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L’anoressia come stile di vita: il movimento Pro-Ana

Le pagine Pro-Ana rischiano di intensificare l’associazione tra anoressia nervosa e stile di vita, piuttosto che tra anoressia nervosa e patologia

Di Marianna Lucibello

Pubblicato il 15 Feb. 2023

Aggiornato il 05 Feb. 2024 11:45

Negli ultimi decenni, è sorto un nuovo preoccupante fenomeno che ha  visto come protagonisti i disturbi alimentari e le persone da essi affette: il movimento Pro-Ana.

Anoressia e movimento Pro-Ana

 Il movimento Pro-Ana, promosso esclusivamente in uno spazio virtuale, ha come obiettivo l’assidua ricerca di raggiungere un target di peso molto basso. Questa aspirazione è percepita come l’unica modalità di conseguimento della perfezione e dell’eccellenza, sia dal punto di vista corporeo che spirituale. Dunque l’anoressia è percepita dai partecipanti del movimento come un vero e proprio stile di vita piuttosto che come un disturbo; essa è una dimostrazione di forza e non la manifestazione di una problematica di salute mentale e fisica. Secondo uno studio condotto da Hoffmann nel 2018, la prima ondata relativa al movimento si sarebbe sviluppata intorno al 2001, quando sono nati i primi portali “pro-life” (specialmente in lingua inglese), il cui obiettivo primario era quello di permettere alle persone affette da anoressia nervosa di comunicare con altri pazienti e fronteggiare la solitudine.

Secondo uno studio pubblicato nel 2012 da Peebles e colleghi, internet sarebbe stato lo spazio che avrebbe maggiormente favorito lo sviluppo del movimento, infatti è stato osservato come il suo radicarsi sia stato possibile anche grazie all’utilizzo di social media, blog e forum online. Inoltre, la possibilità di poter condividere la problematica con altre pazienti e la glorificazione del disturbo non hanno fatto altro che intensificare le manifestazioni di esso e renderne complicato il trattamento. Infatti, come osservato da Bates nel 2015, queste pagine contengono consigli per perdere peso, per la cura del corpo e su come nascondere il proprio digiuno, il che non ha fatto altro che intensificare l’associazione che i pazienti fanno tra anoressia nervosa e stile di vita, piuttosto che tra anoressia nervosa e patologia.

Contrastare il movimento Pro-Ana

Per contrastare la ancora più estesa ascesa di questo movimento, le organizzazioni che promuovono la lotta contro i disturbi alimentari, iniziarono a richiedere la chiusura dei siti pro-ana; tuttavia, questa azione ebbe l’effetto opposto ed essi acquistarono notorietà. È stato stimato come tra il 2005 e il 2010 fossero quasi undici milioni i visitatori regolari di questi siti, di cui il 99% donne di età compresa tra i 12 e i 40 anni (con un picco tra i 13 e i 25). Secondo quanto riportato da uno studio di Csipke e Horne, pubblicato nel 2007, dando uno sguardo a questi portali, è possibile osservare come il mondo di internet rappresenti una vera e propria opportunità per le pazienti per scambiarsi consigli e strategie: infatti, all’interno di questi siti è possibile trovare delle sezioni, ognuna dedicata ad un’area specifica, tra cui come trovare un compagno di dieta oppure partecipare ad un contest per mettersi alla prova o trovare dei veri e propri “tips and tricks”. Sono inoltre presenti numerose sezioni contenenti fotografie di modelle e attrici estremamente magre, con l’obiettivo di stimolare e incoraggiare le partecipanti ad intraprendere una dieta estrema.

Perché vengono utilizzati i siti Pro-Ana?

 Il crescente interesse per questi siti da parte delle giovani donne, anche non affette da un disturbo alimentare, ha portato ad interrogarsi su quali fossero i fattori concorrenti all’utilizzo di essi. Nel 2016, grazie ad uno studio condotto da Yom-Tov e colleghi, sono stati evidenziati i tratti più marcati di alcuni utenti del sito myproana.com, ovvero quello maggiormente utilizzato in tutto il mondo, che si sono prestati a partecipare ad una ricerca volta all’individuazione di differenze tra stato fisico e mentale e comportamento online delle persone coinvolte nelle comunità pro-anoressia. Il campione finale dello studio comprendeva 761 soggetti e dai risultati è stato possibile osservare che il più del 45% degli utenti aveva ricevuto una diagnosi di disturbo depressivo, più del 77% aveva messo in atto comportamenti volontari autolesivi, il 46% aveva tentato il suicidio almeno una volta; solo poco più del 7% riportava di essere sottoposto a trattamento per almeno un disturbo. Studi comparativi con altri siti web, hanno tuttavia mostrato che gli utenti di myproana.com rappresentano il campione meno a rischio, con un buon interesse per una possibile terapia. Altri studi si sono concentrati sull’auto-percezione dell’utilizzo di questi portali da parte degli utenti e oltre che una marcata self-consciousness per quanto riguarda la propria malattia e l’impatto che l’uso di questi siti hanno avuto su di essa (“the problem is the user, not the site”), sono emersi 4 temi principali in risposta alla domanda “In che modo i siti pro-ana contribuiscono ai disturbi alimentari?”.

  • I siti pro-Ana e i disturbi alimentari non riguardano solo la volontà di essere magri
  • I disturbi alimentari si sviluppano indipendentemente dai siti pro-Ana
  • I siti pro-Ana non causano i disturbi alimentari ma possono fungere da trigger o incoraggiamento
  • I siti pro-Ana forniscono supporto (Hilton, 2018).

Conclusioni

Gli utenti intervistati tendono dunque a fare una distinzione tra l’utilizzo dei siti Pro-Ana e lo sviluppo di un disturbo alimentare, affermando che la frequentazione di questi portali non è la causa dell’esordio del disturbo. Tuttavia, gli stessi utenti riconoscono che l’accesso può innescare o incoraggiare la predisposizione a un’alimentazione disordinata.

Frequentemente gli utenti riportano di aver ricevuto supporto all’interno di queste community anziché pericolosi incoraggiamenti. La necessità di un senso di comunità, di un ambiente “sicuro” e di supporto che altrimenti manca nelle loro vite, porta alla negazione dei rischi di questi siti in favore di un utilizzo più frequente.

Questi dati potrebbero aiutare i professionisti a implementare ed affinare gli interventi terapeutici con chi soffre di disturbi alimentari o è a rischio di svilupparli. Sebbene le linee guida citino alcuni approcci di comprovata efficacia quali la CBT-ED, la ricerca può comunque aiutare a sviluppare trattamenti più mirati. In questo caso, ad esempio, l’aver raccolto informazioni sul movimento pro-ana dal punto di vista degli utenti, può aiutare i professionisti a focalizzarsi su ulteriori aree di approfondimento e lavoro terapeutico quali la tendenza a vedere il problema come qualcosa di diverso dal bisogno di utilizzare i siti pro-ana e l’importanza di trovare supporto e comprensione non sentiti invece nella vita off-line (Hilton, 2018).

 


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RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI
  • Bates, C. F. (2015). “I am a waste of breath, of space, of time” metaphors of self in a pro-anorexia group. Qualitative Health Research, 25(2), 189-204.
  • Csipke, E., & Horne, O. (2007). Pro‐eating disorder websites: users' opinions. European Eating Disorders Review: The Professional Journal of the Eating Disorders Association, 15(3), 196-206.
  • Emma Hilton, C. (2018). “It’s the Symptom of the Problem, Not the Problem itself”: A Qualitative Exploration of the Role of Pro-anorexia Websites in Users’ Disordered Eating. Issues in Mental Health Nursing, 39(10), 865-875.
  • Hoffmann, B. (2018). Pro ana (1): eating disorder or a lifestyle. Trakia Journal of Sciences, 16(2), 106-113. Available online.
  • Peebles, R., Harrison, S., McCown, K., Wilson, J., Borzekowski, D., & Lock, J. (2012). 101. Voices of pro-Ana and pro-Mia: A qualitative analysis of reasons for entering and continuing pro-eating disorder website usage. Journal of Adolescent Health, 50(2), S62.
  • Yom-Tov, E., Brunstein-Klomek, A., Hadas, A., Tamir, O., & Fennig, S. (2016). Differences in physical status, mental state and online behavior of people in pro-anorexia web communities. Eating behaviors, 22, 109-112.
  • Vedi anche Fragale, A. (2020). ProAna e ProMia: siti nemici. State of Mind.
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