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Suonare uno strumento musicale può migliorare alcune funzioni cognitive

Un recente studio ha messo in luce che suonare uno strumento musicale può avere degli effetti positivi a livello cerebrale, scopriamo quali

Di Maria Gazzotti

Pubblicato il 25 Lug. 2024

Suonare uno strumento musicale: quali benefici?

Un recente studio di Kausel et al. (2024) pubblicato su Brain and Behavior ha fatto luce sul fatto che studiare musica e suonare uno strumento musicale sembrano avere degli effetti positivi sul cervello dei bambini.

L’arte è sempre stata parte della vita degli esseri umani fin dalle origini e ha accompagnato l’uomo nei secoli attraverso svariate forme, come la pittura, la scrittura, la scultura, la musica.

Da anni la scienza ha iniziato ad occuparsi della relazione tra manifestazioni musicali e cervello, celebri sono gli studi svolti sui musicisti. Suonare uno strumento musicale è un’esperienza che coinvolge diversi sensi, inizia di solito in età infantile e richiede l’acquisizione e il mantenimento di una serie di abilità sensoriali e motorie: la ripetuta associazione di azioni con specifici suoni e stimoli visivi, ricevendo intanto un feedback multisensoriale continuo, rafforza le connessioni tra le regioni cerebrali coinvolte e favorisce la plasticità cerebrale. Inoltre, la plasticità cerebrale come risultato di una pratica intensa e duratura suggerisce il potenziale delle attività musicali nell’intervento per disturbi neurologici e dello sviluppo (Schlaug, 2015).

E’ già noto che gli studi in ambito musicale sono associati a benefici a livello sensoriale, cognitivo e motorio e la formazione musicale sta rapidamente emergendo come un importante esempio per indagare la plasticità cerebrale dipendente dall’esperienza e anche come base per interventi terapeutici sensoriali, motori e cognitivi (Colobo et al., 2020).

Suonare uno strumento musicale: musica e funzioni esecutive

Le funzioni esecutive sono funzioni cognitive necessarie per un comportamento adattivo e mirato. Si tratta di processi cognitivi che permettono di pianificare e controllare il comportamento da attuare in vista di un obiettivo (Boccaccio, 2024).

Nelle funzioni esecutive rientrano attenzione e memoria di lavoro, oggetto dello studio di Kausel e collaboratori (2024) di cui sopra.

Prima di entrare nel vivo dello studio capiamo qualcosa di più su queste funzioni.

L’attenzione è un processo cognitivo che permette di selezionare alcuni stimoli ambientali, ignorandone altri. E’ un meccanismo estremamente utile ai fini della sopravvivenza dell’uomo in quanto consente di organizzare le informazioni provenienti dall’ambiente esterno, in continuo mutamento, e di regolare di conseguenza i processi mentali (State of mind).

La memoria di lavoro è invece la capacità che permette di trattenere le informazioni per un tempo limitato che permetta di manipolarle, svolgendo ragionamenti, calcoli o quanto richiesto dalla situazione (Dolan, 2024).

Ma cosa c’entrano le funzioni esecutive con la musica? Suonare uno strumento musicale è un’attività molto impegnativa che richiede elevate capacità motorie e multisensoriali. I musicisti devono leggere gli spartiti, padroneggiare il controllo motorio indipendente di ciascuna mano, ascoltare ciò che suonano, reagire a ciò che sentono e prestare attenzione anche agli altri musicisti quando non stanno suonando da soli. È stato dimostrato da studi precedenti che l’allenamento musicale produce cambiamenti strutturali e funzionali nel cervello (Schlaug, 2015).

Suonare uno strumento musicale: uno studio su musica e cervello

La Dott.ssa Kausel ha deciso di approfondire il legame tra musica e cambiamenti cerebrali (che si traducono poi in effetti sulle funzioni cognitive) traendo ispirazione dalla sua esperienza personale come insegnante di violino, che le ha fatto notare gli effetti positivi che lo studio dello strumento aveva sui bambini.

La ricerca ha coinvolto 40 bambini tra i 10 e i 13 anni, venti suonavano uno strumento musicale e venti non studiavano musica ad eccezione di quanto previsto a scuola.

Per misurare l’impatto dell’allenamento musicale sull’attenzione e sulla memoria di lavoro, i bambini hanno completato un compito bimodale di attenzione e memoria di lavoro mentre la loro attività cerebrale veniva registrata utilizzando l’elettroencefalografia (EEG): il compito prevedeva la presentazione simultanea di stimoli uditivi (melodie) e visivi (figure). Ai bambini è stato chiesto di concentrarsi su uno o entrambi i tipi di stimoli e successivamente di ricordarli mentre le loro prestazioni venivano valutate in base alla precisione e al tempo di reazione nei compiti di memoria (Dolan, 2024).

I ricercatori hanno scoperto che i bambini che suonavano uno strumento mostravano una maggiore precisione e una maggiore concentrazione, con un miglioramento generale della prestazione, legato alla capacità del cervello di filtrare le informazioni irrilevanti e potenziare il segnale degli stimoli rilevanti.

Questi risultati hanno suggerito che nei bambini del primo gruppo (quelli che praticavano musica) il cervello abbia maggiori capacità di prestare attenzione ed elaborare selettivamente informazioni importanti.

Nell’intervista a PsyPost Kausel ha spiegato come questi risultati suggeriscano che lo studio di strumenti musicali durante l’infanzia potrebbe essere correlato all’ottimizzazione delle funzioni di attenzione e memoria di lavoro, il che potrebbe essere positivo per la traiettoria di sviluppo generale del bambino.

Per approfondire quanto rilevato a livello cerebrale è possibile fare riferimento all’articolo originale, nel quale vengono approfonditamente descritti i dati rilevati tramite EEG e quindi i cambiamenti nelle onde cerebrali collegate al miglioramento di attenzione e memoria di lavoro nel gruppo di bambini che pratica lo studio dello strumento musicale.

Prospettive future sul ruolo della musica

Lo studio della Dott.ssa Kausel fornisce preziose informazioni sulla relazione tra formazione musicale e miglioramento di alcune funzioni cognitive.

Questi risultati potrebbero aiutare a individuare interventi e strategie volti a migliorare l’attenzione e la memoria di lavoro anche in individui, sia bambini che adulti, nei quali queste risultano deficitarie. 

La ricerca scientifica sta confermando sempre più i benefici dell’arte nella vita umana, evidenziando i suoi effetti positivi sullo sviluppo del bambino, che non sembrano riguardare solo la piacevolezza e la gratificazione, ma si traducono in cambiamenti cerebrali e miglioramento di abilità cognitive; studi futuri permetteranno di approfondire meglio questo legame. 

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Maria Gazzotti
Maria Gazzotti

Redattrice di State of Mind

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