Il problema non sono i desideri. Il problema è come reagiamo mentalmente quando i desideri balzano alla nostra coscienza. Alcuni discriminano rapidamente i desideri su cui vogliono soffermarsi da quelli che in realtà non vogliono perseguire. Altri si soffermano a elaborare mentalmente questi desideri, il ché significa:
(1) immaginare le sensazioni che si provano ad esaudirli, (2) pianificare mentalmente (come fosse un film) le azioni da compiere per raggiungerli, (3) identificare le ragioni valide che ci possono “concedere” o “permettere” di sceglierli.
Questo processo di pensiero talvolta è tanto automatico che le persone non si rendono conto di esservi immerse. Sono fuse dentro questo canale di elaborazione. Questo processo cognitivo ha un impatto forte sulla sensazione di desiderio o di ‘fame’ per un oggetto o per un’attività. Molti studi recenti del gruppo di ricerca di Studi Cognitivi (es. Caselli & Spada, 2011), hanno evidenziato il ruolo di questo processo nel sostenere il desiderio di tornare a bere in pazienti con problemi da uso di alcool.
Ora un recente studio mostra che questo impatto si estende anche oltre le sostanze psicoattive verso attività come il gioco d’azzardo che possono generare una dipendenza di rilievo clinico. Questo primo passo lascia presagire che la dipendenza dai propri desideri non dipende esclusivamente dall’effetto fisiologico di sostanze psicoattive, ma soprattutto che potrebbe nascondere lo stesso meccanismo, alla base del pensiero desiderante, indipendentemente dall’oggetto del desiderio.
Desire Thinking as a Predictor of Gambling
Bruce A. Ferniea, b, Gabriele Casellic, Lucia Giustinad, Gilda Donatoc, Antonella Marcotriggianic, Marcantonio M. Spadae,
a King’s College London, Institute of Psychiatry, Department of Psychology, London, UK
b CASCAID, South London & Maudsley NHS Foundation Trust, UK
c Studi Cognitivi, Italy
d Servizio Tossicodipendendenze, AUSL, Parma, Italy
e London South Bank University, UK
Abstract
Desire thinking is a voluntary cognitive process involving verbal and imaginal elaboration of a desired target. A desired target can relate to an object, an internal state or an activity, such as gambling. This study investigated the role of desire thinking in gambling in a cohort of participants recruited from community and clinical settings. Ninety five individuals completed a battery of self-report measures consisting of the Hospital Anxiety and Depression Scale (HADS), the Gambling Craving Scale (GCS), the Desire Thinking Questionnaire (DTQ) and the South Oaks Gambling Screen (SOGS). Correlation analyses revealed that gender, educational level, recruitment source, anxiety and depression, craving and desire thinking were correlated with gambling. A hierarchical multiple regression analysis revealed that both recruitment source and desire thinking were the only independent predictors of gambling when controlling for all other study variables, including craving. These findings are discussed in the light of Metacognitive Therapy (MCT).
Desire Thinking as a Predictor of GamblingConsigliato dalla Redazione
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