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Terapie di fantasia – Recensione e intervista al cantautore

Terapie di fantasia: Affrontare i piccoli o grandi momenti di disagio che ognuno può trovarsi a vivere si può se si acquisisce l’abilità del problem solving

Di Selene Pascasi

Pubblicato il 13 Set. 2013

Aggiornato il 25 Set. 2017 10:34

Recensione e intervista al cantautore di

“TERAPIE DI FANTASIA”

Ventruto, 2012

Etichetta Latlantide

Distribuzione Edel

 

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Terapie di fantasia - Ventruto - RecensioneTerapie di fantasia: Affrontare, in maniera coerente e positiva, i piccoli o grandi momenti di disagio che ciascun individuo può trovarsi a vivere? Si può, se si acquisisce, o si rafforza, l’abilità del problem solving, grazie ad un processo cognitivo teso ad identificare il problema, analizzarlo, e individuarne la soluzione.

E se strumento per “imparare” a pensare e agire in modo più funzionale, per migliorare la nostra qualità di vita, fosse la musica? E se, autore dei testi, e delle evocative melodie, fosse un dottore in Tecnica della Riabilitazione Psichiatrica e Psicosociale? Si tratterebbe, verrebbe spontaneo rispondere, di vere e proprie “terapie” musicali a forte impatto emozionale, veicolo di messaggi maggiormente “attendibili” proprio perché frutto di approfonditi studi e pratiche sperimentazioni sul valore terapeutico della musica.

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Ma eliminiamo il condizionale, perché a luglio 2012 il Cantautore/Musicoterapeuta Ventruto ha trasfuso in dieci brani, il suo bagaglio musicale e professionale, regalandoci un cd di grande spessore, produzione Latlantide e distribuzione Edel: “Terapie di fantasia”. Questo il titolo dell’ultimo lavoro di Ventruto, artista a trecentosessanta gradi, cantautore, musicista, virtuoso chitarrista ritmico e solista di impostazione Rock-Blues-Folk, perfezionatosi presso la scuola Jazz “Il pentagramma”. Ma Ventruto è molto di più. Ha nel suo bagaglio una solida preparazione che va oltre la musica, e vi si interseca.

Laureatosi, con lode, presso la Facoltà di Medicina e Chirurgia di L’Aquila, stupisce discutendo – con la Tesi “La comunicazione attraverso la musica: spot Aci per la vita “questa vita è mia” – orientamento psicoeducativo delle persone alla guida” – un suo brano, divenuto Spot nazionale Aci nella campagna di Sicurezza Stradale, inserito nell’Antologia della canzone Vol. 3 e nel Cantatutto Vol. 4 (Universal/Ricordi).

Si innestano in questo percorso, in netta ascesa, le sue “Terapie di Fantasia”. Il cofanetto si apre con le raffinate note di “Fantasie”, che invitano ad una rinascita emotiva, spezzando una lancia in favore di un sentimento denso, capace di restituirci “un’emozione sommersa” per saper “amare di più” chi ci è accanto, con le sue particolarità, le sue “manie” e le sue “follie”, segni di una specialità da apprezzare.

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Segue il “Il Diario”, pezzo ritmico di contrappeso a un testo profondo, centrato sull’esigenza di fermarsi a riflettere, e liberarsi delle intime “debolezze”, affidandole ad “un nero su bianco dipinto di pianto”. Istante nostalgico che, sul chiudersi del brano scandito da note festose, esalta la forza di un Cuore che “se vuole, resiste al dolore”, riscoprendo la voglia di “sognare, vivere, andare”.

Ad incalzare, poi, è “Dove sei” che, narrando di una storia finita, insegna a superare quel “bisogno totale” dell’altro, scavando a fondo nella relazione che si è conclusa “per capire, la Verità” e scoprire, magari, che la persona che ci manca, in realtà, non è quella che ci ha lasciato, ma quella che avevamo idealizzato.

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Motivazione valida, per aprirci a nuove prospettive. Sulla Verità, questa volta da pretendere a noi stessi, è centrata anche “La mia vanità”, ballata dalla melodia suggestiva, fortemente evocativa di quei momenti in cui ci “scende un’emozione al cuore” e si fanno i conti con i rimpianti e con l’orgoglio, che “è solo un tormento”, ma ne trarremmo lezione, e sapremo dirci “in ciò che ho sbagliato potrò capire quel che sarò”.

Percorso inside, che caratterizza “L’Autostima”, brano a puro sfondo terapeutico, che ci suggerisce come fronteggiare, con “pensieri semplici da fare”, gli “sbalzi di umore” provocati da chi “ti mette in discussione”. Basterà “credere in qualcosa”, “non sentirsi mai banali” e apprezzare le nostre abilità!

Dinamiche prettamente sentimentali, accendono “Saprei cosa fare”, pezzo che, su un cantato brioso, esorta la coppia ad un dialogo costante, collante che consente di elaborare le proprie “colpe”, e proiettarle su “un futuro immaginato migliore” ma coerente, perché “dietro una favola, c’è sempre un po’ di Verità”. Si respira, invece, atmosfera fiabesca, in “Un angelo”, inno, per nulla scontato, ad un amore che “è pura poesia”, “film al lieto fine”, intesa totale, alchimia mentale, racchiusa in un “il guardarci negli occhi, anche se non mi tocchi e la tua anima sento che mi porta via”.

Anima che continua a sognare su “Strade di baci” su cui ritrovarsi per vivere le emozioni più trasparenti, “gioia infinita”, che si prova, del resto, quando ci si relaziona con una persona “Semplice e pura”. Questo, il titolo della track n. 9, che accende i riflettori su un valore sempre più raro: la semplicità e la purezza di chi, libero da “pregiudizi” o “assurdi vizi”, vive “in un mondo che cambia la gente e non TE”, proseguendo il suo percorso senza subire condizionamenti da un contesto “sbagliato”.

Chiude il lavoro, racchiudendone l’essenza, il suggestivo “Comprendo”. Il brano, muovendosi da dimensioni religiose (“Tu che sei la Passione, con Giuseppe e Maria voglio scegliere te”), ne estrapola Valori universali, comuni a chi desidera un Mondo che sappia comprendere “l’amore per un bambino” o di chi ti “sta vicino”, per “cambiare la vita” e godere del piacere trasmesso da chi “ti guarda negli occhi e dice non è finita”.

È comunicazione a forte impatto, dunque, densa di contenuti sociali e terapeutici, quella che l’artista ci consegna, e che sperimenta – sia attraverso i suoi brani, che quelli di noti cantautori – durante gli incontri di Musicoterapia, individuale e di gruppo, che effettua nel capoluogo abruzzese. Ma parliamone con lui.

Pascasi: Ci può spiegare in che modo la Musica può “fare” Terapia?

Ventruto: “La musica ha, sull’individuo, un forte effetto terapeutico. Il mio ruolo, di Cantautore e Operatore Psichiatrico con orientamento in Musicoterapia, me lo conferma. Da anni, difatti, svolgo la mia attività, oltre che nella prevenzione primaria (scuole per l’infanzia e di secondo grado), anche in strutture quali il Servizio Psichiatrico Universitario Diagnosi & Cura di L’Aquila, dove entro in contatto con utenti affetti da disturbi Psichiatrici (Depressione Maggiore, Schizofrenia, Disturbo Bipolare). Ebbene, il mio intervento consiste nell’individuare (e conseguire) obiettivi di tipo Terapeutico – coinvolgendo la Sfera Emotiva (Emozioni/Umore e Sentimenti) e le Funzioni Cognitive – e di tipo Psicoeducativo. Il fine, è quello di rendere l’utente consapevole del concetto di stress, spiegandogli anche le modalità di coping, dunque di concreto fronteggiamento di tale stress, da adottare per superare momenti “no”.

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P: Come si svolge un incontro di Musicoterapia?

V: Gli incontri, individuali e di gruppo, si svolgono con modalità studiate in base ad un metodo specifico. Durante le sedute è presente l’Operatore/Conduttore (il sottoscritto) che presenta canzoni d’autore, eseguendole dal vivo, solitamente voce e chitarra, e, di seguito, ne commenta il testo con il gruppo o l’utente singolo. In linea di massima, opto per brani dotati di melodie evocative di stati d’animo ed emozioni, e testi in grado di trasmettere messaggi positivi. Così, ogni pezzo, appositamente scelto nel panorama cantautorale, diviene input e molla per discutere di situazioni di vita, esperienze e sentimenti, siano essi di fratellanza, amore, amicizia.

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P: Durante gli incontri, utilizza anche i suoi brani, visto l’indubbio supporto che riescono a fornire nell’ambito di un percorso Terapeutico e Riabilitativo multidisciplinare?

V: Certamente si, per due motivi. In primis, si tratta di testi (supportati da melodie evocative dei temi trattati) che invitano ad elaborare gli eventi in maniera costruttiva. In secondo luogo, perché le mie canzoni nascono da storie di vita reali (vissute in prima persona o da familiari, amici, conoscenti) o immaginate, in cui ciascuno può identificarsi, ritrovarsi, e riflettere su quale potrebbe essere la strada migliore da percorrere per superare “un calo di energie”.

P: In che senso, la strada migliore?

V: Nel senso che ogni esperienza, anche “negativa”, va letta e interpretata in maniera funzionale e non disfattista. È il mio approccio, del resto, quando veicolo i pensieri nella giusta direzione, sia nella vita di ogni giorno, che quando scrivo canzoni.

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P: Ma come nascono i suoi pezzi?

V: Solitamente c’è un’idea musicale che mi viaggia nella mente (legata agli stati d’animo del momento) che trova veste comunicativa attraverso i testi. Un legame naturale tra tema e melodia.

P: I suoi, mi permetta il termine, interventi musicali, sono stati d’ausilio anche in seno ai percorsi terapeutici dedicati alla popolazione colpita dal sisma del 2009, che ha pressoché distrutto la città dove vive e lavora. Mi spiega in che modo?

V: Si. Iniziamo con il dire che L’Aquila, a seguito del terremoto, ha perso punti di aggregazione e di riferimento per i cittadini, disorientati e catapultati in una realtà completamente diversa. Di qui, l’esigenza di intervenire per tentare di dare una risposta positiva a questa fonte di disagio. È nell’interfacciarsi con gli utenti, che torna il concetto di coping di cui le parlavo, inteso come gestione concreta dello stress subito. A livello accademico, poi, in occasione del Congresso Sirp 2010, ho esposto due Poster, e coordinato due progetti universitari, tesi alla promozione della rete di aggregazione degli studenti aquilani nel post-sisma.

P: A proposito di congressi, ho appreso della consegna di una targa conferita – durante il recente congresso nazionale di Psichiatria, svoltosi a Perugia – al reparto dove opera, proprio per l’attività di Musicoterapia da lei svolta. E’ così?

V: Si. Durante il congresso dal titolo ”Progetto Musica Mente”, è stata presentata (anche attraverso un video) e premiata, l’attività di Musicoterapia individuale e di gruppo che effettuo all’interno del reparto, in collaborazione con i Tutor ed i professionisti del reparto.

P: Un’ultima domanda: lei ama esibirsi coprendo il volto con una maschera veneziana. Quale messaggio vuole trasmettere?

V: La scelta della maschera non è casuale, né è una velleità artistica. Indossare una maschera è un po’ come interpretare un copione, e avere la possibilità di dar voce a istanze interne, come il senso di giustizia, la ricerca dell’amore, la forza, il coraggio, la combattività, il potere, tutti fattori che rappresentano costanti dell’animo umano. Costanti che, a mio parere, possono essere liberamente espresse sotto un’altra identità. La maschera, con sotteso riferimento a Kubrick, ha un significato ben preciso, provocatorio, legato al mio ruolo e al Progetto Ventruto/Musicoterapia. Purtroppo viviamo in una società priva di abilità sociali, dove la gente si sente in diritto di sopraffare gli altri, dove vige la maleducazione, specie nei confronti delle persone buone e sensibili cui, però, a lungo andare, le prevaricazioni possono creare fastidio. È, quindi, un modo per far capire che ciascuno di noi, ha anche “un lato” del carattere capace di affrontare questo stato di disagio e di violenza verbale, che procura stress psicologico. È come dire “state al posto vostro” (di qui, la scelta di una maschera rigida).

P: Bene. La ringrazio per la disponibilità.

V: Grazie a lei, e alla redazione di State of Mind.

 

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Avvocato, Giornalista Pubblicista e Scrittrice

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