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Gelosia: mostro dagli occhi verdi o fattore protettivo del nido familiare? Un nuovo studio indaga il ruolo della gelosia durante la gestazione

Qual è il significato evolutivo della gelosia nelle donne che aspettano un bambino? Quali differenze ci sono con la gelosia delle donne non incinte?

Di Giulia Samoré

Pubblicato il 26 Lug. 2019

Un recente studio di Massar & Buunk (2019) dell’Univerisità di Maastricht, si è proposto di indagare come la gravidanza influenzi la gelosia percepita verso le potenziali rivali, sondando in particolar modo le caratteristiche che modulano tale risposta emotiva.

 

La gravidanza rappresenta per una coppia un momento estremamente delicato, i cui cambiamenti non accompagnano solo il progredire della gestazione, bensì interessano il singolo e la diade sotto vari aspetti, come quelli personologici, di ruolo, circa le aspettative per il futuro, il reciproco impegno, solo per citarne alcuni.

Seguendo un trend alternativo rispetto al passato, la nostra società va evolvendosi verso una suddivisione sempre più equa dei compiti genitoriali, incoraggiata dal riconoscimento della parità dei diritti e anche dalla necessità che entrambi gli individui possano contribuire economicamente al sostentamento del proprio nucleo familiare.

Gelosia: quale significato evolutivo

Al di là della ripartizione delle responsabilità e dei compiti, la costante nella storia evolutiva della nostra specie è stata quella di creare dei legami di coppia relativamente stabili e monogamici che massimizzassero le possibilità di concepimento, favorissero l’interdipendenza sentimentale e garantissero un supporto in termine di cure parentali per la progenie umana, caratterizzata da uno sviluppo embrionale e infantile, prima cioè di raggiungere l’autosufficienza, che è in assoluto la più lunga tra tutte le specie animali (Flinn, Quinlan, Coe, & Ward, 2007; Geary, 2000). Da un punto di vista puramente evolutivo, il momento della gravidanza rappresenta per la femmina umana un investimento enorme: essa la rende dipendente dalla protezione e dalle cure del partner (Marlowe, 2003), l’investimento emotivo è sicuramente elevato (Buss & Schmitt, 1993), le cure richieste dalla progenie sono troppo elevate per un solo individuo (Gray & Anderson, 2015).

La capacità eiaculatoria del maschio umano sembra suggerire una maggiore propensione ad ingaggiarsi nel numero maggiore possibile di rapporti sessuali, compatibile con l’imperativo evolutivo di continuazione della specie, il quale sembra rendere almeno parzialmente conto delle differenze di genere nella propensione a consumare rapporti extradiadici (Hughes, Harrison, & Gallup, 2004), specialmente durante la gravidanza della compagna (Whisman, Gordon, & Chatav, 2007), riscontrate in letteratura.

In quest’ottica, la gelosia sperimentata da una donna nei confronti del proprio compagno assume il significato di protezione del proprio investimento sul medio e lungo termine, posto che sembra sia l’interruzione della relazione l’outcome considerato più probabile in caso di tradimento (Leiva, Jacinto, & Ortiz, 2001): un recente studio di Massar & Buunk (2019) dell’Univerisità di Maastricht, si è proposto di indagare come la gravidanza influenzi la gelosia percepita verso le potenziali rivali, sondando in particolar modo le caratteristiche che modulano tale risposta emotiva.

La gelosia in gravidanza: lo studio

Ad un campione di 125 donne, delle quali 66 incinte, è stato chiesto di leggere uno scenario che evocasse l’immagine del proprio partner nell’atto di flirtare con una donna sconosciuta (Dijkstra & Buunk, 1998), alla quale seguiva la fotografia a colori di una donna, nelle due condizioni alternative attraente vs. non attraente, in linea con la precedente letteratura che supporta l’idea che la gelosia venga scatenata in massima misura dalle rivali che rappresentano una minaccia nell’area maggiormente valorizzata dalla controparte maschile, ovvero l’attrattività fisica e la giovinezza (Buss, 1989; Edlund & Sagarin, 2010).

In seguito, le donne dovevano indicare se in quello scenario avrebbero provato maggiore gelosia se la natura del tradimento fosse stata esclusivamente sessuale oppure se il compagno provasse un intenso innamoramento verso la rivale, seppur senza contatto sessuale (Buss et al., 1999): la previsione era che il tradimento emotivo costituisse un’aggravante rispetto al solo atto sessuale per le donne di entrambe le condizioni sperimentali, ma in particolar modo per le donne incinte, per le quali un coinvolgimento emotivo del partner verso un’altra donna rappresenterebbe una perdita inestimabile in termini di cure, tempo e sostegno fondamentali per sé e per il nascituro (Scelza. 2014).

Il significato evolutivo e protettivo della gelosia

In linea con le aspettative degli autori e le precedenti ricerche (Dijkstra & Buunk, 1998; Massar & Buunk, 2010), l’attrattività della rivale ha costituito una variabile determinante nello scatenare la gelosia in tutte le partecipanti, tuttavia, differenziando nelle due condizioni gravidanza vs. non gravidanza, è emerso come le donne incinte provassero un livello di gelosia costante al variare dell’attrattività della rivale, mentre per le donne non incinte, l’aspetto estetico valutato più positivamente correlasse con una maggior gelosia, rispetto alle rivali che costituivano una minaccia percepita inferiore. Curiosamente, le donne incinte erano anche le più propense a dare punteggi più alti nel valutare l’aspetto delle rivali, suggerendo come forse esse risultino più sensibili a qualunque tipo di minaccia da parte delle consimili, situazione precipitata dall’alterata percezione di sé e della propria attrattività tipiche della gravidanza in favore delle rivali (Kamysheva, Skouteris, Wertheim, Paxton, & Milgrom, 2008), sebbene studi futuri siano necessari per chiarire questo legame.

Il tipo di tradimento subìto nello scenario sperimentale è risultato più grave qualora fosse di tipo sentimentale/emotivo che non sessuale per le donne in stato interessante, in particolar modo quando la rivale fosse giudicata come attraente. Contrariamente alla letteratura precedente, non si sono invece riscontrate differenze nelle donne non incinte, che hanno riportato livelli compatibili di gelosia sia che le rivali fossero giudicate attraenti che quando non lo fossero.

I risultati presentati dallo studio di Massar & Buunk sembrano supportare ed ampliare il significato evolutivo e protettivo della gelosia: le partecipanti infatti hanno riportato maggior distress quando la minaccia rappresentata da un’altra donna fosse effettivamente più concreta, ovvero laddove la rivale fosse giudicata come maggiormente competitiva secondo i valori riconosciuti dalla controparte maschile (e.g. bellezza, giovinezza) oppure quando l’investimento emotivo verso l’amante rappresentasse per la donna la perdita maggiore (e.g. nella condizione incinta).

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