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Ecologia della mente e sviluppo psichico. La forma aperta – Intervista agli autori del libro

Gli autori presentano in un’intervista una teoria che si propone come un ponte necessario tra “l’ecologia della mente” e le pratiche professionali

Di Roberta De Martino

Pubblicato il 22 Mag. 2023

Giovanni Madonna e Michela Piccolo ci raccontano il loro nuovo testo “Ecologia della mente e sviluppo psichico. La forma aperta”, un’importante novità in ambito teorico sistemico relazionale.

 

 Il nuovo libro di Giovanni Madonna (psicologo, psicoterapeuta, didatta, direttore del centro “Agorà per la Psicologia e la Psicoterapia Ecologica”) e Michela Piccolo (psicologa, psicoterapeuta, lavora presso il Dipartimento Materno Infantile e i Nuclei di Neuropsichiatria Infantile dell’Asl di Caserta) elabora i fondamenti di una psicologia dello sviluppo ispirata alla matrice epistemologica batesoniana e nell’intervista ci illustrano il core di questo interessante lavoro.

Gli autori presentano in un’intervista una teoria che si propone come un ponte necessario tra “l’ecologia della mente” e le pratiche professionali (psicologica, pedagogica, psicoterapeutica riabilitativa, medica).

Intervistatrice (I.): Come è nata l’idea di scrivere questo testo?

Dott. Giovanni Madonna (G.M.): Si tratta di un’idea dalle radici antiche, radici che risalgono nel tempo a circa venticinque anni fa. Avvertivo un dolore, relativo al non vedere ancora la possibilità di far arrivare dentro la stanza di psicoterapia tutte le implicazioni dell’Ecologia della mente, la meravigliosa matrice epistemologica dell’approccio sistemico relazionale. Mancavano le teorie intermedie, i ‘ponti’ necessari per potere efficacemente collegare l’epistemologia alla clinica. E allora mi misi al lavoro. Il primo ponte fu gettato col primo libro “La psicoterapia attraverso Bateson” pubblicato esattamente vent’anni fa. La proposta forse più importante veicolata da quel testo fu quella di una teoria dell’azione in psicoterapia, quella a cui più comunemente si fa riferimento in termini di ‘teoria dell’intervento’. Negli anni successivi continuai a lavorare, dapprima ancora in solitario, poi felicemente accompagnato dalle colleghe e dai colleghi di Agorà, la nostra comunità di studio e di attività professionale. Nei vent’anni che sono seguiti alla pubblicazione del primo libro altri ‘ponti’ sono stati gettati e il libro di cui mi chiede, “Ecologia della mente e sviluppo psichico”, rappresenta l’ultimo ponte che ho avvertito la necessità di gettare per collegare l’epistemologia alla clinica: l’idea di scriverlo è nata dalla mancanza, che negli ultimi anni ho avvertito sempre più forte, di una teoria dello sviluppo epistemologicamente coerente. Michela e io abbiamo cercato di colmare anche questa lacuna.

I.:  Ci può illustrare l’architettura del libro e il percorso che propone?

Dott.ssa Michela Piccolo (M.P.): La parola ‘percorso’ mi piace proprio! Potrei dire che il testo propone, in maniera quasi ostensiva, il possibile processo di ‘sviluppo’ di un pensiero, più in particolare, della teoria dello sviluppo psichico in chiave di Ecologia della mente. Si parte da un primo capitolo introduttivo in cui Giovanni Madonna illustra brevemente le origini e l’evoluzione dell’approccio sistemico-relazionale e del successivo processo di recupero della complessità e della coerenza epistemologica dell’approccio stesso. Tale processo è ancora in corso e genera le necessarie teorie intermedie capaci di collegare la matrice epistemologica alla pratica clinica. Questo testo rappresenta un altro ponte: una teoria dello sviluppo epistemologicamente coerente. Si passa poi, attraverso il secondo e il terzo capitolo, al racconto di due storie, che possiamo considerare premesse per lo sviluppo della teoria. La prima narra di un viaggio metaforico tra i principali ‘territori di sviluppo’: si tratta di una rassegna teorica delle principali teorie dello sviluppo psichico. La seconda invece, più recente e intima, narra degli sforzi già profusi e dei testi già realizzati da un piccolo gruppo di professionisti e studiosi che tendono, ormai da tempo, a ispirare vita e pratiche professionali all’ecologia della mente. Due storie in cui ci piace collocare il nostro testo, due storie che da un lato forniscono una cornice di senso entro la quale collocare i capitoli successivi e dall’altro illustrano i percorsi già compiuti che hanno reso possibile proporre ora la teoria. Segue poi il quarto capitolo in cui sono presentate tutte le idee necessarie per pensare allo sviluppo con l’approccio connettivo implicato dal fare riferimento alla matrice epistemologica batesoniana, “idee di base” per poter affrontare il lavoro di costruzione della teoria dello sviluppo psichico presente nel capitolo successivo. Da queste premesse e idee, prese singolarmente e accostate fra di loro “prendono forma” le nove tesi in cui si articola la teoria, di cui non vi dirò nulla per non ‘spoilerare’ il cuore del testo. Successivamente, le tesi vengono incarnate nella pratica clinica, sono così descritte, nell’ultimo capitolo le implicazioni cliniche che emergono dalla teoria, illustrate anche attraverso il caso di Francesca, dove la teoria dello sviluppo psichico in chiave di Ecologia della mente abita le ‘stanze’ e la ‘mente’ di un sistema psicoterapeutico.

(I.): che si intende per Ecologia della Mente?

(G.M.): L’ecologia della mente è una scienza connettiva, una proposta epistemologica che Gregory Bateson avanzò come correttivo rispetto all’epistemologia dominante, -quella che tende a separare, a dicotomizzare, a partire dalla madre di tutte le separazioni, che è quella fra la mente e il corpo, da cui discendono tutte le altre separazioni: fra l’uomo e la natura, fra la natura e la cultura, fra la ragione e il sentimento, fra gli uomini e le donne, fra i governati e i governanti e così via. Grazie alla sua proposta epistemologica, Bateson ci ha dato la possibilità di pensare insieme fenomeni apparentemente assai diversi gli uni dagli altri, ma in realtà assai simili nell’organizzazione e nel funzionamento, tutti fenomeni che, in senso lato, rientrano nel processo mentale, cioè nel vivente. Si tratta di un lascito intellettuale di straordinaria importanza. Se, infatti, siamo già abbastanza pronti a considerare in termini di ecologia quello che succede fuori di noi, per esempio nell’interazione fra specie animali e vegetali in un lago, in un bosco, in una barriera corallina, non siamo tuttavia ancora abbastanza pronti a considerare in termini ecologici quello che accade dentro di noi e quello che accade sull’interfaccia fra il dentro di noi e il fuori di noi. Eppure il funzionamento del dentro e del fuori è governato dalle medesime leggi. Come, fuori di noi, le specie animali e vegetali si sostengono o si combattono l’una con l’altra, e nascono e muoiono… allo stesso modo, dentro di noi, le idee si sostengono o si combattono l’una con l’altra, e nascono e muoiono… Quando le idee nascono, nascono per via abduttiva; nascono dall’interazione fra altre idee, che sono fra loro abbastanza somiglianti e abbastanza differenti. Quando le idee muoiono, muoiono perché non si armonizzano, o non si armonizzano più, con il resto dell’ecologia.

(I.): a cosa fa riferimento quel “la forma aperta” contenuto nel titolo?

(M.P.): Quello di ‘forma aperta’ è un concetto molto complesso e allo stesso tempo anche quello più innovativo e speranzoso del testo. Come direbbe Giovanni, è questa una delle espressioni più vantaggiose per descrivere nella sua complessità lo sviluppo psichico in chiave di Ecologia della mente, forse quell’espressione capace di riassumere in sé il carattere tautologico ed ecologico dei fenomeni creaturali, riducendo al minimo il rischio di pensare ai fenomeni creaturali come discontinui. Proviamo ad immaginare lo sviluppo psichico come simile ad un processo epigenetico, e dunque in quanto tale, un atto di divenire costruito sopra uno stato immediatamente precedente. Nel caso dello sviluppo psichico “lo stato immediatamente precedente” è quello del sistema dei potenziali non impegnati di cambiamento in un certo momento; “l’atto di divenire” è il processo di formazione di un nuovo potenziale non impegnato di cambiamento deuteroappreso, che si genera sull’interfaccia fra lo stato immediatamente precedente e il contesto esterno, istante per istante nel presente. L’interfaccia con lo stato immediatamente precedente caratterizza il processo di sviluppo in senso conservativo, gli dà coerenza con ciò che viene prima, potremmo dire: produce una “forma” riconoscibile. L’interfaccia col contesto esterno, invece, caratterizza lo stesso processo in senso innovativo, aggiunge ‘differenza’, gli impone “apertura” rispetto a quel che viene dopo, esponendolo alla relazione con l’imprevedibilità del casuale. Con la generazione di un nuovo potenziale non impegnato di cambiamento deuteroappreso, un processo, dunque, si compie, ma non si chiude. La forma che precede, sulla quale il potenziale non impegnato di cambiamento si sviluppa, è aperta e, quando il processo si compie, la forma si chiude a monte e rimane aperta a valle, ovvero sull’interfaccia con il contesto esterno. Si passa così da forma aperta a forma aperta, una forma dinamica che passa da apertura ad apertura senza mai diventare statica e chiusa: una forma che muovendosi resta sé stessa, riconoscibile e, tuttavia, nello stesso tempo cambia, si de-forma, accoglie il nuovo in un equilibrio costante tra coerenza e apertura, equilibrio che caratterizza tutto ciò che è processo mentale, processo vitale, processo di sviluppo.

(I.): Dottore Madonna sono anni che si dedica alla divulgazione e allo sviluppo del pensiero batesoniano in ambito psicologico. Come mai tale epistemologia ha attirato tanto il suo interesse?

 (G.M.): L’Ecologia della mente ha attirato il mio interesse per il suo carattere connettivo, perché consente di mettere insieme idee e fenomeni e di unire campi disciplinari e di studio; da un lato lo consente e dall’altro lo impone! Ha attirato il mio interesse, inoltre, sul piano professionale, perché mi ha consentito di rendere disponibili idee complesse, eleganti e utilissime, per le pratiche professionali degli psicologi e degli psicoterapeuti, ma anche – soprattutto con “Ecologia della mente e sviluppo psichico” – per le pratiche professionali di pedagogisti, riabilitatori, medici e di tutti gli altri professionisti della cura e della formazione. Ha attirato il mio interesse, infine, perché l’ho valutata preziosa al fine, ampio e generale, di contribuire all’affermazione di un’epistemologia connettiva.

(I.): perché un lettore dovrebbe scegliere questo testo?

(M.P.): Consiglierei la lettura di questo testo a chi ha voglia di ‘coltivare un’idea connettiva dello sviluppo’, dove lo sviluppo psichico è considerato parte integrante e non separabile di più ampi processi di sviluppo. Come dice Laura Formenti nella prefazione, proporrei il testo a tutti quelli che, psicologi, psicoterapeuti, educatori, pedagogisti, filosofi, insegnanti, si chiedono, in modo coraggioso, come accompagnare trasformazioni ecologiche quando anch’essi sono parte di quel sistema nel quale l’aspettativa è che qualcuno o qualcosa cambi. Ecco, il testo offre una teoria per pensare allo sviluppo, all’apprendimento e alla cura come parti non separabili di un unico processo, fornisce idee e concetti per non privilegiare un aspetto dello sviluppo rispetto a un altro, per non frammentarlo in aspetti cognitivi, percettivi, mnemonici o emotivi. Permette di non orientare il lettore verso una definizione degli stadi dello sviluppo, una classificazione, né verso una previsione di problemi o patologie; permette di orientarlo all’osservazione molteplice e rispettosa delle singolarità, alla capacità e all’importanza della narrazione, delle storie. È forse con la ri-narrazione di storie che riacquistano senso le possibilità perdute e le contingenze attuali si trasformano in “necessità irreversibile”, generano “nuove forme” per dirlo con parole più vicine al nostro testo, nuove forme che a loro volta si aprono nuovamente ad accogliere altre contingenze, e così il processo di sviluppo si muove fra risultati di storie, e premesse di storie future. Auguro una buona lettura a tutti coloro che desiderano indossare altre lenti per pensare allo sviluppo e avere idee per riflettere su come ogni incontro, conversazione, interazione e narrazione con l’altro possa diventare “forma aperta”, in un sistema circolare dove ogni soggetto che genera il mondo ne è a sua volta generato.

 

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Roberta De Martino
Roberta De Martino

Psicologa - Spec. in Psicoterapia Sistemico-Relazionale

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RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI
  • Madonna, G. & Piccolo, M. (2023). Ecologia della mente e sviluppo psichico. La forma aperta. Mimesis.
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