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Il visibile e l’invisibile: la terapia sistemica oggi – Report dal Congresso EFTA 2019 di Napoli

Il congresso di terapia sistemica ha visto la partecipazione di molti esperti e la presentazione di casi clinici, offrendo importanti spunti di riflessione.

Di Fabiana Di Segni

Pubblicato il 15 Ott. 2019

Si è tenuto a Napoli dall’11 al 14 settembre il congresso EFTA di terapia sistemica dal titolo Il Visibile e l’Invisibile. Numerosi i contributi mostrati, impossibile seguirli tutti, circa 1500 studenti. 

 

Abbiamo bisogno
di un luogo: ci vuole 
una mano, 
una casa, un sorriso, 
qualcosa che ci faccia 
da perimetro

(Franco Arminio)

Presente tra i relatori Mony Elkaim che, attraverso una simulata con una famiglia presa dal pubblico, ha proposto i temi cari alla metodologia della psicoterapia sistemica familiare, come quello della ridefinizione del problema e l’utilizzo del paziente designato come risorsa del sistema e non come problema.

Nataly era la paziente designata in un sistema famigliare che vedeva in lei una ragazza ribelle, attraverso il riposizionamento dei ruoli familiari e attraverso l’attivazione di nuove modalità di comunicazione, diventa risorsa del sistema che offre ai suoi membri la possibilità di comprendere che le scelte vanno portate avanti con forza, che le opinioni diverse non devono spaventare, ma bisogna poterle esprimere e difendere. Elkaim a fine seduta per rafforzare quanto detto sopra afferma:

Nataly mi hai insegnato che in una famiglia è importante avere opinioni diverse, poter scegliere cose diverse, e la difficoltà di accettare le cose degli altri. La famiglia si deve porre come tappa la comprensione dell’opinione dell’altro… quando papà si avvicina a mamma, lei deve rimanere un po’ rigida … lui dirà fai questo e questo, e lei dirà no…ciascuno deve trovare il suo spazio.

Tra i diversi contributi sicuramente interessante quello del professor Paolo Bucci professore della Scuola Romana di Terapia Familiare, che ha introdotto una tematica interessante rispetto alla malattia come metafora per pensare alla vita.

Disponiamo oggi di ipotesi non deterministiche orientate verso l’esplorazione del non noto ed attente agli aspetti processuali del vivere. La prospettiva che sostiene tale ipotesi non spiega ciò che è malato e ciò che non lo è, ma considera il contesto in cui l’individuo è immerso ed il modo in cui egli si rivolge alle proprie vicissitudini. Il modo in cui la nostra mente si rapporta ai segni provenienti dal corpo incide sulle vicende che possono condurre l’individuo all’acquisizione di una conoscenza più complessa di sé e talvolta anche ad aprire percorsi di cure mediche più adeguate. In questo senso parliamo di funzione organizzatrice della malattia: non in quanto la malattia determina un’organizzazione, ma in quanto entra come parte in un processo complesso in cui il tutto si organizza includendo la presenza di quella parte.

E ancora il professor Camillo Loriedo Direttore Scientifico e Didattico dell’Istituto Italiano di Psicoterapia Relazionale di Roma e della Scuola Italiana di Ipnosi e Psicoterapia Ericksoniana che ha presentato due relazioni unite fra loro da un filo conduttore, mostrando come guardare ad un sistema familiare o individuale a partire dalle risorse del sistema stesso.

Allenatevi a non chiedere quale sia il problema e a cercare le risorse. Con notevole interesse del pubblico ha mostrato una visione alternativa rispetto al cambiamento che può avvenire a partire dal riconoscimento delle proprie passioni dimenticate o smarrite nel tempo ma rievocabili in qualunque momento della vita.

E ancora Umberta Telfner, Psicologa Clinica, Psicoterapeuta Sistemica e Cognitivista, Didatta del Centro Milanese di Terapia della Famiglia, ha tenuto diverse relazioni: in particolare ha presentato una relazione in cui ha messo in evidenza i mutamenti nell’approccio della scuola di Milano al cambiamento. Proponendo interessanti riflessioni sul come utilizzare i maggiori esponenti del pensiero sistemico come Bateson, Von Foerster, Deleuze e Foucault cercando di allinearli alle problematiche della società contemporanea e del terapeuta di oggi, che deve collocarsi in uno spazio temporale che propone nuove sfide e nuove metodologie.

Ancora molto interessante l’intervento nella tavola rotonda della Dott.ssa Rossella Aurilio, Didatta e Direttore dell’Istituto I.T.F. di Napoli, che ha provato a interrogarsi e proporre in maniera formativa il concetto di contesto nella diagnosi e nella terapia, ipotizzando come contesti insoliti o meno ortodossi sembrino offrire maggiori possibilità di cambiamento in determinate situazioni. Ha presentato il caso di una paziente anoressica seguita in approccio multiplo, mostrando come l’utilizzo di setting alternativi possa attivare il recupero di risorse sommerse per il cambiamento di patologie cronicizzate nel tempo.

Ancora tra i relatori Carmine Saccu, direttore e didatta della Scuola Romana di Terapia Familiare, con la sua relazione sulla famiglia nella gestione di un adolescente problematico, ha fornito validi strumenti per la valigetta del terapeuta:

L’adolescenza è nel ciclo vitale della famiglia uno dei momenti più creativi. È un test non solo per la famiglia nucleare ma investe spesso una dimensione trigenerazionale toccando l’assetto emotivo affettivo, l’aspetto culturale, sociale fino a giungere a sfidare il mito stesso della famiglia. L’adolescenza scuote lo spazio e il tempo della famiglia apre a prospettive nuove e allo stesso tempo evoca i fantasmi più terribili. Il vaso di Pandora pieno di istinti e di emozioni si scoperchia, un turbinio teso a sfociare nel pensare il pensiero e ad essere individuo. Un individuo tra gli altri e per gli altri. Ognuno per entrare nel tempo esegue il suo rito, rito spesso vissuto come dissacratorio e attiva generatori di risposte dure spesso crudeli. In questo momento del ciclo vitale il rischio di soluzioni psicopatologiche e psicosociali diventa più alto quando esse appaiono come le uniche vie d’uscita in assenza di alternative.

E ancora Valeria Ugazio, psicoterapeuta sistemico-relazionale, svolge la propria attività terapeutica e formativa a Milano, dove dirige lo European Institute of Systemic-relational Therapies, didatta della scuola milanese, ha tenuto due interessanti relazioni: una sulla coppia, introducendo il tema dei due mondi diversi di significato che si incontrano e iniziano ad interagire su diversi livelli, prendendo come spunto le sue concezioni espresse in polarità semantiche in cui Ugazio valuta la coesione semantica tra i due sistemi:

La vita della coppia insieme inizia dall’incontro di due diversi mondi di significati, il risultato di precedenti posizionamenti. L’incontro apre molti possibili fraintendimenti ed episodi enigmatici perché ogni partner ha il suo modo di sentire intimità e aspettative, derivanti dalla sua semantica dominante, e spesso diversi da quelli del partner.

L’altra sull’utilizzo della scheda familiare come strumento di lavoro per le famiglie di oggi, che sono spesso famiglie allargate.

Ulteriore argomento interessante é stato trattato nella tavola rotonda tenuta dalla dott.ssa Anna La Mesa e Angela Campa in cui si è parlato di questioni di donne, mettendo in relazione diverse figure a confronto, dalla psicoterapia alla ginecologia. Di particolare interesse la trattazione del tema dell’infertilità di coppia in una visione sistemica integrata con l’ipnosi di coppia presentato da Anna La Mesa, psicoterapeuta sistemico-relazionale, docente in diverse scuole di psicoterapia e presidente dell’associazione Idee Di Salute e Carla Sorace, psicoterapeuta sistemico relazionale e Vicepresidente dell’associazione Idee di Salute, che si occupano da anni del tema infertilità con il loro gruppo di ricerca.

Nella relazione si è mostrata una visione multidisciplinare e olistica della sterilità e l’infertilità.

Nel trattamento dell’infertilità, corpo, mente e psiche non possono essere scissi, come avviene nell’approccio medico. La visione sistemica è trasversale: facilita i processi, le relazioni, la comunicazione affettiva tra i diversi attori, connette i processi emotivi e relazionali degli individui coinvolti.
(Anna La Mesa)

E ancora, nella stessa tavola rotonda, interessanti gli studi della Dott.ssa Annunziata Crispino, Psicologa clinica e Psicoterapeuta Sistemico Relazionale, che ha affrontato il trattamento sistemico del dolore pelvico cronico mostrando le diverse configurazioni familiari delle donne soggette a tale patologia.

Nello specifico, afferma la dott.ssa Crispino, tale sindrome potrebbe essere definita Il Matrimonio Riuscito tra corpo e mente, in quanto caratterizzato da una perfetta integrazione/relazione tra la parte fisica e la parte psichica: la percezione del dolore ed il viraggio del dolore da acuto a cronico avviene a causa di uno stato infiammatorio, mentre sul piano psichico la radice del comportamento da dolore si trova all’interno delle relazioni della paziente e nello stile di relazione genitoriale.

In sostanza, per comportamento da dolore, si intendono tutte le modalità di gestione dello stesso apprese nel sistema familiare d’origine, sul come il sistema affronta e gestisce il dolore fisico.

Tante altre le relazioni presentate in una maratona di argomenti e trattazioni che hanno offerto non solo spunti di riflessione, ma anche rinnovato e consolidato la consapevolezza di quanto sia importante il confronto tra approcci e idee, ribadendo l’importanza da un lato della metodologia e della formazione e dall’altro il coraggio e la necessità di proporre soggettività che siano poi replicabili e estendibili su larga scala. Obiettivo comune resta quello di avere metodi e procedure condivisibili che siano trasmissibili su un piano formativo ai futuri psicoterapeuti, ma al tempo stesso che tengano conto del recupero della soggettività intesa come originalità del terapeuta e della soggettività del paziente.

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