo in cui io guardo il mio stesso piacere senza mai incontrare quello altrui, pur avendone bisogno per eccitarmi.  Non è l’uso di internet, naturalmente, ad essere incolpato, quanto il suo abuso, che comporta numerosi rischi psicopatologici, tanto gravi quanto più precoce è l’età in cui compare  la condotta di dipendenza.

ARGOMENTI CORRELATI:

SESSO – SESSUALITA’CYBERPSICOLOGIADIPENDENZE – INTERNET ADDICTION

 

 

La paura del giudizio degli altri: il circolo vizioso dell’ Ansia Sociale

 

 

– FLASH NEWS-

Rassegna Stampa - State of Mind - Il Giornale delle Scienze PsicologicheUn nuovo studio pubblicato su Cognition and Emotion ha osservato, in un campione di soggetti sani, come la tendenza verso una maggiore consapevolezza introcettiva  – e cioè la capacità di identificare i segnali corporei interni- avrebbe effetti peggiorativi  proprio sul timore del giudizio degli altri.

E’ risaputo che i fobici sociali tendono a focalizzare l’attenzione in modo selettivo sui segnali propriocettivi relativi all’attivazione fisiologica dell’ansia – nel momento in cui si espongono alla situazione sociale temuta, innescando in questo modo a livello emotivo circoli viziosi disfunzionali.

Un nuovo studio pubblicato su Cognition and Emotion ha dimostrato in un campione di soggetti sani che la tendenza verso una maggiore consapevolezza introcettiva  – e cioè la capacità di identificare i segnali corporei interni- avrebbe effetti peggiorativi  proprio sul timore del giudizio degli altri.

In particolare lo studio ha esaminato la consapevolezza introcettiva non come un tratto stabile ma come una variabile di stato, cioè a dire potenzialmente variabile in funzione delle situazioni.

In particolare la consapevolezza introcettiva è stata misurata in termini di accuratezza di rilevazione propriocettiva del proprio battito cardiaco. I partecipanti sono stati suddivisi in due gruppi: nella condizione sperimentale i soggetti dovevano immaginarsi di tenere un discorso davanti ad una platea di persone.

Dai dati è emerso che i partecipanti che si immaginavano l’esperienza di public-speaking presentavano un aumento significativo della consapevolezza introcettiva rispetto alla condizione di controllo.

Non soltanto, l’incremento della consapevolezza introcettiva è positivamente correlato con il timore di giudizi negativi da parte della platea immaginaria.

Dunque la relazione tra preoccupazione per i giudizi negativi e l’aumento di consapevolezza propriocettiva dell’arousal emotivo non è un fenomeno esclusivamente psicopatologico, ma in un’ottica di continuum anche riscontrabile in chi fobico sociale non è, ma che presenta una adeguata ansia prestazionale in un contesto di public speaking.

ARGOMENTI CORRELATI:

ANSIA SOCIALE – FOBIA SOCIALEANSIA AROUSAL

Il Giudizio degli altri - State of Mind 624

 

 

BIBLIOGRAFIA:

 

Utilizzo di Cannabis come fattore di rischio nei Disturbi Psicotici – SOPSI 2014


SOPSI 2014 

18° Congresso della Società Italiana di Psicopatologia

La Psicopatologia e le età della vita – Torino 12-15 Febbraio 2014

 

Uso attuale e/o life-time di Cannabis

come fattore di vulnerabilità ai disturbi psicotici

La Cascia C. 1,2, Seminerio F. 2, Sartorio C. 1, Mulè A. 2, Marinaro A. 2, La Barbera D. 1,2

1 Dipartimento di Biomedicina Sperimentale e Neuroscienze Cliniche, Sez. di Psichiatria, Università di Palermo
2 U.O. Psichiatria, A.o.u.p. Paolo Giaccone, Palermo 

 

 ARGOMENTI CORRELATI:

CANNABISPSICOSI

TUTTI I POSTER DEL CONGRESSO SOPSI 2014
I REPORTAGES DAL CONGRESSO SOPSI 2014

Adolescenti e Stress: il report 2013 della American Psychological Association

 

La Redazione di State of Mind consiglia la lettura di questo contenuto:

 

Il sondaggio annuale Stress in America™ svolto dalla American Psychological Association (APA) ha spostato quest’anno il focus dell’attenzione sullo stress negli adolescenti.

dai risultati della ricerca 2013, emerge chiaramente come il livello di stress percepito dagli adolescenti americani sia superiore a quello che è considerato da loro stessi come una “soglia salutare di stress”. Risposte e strategie di coping sembrano insufficienti e si delinea un quadro in cui i comportamenti disfunzionali di adattamento a situazioni di stress si instaurino già durante l’adolescenza e non solo nell’età adulta.

American Teens Stress Report 2013 - American Psychological Association

 

Despite our understanding that stress takes a toll on our physical and mental health, this year’s Stress in America™ survey reveals a portrait of American stress that is high and often managed in ineffective ways, ultimately affecting our health and well-being.

But the most concerning news is not what’s happening to adults.

Survey findings suggest that the patterns of unhealthy stress behaviors we see in adults may begin developing earlier in our lives. Many American teens report experiencing stress at unhealthy levels, appear uncertain in their stress management techniques and experience symptoms of stress in numbers that mirror adults’ experiences.1 These findings are especially sobering when paired with research that suggests physical activity, nutrition and lifestyle — all wellness factors the survey revealed to be affected by stress in teens and adults — not only contribute to adolescents’ health now, but also to habits that can be sustained into adulthood.2

 

Are Teens Adopting Adults’€™ Stress Habits?Consigliato dalla Redazione

American Teens Stress Report 2013 - American Psychological Association - Featured
The 2013 Stress in America ™ survey reveals that many American teens report experiencing stress at unhealthy levels, appear uncertain in their stress management techniques and experience symptoms of stress in numbers that mirror adults’ experiences. (…)

 

Per continuare la lettura sarete reindirizzati all’articolo originale … Continua  >>

 


Articoli di State of Mind su: Stress
Quando viaggiare diventa stressante: tra aspettative, imprevisti e strategie di adattamento
Viaggiare può essere un’esperienza stimolante, ma anche una fonte di stress legata all’organizzazione, agli imprevisti e all’adattamento a nuovi contesti
Genitori stressati e l’industria dei consigli per la perfetta genitorialità
I genitori sono spesso esposti a numerosi consigli sui social media, talvolta in contrasto tra loro, aumentando la pressione e la confusione
Mindfulness in azienda: una pratica per promuovere il benessere psicologico e ridurre lo stress
La mindfulness è una pratica utile per ridurre lo stress e il burnout sul lavoro favorendo il benessere mentale
Prenditi una pausa: il tuo cervello ha bisogno di riposare
Una meta-analisi ha esaminato come le micro-pause influenzano il benessere riducendo la fatica e favorendo il recupero di energie
Un nuovo meccanismo dimostra come ansia e stress causano problematiche infiammatorie e disbiosi del microbiota intestinale
Uno studio ha identificato il meccanismo attraverso il quale l'ansia e lo stress negativo provocano una disbiosi del microbiota intestinale
Lo stress materno in gravidanza e gli effetti sul comportamento dei bambini nel medio-lungo termine
Secondo una recente meta-analisi elevati livelli di stress durante la gravidanza potrebbero avere un effetto sui bambini in infanzia e adolescenza
Come gestire lo stress finanziario con alcuni semplici accorgimenti
Molte persone provano ansia quando pensano alla propria situazione economica. Ecco alcuni consigli per gestire lo stress finanziario
Rimettere gli eventi negativi in prospettiva – Il distanziamento temporale
Avere perso il treno oggi avrà un impatto così grande sulla mia vita tra sei anni? Il distanziamento temporale ci aiuta a rimettere le cose in prospettiva
Cosa ci dà più fastidio dell’aspettare in coda? Spoiler: non è la durata
Nell'aspettare in coda numerosi fattori possono generare stress, tra questi la percezione soggettiva ricopre un ruolo fondamentale
Minority Stress Model: salute e benessere delle minoranze sessuali e di genere
Qual è l'impatto della discriminazione sulla salute mentale degli individui LGBTQIA+? A questa domanda risponde il Minority Stress Model
PNEI: un giovane paradigma scientifico per risolvere una secolare questione filosofica
La PNEI è un modello scientifico emergente che concepisce l’essere umano nella sua totalità, rifiutando qualsiasi tipo di compartimentazione riduzionistica
Lo stress fa venire “i capelli bianchi”?
A partire da una recente ricerca, esploriamo la possibile connessione tra stress, invecchiamento ed epigenetica
Cinque consigli per gestire lo stress
L’American Psychological Association propone 5 pratiche semplici, basate sulla ricerca scientifica, per gestire lo stress
Stress e burnout: dalla prevenzione all’intervento
Il crescente problema dello stress e del burnout richiede una maggiore attenzione e consapevolezza nella gestione a partire dalla prevenzione
Il biofeedback: tra parametri fisiologici e consapevolezza corporea
Il biofeedback è un intervento trasversale utile ad alleviare sintomi comuni a molti disturbi e a migliorare il benessere generale
Stress accademico e atteggiamenti mindful – PARTECIPA ALLA RICERCA
Una ricerca volta a indagare lo stress percepito dagli studenti universitari e gli atteggiamenti mindful messi in atto nel quotidiano
Take it easy: stress e rischi
Lo stress può avere molteplici ripercussioni profonde sull’organismo dal punto di vista fisico e mentale, soprattutto se diventa cronico
Sano come un pesce: benessere a misura d’acquario
Gli acquari, soprattutto se ricchi di biodiversità, sembrano innescare risposte psicofisiche indicative di effetti calmanti e riduzione dello stress
MindMe: un progetto per la riduzione dello stress in contesti accademici
Nella frenetica vita degli studenti universitari, lo stress può diventare un compagno costante, mettendo a dura prova il benessere mentale
Stress e depressione possono essere trasmessi epigeneticamente dalla coppia genitoriale?
L'epigenetica sta mettendo in luce come le alterazioni biologiche e comportamentali post traumatiche possono essere trasmesse alla prole
Carica altro

Psicopatici al potere: viaggio nel cuore oscuro dell’ambizione – Recensione

Anna Angelillo

 

 

Psicopatici al potere:

viaggio nel cuore oscuro dell’ambizione

(2014)

di Jon Ronson

Codice Editore

 

LEGGI TUTTE LE RECENSIONI DI STATE OF MIND 

Psicopatici al potere Psicopatici al potere” è un diario di viaggio nel mondo un po’ in ombra degli psicopatici: un report la cui lettura porta a muoversi con l’autore nei meandri più nascosti, sconosciuti e che forse mai si avrebbe creduto di sfiorare, mettendosi in cammino con l’autore.

Il giornalista inglese Jon Ronson – famoso per aver scritto il libro da cui poi è stato tratto il film “L’uomo che fissa le capre” del 2009 – comincia il suo percorso, mosso dalla voglia di far luce su un mistero: scoprire chi ha spedito uno strano libro a diversi accademici, sparsi per il mondo. La forma mentis di un giornalista, così come accade anche per il nostro reporter, è portata ad andare oltre la quasi banale risoluzione dell’enigma, interrogandosi sulle ragioni più profonde e a volte oscure dell’accaduto: Ronson dunque utilizzerà la soluzione come punto di partenza per far luce su ciò che ha mosso i fili del comportamento manifesto e per comprenderne “l’impatto sulle dinamiche della società”. È così che lo scrittore inglese intraprende questo cammino nella follia e si imbatte per la prima volta nella psicopatia (“Non avevo mai pensato molto agli psicopatici prima di allora, e mi chiesi se non fosse il caso di provare ad incontrarne uno.”, p. 19).

La psicopatia può essere definita come un costrutto, che comprende un insieme di tratti emotivi/interpersonali e comportamentali, che delineano individui che, dietro un’apparente maschera di sanità, nascondono deficit neurobiologici e psicologici, e dunque posseggono tratti di personalità che li allontanano dalla popolazione generale. È bene precisare che gli psicopatici si allontanano dalla gente “normale” non perché criminali tout court, ma perché mancano di alcune abilità – quali empatia, la capacità di provare rimorso, l’abilità di riconoscere le emozioni altrui – che li rendono, probabilmente e non sicuramente, più propensi a mettere in atto agiti violenti.

Le stesse caratteristiche, di contro, possono però rivelarsi adattive, se utilizzate in contesti diversi: ad esempio, in contesti aziendali, a molti manager farebbe comodo non sentire il rimorso nel licenziare i propri dipendenti né farsi fermare dalla loro sofferenza per un proprio tornaconto: essi hanno messo in atto una mera strategia aziendale, poco altruistica, ma non di certo condannabile moralmente e penalmente, al pari di un omicidio efferato. Si chiamano “corporate psychopath” (Babiak, Neumann & Hare, 2010), psicopatici aziendali, i cosiddetti psicopatici di successo, che non infrangono la legge, ma si servono delle tipiche caratteristiche dello psicopatico criminale medio (egocentrismo, insensibilità, tendenza a manipolare), associate però ad una intelligenza e a competenze sociali brillanti, oltre che a circostanze contestuali/familiari favorevoli, per ottenere quello che vogliono, rimanendo dietro una maschera di sanità immacolata. 

Dove finisce dunque il leader senza scrupoli e comincia lo psicopatico criminale? Dov’è dunque il confine tra normalità e patologia? Quanto le etichette diagnostiche possono confondere e impedire di prendere anche solo in considerazione il fatto che una semplice parola – nel nostro caso “psicopatia” – possa essere considerata spoglia di una qualunque connotazione arbitraria, rimanendo così un costrutto di personalità, con delle caratteristiche neutre?

Il viaggio di Ronson ci mostra, seppur in maniera divulgativa, se vogliamo poco scientifica, ma non per questo meno efficace e diretta (che per i non addetti ai lavori, forse, è la maniera più adeguata), come sia possibile ritrovare tratti psicopatici in persone di cui non avremmo mai sospettato, in quei concentrati di carisma, che affascinano e stupiscono per il modo discutibilmente pulito (ma solo perché non hanno infranto leggi o fatto del male tangibile – in senso fisico – a qualcun altro) con cui si son fatti strada. Ci permette, inoltre, di notare come sia molto più facile associare l’idea di psicopatia al comportamento criminale e quindi a qualcosa di pericoloso, per il semplice fatto che è un modo per allontanare da noi qualcosa che non conosciamo e che, per tale motivo, ci fa paura.

Giunto quasi alla fine del suo viaggio, Ronson dirà: “[…] Sono soltanto degli psicopatici, è la loro caratteristica fondamentale. È quello che sono.” (p. 257).

Lo scrittore dimostra, con il suo lavoro, come la conoscenza possa cambiare l’approccio verso un aspetto della personalità umana, fino a quel momento rimasta all’ombra: “La conoscenza è potere” (p.262), dirà Robert Hare al nostro autore durante il loro ultimo incontro.

È un libro piacevole e a tratti inquietante, perché tali sono le avventure raccontate dall’autore; è un contributo tagliente e volutamente provocatorio, a buon rendere, perché offre spunti di riflessione per esaminare la società in maniera critica sì, ma anche costruttiva.

 

 

LEGGI TUTTE LE RECENSIONI DI STATE OF MIND 

ARGOMENTI CORRELATI:

PSICOPATIAEMPATIAVIOLENZAPERSONALITA’ – TRATTI DI PERSONALITA’

ARTICOLO CONSIGLIATO:

TRATTI PSICOPATICI E PRESIDENTI USA

 

 

BIBLIOGRAFIA:

 

 

La scintilla di Caino: Storia della coscienza e dei suoi usi – Recensione

 

La Scintilla di Caino:  Storia della coscienza e dei suoi usi

di Carlo Augusto Viano (2013) – Bollati Boringhieri.

 

LEGGI TUTTE LE RECENSIONI DI STATE OF MIND

La Scintilla di Caino:  Storia della coscienza e dei suoi usi Viano, C.A. (2013) Torino: Bollati Boringhieri. - Immagine: copertinaTra queste vicissitudini contradittorie la coscienza morale ha ora aiutato e ora danneggiato lo sviluppo dell’autonomia individuale. La coscienza poteva essere invocata per garantire la libertà di pensiero, ma anche l’obbedienza a valori comunitari.

Libro denso d’informazioni e di riflessioni, quello di Carlo Augusto Viano intitolato “La scintilla di Caino: Storia della coscienza e dei suoi usi“.

È una storia della coscienza, intesa come conoscenza di sé e come funzione morale interiore.

Il merito migliore del libro è la sua complessità, che aiuta a far comprendere come la nozione di coscienza non abbia una storia lineare, ma fitta di andirivieni.

La coscienza è ora concepita come una conoscenza vuota e poco significativa, una mera consapevolezza del proprio esistere, ora un organo privilegiato che fornisce una conoscenza assoluta, per esempio del bene e del male in Kant.

Quello che colpisce è come la modernità pragmatica si avvicini di nuovo alla supposta inconsapevolezza degli antichi. In mezzo c’è il lungo percorso morale delle religioni monoteistiche che invece hanno conferito somma importanza al giudizio interiore.

Da San Girolamo in poi si era pensato che esiste una scintilla superiore della ragione, che neppure in Caino poté estinguersi, che vuole sempre il bene e odia sempre il male. Anche in questo caso, però, Viano non concede nulla alle semplificazioni.

La coscienza morale è presente anche nel laico Kant, che l’aveva ereditata dalla filosofia scolastica medievale.

Tra queste vicissitudini contradittorie la coscienza morale ha ora aiutato e ora danneggiato lo sviluppo dell’autonomia individuale. La coscienza poteva essere invocata per garantire la libertà di pensiero, ma anche l’obbedienza a valori comunitari. Un pensatore come Montaigne poteva al tempo stesso mentre la propria vita interiore al centro della propria riflessione e al tempo stesso deplorare il caos morale generato dallo sviluppo di troppe coscienze individuali.

La riflessione di Viano non si limita alla storia, ma anche a problemi contemporanei. Il racconto comprende anche capitoli sull’obiezione di coscienza pacifista e sui medici che non rifiutano la pratica dell’aborto. Anche in questo caso la definizione di coscienza va incontro a varie vicissitudini.

Se c’è un appunto da fare al libro è l’eccesso di densità. È frutto sicuramente della scelta di voler comunicare al lettore l’evoluzione frammentaria del concetto di coscienza. Però a volte l’accumulo di informazioni, pur affascinante, rischia di sovrastare la lettura.

ARGOMENTI CORRELATI:

PSICOLOGIA E FILOSOFIALETTERATURA

SOCIETA’ & ANTROPOLOGIA – ETICA & MORALE

LEGGI TUTTE LE RECENSIONI DI STATE OF MIND

 

 

BIBLIOGRAFIA: 

Glass Ceiling Index: l’indice delle pari opportunità stilato dall’Economist

La Redazione di State of Mind consiglia la lettura di questo contenuto:

 


Che la parità di trattamento sul lavoro tra uomini e donne sia una realtà in alcune nazioni ed un’utopia in altre è risaputo. Ma quali sono gli stati in cui le donne hanno una migliore probabilità di ricevere un trattamento pari a quello della controparte maschile?

In occasione dell’8 marzo il giornale The Economist ha creato l’Indice delle pari opportunità (Glass-ceiling index) valutando le prestazioni di alcuni Paesi su specifici indicatori, combinando i dati relativi all’istruzione superiore, alla partecipazione alla forza lavoro, allo stipendio percepito, alle spese per la cura dei bambini, ai diritti di maternità, alle richieste di partecipazione a business-school, alla rappresentanza in posti di lavoro di alto livello.

L’articolo permette di giocare con i dati e osservare come la classifica dei Paesi si modifichi al variare del peso degli indicatori presi in considerazione. Se non stupisce che i primi posti siano occupati quasi sempre dagli stati scandinavi, guardate invece l’Italia dove si posiziona…


AS IT is International Women’s Day on March 8th, The Economist has created a “glass-ceiling index”, to show where women have the best chances of equal treatment at work. It combines data on higher education, labour-force participation, pay, child-care costs, maternity rights, business-school applications and representation in senior jobs. Each country’s score is a weighted average of its performance on nine indicators.

 

 

The glass-ceiling indexConsigliato dalla Redazione

Glass Ceiling Index - The Economist - Lavoro Gender Studies - Indice delle Pari Opportunità

AS IT is International Women’s Day on March 8th, The Economist has created a “glass-ceiling index”, to show where women have the best chances of equal… (…)

Tratto da: The Economist

 

Per continuare la lettura sarete reindirizzati all’articolo originale … Continua  >>

ARTICOLI SU: PSICOLOGIA DEL LAVORO


Articoli di State of Mind su Gender Studies
Stereotipi di genere, ruolo sociale e scelte professionali - Psicologia
Stereotipi di genere, ruolo sociale e scelte professionali
Fin dalle prime fasi della sua vita, l’infante è esposto alle influenze sociali di genere, che danno un taglio differente al proprio modo di essere.
Sessismo nel rapporto di coppia le conseguenze per la donna - Psicologia
Il sessismo nella vita di coppia: diamo voce alle donne
Il sessismo, benevolo o ostile che sia, ha delle conseguenze sul rapporto di coppia e su come la donna si valuta, anche in altri contesti
Parità di genere in ambito lavorativo: quali sono i fattori coinvolti
Stiamo realmente raggiungendo la parità di genere?
Secondo alcuni ricercatori lo studio della parità di genere nelle diverse professioni si basa sull'analisi di due fattori principali: pregiudizi e omofilia.
Identità di genere ed epigenetica cerebrale: il ruolo delle esperienze sociali
Identità di genere: il ruolo delle esperienze sociali nella modificazione epigenetica cerebrale
Nello sviluppo epigenetico di un individuo le disparità di trattamento, aspettative, influenze sociali influenzano la costruzione dell'identità di genere?
Autismo e differenze di genere: la ricerca conferma di due importanti teorie
Autismo e differenze di genere: i risultati di un recente studio confermano le tesi dell’Empathizing-Systemizing Theory e dell’ Extreme Male Brain Theory
Autismo e differenze di genere: i ricercatori di Cambrige hanno confermato le differenze nella capacità empatica e di sistematizzazione tra uomini e donne
Stalking: quando il carnefice è una donna
Quando lo stalking viene perpetrato da una donna
Circa l’80% dei casi conosciuti di stalking riporta un soggetto maschile come carnefice, ma dalle ricerche emerge che anche le donne possono mettere in atto una campagna di stalking verso una persona dello stesso sesso o del sesso opposto.
Gli effetti antidepressivi della ketamina se a somministrarla è un maschio!
Non dimentichiamoci dell’odore: questione di genere
Uno studio sui topi ha dimostrato che la ketamina ha proprietà antidepressive, ma solo se la somministrazione viene effettuata da un uomo.
Report dal Convegno Donna e Sport di Catania - 22 novembre 2017
Report dal Convegno Donna e Sport di Catania – 22 novembre 2017
Il 22 novembre a Catania si è tenuto il convegno Donna e sport che ha ripercorso l'emancipazione della donna nello sport e descritto i suoi effetti benefici
Machiavellismo: i conflitti parentali contribuirebbero al suo sviluppo
I conflitti parentali porterebbero ad una maggior prevalenza del machiavellismo nei maschi
L'esposizione ai conflitti parentali aumenterebbe la probabilità per i figli maschi di sviluppare tratti di machiavellismo in adolescenza
Infertilità e aspetti psicologici: perché gli studi trascurano i vissuti degli uomini?
Infertilità: dove sono finiti gli uomini?
Molte ricerche si occupano degli aspetti psicologici dell’ infertilità, soprattutto nelle donne; poche invece riguardano gli uomini. Perché accade questo?
Maschi in difficoltà (2017): un libro di Zimbardo sui disagi dei maschi di oggi
Maschi in difficoltà. Perché il digitale crea sempre più problemi alla nuova generazione e come aiutarla – Recensione
Maschi in difficoltà è un libro di Zimbardo che descrive i motivi per cui i maschi di oggi sono in difficoltà e come si potrebbe risolvere la situazione.
La gelosia sui social media: differenze tra uomini e donne
La gelosia sui social media: differenze tra uomini e donne
Uno studio ha dimostrato che gli uomini e le donne sono gelosi per motivi diversi quando scoprono un eventuale tradimento del partner tramite social media.
Differenze di genere nella valutazione delle abilita matematiche - Psicologia
Intelligenza, capacità in ambito scientifico e differenze di genere
Studi che indagano il rapporto tra stereotipi di genere riguardo l'intelligenza di bambini e bambine e le capacità presunte o reali in ambito scientifico
Differenze di genere nella valutazione delle abilita matematiche - Psicologia
Differenze di genere nelle credenze sulle proprie abilità matematiche: l’influenza sulle scelte accademiche
Secondo un recente studio le ragazze si valutano meno dotate dei ragazzi in ambito matematico, anche in assenza di reali differenze nelle prestazioni
Intelligenza nei bambini: gli stereotipi legati al genere e le conseguenze
La percezione d’intelligenza nei bambini: questione di genere?
Alcuni studi sull'intelligenza nei bambini hanno dimostrato come esistano degli stereotipi che tendono a considerare i maschi più intelligenti delle femmine
Psicoterapia: cosa richiedono e si aspettano gli uomini e le donne
Psicoterapia: le donne vogliono parlare, gli uomini vogliono una soluzione rapida
Uno studio ha evidenziato come ci siano delle differenze di genere rispetto alle forme di psicoterapia richieste e a ciò che ci si aspetta.
Lo stress nella vita delle donne e i possibili problemi cardiaci
Stress e problemi cardiaci nelle donne
Le donne tendono spesso ad essere sotto stress, dovendosi occupare di più faccende quotidiane e questo può causare problemi cardiaci.
Prestazioni sportive: gli uomini falliscono di più sotto pressione
Atleti uomini e donne a confronto: gli uomini falliscono di più sotto pressione
E' stato dimostrato che durante le prestazioni sportive quando si è sotto pressione le performance degli uomini peggiorino maggiormente rispetto alle donne
Donne leader: l'influenza degli stereotipi culturali e dei pregiudizi
Il doppio legame delle donne: perché ci sono meno donne in posizione di leadership?
E' stato dimostrato come la scarsa presenza di donne leader e di potere possa essere ricondotta all'influenza esercitata da stereotipi e pregiudizi.
I disturbi del sonno e le differenze di genere
I disturbi del sonno e le correlazioni col genere
Uno studio sul sonno in relazione alle differenze di genere ha dimostrato come le donne si addormentino più tardi e si sveglino prima rispetto agli uomini
Carica altro

Quoziente intellettivo e modificazione della corteccia cerebrale – Neuroscienze

– FLASH NEWS-

Rassegna Stampa - State of Mind - Il Giornale delle Scienze Psicologiche

Secondo un nuovo studio pubblicato su Neuroimage il cambiamento dello spessore della corteccia del cervello sarebbe un fattore importante associato alla modificazione del quoziente intellettivo (QI) dei soggetti in età evolutiva.

Spesso piccole differenze nei punteggi di QI si osservano quando i soggetti vengono testati due volte in un periodo di tempo. Tuttavia, in alcuni casi si osservano cambiamenti drammatici nei punteggi QI “ha commentato Sherif Karama, uno degli autori dello studio e professore di psichiatria alla McGill University. “Questi cambiamenti drammatici sono generalmente attribuiti a errori di misurazione piuttosto che a segnali di reali cambiamenti nelle capacità cognitive“.

Nell’umano la corteccia cerebrale comincia a diradarsi già dopo l’età di cinque o sei anni come parte del normale processo di invecchiamento. Lo studio in questione ha coinvolto 188 bambini e adolescenti per un periodo di due anni. I soggetti sono stati sottoposti sia a risonanza magnetica strutturale che al test di intelligenza.

Dai risultati è emerso che nell’arco di un periodo di 2 anni:

– soggetti con un significativo aumento del QI non presentavano l’assottigliamento corticale naturalmente previsto;

– soggetti con punteggi QI rimasti stabili avevano un normale assottigliamento corticale atteso;

– soggetti con una significativa diminuzione del QI presentavo un’ importante e maggiorata diminuzione dello spessore corticale.

La ricerca dunque è rilevante non solo e non tanto perché dimostra che il QI di ciascun individuo non è necessariamente stabile, ma soprattutto che è correlato a specifiche variazioni anatomiche a carico dello spesso della corteccia cerebrale.  

 

ARGOMENTI CORRELATI:

INTELLIGENZA – QINEUROSCIENZE NEUROPSICOLOGIA 

 

 

BIBLIOGRAFIA:

 

Intuitive Heuristics Linking Perfectionism, Control, and Beliefs Regarding Body Shape in Eating Disorders

 

Intuitive Heuristics Linking Perfectionism, Control, and Beliefs Regarding Body Shape in Eating DisordersCome funziona il pensiero intuitivo e non logico? Qualche anno fa Amos Tversky e Daniel Kahneman riuscirono a scoprirne alcune delle regole di funzionamento e con questa idea vinsero un Nobel in economia (Tversky e Kahneman, 1974, 1983).

Le euristiche sono strategie di pensiero semplificate, scorciatoie cognitive che permettono alle persone di giungere rapidamente a valutazioni e decisioni.

In questo articolo abbiamo tentato di applicare le euristiche ai meccanismi mentali delle pazienti affette da disturbi alimentari.

 

Perché, ci si chiede, un’anoressica associa magrezza estrema a successo, bellezza e controllo della propria vita? Forse perché fa un’associazione euristica alla Tversky e Kahneman. In questo lavoro abbiamo tentato di dimostrarlo.

 
 

Intuitive Heuristics Linking Perfectionism, Control, and Beliefs

Regarding Body Shape in Eating Disorders

Linda Confalonieri (1) – Sandra Sassaroli (2) – Sara Alighieri (2) – Sabrina Cattaneo (3)  – Marita Pozzato (4) – Marta Sacco (2) – Giovanni Maria Ruggiero (1)

(1) “Psicoterapia Cognitiva e Ricerca”, Post-graduate Cognitive Psychotherapy School, Foro Buonaparte 57, 20121 Milano, Italy e-mail: [email protected]
(2) “Studi Cognitivi”, Post-graduate Cognitive Psychotherapy School, Milano, Italy
(3) Centro Cognitivo Saronno, Saronno, Italy
(4) Unità Disturbi del Comportamento Alimentare e Riabilitazione Psiconutrizionale, Casa di Cura Villa Margherita, Arcugnano (Vicenza), Italy 

 

Abstract:

A number of correlational studies have established a clear association between perfectionism, control and beliefs regarding body shape in eating disorders (EDs).

The aim of this study is to test the effectiveness of the above-mentioned associations in exploring the presence of intuitive heuristics. Intuitive heuristics can be conceived as as mental shortcuts, cognitive processes that are highly susceptible to irrational biases. Forty one non clinical female controls and 27 in- patient females with an ED diagnosis participated in an experimental task that tested whether participants would show an intuitive rather than a logically based link between perfectionism in different domains (study, work, hygiene) and a thin body shape.

In the healthy female participants the occurrence of proposed link was noted in the hygiene domain only, while ED participants showed this intuitive association in all the domains explored: study, work, and hygiene. The study confirms in clinical ED sample a wider employment of heuristics associating perfectionism and thinness that is based on purely intuitive irrational reasoning.

Keywords: Body shape . Eating disorders . Heuristics . Perfectionism

 

 

ARGOMENTI CORRELATI: 

EURISTICHE / BIASCREDENZE / BELIEFS – CONTROLLO

PERFEZIONISMO – DISTURBI DEL COMPORTAMENTO ALIMENTARE (DCA) 

 

BIBLIOGRAFIA:

Il cervello di uomini e donne: quali le differenze? – Neuroscienze

 

 

Uomini e donne. - Immagine: © Sangoiri - Fotolia.comDopo anni e anni di ricerca volta ad individuare le differenze esistenti tra l’uomo e la donna ora ci sono le prove!

Ecco a voi la prima meta-analisi in cui si analizzano oltre 20 anni di ricerca in neuroscienze sulle differenze di sesso, in termini di struttura cerebrale ovviamente!

Un team dell’Università di Cambridge ha eseguito una revisione su tutti gli articoli pubblicati dal 1990 al 2013, per un totale di 126 articoli.
Analizzando questi articoli si è rilevato che i maschi, in media, hanno un cervello più grande rispetto alle donne ( da 8-13 %), hanno un maggiore spazio intracranico ( 12 % ; > 14.000 cervelli),  maggiore materia grigia (9 % ; 7.934 cervelli ), maggiore sostanza bianca (13 % , 7.515 cervello ), maggior liquor (11,5 % , 4.484 cervelli ), e un cervelletto più grande (9 % ; 1.842 cervello ). Insomma, hanno la testa strutturalmente più grande di noi donne. 

Guardando più da vicino, i ricercatori hanno trovato differenze di volume in diverse regioni, ispezioniamo quali. I maschi in media hanno maggiori volumi e densità della parte sinistra dell’amigdala, dell’ippocampo, della corteccia insulare, del putamen; densità più elevate del cervelletto e del claustrum di sinistra, volumi più grandi della circonvoluzione anteriore paraippocampale bilaterale, del giro cingolato posteriore, del precuneus, dei lobi temporali, e del cervelletto, della circonvoluzione del cingolo anteriore e dell’amigdala destra.
Al contrario, le femmine in media avevano una maggiore densità del lobo frontale sinistro, e maggiori volumi del lobo frontale destro, delle circonvoluzioni frontali inferiore e media, della pars triangularis, del planum temporale/parietale, del giro del cingolo anteriore, della corteccia insulare, del giro di Heschl del talamo bilaterale, del giro paraippocampale di sinistra e della corteccia occipitale laterale.
Quante aree, lobi, lobuli, giri, ma cosa significherà?

Afferma Baron – Cohen:

Anche se ci sono chiare differenze strutturali cerebrali tra i maschi e le femmine un importante ruolo è svolto dall’ ambiente e dalla società nella quale si vive“.

E siamo al punto di partenza, se ci sono queste differenze in che modo si traducono in termini di agiti?

Pare il tutto sia condito dalla presenza dei neurotrasmettitori che determinerebbero il carattere, il temperamento. Infatti, questi propagatori di informazione risultano avere una concentrazione specifica per ognuno di noi. Quindi dire ad una persona che è dopaminergica, significa attribuirgli un tratto caratteriale. E quindi? Quindi, in alcune situazioni in cui è necessario scegliere, ad esempio, c’è chi lo fa impulsivamente, chi evita, chi considera solo alcuni aspetti necessari, si tratta di risposte messe in atto in base al tipo di carattere che si ha.

Secondo un recente studio pare che i due sessi affrontino le situazioni in maniera globalmente diversa. Infatti, gli uomini tendono a organizzare il mondo in categorie distinte, mentre le donne affrontano le cose con maggiore flessibilità. Gli psicologi dell’Università di Warwick hanno sottoposto un gruppo di uomini e donne a un compito di decision making  e hanno concluso che gli uomini giudicano in maniera più generale e frettolosa mentre le donne sono state solo in parte più accurate.

La scoperta più intrigante, però, è stata quella che uomini e donne sono ugualmente fiduciosi nelle decisioni prese. Questo significa che la differenza di genere non è dovuta al fatto che gli uomini sono più decisi nelle cose rispetto alle donne, come si tende a credere, ma semplicemente che uomini e donne percepiscono il mondo in modo diverso. In sostanza, dipende dai significati che si attribuiscono alle cose. Una possibile spiegazione è che il mondo potrebbe essere considerato in maniera più lineare, atteggiamento tipicamente maschile, o pieno di sfumature, come per le donne. Ovvero gli uomini sono più pragmatici mentre le donne spesso si perdono in ripetitive elucubrazioni mentali.

Tradizionalmente, la cultura ha voluto che l’uomo fosse preciso e determinato nelle scelte visto che doveva occuparsi del sostentamento familiare. Al contrario, alle donne era richiesta una maggiore flessibilità visti i molti compiti da svolgere (moglie, mamma, casalinga, lavoratrice). Questo tipo di addestramento sociale non solo influenza il comportamento e la personalità, ma anche le percezioni o significati attribuiti agli eventi esperiti.

Per esempio, le donne percepiscono un rischio maggiore in molti scenari reali e ipotetici rispetto agli uomini, anche perché affrontare il rischio è una prerogativa centrale del ruolo di genere maschile e non femminile.

Secondo un altro studio gli uomini utilizzano maggiormente il pensiero astratto su molti argomenti e lavorano mentalmente su categorie e generalizzazioni, mentre le donne sono disposte ad affrontare le situazioni più nello specifico, in termini di situazioni concrete e di relazioni.
Ciò è evidente, ad esempio, nei giudizi morali. Gli uomini sono più legati a principi astratti di giustizia, dovere, correttezza, ecc. e li applicano a tutte le persone e in tutte le situazioni. I giudizi morali delle donne, invece, si basano su sensazioni soggettive, considerando spesso molte attenuanti, piuttosto che in base a principi astratti.

Quante differenze, ormai ciò che distingue l’uomo dalla donna fa parte di un dibattito che inizia dai tempi dei tempi e non si è mai sopito. Uomini e donne sono sottoposti a pressioni evolutive diverse e a separare i due sessi c’è un solco profondo, sosteneva Darwin. Negli ultimi anni ci si è dati da fare per sfumare le differenze e declassare al rango di boutade la tesi secondo cui le donne provengono da Venere e gli uomini da Marte. Dall’università del Wisconsin la ricercatrice Janet Shibley Hyde controbatte a suon di dati: “maschi e femmine sono uguali, fatta eccezione per piccole variabili psicologiche“. Le teoria dei due mondi separati è stata distrutta pezzi, siamo uguali, nessuna differenza!

A riportarci sul pianeta terra ci ha pensato, però, uno studio eseguito da italiani dell’università di Torino, pubblicato sulla rivista Public Library of Sciences in cui si dice che lo scarto fra i due sessi esiste, eccome. “L’idea che ci siano solo piccole differenze di personalità fra uomini e donne va ripensata perché è basata su metodi inadeguati“. La ricerca è stata condotta su un campione di 10 mila soggetti aventi 15 diversi tratti della personalità.

La discrepanza maggiore riguarda la sensibilità, tradizionale dominio femminile. Le donne registrano valori molto alti anche per quanto riguarda il calore e l’apprensione, mentre gli uomini si distinguono per equilibrio emotivo, coscienziosità e tendenza alla dominanza. Perfezionismo, vitalità e tendenza all’astrazione vedono invece la quasi totale parità fra i sessi.

I maschi  sono più stabili emotivamente, più dominanti, più legati alle regole e meno fiduciosi, mentre le femmine sono più calde emotivamente, meno sicure di sé e più sensibili. Niente di particolarmente nuovo!
Insomma, siamo uguali o diversi? Forse siamo diversi, fosse solo per il fatto che siamo femmine e loro maschi.

 

ARGOMENTI CORRELATI:

GENDER STUDIESNEUROSCIENZE

ARTICOLO CONSIGLIATO:

DIFFERENZE DI GENERE NELLE REAZIONI ALLO STRESS – PSICOLOGIA

 

 

BIBLIOGRAFIA:

 

cancel