Un articolo di Michela Mori, pubblicato su Brain Factor il giorno 16 Marzo 2015
La redazione di State of Mind consiglia la lettura di questa interessante intervista a Tiziana Zalla sul tema dell’autismo. La Dott.ssa Zalla è direttrice di Ricerca CNRS all’Istituto Jean Nicod, all’Ecole Normale Supérieure di Parigi. E’ specializzata in scienze cognitive e psicopatologia.
Dottoressa Zalla, lei studia l’autismo da oltre 15 anni. Come mai questa scelta?
Sono sempre stata affascinata dalle facoltà cognitive che entrano in gioco nella qualificazione del comportamento, permettendo la predizione dell’azione negli altri e la comprensione delle intenzioni sottostanti. Constatando un vuoto nella comprensione della disfunzione cognitiva nel caso di popolazioni psichiatriche, mi è sembrato interessante usare dei modelli provenienti dalla neuropsicologia, la scienza che studia i disturbi cognitivi a partire dalle lesioni cerebrali, applicandoli alle popolazioni psichiatriche. Lo studio delle alterazioni cognitive permette infatti di creare un legame tra la parte clinica sintomatologica, che include, nel caso della schizofrenia per esempio, la disorganizzazione del comportamento e le allucinazioni, e le alterazioni biochimiche e cerebrali. Oggigiorno, questo è possibile grazie alla neuroimaging, che permette di individuare le aree attivate durante lo svolgimento di un compito e così stabilire un legame tra il disturbo anatomico e la sintomatologia comportamentale riscontrata.
Possiamo dire che esiste oggigiorno unanimità nella comunità scientifica rispetto alle cause dell’autismo?
C’è unanimità sul fatto che l’autismo è multifattoriale. La componente genetica è senza dubbio molto forte, secondo alcuni è all’origine dell’80% dei casi, secondo altri solo del 50% con il concorso di fattori ambientali di vario tipo (infezioni contratte dalla madre in gravidanza, status immunologico materno-fetale, etc.). Recentemente è stata proposta la pista dell’inquinamento ambientale.
Esiste un differente approccio tra i paesi in cui l’autismo è studiato?
Diciamo che in alcuni paesi, come la Gran Bretagna e i paesi del Nord Europa, la valutazione diagnostica e l’intervento terapeutico nell’autismo sono più avanzati. La Francia ha un approccio particolare, in quanto legata ad una visione psicoanalitica dell’autismo, inteso come una psicosi – e non come disturbo neurologico- che nasce da una cattiva relazione con la madre. Questa teoria e l’efficacia delle varie terapie psicoanalitiche o psicodinamiche non sono state mai scientificamente provate. Purtroppo la differenza di approccio ha un forte impatto sull’inserzione nella società dei bambini autistici. Nel caso dei paesi anglossassoni e nordeuropei oltre l’80-90% di questi bambini frequentano le scuole, in Francia appena il 20% riesce a seguire un percorso scolastico regolare.
Autismo: intervista a Tiziana Zalla, direttore ricerca al Jean Nicod Consigliato dalla Redazione
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