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La cura con la parola nella storia

L'evoluzione della psicoterapia, dalle antiche pratiche di egizi e greci, passando per l'influenza di Freud, fino all'uso degli psicofarmaci

Di Francesca Naldi

Pubblicato il 20 Set. 2023

Prima della psicoterapia

La cura con la parola può essere considerata in senso lato la più antica forma di pratica medica, con origini che possono essere rintracciate nei rituali di guarigione praticati nei templi greci, nelle battaglie omeriche, fino allo studio di Sigmund Freud. Nell’antichità, i sacerdoti e i medici facevano uso di pozioni, nonché di ascolto empatico e parole di conforto, avvalendosi del potere suggestivo e fornendo consigli pragmatici, al fine di lenire la sofferenza di chi chiedeva il loro aiuto. Tale pratica si è tramandata attraverso i secoli e, con il progresso della conoscenza e delle metodologie scientifiche, si è trasformata nel moderno campo della psicoterapia. L’evoluzione è stata marcatamente notevole, ed è stata influenzata principalmente da quanto è stato acquisito dagli istituti di cura psichiatrica, dai progressi nel campo della psicologia e delle neuroscienze, e dagli insegnamenti derivanti dall’esperienza dei medici che curarono i traumi psicologici dovuti alle esplosioni durante la Prima Guerra Mondiale.

Le origini

Gli Egizi e i Greci compirono approfondite analisi dei pazienti, superando la mera cura delle malattie. Essi descrivevano con precisione i sintomi e l’evoluzione di disturbi mentali come le febbri cerebrali o le manie. Immersi nel contesto del mito e della magia, queste prime indagini psicologiche gettarono le fondamenta per lo sviluppo successivo di teorie e pratiche psicoterapeutiche.

Gli antichi Egizi fondarono templi del sonno, dedicati sia al culto religioso sia al sollievo dalle sofferenze. In questi templi, i sacerdoti e i medici adoperavano tecniche per indurre stati di trance nei devoti, interpretando i loro sogni e fornendo consigli su percorsi di vita più favorevoli. Come terapie per ridurre l’ansia e alleviare il dolore, venivano prescritte attività quali l’ascolto della musica, la pittura e le passeggiate nella natura.

In tempi successivi, i seguaci di Asclepio, la divinità greca venerata per le sue associazioni con la medicina e la guarigione, praticarono approcci analoghi per il trattamento delle malattie. Essi praticavano un’antica forma di psicoterapia, impiegando una combinazione di erbe medicinali, parole di conforto, suggestione e l’interpretazione dei sogni. La loro pratica terapeutica era centrata sulla suggestione e l’ambiente circostante, riconoscendo l’importanza fondamentale di tali elementi nel processo di guarigione. Nel IV secolo a.C., presso il santuario di Asclepio, situato a Epidauro, venne costruito uno spazio appositamente concepito con uno specifico intento curativo. Il santuario si trovava in un ambiente sereno e appartato, circondato da colline e alberi, lontano dal frastuono del mondo esterno. All’interno di questo contesto idilliaco, trovavano spazio anche un teatro e una biblioteca dedicati alle arti e alla cultura, contribuendo a un contesto di valore educativo e terapeutico. Pellegrini provenienti da varie parti del mondo affluivano ad Epidauro con l’intento di venerare Asclepio e beneficiare delle cure offerte, accompagnati dalla speranza di guarire e trovare sollievo dai loro disturbi psicologici.

L’evoluzione della psicoterapia

Migliaia di anni dopo, i medici e le infermiere si trovarono ad affrontare la terribile sofferenza psicologica dei pazienti colpiti dagli effetti traumatici delle granate durante la Prima Guerra Mondiale. Per alleviare questa sofferenza, si rivolsero a un approccio che combinava i rimedi tradizionali tramandati nel corso dei secoli con le più recenti conoscenze mediche disponibili. Un considerevole gruppo di medici militari, incaricati di trattare le lesioni traumatiche derivanti dal combattimento, subì l’influenza degli scritti di psicoanalisti europei come Freud, Jung e altri, i cui contributi erano stati all’epoca pubblicati da poco. Analogamente ai medici dell’antichità e agli psicoanalisti, alcuni di loro conferivano rilevanza all’analisi dei sogni e alla memoria. I pazienti venivano incoraggiati a esplorare ciò che era più vantaggioso ricordare, cosa sarebbe stato più opportuno dimenticare e come ricostruire adeguatamente il trauma subito per affrontarlo in modo efficace.

L’esperienza sulla scienza acquisita nel campo di battaglia ha determinato cambiamenti tempestivi non solo nella medicina e nella chirurgia generale, ma anche nella psichiatria. La Grande Guerra provocò disturbi mentali di una portata senza precedenti, richiedendo un approccio innovativo da parte degli psichiatri per assistere i pazienti nel processo di guarigione e nel riacquistare una prospettiva per il futuro. Successivamente alla guerra, la psicoterapia divenne una componente essenziale dell’assistenza medica da offrire ai pazienti.

L’avvento degli psicofarmaci

Nelle prime fasi del XX secolo, la psicoanalisi e la terapia elettroconvulsivante hanno assunto una posizione di rilevanza nel panorama delle pratiche terapeutiche. Dopo la Seconda Guerra Mondiale, si sono sviluppati farmaci a base di litio, antidepressivi, antipsicotici e anticonvulsivanti, dimostrando un’efficacia significativa per un gran numero di individui affetti da patologie mentali che prima di allora erano considerate intrattabili. Progressivamente iniziarono a svelarsi nuovi trattamenti benefici, quali stabilizzatori dell’umore e antidepressivi, farmaci per i disturbi d’ansia e la schizofrenia, psicoterapie strutturate, tecniche di stimolazione cerebrale, ketamina, psilocibina, terapie di realtà virtuale e altre soluzioni terapeutiche che hanno apportato un notevole sollievo a milioni di individui.

Tuttavia, una sfavorevole conseguenza di questo progresso è stata la diminuzione contemporanea del tempo dedicato alla psicoterapia. Questo fenomeno è in parte attribuibile all’assunto comune che i farmaci da soli siano sufficienti, alle questioni economiche legate al costo della psicoterapia e alla relativa carenza di copertura assicurativa da parte delle compagnie o degli Stati, oltre che alla notevole quantità di tempo e impegno richiesti dalla psicoterapia stessa.

L’utilizzo dei farmaci e di altre terapie non psicoterapeutiche ha arrecato un impatto di considerevole portata sulla vita delle persone affette da psicopatologie, riducendo il carico della sofferenza. Per un gran numero di persone, i farmaci si dimostrano un’opzione più rapida, efficace e conveniente rispetto a un percorso psicoterapeutico. Tuttavia, per coloro che fanno ricorso alla psicoterapia, essa costituisce un elemento insostituibile in un processo più ampio di rinnovamento personale. La psicoterapia, con la sua radice antica e profondamente umana, non solo è considerata la più antica branca della medicina, ma assume un ruolo significativo nel processo di guarigione.

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