Ritorna la proposta di legge sull’istigazione all’anoressia e ai disturbi alimentari: cosa prevede e quali sono le criticità?
A ogni cambio legislatura, rispunta la proposta di introdurre l’articolo 580-bis del codice penale, cioè il reato di istigazione al ricorso a pratiche alimentari idonee a provocare l’anoressia o la bulimia.
L’eterno ritorno del DDL sul reato di istigazione all’anoressia
Questa volta tocca a Fratelli d’Italia, laddove nelle legislature passate ci hanno provato partiti come Lega, PDL, Italia dei Valori e PD (solo per citarne alcuni).
È Infatti da più di 10 anni che si cerca di introdurre il reato di istigazione all’anoressia senza successo. A partire dal 2009 delle oltre dieci proposte presentate alla Camera e al Senato solo un paio sono riuscite a superare i primi due step dell’iter legislativo (step 1: Presentazione del progetto di legge; step 2: Assegnazione a una commissione) e ad approdare all’esame della commissione, salvo poi arenarsi fino al termine della legislatura.
L’ultimo Disegno di Legge (DDL) proposto in ordine di tempo è stata depositato alla Camera nell’ottobre 2022 dalla Lega e ancora non è stata assegnato ad alcuna commissione.
Un DDL che è un deja vù
La notizia che Fratelli d’Italia presenterà in Senato un DDL sul reato di istigazione all’anoressia, annunciata lunedì 27 marzo 2023 in conferenza stampa presso la Sala Caduti di Nassirya del Senato della Repubblica, è di fatto una non notizia.
Infatti la risonanza mediatica dedicata a questo progetto appare immotivata, considerando che si tratta di una proposta fotocopia dei 14 DDL precedenti che verosimilmente mai vedrà la luce.
Carcere e sanzioni amministrative per chi istiga all’anoressia
Proprio come negli anni passati, il DDL prevede sanzioni amministrative e reclusione per chi istiga al ricorso a pratiche alimentari idonee a provocare un disturbo alimentare. In particolare Fratelli d’Italia propone la reclusione fino a due anni e sanzioni amministrative da 20.000 a 60.000 euro, pene che aumentano a quattro anni di reclusione e sanzioni amministrative da 40.000 a 150.000 euro se il reato è commesso nei confronti di un minore di 14 anni, di una persona incapace di intendere e di volere o di una persona in minorata difesa (fonte: Open)
Un DDL contro i siti pro-Ana
La proposta di legge mira a colpire principalmente i siti pro-Ana ritenuti colpevoli di istigare al ricorso a pratiche che indurrebbero lo sviluppo di un Disturbo dell’Alimentazione.
Occorre però ricordare che i Disturbi dell’Alimentazione sono il risultato dell’interazione di più fattori: predisponenti (genetici, psicologici, ambientali e socioculturali), precipitanti (diete restrittive e difficoltà psicologiche personali) e di mantenimento (digiuno e il rinforzo positivo dall’ambiente).
L’idea che un disturbo così complesso possa svilupparsi a seguito dell’istigazione da parte di questi siti è estremamente riduttiva.
I disturbi alimentari, infatti, si sviluppano indipendentemente dai siti pro-Ana, che non causano disturbi alimentari, ma possono fungere da trigger o incoraggiamento, proprio come le critiche o i commenti sull’aspetto fisico percepiti come negativi possono scatenare, in persone predisposte, un esordio anoressico o bulimico.
Eppure non chiediamo la forca per ogni inopportuno “Ma sei ingrassata?!” che ci viene rivolto, anche se in alcuni casi questo rappresenta un chiodo in più su un’autostima di per sé già bassa e un ulteriore passo verso il tunnel del disturbo alimentare; perché? Perché alla fine ciò che fa la differenza è come una persona reagisce a ciò che le accade, non ciò che le accade in sé. “The problem is the user, not the site” (Hilton, 2018).
La soluzione non passa necessariamente dalla repressione
Promuovere progetti scolastici di educazione alimentare ed emotiva che trattano stili di vita, falsi miti, emozioni, credenze erronee legati a diete, alimentazione e disturbi alimentari potrebbe essere uno strumento molto più utile ed efficace. Come per ogni grande problema psicosociale sul web, dal bullismo all’hate speech, dal sessismo all’istigazione a mettere in atto comportamenti pericolosi, la soluzione più semplicistica è la repressione, quella più efficace è la psicoeducazione.