I disturbi alimentari (es. anoressia nervosa, bulimia nervosa e disturbo da Binge Eating) presentano preoccupazioni patologiche relative alla forma e al peso corporeo (APA, 2013).
Il nucleo psicopatologico dei disturbi alimentari
Secondo Fairburn e colleghi (Fairburn, Cooper, & Shafran, 2003) il nucleo psicopatologico centrale condiviso tra i disturbi dell’alimentazione consiste nell’eccessiva valutazione del peso e della forma del corpo. Inoltre, giocano un ruolo nell’esordio e mantenimento del disturbo ulteriori fattori tra cui il perfezionismo clinico, la bassa autostima nucleare, le difficoltà interpersonali. La terapia cognitivo comportamentale è ampiamente utilizzata nel trattamento dei disturbi alimentari con tassi di remissione tra il 37% e il 69% (Linardon et al., 2017). Tuttavia, una parte dei pazienti risulta resistente a tale approccio di trattamento e rimane sintomatica, non mostrando miglioramenti (Kass, Kolko, & Wilfley, 2013).
In tal senso, un’ulteriore visione potrebbe riferirsi al modello metacognitivo (Wells, 2009), che identifica alcuni “processi psicologici transdiagnostici” coinvolti in diversi disturbi (Mansueto et al., 2019; Palmieri et al., 2018).
Le credenze metacognitive nei disturbi alimentari
Con il termine metacognizione ci si riferisce alla conoscenza stabile del proprio sistema cognitivo, alla conoscenza dei fattori che influenzano il funzionamento di questo sistema, alla regolazione e alla consapevolezza dello stato attuale della cognizione e alla valutazione del significato dei pensieri e ricordi (Wells, 1995). Le credenze metacognitive o metacredenze si possono definire come delle informazioni soggettive relative al proprio funzionamento cognitivo e alle strategie di coping generalmente utilizzate. Secondo Wells e Matthews (1994) i disturbi psicologici insorgono e vengono mantenuti a causa di modalità cognitive ed emotive che interessano il pensiero, il monitoraggio delle minacce, comportamenti di prevenzione ed evitamenti. Queste modalità dipendono strettamente dalle credenze metacognitive sottostanti.
Le credenze metacognitive possono essere suddivise in: a) credenze metacognitive positive sulle strategie di controllo che incidono sugli eventi interni; b) credenze metacognitive negative relative al significato, all’incontrollabilità e al pericolo degli eventi interni (Wells, 2002).
Alcuni studi hanno identificato una correlazione tra credenze metacognitive e disturbi alimentari (Palmieri et al., 2021). Ad esempio, secondo alcune ricerche (Woolrich, Cooper, & Turner, 2008) le metacognizioni esplicite sarebbero coinvolte nel mantenimento dell’anoressia nervosa. Altri studi (Cooper et al., 2007; McDermott & Rushford, 2011) hanno dimostrato punteggi più elevati nel Metacognitions Questionnaire-30 (MCQ-30), e quindi maggiori livelli di credenze disfunzionali, nei pazienti con anoressia nervosa rispetto ai soggetti di controllo.
Una recente revisione sistematica (Palmieri et al., 2021) ha ulteriormente confermato la presenza di un livello più elevato di metacredenze cognitive disfuzionali nei soggetti con diagnosi di anoressia nervosa rispetto ai soggetti della popolazione generale.
Disturbi alimentari e credenze metacognitive: lo studio
L’obiettivo dello studio esplorativo di Palmieri, Mansueto, Ruggiero e collaboratori (2022) è stato quello di indagare la relazione tra credenze metacognitive in pazienti con disturbi dell’alimentazione (anoressia nervosa, bulimia nervosa e disturbo da Binge Eating), ipotizzando che le credenze metacognitive possano essere associate alle caratteristiche centrali dei disturbi dell’alimentazione.
Il campione della ricerca è stato costituito da 57 pazienti con diagnosi di disturbi alimentari.
In termini di strumenti, sono stati somministrati al campione di soggetti clinici i seguenti questionari self-report:
- Il questionario EDI-2 (Garner, Olmsted & Polivy, 1983), di cui sono state somministrate tre sottoscale: a) impulso alla magrezza (riflette il desiderio di perdere peso e la paura dell’aumento di peso); b) bulimia (tendenza a episodi di abbuffata e purging; c) insoddisfazione per il corpo.
- Il Metacognitions Questionnaire-30 (MCQ-30) (Wells & Cartwright-Hatton, 2004): è uno strumento autosomministrato composto da 30 item il quale valuta le seguenti dimensioni: (1) credenze positive sul rimuginio (ad esempio, “preoccuparmi mi aiuta a fronteggiare le difficoltà”); (2) credenze negative su pensieri riguardanti incontrollabilità e pericolo (ad esempio, “quando comincio a preoccuparmi per qualcosa non riesco più a smettere”); (3) fiducia nelle proprie capacità cognitive (ad esempio, “la mia memoria talvolta mi inganna”); (4) bisogno di controllare i pensieri (ad esempio, “non essere in grado di controllare i propri pensieri è segno di debolezza”); e (5) autoconsapevolezza cognitiva (ad esempio, “presto molta attenzione al modo in cui funziona la mia mente”).
A seguito delle analisi statistiche dai dati è emerso anzitutto che pazienti con anoressia nervosa e bulimia nervosa hanno punteggi più elevati nella dimensione di “Impulso alla Magrezza” dell’EDI-2 rispetto agli altri sottogruppi del campione (pazienti con Binge Eating Disorder e pazienti con Bulimia Nervosa). Inoltre, pazienti con anoressia nervosa avrebbero livelli significativamente superiori di credenze metacognitive negative rispetto ai pazienti con diagnosi di Binge Eating Disorder. Questo dato è coerente con studi che evidenziano come i pazienti con anoressia nervosa riportino maggiori metacredenze negative rispetto alle altre categorie diagnostiche.
In termini generali, i dati dello studio dimostrano una correlazione positiva tra le credenze metacognitive e l’impulso alla magrezza, alla tendenza ad abbuffarsi e al ricorso a comportamenti compensatori. Inoltre, tra le credenze metacognitive, la fiducia nelle proprie capacità cognitive è risultata essere un possibile fattore associato all’impulso alla magrezza.
Alcune limitazioni dello studio consistono nella scarsa numerosità del campione e dalla sua scarsa eterogeneità (prevalenza di diagnosi di anoressia nervosa).
Conclusioni
In conclusione, si evidenzia come le metacredenze disfunzionali possano essere implicate nei disturbi alimentari in linea con i risultati di altri studi (Sun et al., 2017). In termini clinici può essere importante valutare le credenze metacognitive nei pazienti con patologie del comportamento alimentare; inoltre, la terapia metacognitiva può essere utile nel trattamento di soggetti con diagnosi di disturbo alimentare.