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I sommi sacerdoti. Autismo e Psicosi infantili (2022) di Carmine Saccu – Recensione

"I sommi sacerdoti" descrive il modello di lavoro con bambini autistici e psicosi infantile in un'ottica sistemico-relazionale-simbolico-esperienziale

Di Alberto Vito

Pubblicato il 23 Gen. 2023

Il volume “I sommi sacerdoti. Autismo e Psicosi infantili” presentato di recente al Convegno organizzato per festeggiare i 30 anni di attività della Scuola di formazione di cui Saccu è direttore, rappresenta la seconda parte della narrazione scritta, in cui l’autore racconta la propria vita, mescolando fantasia, episodi biografici, documentazione dell’attività clinica, dando ampio spazio al suo pensiero e al suo modello. 

 

 La prima parte di questo racconto si intitolava: “Deutero, le metafore e Dio”, dove Deutero (in onore al concetto di deutero-apprendimento introdotto da Bateson) è il nome letterario che Carmine Saccu attribuisce a se stesso. La prima annotazione è che si è modificato lo stile di scrittura. Mentre nel precedente testo vi era quasi un linguaggio parlato, in cui appunto l’autore racconta in modo molto libero, in un fluire di parole che quasi evocava le libere associazioni, questa volta l’argomento è maggiormente delimitato, lo stile di scrittura è più controllato, il riferimento ai casi clinici è preciso e dettagliato e, di conseguenza, la lettura risulta molto agevole e avvincente. Nelle pagine finali, l’autore lascia intendere che vi possa essere anche un terzo capitolo dei suoi racconti ma, come sa chi lo conosce bene, lui è imprevedibile.

Il libro contiene la descrizione del modello di lavoro con bambini autistici e psicosi infantile attraverso un’ottica sistemico-relazionale-simbolico-esperienziale, elaborato e attuato da Carmine Saccu a partire dagli anni 1970-80, prima presso l’Istituto di Neuropsichiatria Infantile dell’Università Sapienza diretto da Bollea e poi presso la Scuola Romana di Psicoterapia Familiare dove da decenni svolge attività didattica e clinica.

Saccu invita ad ascoltare le sue parole come se si trattasse della descrizione di un sogno. Questo allo scopo di evitare che nell’interlocutore parta subito una posizione di critica, di sospetto, di non appartenenza che sempre il “nuovo” provoca, per la sua capacità di destabilizzare lo status quo, in questo caso le teorie scientifiche più accreditate.

Certo è davvero molto originale la visuale di Saccu, che i suoi allievi conoscono bene, secondo cui certi bambini, affetti da un disturbo relazionale, portatori di handicap o meno, possano essere considerati “sommi sacerdoti”, rispondenti al principio della “relazionalità assoluta”.

 I sommi sacerdoti sono maestri che posseggono la dote di “stare nella relazione, negando la relazione”. Per Saccu sono abilissimi nel non distrarsi mai, possedendo il controllo assoluto nella negazione di ogni significato e di ogni dialogo, in una dimensione temporale eterna in quanto ferma. Visti in questi termini, i sommi sacerdoti non sono più degli “incapaci”, ma rivelano al contrario un’abilità notevolissima nel rimanere fermi nella loro attitudine di diniego della relazione. Così, laddove apparentemente vi è solo mancanza di relazionalità, con emozioni indifferenziate, eventi privi di senso e assenza di dialogo, Saccu scorge, ad un livello logico più alto, una competenza inaspettata con il massimo coinvolgimento relazionale e persino una funzione altruistica, in quanto la modalità di arrestare il tempo è al servizio del sistema familiare. Compito del terapeuta diventa allora, con un gesto di imprevedibilità, creatività e apparente afinalità, fare qualcosa di tanto inconsueto da avere il potere di distrarre il sommo sacerdote dal suo compito, in modo che egli inizi a entrare nella relazione con l’altro. Emblematico il primo caso, quello di Sandro, con cui apparentemente era impossibile interagire, me che invece iniziò a rispondere a tono allorquando Saccu lo prese per i piedi e iniziò a rivolgersi ad essi. Tutte le storie cliniche sono molto belle e descrivono come, almeno nel qui e ora del setting terapeutico, effettivamente Deutero riesca a riattivare risorse comunicative impensabili. Il segreto è nella creatività del terapeuta, capace di inventarsi qualcosa che, spesso sotto forma di gioco che coinvolge tutti i familiari, attraverso la curiosità, induca il bambino a distrarsi e interrompere le sue modalità ripetitive. Inoltre, il terapeuta indaga sui fattori, talvolta plurigenerazionali, che possono essere connessi alla necessità di arrestare il tempo.

Il libro contiene nove casi clinici, alcuni recenti, altri svolti molti anni fa, arricchiti dall’accompagnamento di numerose foto del setting familiare e che beneficiano della sbobinatura dei nastri videoregistrati delle sedute realizzate dagli allievi della scuola. Alcuni dei casi presentati sono frutto di supervisione o di coterapie realizzate da Deutero. Tra i suoi riferimenti cita Carl Whitaker, con la sua attitudine terapeutica di decentralizzare il paziente psicotico, Jay Haley, visto all’azione come supervisore a Philadelphia, che pure descriveva l’arte di essere nella relazione senza esserci, Morin, che ha concettualizzato il modello della complessità. Ma per Deutero i suoi veri maestri sono stati proprio i sommi sacerdoti e le tantissime persone che ha incontrato in anni di lavoro, ciascuno portatore di un messaggio, che sta all’interlocutore saper cogliere. Così, mi piace concludere ricordando che per Saccu tra i compiti della missione dei sommi sacerdoti vi sia anche quello di far crescere gli psicoterapeuti “rendendo ridicole l’arroganza, la superbia e l’idea di essere infallibili o addirittura onnipotenti” (Saccu, 2022, pag. 5).

Chi fosse interessato all’acquisto del libro può rivolgersi direttamente alla Scuola Romana (www.srpf.it)

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RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI
  • Saccu, C. (2022). I sommi sacerdoti. Autismo e Psicosi infantili. Scuola Romana di Psicoterapia Familiare.
 
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