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Life skills: il problem-solving 

La capacità di problem solving è fondamentale per poter affrontare e risolvere costruttivamente le situazioni problematiche, come sottolineato dall’OMS

Di Linda Confalonieri

Pubblicato il 07 Nov. 2023

Che cosa sono le life skills

Secondo l’OMS le Life Skills sono “tutte quelle abilità e competenze che è necessario apprendere per mettersi in relazione con gli altri, per affrontare i problemi, le pressioni e gli stress della vita quotidiana” (Bollettino OMS, Skills for Life, n.1, 1992). 

L’appropriazione e il miglioramento delle Life Skills è uno dei fattori protettivi che consente di prevenire comportamenti problematici e disfunzionali nei giovani ragazzi e di promuovere la salute mentale. Le life skills risultano importanti anche per la gestione delle relazioni interpersonali, per aumentare l’autostima e la fiducia in sé stessi. 

Le Life Skills vengono suddivise in competenze cognitive, emotive e relazionali, spaziando dal problem solving al senso critico, alla gestione delle emozioni e delle relazioni interpersonali. 

Tra le competenze definite secondo il modello dell’OMS come “cognitive” tra le prime abilità ritroviamo il problem solving, strettamente correlata all’abilità di decision-making (che verrà approfondita in un successivo articolo). 

Il problem solving come life skill

Nella vita quotidiana, nel contesto scolastico e lavorativo –e non solo– la capacità di problem solving è fondamentale per poter affrontare e risolvere costruttivamente ed efficacemente le situazioni problematiche.

Il problem solving è definito come la capacità di risolvere i problemi della vita quotidiana. È un  processo di pensiero applicabile a diverse situazioni problematiche che richiede una soluzione non immediatamente disponibile (Mancinelli, 2020). La ricerca della soluzione di un problema può implicare due diverse strategie: le procedure algoritmiche, oppure le procedure euristiche. Mentre le procedure euristiche sono veloci e limitano il numero di opzioni da considerare, le strategie algoritmiche consistono nell’esplorazione e valutazione sistematica di tutte le possibili soluzioni. Va sottolineato che le strategie algoritmiche non assicurano la certezza di arrivare alla soluzione desiderata o ottimale (Antonietti, 2013)

Come si può promuovere l’abilità del problem solving

L’abilità del problem solving può essere promossa in contesti educativi-formativi spiegando in cosa consiste questa skill, proponendo tecniche in modalità simulativa e di role-playing di situazioni realmente accadute o immaginate, in cui si possono innescare meccanismi di apprendimento osservativo. Infatti, l’appropriazione delle skills non avviene attraverso una spiegazione top-down, bensì principalmente attraverso apprendimenti esperienziali ed esposizioni in contesti protetti. Il problem solving è applicabile anche in contesti gruppali, in cui il gruppo affronta le diverse fasi del processo di problem solving

Ad esempio, una tecnica strutturata di problem solving utilizzabile per favorire l’appropriazione di modalità efficaci di risoluzione di problemi consiste in un processo caratterizzato da sei fasi (Mosconi e D’Urso, 1973).

  1. Individuare il problema: in questa fase si mette a fuoco e si descrive in modo specifico la situazione problematica, identificando anche l’obiettivo che si vuole raggiungere e resistendo all’impulso di identificare e proporre soluzioni prima di avere definito il problema. Spesso, questa fase viene sottovalutata o interamente non considerata. 
  2. Organizzazione delle informazioni: per poter formulare le possibili soluzioni è necessario disporre di alcuni dati e informazioni per la comprensione del problema e come premessa per identificare le alternative.
  3. Identificazione di possibili soluzioni: vengono ricercate ed elencate tutte le soluzioni possibili, cercando di avere una disposizione creativa e se in gruppo superando eventuali timori del giudizio e atteggiamenti giudicanti a fronte delle opinioni altrui. Anche in questa fase è importante resistere alla tentazione di valutare le opzioni proposte, operazione che verrà eseguita successivamente. 
  4. Valutare le soluzioni emerse e scelta della possibile soluzione: in questa fase si utilizza il pensiero convergente, si esplorano e si valutano criticamente le diverse alternative proposte, ad esempio focalizzandosi sui pro e contro e sulla fattibilità per ciascuna opzione. 
  5. Attuazione di un piano d’azione per mettere in pratica la soluzione scelta: è essenziale stabilire il modo migliore per attuare la soluzione scelta: il soggetto o il gruppo deve in qualche misura operazionalizzare la soluzione scelta, definendo operativamente il modo di rendere operativa l’opzione prescelta. 
  6. Verificare la soluzione scelta: in questa fase si valuta e si verifica la soddisfazione individuale o di gruppo rispetto alla soluzione scelta e la sua efficacia effettiva data la situazione problematica. 

Alcune credenze che ostacolano o favoriscono il problem solving efficace

Per favorire l’abilità di problem solving appare rilevante anche individuare e rivedere criticamente, riformulandole in ottica più adattiva, alcune credenze che la persona può avere e che ostacolano una risoluzione dei problemi efficace. Tali credenze possono essere radicate più o meno rigidamente, e sono influenzate dalle esperienze passate.  Alcuni esempi di credenze disfunzionali ostacolanti l’abilità di problem solving possono riguardare:

  • la tendenza alla catastrofizzazione con uno sguardo pessimista al futuro (immaginare scenari terribili di fronte a situazioni problematiche), 
  • la tendenza a lamentarsi del problema senza cercare di porvi rimedio e/o colpevolizzare gli altri per alcune situazioni problematiche 
  • la richiesta di continue conferme e rassicurazioni ad altri rispetto alle soluzioni scelte
  • avere la convinzione che tutti gli sforzi saranno vani e inutili, non trovando la motivazione per implementare possibili soluzioni

Viceversa, vi sono credenze sul sé, sul mondo e sulle situazioni che favoriscono e sostengono un’abilità di problem solving efficace. Tali credenze riguardano l’autoefficacia, il locus of control e la fiducia in sé stessi e nelle proprie potenzialità, anche in situazioni critiche e impreviste. 

  • Pensare alla situazione problematica come un’opportunità di crescita e di apprendimento.
  • Accettare che le cose possono andare come non si era previsto.
  • Pensare che si può avere un impatto sulle proprie esperienze di vita e che di fronte a un problema è utile impegnarsi per trovarne una soluzione.
  • Accettare l’errore come non catastrofico: è possibile e accettabile sbagliare.

Quindi il problem solving, non solo dall’OMS, ma in un’ampia fetta di letteratura psicologica, è riconosciuta come un’importante life skill, strettamente interconnessa con altre competenze trasversali, quali ad esempio, il decision-making, il pensiero creativo, il pensiero critico e il pensiero analitico.  

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Linda Confalonieri
Linda Confalonieri

Redattrice di State of Mind

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RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI
  • Antonietti, A. (2013). Psicologia del pensiero. Il Mulino, Bologna
  • Life Skills Education for children and adolescents in schools. Programme on Mental Health World Organization, Geneva, 1997
  • Mancinelli, M. (2020). Tecniche espressive per lo sviluppo di competenze trasversali. Franco Angeli.
  • Marmocchi, C. Dall’Aglio e M. Tannini (2004). EDUCARE LE LIFE SKILLS, Come promuovere le abilità psico-sociali affettive secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità. Erickson.
  • Mosconi, G., D’Urso, V. (1973). La soluzione di problemi. Giunti- Barbera, Firenze.
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