Introduzione
Il termine psicoanalisi è la traduzione dal tedesco del neologismo impiegato da Freud indicante un procedimento d’indagine dei processi mentali altrimenti inaccessibili alla coscienza e rappresenta, anche, un metodo terapeutico avente come scopo la cura delle nevrosi, basato su una serie di assunti sul funzionamento della psiche.
Sigmund Freud è il padre della psicoanalisi. In un primo momento Freud collabora con Charcot a Parigi e si dedica allo studio dell’ipnosi e dei suoi effetti nella cura di pazienti psichiatrici, influenzato dagli studi di Joseph Breuer sull’isteria. In particolare diede molta rilevanza al caso di Anna O. (ossia Bertha Pappenheim), al quale s’interessa partendo dalle considerazioni di Charcot, che individua nell’isteria un disturbo della psiche e non una simulazione, come ritenuto fino ad allora. Dalle difficoltà incontrate da Breuer nel caso, Freud costruisce progressivamente alcuni principi basilari della psicoanalisi relativi alle relazioni medico-paziente.
Da qui si sviluppa il cuore della psicoanalisi, ovvero indagare attraverso le associazioni libere, lapsus, atti involontari, atti mancati e l’interpretazione dei sogni, i significati che essi comunicano. Dunque, Freud idea un approccio in cui cerca di far emergere alla coscienza contenuti che non sono affatto coscienti.
In questo periodo si occupa principalmente di malati di nevrosi e scrive gli “Studi sull’isteria” (1892-95). Attraverso la cura della nevrosi, nonché l’analisi di sé e dei propri sogni, nel 1897, spinto anche dai turbamenti derivanti dalla morte del padre, pone le basi della psicoanalisi. A partire dal 1902 in casa sua si effettuano le riunioni del mercoledì che, pian piano, raccolgono un gruppetto di seguaci viennesi, tra cui Jung, Jones, Abraham, Ferenczi. Ha così inizio il processo di diffusione mondiale della psicoanalisi.
Nascita della psicoanalisi
Generalmente si individua come nascita della psicoanalisi la prima interpretazione scritta di un sogno realizzato dallo stesso Freud la notte tra il 23 e il 24 luglio 1895, “il sogno dell’iniezione di Irma”. L’analisi dei sogni segna l’abbandono del metodo ipnotico e l’inizio di quello psicoanalitico. Alcuni, però, individuano come nascita della psicoanalisi il momento in cui Freud usa per la prima volta questo termine, ovvero nel 1896 dopo aver svolto un’esperienza di 10 anni nel settore della psicopatologia, da cui ne trae due articoli nei quali parla esplicitamente di psicoanalisi per descrivere il suo metodo di ricerca e trattamento terapeutico.
Il termine psicoanalisi è la traduzione dal tedesco del neologismo impiegato da Freud indicante un procedimento d’indagine dei processi mentali altrimenti inaccessibili alla coscienza e rappresenta, anche, un metodo terapeutico avente come scopo la cura delle nevrosi, basato su una serie di assunti sul funzionamento della psiche.
La psicoanalisi
Il contributo più significativo di Freud al pensiero moderno è l’elaborazione del concetto di inconscio. Secondo una versione diffusa della storia della psicologia, durante il XIX secolo la tendenza dominante nel pensiero occidentale era il positivismo, che consisteva nella possibilità degli individui di controllare la conoscenza reale di se stessi e del mondo esterno e nella capacità di esercitare un controllo razionale su entrambi. Freud, suggerisce che pensare di poter controllare la realtà è un’illusione, infatti, persino ciò che pensiamo sfugge al controllo e alla comprensione totale, e secondo Freud le ragioni dei nostri comportamenti spesso non hanno niente a che fare con i nostri pensieri coscienti.
La consapevolezza è distribuita tra i diversi strati di cui è composta la mente. Per questo esistono pensieri non immediatamente disponibili in quanto non coscienti, ovvero inconsci. L’inconscio è una parte della mente da cui generano una serie di comportamenti attuati senza essere sottoposti al controllo della coscienza.
Freud distingue un inconscio descrittivo, per cui le rappresentazioni del mondo esterno risultano non immediatamente disponibili a seguito della rimozione; e un inconscio topico, cioè una sottostruttura della psiche che affianca la coscienza e il preconscio ed è definita da processi e da leggi. L’inconscio studiato da Freud presenta una serie di tratti salienti, infatti è caratterizzato da dinamicità e conflittualità, in quanto è sede di processi causativi, quali le pulsioni e i desideri, e da processi difensivi, quali la rimozione che agisce direttamente sulle attività coscienti. L’inconscio, inoltre, ha una propria logica legata al processo primario, processo regolato dal principio del piacere che consiste nel fatto che le pulsioni, o desideri, tendono alla scarica immediata, cioè al piacere tramite l’azione nel mondo esterno, o l’allucinazione, come nel sogno. Le pulsioni, a loro volta, spostano l’investimento da un contenuto mentale (rappresentazione) all’altro, dando luogo ai fenomeni confusivi della condensazione di più rappresentazioni e dello spostamento da una rappresentazione all’altra. L’inconscio, infine, è caratterizzato dalla parte infantile che permane nell’adulto.
I sogni sono i prodotti che inducono, meglio di tutti, alla comprensione della nostra vita inconscia poiché pieni di contenuti derivanti da questa istanza. Ne “L’interpretazione dei sogni” Freud argomenta l’esistenza dell’inconscio, parla dei contenuti onirici e dei loro significati descrivendo una accurata tecnica per accedere ai contenuti rimossi traendone significati attuali. Elemento cruciale del funzionamento dell’inconscio è la rimozione. Secondo Freud, spesso i pensieri e le esperienze sono così dolorosi da essere considerati insopportabili e per questo sono banditi dalla mente e dalla coscienza, ovvero rimosse. In questo modo costituiscono l’inconscio. Il concetto di rimozione è in sé un atto non-cosciente poiché costituito da pensieri o sensazioni non dipendenti dalla volontà.
Il preconscio, invece, è descritto da Freud come uno strato a cui accedere con minore difficoltà, in quanto interposto tra il conscio e l’inconscio (il termine subcosciente, benché usato popolarmente, è una parola derivante dalla traduzione anglosassone e non fa parte della terminologia psicoanalitica).
Io, Es e Super-Io, le tre istanze
Freud sostiene che la psiche sia costituita da tre componenti: Id (Es in tedesco), Ego (Ich in tedesco, o “Io” in italiano) e Superego (Überich” in tedesco, Super-Io in italiano). L’Es è il processo di identificazione–soddisfazione dei bisogni di tipo primitivo. L’Es costituisce l’elemento libidinoso della psiche e non conosce né negazione né contraddizione. Il Super-io rappresenta la coscienza e si oppone all’Es con la morale e l’etica. Il Super-Io costituisce la struttura mentale sulla quale si basano l’ambiente educativo interiorizzato, gli ideali dell’Io, i ruoli e le visioni del mondo, la conoscenza, l’etica, la morale.
L’Ego o Io, invece, si frappone tra Es e Super- io per bilanciare sia le istanze di soddisfazione dei bisogni istintivi e primitivi, sia le spinte contrarie derivanti dalle nostre opinioni morali ed etiche. Un Ego ben strutturato garantisce la capacità di adattarsi alla realtà e di interagire con il mondo esterno, soddisfacendo le istanze dell’Id e del Super-ego.
La teoria delle fasi psicosessuali
Secondo Freud gli esseri umani sono guidati da due pulsioni basilari: dalla libido, componente della pulsione di vita (Eros) e dalla pulsione di morte (Thanatos), la cui energia è stata inizialmente chiamata destrudo. La libido comprende la creatività e gli istinti, mentre la pulsione di morte è definita come un desiderio innato finalizzato alla creazione di una condizione di calma, o non-esistenza. Quando le pulsioni e l’energia libidica rimangono fissate nell’inconscio esse generano nevrosi e psicosi.
Egli argomenta che gli esseri umani nascono “polimorficamente perversi” e si sviluppano attraverso il raggiungimento di differenti stadi: fase orale, piacere del neonato nell’allattamento, fase anale, piacere del bambino nel controllo della defecazione e fase genitale, che prende anche il nome di fase fallica, in cui i bambini si identificano con il genitore di sesso opposto, mentre il genitore dello stesso sesso è visto come rivale (complesso di Edipo o Elettra).
La fissazione è un processo psichico che impedisce alla pulsione di modificare il suo obiettivo, rendendo impossibile il distacco dall’oggetto di fissazione. Si attuerebbe a causa della rimozione di alcuni elementi che consentirebbero la normale evoluzione dello stimolo (pulsione). È per questo che alcuni suoi effetti, durante la psicoanalisi, possono venire assimilati o confusi con altri processi. Essa non è altro che la conservazione della libido su oggetti o fasi inconsce relativi ai vari stadi psicosessuali di sviluppo. Queste cariche di libido conservata danneggiano l’individuo provocandogli la nevrosi.
La rimozione è un meccanismo psichico che allontana dalla coscienza desideri, pensieri o residui mnestici considerati inaccettabili e intollerabili dall’Io, e la cui presenza provocherebbe dispiacere. La rimozione tuttavia va considerata come una modalità universale dello psichismo la cui finalità è proprio quella di difendere, come una sorta di apparato immunitario proprio dello psichismo, l’ideale dell’io (o Super-io) in cui ci si rispecchia.
La rimozione può riguardare sia un fatto vissuto, che un pensiero o un istinto. Il contenuto rimosso non tende spontaneamente a manifestarsi o non ha l’energia psichica per farlo, per cui spesso la rimozione è priva di conseguenze.
La regressione è un meccanismo in cui, per mancanza di superamento di una fase, anziché svilupparsi la nevrosi di quella tipica fase, si manifesta una nevrosi di fase precedente, in cui molta più libido è rimasta fissata, ma possono essere presenti anche cariche di libido di altre fasi, che si fanno sentire sotto forma di sintomo nevrotico.
La nevrosi
La nevrosi sono il principale campo di interesse di Freud. Esse costituiscono il miglior campo d’azione in cui opera la psicoanalisi. Le nevrosi sono diverse a seconda dello stadio di sviluppo o di regressione e cui si è fissati, e sono:
- nevrosi ossessiva, fissazione alla fase sadico-anale;
- nevrosi fobica e nevrosi d’ansia, derivante da fissazione in diverse fasi;
- nevrosi isterica, derivante da traumi sessuali e di vario tipo.
Le nevrosi non sono tanto malattie funzionali senza base anatomopatologica, come voleva Charcot, né sono dovute, come riteneva Breuer, all’accumulo di energia non scaricata; sono invece causate da rappresentazioni mentali sentite come inaccettabili e con le quali la persona è in conflitto e le respinge nell’inconscio, da dove riemergono come sintomi nevrotici. Freud ritiene dapprima che tali rappresentazioni rinviino ad eventi traumatici reali, poi sostiene che siano mere fantasie. Ai fini della cura pertanto è necessaria la presa di coscienza delle rappresentazioni rimosse, guadagnata attraverso una narrazione condotta con libere associazioni.
Se non si manifesta la nevrosi, dove dovrebbe invece palesarsi, allora si sviluppa la perversione, termine che in Freud non indica una malattia, ma la fissazione della libido su oggetti o ambiti non sessuali in senso genitale, che si sviluppa, ad esempio, nella fase sadico-anale o in quella edipica per il rifiuto a riconoscere il complesso di castrazione o l’invidia del pene o la sua assenza. In assenza di perversione si può sviluppare l’asessualità.
Scopo della psicoanalisi
L’obiettivo della psicoanalisi, è, dunque, indurre allo stato cosciente i pensieri repressi/rimossi, rafforzando così il proprio Io. Per portare i pensieri inconsci al livello della coscienza, il metodo classico prevede delle sedute in cui il paziente è invitato a effettuare associazioni libere partendo dai propri sogni.
La psicoanalisi non è un metodo introspettivo, poiché non presuppone un ruolo attivo dell’osservatore, ma, al contrario, è richiesto al soggetto di lasciarsi andare al flusso delle idee che gli vengono in mente, libere associazioni, tecnica per la quale si lascia correre il pensiero al fine di lasciar emergere immagini inconsce. Quindi, al paziente è richiesto di raccontare tutto ciò che gli viene in mente, comprese le cose che ritiene di poco conto, le immagini spiacevoli o imbarazzanti. L’esposizione può consistere in una libera narrazione, oppure può partire da immagini di un sogno, da un lapsus, da un sintomo nevrotico. Il compito dell’analista consiste nell’interpretazione dei vissuti narrati dal soggetto, allargandone la comprensione e mettendo in evidenza quei significati che rivelano desideri e rappresentazioni inconsci. La terapia mira a rendere consapevole il soggetto dei suoi processi inconsci e la presa di coscienza dovrebbe portare allo scioglimento del conflitto inconscio e del sintomo nevrotico che da esso emerge.
Un altro elemento importante della psicoanalisi è l’assunzione, da parte dell’analista, di un atteggiamento distaccato che permette al paziente di proiettare durante l’analisi i pensieri e le sensazioni sull’analista. Attraverso questo processo, chiamato transfert, il paziente può riesumare e risolvere i conflitti rimossi, particolarmente quelli infantili, legati alla formazione e alla famiglia d’origine.
Psicoanalisi e teorie psicodinamiche
Il modello psicodinamico è una branca della psicologia derivante dalla psicoanalisi classica. Freud aveva coniato il termine metapsicologia per indicare l’insieme degli assunti teorici che costituiscono la teoria psicoanalitica.
Secondo la metapsicologia freudiana l’apparato psichico è rappresentato da tre diverse parti:
- topico, che costituisce il luogo in cui si sviluppano i processi psicologici e le istanze. In una prima topica l’apparato psichico, secondo Freud, era diviso in inconscio, preconscio e conscio. Nella seconda topica il primo modello fu trasformato in Io, Es e Super io;
- dinamico, secondo cui i fenomeni psichici derivano del conflitto di forze motivazionali antagoniste, tra cui le più rilevanti sono quelle mosse dall’inconscio, che prova costantemente ad accedere alla coscienza, ma è osteggiato da una forza contraria che ne impedisce l’attuazione dei contenuti.
- economico, fa riferimento alle pulsioni divise in primarie, tipiche dell’Es che è determinato dal principio del piacere, e secondarie derivanti dell’Io, regolato dal principio di realtà.
Il modello psicodinamico, dunque, è una parte della metapsicologia e raggruppa le diverse correnti psicologiche che valorizzano i meccanismi psicogenetici alla base della costruzione psichica e del comportamento. Il termine psicodinamico, infatti, deriva dall’assunto teorico secondo il quale l’apparato psichico è visto come dinamico, ossia in movimento tra interno ed esterno, tra inconscio e conscio.
In sostanza, la psicoterapia psicodinamica origina dalla psicoanalisi, ma si evolve da essa, inglobando concetti e aspetti riferitesi a diverse teorie e modelli psicologici, che si concentrano principalmente sulle relazioni oggettuali dell’individuo e sulle pulsioni. La psicoterapia psicodinamica comprende diverse teorie tra cui si ricordano, oltre a Freud, la psicologia analitica Junghiana, la psicoanalisi Lacaniana e la psicologia individuale di Adler.
Le diverse branche teoriche all’interno della psicoterapia psicodinamica
La psicoterapia psicodinamica comprende quattro ampie aree teoriche di derivazione psicoanalitica:
- La psicologia dell’Io, derivata dalla teoria di Freud, secondo la quale il mondo intrapsichico è in conflitto tra le istanze, e questo conflitto provoca angoscia. Qui, entrano in gioco le difese che hanno lo scopo di proteggere l’Io contro le richieste istintuali dell’Es.
- La teoria delle relazioni oggettuali, che origina dal pensiero di Melanie Klein, Fairbairn, Winnicott e Balint. In base a questa teoria le pulsioni emergono nel contesto di una relazione e non possono essere mai separate da esse. Il conflitto inconscio, dunque, deriva dallo scontro tra coppie contrapposte di unità interne di relazioni oggettuali. Si formano, di conseguenza, dei Sé narrativi coerenti da cui si evincono diverse emozioni.
- La psicologia del Sé, fondata da Heinz Kohut e successivamente implementata, cerca di dimostrare che tutte le forme di psicopatologia si basano su difetti presenti nella struttura del Sé e che questi sono dovuti a disturbi delle relazioni Sé/oggetto-Sé verificatesi nell’infanzia. Secondo tale approccio le relazioni esterne facilitano il mantenimento di una buona autostima e una coesione del Sé.
- Le teorie post moderne e la teoria dell’attaccamento, in base alle quali la verità oggettiva è contenuta nel paziente, inserito in una diade, terapeuta–paziente che si scambiano le prospettive da diversi punti di vista. Inoltre, il tipo di attaccamento diventa il sistema motivazionale centrale nei primi anni di vita e muove il bambino a mantenere la vicinanza fisica alla figura di attaccamento per ottenerne la protezione e l’accudimento.
L’assunto di base della psicoterapia psicodinamica
L’assunto di base della psicoterapia psicodinamica consiste nel considerare il comportamento dell’individuo come mosso da motivazioni, cause e dinamiche profonde o inconsce. L’interpretazione rappresenta, quindi, lo strumento di intervento principale per riuscire a modificare la presenza di comportamenti patologici. Per questo, i comportamenti realizzati quotidianamente derivano e risultano da queste forze inconsce che sono in relazione dinamica, fluida, tra loro.
Di conseguenza, il malessere psicologico è considerato come il risultato di un conflitto, nato da forze inconsce che tendono a palesarsi, e per questo sono soggette a un costante controllo esercitato da forze opposte e coscienti. Quindi, l’inconscio volge un ruolo fondamentale nel determinare il comportamento della persona ed è responsabile del benessere psichico. Ad esempio i sogni, i lapsus, le dimenticanze della vita quotidiana sono tutte manifestazioni inconsce che influenzano e determinano la vita di ogni persona.
Lo scopo della psicoterapia psicodinamica
Lo scopo della psicoterapia psicodinamica consiste nell’attribuire un nuovo significato alla storia di vita del paziente, partendo da una rivalutazione critica delle vicende individuali. L’individuo si sperimenta come attivo, dinamico, nel processo del proprio cambiamento, comprendendo le dinamiche patologiche che determinano il sintomo. Il sintomo a sua volta si manifesta nelle relazioni interpersonali e rende il rapporto con gli altri insoddisfacente.
La richiesta che la persona porta al terapeuta è di tipo emotivo e comprende aspetti di sé e della relazione con l’ambiente. Compito dello psicoterapeuta è di indagare i significati emotivi ed inconsci che il soggetto attribuisce agli eventi che lo circondano, alle problematiche che lo hanno indotto a richiedere il consulto. Lo psicoterapeuta, dunque, non deve riproporre gli stessi stili relazionali, poco adattivi, che il soggetto sperimenta nelle sue relazioni abituali, ma deve presentare al paziente una relazione nuova, svincolata da condizionamenti e pregiudizi, che disconfermi idee non del tutto razionali. Quindi, sperimentando una relazione diversa da quelle passate, i sintomi diventano sempre più consci alla persona. Di conseguenza, l’inconscio diventa conscio e si offre alla persona la possibilità di una scelta di vita più serena e consapevole. Lo scopo terapeutico è stato portato a termine.
Per concludere
Una psicoterapia psicodinamica ha come obiettivo quello di affrontare e curare il disagio e la sofferenza psichica ed emotiva, avendo come cornice teorica la psicoanalisi. Però, un percorso di psicoterapia psicodinamica si sviluppa meno di frequente e con una durata ridotta rispetto al vero e proprio trattamento psicoanalitico.
Il trattamento può durare un numero stabilito di incontri oppure variare in base alle esigenze del paziente. In ogni caso, un trattamento psicodinamico prevede non solo il trattamento dei sintomi, ma un intervento più ampio finalizzato allo sviluppo delle risorse personali