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Convegno Autismo al lavoro con Tony Atwood – Report dall’evento di Milano

Quali sono le caratteristiche tipiche dell’Autismo che possono avere un impatto in ambito lavorativo e che devono essere tenute in considerazione? 

Di Ilaria Cosimetti, Matteo Silva

Pubblicato il 30 Mag. 2023

Aggiornato il 01 Giu. 2023 12:25

Report del Convegno Autismo al lavoro con Tony Atwood tenutosi a Milano l’11 e il 12 maggio.

 

 Tony Atwood, psicologo clinico britannico, che esercita a Brisbane (Australia) è considerato il più grande esperto mondiale di Sindrome di Asperger. La Sindrome di Asperger rientra, secondo la più recente classificazione diagnostica, all’interno dello spettro dell’autismo (DSM 5, 2013), che prevede tre livelli che aiutano a identificare la gravità dei sintomi nei domini della comunicazione e dei comportamenti/interessi ristretti o ripetitivi. Le persone con Asperger sono quasi sempre sovrapponibili per caratteristiche alle persone con autismo lieve (livello 1) proprio perché la condizione di neurodiversità che le caratterizza richiederebbe di per sé un supporto minimo per funzionare negli ambiti di vita. Spesso però la società, nel non fornire questo aiuto minimo nei vari contesti, si rende responsabile di impoverire le risorse personali e ostacolare un progetto di vita finalizzato alla piena autonomia. Il mondo del lavoro gioca in questo un ruolo decisivo e il Prof. Atwood dedica proprio l’intero convegno a questo tema.

Come è noto, la sfera lavorativa è molto importante per ogni individuo, sia per l’aspetto economico, che contribuisce all’indipendenza, sia perché partecipa alla costruzione identitaria. La dignità data dal lavoro è però tutt’oggi un diritto non garantito a tutte le persone, specialmente a quelle che divergono da quegli standard di produttività ritenuti fondamentali. Ma questa non è che una delle ragioni per cui le persone con autismo, seppur altamente qualificate, non solo ritardano l’ingresso nel mondo del lavoro ma faticano anche a mantenere un impiego nel lungo periodo. Le caratteristiche specifiche della maggior parte delle persone nello spettro dell’autismo le portano ad esempio ad avere difficoltà nella gestione dello stress oppure ad avere atteggiamenti con colleghi e capi considerati socialmente non adeguati (ad esempio correggere un errore del capo di fronte ai colleghi). Le difficoltà sociali e relazionali che ne derivano si sommano spesso a quelle riscontrate negli altri ambiti della loro vita, minando il senso del proprio valore personale e inducendo spesso veri e propri stati depressivi. Atwood, riferendosi alla realtà australiana e inglese, attribuisce grande responsabilità al contesto socioculturale ed economico nel determinare la possibilità che le persone hanno di esprimere il proprio potenziale e lo fa condividendo il racconto di esperienze che sono tipiche anche del contesto italiano, questo perché le caratteristiche riconducibili all’autismo, spesso hanno come risposta universale l’esclusione.

Ma quali sono nel dettaglio le caratteristiche tipiche dell’Autismo che possono avere un impatto negativo in ambito lavorativo?

Le persone con autismo sono caratterizzate da una spiccata sensibilità sensoriale e da una generale difficoltà nella comprensione dei comportamenti sociali che richiede la capacità di decifrare le espressioni facciali e comprendere le infinite sfumature delle norme sociali, che per le persone neurotipiche sono frutto di apprendimenti spesso inconsci. Le persone con autismo possono non sapere, finché non gli viene esplicitamente insegnato, che correggere gli errori è una buona cosa ma se chi sbaglia è il capo, potrebbe essere opportuno non farlo o farlo con alcuni accorgimenti.

L’ipersensibilità sensoriale può aumentare il carico di stress perché spesso gli ambienti di lavoro sono rumorosi, le luci possono essere molto forti o può essere richiesto il contatto con superfici che risultano particolarmente sgradevoli al tatto.

Secondo Atwood, parlare dunque di inserimento lavorativo per persone con autismo, non può limitarsi alle riflessioni riguardo la mansione lavorativa, ma deve riguardare tutta la complessità che ruota attorno all’avere e mantenere un lavoro, dal colloquio all’eventuale licenziamento o cambio di mansione o luogo di lavoro; sappiamo che per le persone con autismo gestire i cambiamenti può risultare complicato ed è per questo che devono essere adeguatamente accompagnati.

Lo psicologo australiano sottolinea inoltre come la condizione di neurodiversità non sia rara ma ormai ampiamente diffusa, ciò rende la questione non più solo di appannaggio degli addetti ai lavori o dei familiari, ma anche della società tutta, che ha convenienza nel riconoscere le potenzialità e le caratteristiche delle persone con autismo. Anche il comparto legislativo, in relazione alla situazione italiana, dovrà andare in questa direzione, con politiche in grado di garantire ai cittadini con autismo la possibilità di manifestare le proprie peculiarità all’interno dei contesti lavorativi.

Questo potrà avvenire solo se i neurotipici si sforzeranno di riscrivere in parte le norme sociali nella direzione di una maggior inclusione della neurodiversità e, a quel punto, un capo che si sentirà correggere da un dipendente con autismo, ne saprà apprezzare la trasparenza e la dedizione al risultato.

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