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Sogni e realtà psicologica: come il sonno influenza la mente

I sogni raccontano lo stato della nostra mente e si intrecciano con la salute psicologica, offrendo spunti terapeutici per un sonno più equilibrato

Di Silvia Bettoni, Silvia Carrara, Martina Gori, Giulia Onida

Pubblicato il 02 Ott. 2025

Sogni e teorie psicologiche

I sogni hanno affascinato l’umanità sin dall’antichità, diventando oggetto di riflessione in diverse culture e discipline, tra cui filosofia, medicina e psicologia. Nel corso della storia, molteplici teorie hanno cercato di spiegare la loro funzione e il loro significato profondo (Li et al., 2023). Carl Gustav Jung riteneva che i sogni offrissero una rappresentazione completa dello stato attuale della coscienza, includendo anche gli aspetti inconsci. Inoltre, secondo Jung, i sogni hanno una funzione di bilanciamento rispetto agli atteggiamenti consci della persona, offrendo una prospettiva più completa della psiche e includendo aspetti che l’Io consapevole tende a trascurare o reprimere (Roesler, 2020). La teoria psicoanalitica dei sogni sostiene invece che questi siano il risultato dell’interazione tra la mente subconscia e il sistema della coscienza, accompagnata dal trasferimento di energia psicologica (Li et al., 2023). In questa prospettiva, i sogni avrebbero il compito di scaricare l’energia psichica accumulata, contribuendo così ad alleviare la tensione e a ristabilire l’equilibrio interiore. Un altro modello, proposto da Levin e Nielsen (2007), adotta un approccio neurocognitivo e suggerisce che i cambiamenti nella frequenza, intensità e diffusione degli incubi, nonché le loro implicazioni psicopatologiche, riflettano le variazioni quotidiane dello stress emotivo.

Ma come si intrecciano questi fenomeni con la salute mentale? E quali sono le implicazioni per la gestione dei disturbi del sonno e il miglioramento del benessere psicologico? Nei prossimi paragrafi esploreremo le relazioni tra sogni e salute mentale, approfondendo come i sogni disturbanti possano essere indicatori di disagio psicologico e quali interventi possono favorire una migliore qualità del sonno.

Sogni e salute mentale

I sogni, e in particolare gli incubi, possono essere un riflesso dello stato psicologico di una persona, rivelando stress, ansia e difficoltà relazionali che influenzano negativamente il benessere mentale (Lowis, 2010). L’ansia prolungata e lo stress possono infatti avere conseguenze gravi sulla salute fisica, come l’aumento della pressione sanguigna, le malattie cardiovascolari e il rischio di ictus (Lowis, 2010)

Gli incubi, che si manifestano settimanalmente nel 4-10% della popolazione (Levin & Nielsen, 2007), sono particolarmente frequenti nelle donne giovani, in situazioni di elevato stress, in presenza di disturbi psicopatologici e in individui con determinate caratteristiche della personalità (Levin & Nielsen, 2007). Un recente studio di Richards et al. (2025) ha esplorato la connessione tra sogni disturbanti e traumi, in particolare nel Disturbo da Stress Post-Traumatico (PTSD). I risultati hanno evidenziato che la qualità e l’intensità dei sogni, inclusi fattori come la durata percepita, il livello di stress post-sogno e la somiglianza con eventi traumatici reali, possono predire l’intensità dei sintomi del giorno successivo, influenzando così il benessere psicologico complessivo (Richards et al., 2025).

Interventi psicologici per il trattamento dei disturbi legati al sonno

I disturbi primari del sonno, come l’insonnia primaria (PI), le dissonnie e le parasonnie, derivano da alterazioni del ciclo sonno-veglia e non da altre condizioni mediche o psicologiche. L’insonnia primaria è il disturbo più comune e si manifesta con difficoltà ad addormentarsi o mantenere il sonno per almeno un mese, causando disagio e compromissione del funzionamento quotidiano. Negli Stati Uniti, oltre 70 milioni di persone soffrono di insonnia primaria, con un impatto economico stimato di 65 miliardi di dollari in costi sanitari e perdita di produttività. A livello globale, questo disturbo è responsabile di 3,6 milioni di anni di vita produttiva persi (U.S. Surgeon General, 2004; World Health Organization, 2008).

Per trattare l’insonnia primaria sono stati sviluppati diversi approcci psicologici. Le terapie comportamentali includono la Stimulus Control Therapy (SCT; Booztin, 1972), che associa il letto esclusivamente al sonno, e la Sleep Restriction Therapy (SRT; Spielman, Yang & Glovinsky, 2011), che limita il tempo trascorso a letto per consolidare il sonno. Tecniche di rilassamento, come il rilassamento muscolare progressivo e la respirazione guidata, mirano a ridurre l’attivazione fisiologica che ostacola il sonno. L’igiene del sonno, invece, fornisce indicazioni su abitudini salutari, come evitare caffeina e alcol prima di dormire e mantenere orari regolari.

Queste strategie sono state integrate in programmi più ampi come la terapia cognitivo-comportamentale per l’insonnia (CBT-I), che combina interventi comportamentali con la ristrutturazione delle credenze disfunzionali sul sonno, dimostrandosi più efficace rispetto ai singoli trattamenti (Babson et al., 2020).

Sonno e consigli: una buona routine per un sonno migliore

Migliorare la qualità del sonno è possibile adottando alcune semplici abitudini, come suggerito dalla rete ospedaliera statunitense Mayo Clinic (2025). Seguire un programma regolare aiuta a stabilizzare il ciclo sonno-veglia: è consigliabile dormire dalle sette alle otto ore per notte e mantenere orari costanti, anche nei fine settimana. Se non si riesce ad addormentarsi entro venti minuti, è meglio alzarsi e svolgere un’attività rilassante, come leggere o ascoltare musica, prima di tornare a letto.

L’alimentazione influisce sul sonno: è importante evitare pasti abbondanti prima di coricarsi, poiché il disagio può disturbare il riposo. Anche nicotina, caffeina e alcol possono interferire: i primi due hanno effetti stimolanti prolungati, mentre l’alcol, pur inducendo sonnolenza iniziale, può alterare le fasi del sonno durante la notte.

L’ambiente in cui si dorme deve essere fresco, buio e silenzioso. Ridurre l’esposizione alla luce artificiale, specialmente da schermi elettronici, può facilitare il rilassamento. Tecniche come un bagno caldo o esercizi di rilassamento possono favorire un addormentamento più rapido.

Per evitare di alterare il ciclo del sonno, è utile limitare i sonnellini diurni, non superando un’ora e evitando di dormire troppo tardi nel pomeriggio. L’attività fisica regolare, meglio se non a ridosso della notte, contribuisce a migliorare la qualità del riposo, così come gestire lo stress attraverso tecniche di rilassamento o una corretta organizzazione delle attività quotidiane.

Se i problemi di sonno persistono, è consigliabile consultare un medico per individuare eventuali cause sottostanti e ricevere un trattamento adeguato (Mayo Clinic Staff, 2025).

Riferimenti Bibliografici
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