Doomscrolling: che cos’è e quali conseguenze ha
Ad oggi, il numero di contenuti negativi nelle news e nei titoli dei giornali sembra stare aumentando esponenzialmente (Shabahang et al., 2024). Sembrerebbe, dunque, che i media tendano a concentrarsi e a raccontare in modo sproporzionato gli eventi negativi (guerre, attacchi terroristici, sparatorie, esaurimento delle risorse) piuttosto che quelli positivi (Shabahang et al., 2024; Van Der Meer et al., 2018). Infatti, se da un lato tale scelta mediatica deriva dal fatto che gli avvenimenti positivi vengono ignorati in quanto “non fanno notizia”, mentre quelli negativi garantiscono un maggior numero di lettori, di ascolti e di clic (Robertson et al., 2023), dall’altro lato vi è un notevole pubblico di consumatori che sembra preferire e cercare attivamente proprio quelle news negative (Trussler & Soroka, 2014). È con il termine doomscrolling che si indica il consumo compulsivo e indiscriminato di notizie negative, un comportamento online ormai normalizzato tra gli utenti (Shabahang et al., 2024). Ciò potrebbe essere spiegato dal cosiddetto bias di negatività, ovvero la tendenza ad attribuire maggior valore alle informazioni negative rispetto a quelle positive (Soroka et al., 2019), il quale determina l’elevata reattività dei consumatori di fronte alle notizie negative e, di conseguenza, porta i giornalisti a dedicarsi prevalentemente ad accaduti negativi in quanto generano più audience (Shabahang et al., 2024). Sembra che, nel corso della storia, la ricerca di notizie negative che aumentano l’allerta sia stata una strategia adattiva che ha aiutato l’essere umano nella sopravvivenza (Blades, 2021). Infatti, il doomscrolling potrebbe essere concepito come un modo utile a rimanere vigili rispetto a potenziali pericoli, nel tentativo di garantirsi un maggiore controllo sull’ambiente circostante (Shabahang et al., 2024).
Tuttavia, oggigiorno essere continuamente esposti a notizie negative comporta una serie di conseguenze negative. Il doomscrolling, e dunque l’eccessivo consumo di news negative, può essere considerato un fattore di stress che genera delle risposte emotive e comportamentali nei consumatori: aumento dell’ansia per il futuro (Shabahang et al., 2022), fear of missing out e uso problematico dei media (Satici et al., 2022; Shabahang et al., 2022). Ma non solo, il doomscrolling può essere una fonte di trauma vicario: essere esposti a notizie di eventi tragici può generare stress acuto e sintomi di stress post-traumatico, in modo simile all’esperienza indiretta di eventi traumatici (Abdalla et al., 2021). Il sovraccarico da contenuti mediatici negativi può favorire altri problemi di salute mentale come ansia e depressione (Li et al., 2023; Matthes et al., 2020) e la diminuzione del benessere psicologico e della soddisfazione di vita (Satici et al., 2022).
Eventi di vita traumatici, vissuti tramite il doomscrolling, possono ricordarci la vulnerabilità dell’esistenza umana e l’imprevedibilità del mondo, portandoci ad esperire un’ansia esistenziale, una mancanza di controllo e un senso di impotenza che, conseguentemente, ci spinge a porci delle domande esistenziali circa lo scopo e il significato della vita (Weems et al., 2016).
Inoltre, gli eventi traumatici possono comportare l’emergere di atteggiamenti negativi e pessimistici nei confronti degli altri, della società e del mondo. In seguito alla costante esposizione a notizie negative attraverso il doomscrolling, gli individui possono sviluppare atteggiamenti negativi e sfiducia (e in alcuni casi persino di odio e misantropia) verso gli esseri umani, nonché percepire la mancanza di giustizia nel mondo e nutrire sfiducia nei riguardi del governo, soprattutto in tempi di crisi (come nel caso del Covid-19; Laor & Lissitsa, 2022; Shabahang et al., 2024; Smith, 1997).
Dunque, non solo il doomscrolling ha conseguenze negative in termini di salute mentale per coloro che sono continuamente immersi in un mare di notizie negative, ma impatta anche la percezione del significato della vita, la coesione sociale, la percezione della giustizia e la visione del mondo, aspetti però fondamentali per vivere la complessa realtà odierna (Shabahang et al., 2024).
Doomscrolling, ansia esistenziale e cinismo
Un recente studio si è proposto di indagare l’associazione tra doomscrolling e ansia esistenziale, misantropia e “credenza in un mondo giusto”, ossia la fiducia in un mondo che possa essere corretto (Shabahang et al., 2024). È quindi stato reclutato un campione di 800 studenti provenienti dall’Iran e dagli USA e attivi sui social media. Ai partecipanti è stato richiesto di rispondere ad un questionario online volto ad indagare quattro aree:
- la propensione a scegliere notizie negative rispetto a quelle positive;
- l’ansia esistenziale, che denota una significativa preoccupazione nei confronti del senso della vita, fino a percepirla come priva di significato;
- la credenze in un mondo giusto e quindi in un ambiente che fornisce riconoscimenti o punizioni all’individuo, a seconda di come questo si muove al suo interno;
- la misantropia, ossia un atteggiamento sprezzante nei confronti dell’umanità.
In accordo con quanto emerso dalle analisi svolte (Shabahang et al., 2024), il doomscrolling sembrerebbe causare alti livelli di ansia esistenziale e misantropia, contrariamente alla credenza in un mondo giusto. Bassi livelli di quest’ultima si associano a più alti tassi di ansia esistenziale e misantropia nel gruppo di studenti iraniani. In entrambi i gruppi pare esservi invece un’associazione positiva tra misantropia e ansia esistenziale.
Una lettura consapevole per una mente serena
Le evidenze dimostrano vi sia un aumento dei livelli di ansia esistenziale in entrambi i gruppi di studenti presi in analisi, suggerendo che la visione regolare di notizie negative tramite il doomscrolling può comportare maggiore stress e preoccupazioni esistenziali. Questo dato pone in risalto l’importanza di approfondire lo studio dell’argomento in questione per via delle conseguenze di un fenomeno che può essere superficialmente considerato banale. Al contrario, il doomscrolling non va sottovalutato poiché ha conseguenze dannose sia per l’individuo che per la collettività. A livello personale, infatti, coloro che attuano tale pratica possono presentare più alti livelli di ansia, depressione, impotenza o addirittura, come anticipato, sviluppare sintomi legati a un disturbo da stress post-traumatico per trauma vicario.
La tendenza ad alimentare principalmente le emozioni negative tipica del doomscrolling, risulta pericolosa in quanto debilitante in termini di risorse psicologiche, sfociando in una ridotta capacità di fronteggiare le difficoltà (Fredrickson, 2001). Inoltre, secondo l’ipotesi della death-thought accessibility (accessibilità ai pensieri morte-relati) (Schimel et al., 2007) una continua esposizione a contenuti catastrofici potrebbe aumentare l’accessibilità ai pensieri di morte. Rispetto poi all’ambito sociale, invece di promuovere convinzioni positive, il doomscrolling ha maggiori probabilità di sfociare in convinzioni negative circa la società, alimentando quindi cinismo e scetticismo nei confronti dell’umanità. Si può quindi concludere che la tendenza a visionare compulsivamente notizie negative può avere un impatto profondo sulla salute mentale degli individui, sulle opinioni, sul significato e sullo scopo della vita. Appare quindi necessario, da parte degli individui, impegnarsi in un uso consapevole dei social media, prestando attenzione alle proprie tendenze e provando a concentrarsi su notizie che evidenzino risultati positivi da situazioni negative o quantomeno ad alternare la visione di contenuti negativi e positivi.