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Tratti autistici nei giovani con anoressia nervosa prima e dopo il trattamento

Recenti ricerche indicano un'associazione positiva tra i tratti autistici e la psicopatologia dei disturbi alimentari, in particolare dell'anoressia

Di Giulia Spiniello

Pubblicato il 11 Apr. 2023

Aggiornato il 14 Apr. 2023 12:35

Susanin e colleghi (2022) nel loro studio si sono chiesti se i tassi più elevati di tratti autistici osservati nei campioni adulti affetti da anoressia siano una vera e propria co-occorrenza diagnostica, o piuttosto, i comportamenti simil-autistici possano essere un esito della malattia.

La co-occorrenza tra anoressia e autismo

 L’anoressia nervosa (AN) è un disturbo psichico che spesso esordisce nell’adolescenza (Swanson et al., 2011). Caratteristiche coerenti con il disturbo dello spettro autistico, un disturbo dello sviluppo neurologico caratterizzato da deficit nella comunicazione sociale e nell’interazione così come la presenza di comportamenti e interessi ripetitivi o ristretti (APA, 2013), sono spesso riscontrate in soggetti con una durata maggiore dell’anoressia (Saure et al., 2020). Questa co-occorrenza suggerisce che i tratti autistici o l’autismo possono predire un grave e duraturo decorso dell’anoressia (Nielsen et al., 2015).

Una ricerca precedente evidenzia sovrapposizioni tra i correlati cognitivi dell’anoressia e dell’autismo, come le difficoltà con la teoria della mente (Sedgewick et al., 2019) e con il set‐shifting, ovvero la capacità di trasferire l’attenzione a nuovi compiti, situazioni o oggetti (Holliday et al., 2005). Questa sovrapposizione porta a un’ipotesi di endofenotipo condiviso o rischio genetico (Boltri & Sapuppo, 2021; Kinnaird & Tchanturia, 2021; Rhind et al., 2014; Westwood, Eisler, et al., 2016; Westwood, Stahl, et al., 2016; Zucker et al., 2007).

Recenti ricerche, infatti, indicano un’associazione positiva tra i tratti autistici e la psicopatologia dei disturbi alimentari nei soggetti di età compresa tra 18 e 55 anni (Tchanturia et al., 2019). Una recente revisione sistematica suggerisce che tra l’8% e il 25% degli adulti con anoressia presentano caratteristiche o soddisfano pienamente i criteri per l’autismo (Boltri & Sapuppo, 2021). Questi tassi appaiono più bassi nei giovani (Boltri & Sapuppo, 2021): questa è una differenza molto rilevante, poiché l’autismo esordisce nell’infanzia e l’anoressia spesso esordisce in adolescenza, ad eccezione di un recente studio che esamina le caratteristiche autistiche nei bambini con anoressia, e riscontra caratteristiche autistiche presenti nel 16,3% dei partecipanti (15 su 92) (Inoue et al., 2021).

Uno studio su anoressia e tratti autistici

Pertanto, gli autori del seguente studio si chiedono se i tassi più elevati di tratti autistici osservati nei campioni adulti affetti da anoressia siano una vera e propria co-occorrenza diagnostica, o piuttosto, i comportamenti simil-autistici possano essere un esito della malattia, dovuta dall’impatto della malnutrizione sulla cognizione sociale e sul funzionamento esecutivo durante un periodo chiave dello sviluppo (Susanin et al., 2022). Susanin e colleghi (2022) avevano quindi l’obiettivo di esaminare i tratti autistici nelle prime fasi dell’anoressia e durante il processo di trattamento, per capire meglio se i tratti autistici sono presenti e se sono un marker di prognosi sfavorevole dell’anoressia o invece una potenziale sequela della stessa (Susanin et al., 2022).

È stata condotta un’analisi post-hoc esaminando le caratteristiche autistiche in 59 giovani con anoressia. Gli adolescenti e i genitori che hanno partecipato allo studio clinico randomizzato hanno compilato dei questionari per sondare le caratteristiche autistiche prima (baseline) e alla fine del trattamento. I partecipanti sono stati classificati come “superiori” o “inferiori” agli indicatori clinici di autismo utilizzando l’Autism Probability Index (API) e e l’Autism Spectrum Quotient-10 (AQ).

 Complessivamente, dall’analisi sono stati riscontrati bassi tassi di caratteristiche autistiche co-occorrenti che suggeriscono una possibile diagnosi di autismo nel campione di screening utilizzato (Susanin et al., 2022). Nonostante l’esclusione specifica dei giovani con una diagnosi formale, o sospetta, di autismo, circa un partecipante su tre ha mostrato segni di essere “a rischio” di autismo con un punteggio superiore a 60 nell’API, e cinque adolescenti hanno mostrato caratteristiche clinicamente significative, ottenendo un punteggio superiore a 70 nell’API. I giovani considerati “a rischio” o nel range clinico non sembravano differire per variabili demografiche o di presentazione clinica rispetto a quelli senza tratti autistici (Susanin et al., 2022). Sono state riscontrate invece alcune differenze nel decorso clinico tra i soggetti “a rischio” e quelli “non a rischio” in base all’API; in particolare, gli innalzamenti dell’API riferiti dai padri sembravano predire esiti peggiori (Susanin et al., 2022).

Considerazioni conclusive

Grazie al seguente studio è possibile quindi trarre diverse e importanti deduzioni. In primo luogo, i tassi di diagnosi di autismo nel campione di screening, prevalentemente femminile, erano coerenti con il campione femminile della popolazione comunitaria generale (Shenouda et al., 2022). Tuttavia, anche in un campione specificamente destinato a escludere i giovani autistici, sono stati osservati molti giovani che raggiungevano i valori soglia sugli strumenti di screening. Questo dato può essere dovuto al fatto che l’autismo è spesso sotto-diagnosticato nelle ragazze o può riflettere la sovrapposizione tra le caratteristiche cognitive, sociali e comportamentali dell’anoressia e i tratti autistici valutati dai test di screening AQ e API (Susanin et al., 2022).

In conclusione, quindi, questi risultati evidenziano la necessità che gli studi futuri utilizzino strumenti diagnostici completi nello studio dei tratti autistici in campioni di soggetti affetti da anoressia.

 

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