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Differenze tra canto e discorso: un viaggio attraverso le caratteristiche acustiche che definiscono la musica e il linguaggio

Un gruppo di scienziati ci aiuta a comprendere cosa distingue il canto dal linguaggio analizzando le caratteristiche sonore

Di Silvia Bettoni, Silvia Carrara, Michela Di Gesù, Martina Gori, Giulia Onida, Matteo Zambianchi

Pubblicato il 05 Set. 2024

Canto e linguaggio: una coevoluzione

La comunicazione vocale umana è da sempre costituita dal linguaggio e dalla musica e, nonostante la modalità attraverso cui si manifestano sia molto diversa, entrambe presentano un ritmo e un tono. Da tempo la ricerca si interroga rispetto alle funzioni evolutive delle suddette forme verbali, in particolare ipotizza una coevoluzione che necessita un’indagine delle somiglianze e differenze delle stesse. Infatti, dalla letteratura emergono evidenze in merito alle caratteristiche comuni della musica e del linguaggio in termini di meccanismi neurali, ma non appare alcun riferimento in merito alle caratteristiche acustiche.

Un recente studio pubblicato su Science Advances (Ozaki et al., 2024) ha tentato di colmare le lacune presenti, analizzando le componenti sonore del parlato e del canto, al fine di individuare somiglianze e differenze. Per conseguire questo obiettivo, hanno preso parte allo studio 75 ricercatori provenienti da tutta l’Asia, l’Africa, le Americhe, l’Europa e il Pacifico, raggiungendo un totale di 55 lingue diverse. Ognuno di loro ha registrato quattro tipi di vocalizzazioni: canto di una canzone tradizionale, recita del testo della canzone, descrizione verbale della canzone ed esecuzione strumentale di quest’ultima.

Esplorazione delle differenze tra canto e linguaggio

Ozaki et al. (2024) hanno esaminato sei caratteristiche fondamentali per comprendere queste differenze: altezza del tono, che determina se un suono è alto o basso; tasso temporale, ovvero l’alternanza tra pausa e ripresa del suono; stabilità del tono, cioè la manutenzione nel tempo di una frequenza sonora costante; luminosità timbrica, che determina quanto un suono sia brillante o cupo; dimensione dell’intervallo, ovvero la distanza in termini di altezza tra due note o suoni successivi; e regolarità ritmica, cioè la prevedibilità dei pattern ritmici all’interno di una sequenza musicale o linguistica.

Uno dei risultati più sorprendenti dello studio è stata la scoperta che, sebbene il canto e il discorso differiscano significativamente nell’altezza del tono e nel tasso temporale, la stabilità del tono è stata la caratteristica che più ha differenziato la musica strumentale dal discorso parlato. Questo significa che mentre il canto può avere toni più alti e ritmi più regolari rispetto al discorso, la stabilità del tono può variare notevolmente, influenzando l’interpretazione emotiva e la comunicazione attraverso la musica. Per l’appunto Patrick Savage, direttore del CompMusic Lab dell’Università di Auckland, sostiene che questi risultati supportano l’ipotesi che la musica abbia una finalità sociale, in particolare nel facilitare la creazione di legami relazionali.

Implicazioni per la comprensione evolutiva e funzionale della musica e del linguaggio

Alla luce di queste scoperte, emerge la necessità di approfondire la comprensione dei meccanismi evolutivi che hanno modellato il canto e il discorso umano. La ricerca suggerisce che il tasso temporale potrebbe essere una caratteristica chiave che sottende molte delle differenze osservate, influenzando la capacità di sincronizzazione e armonizzazione tra individui durante le esecuzioni musicali. Allo stesso modo, l’altezza del tono potrebbe contribuire alla comunicazione efficace attraverso l’uso di frequenze che sfruttano la sensibilità umana al suono. Questi risultati non solo hanno implicazioni per la teoria dell’evoluzione della musicalità, ma forniscono anche una base per esplorare come le caratteristiche acustiche del canto e del discorso siano state plasmate dalle influenze selettive culturali e ambientali nel corso della storia umana. In sintesi, lo studio non solo ci avvicina alla comprensione delle radici biologiche e culturali di due sistemi che ci rendono umani – la musica e il linguaggio – ma apre anche nuove strade per esplorare la diversità e l’universalità delle espressioni vocali umane.

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