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Curare l’ Autolesionismo Attraverso lo Sviluppo di Emozioni Positive

Autolesionismo: Chi lo pratica ha difficoltà nella regolazione delle emozioni. Le emozioni positive, se coltivate, aiutano ad affrontare gli eventi avversi.

Di Redazione

Pubblicato il 15 Mag. 2013

Aggiornato il 02 Feb. 2015 11:45

di Melania Marini 

 

Curare l'Autolesionismo con le Emozioni Positive. - Immagine:© SG- design - Fotolia.comSecondo studi recenti (Morris, C., Simpson, J., Sampson, M., Beesley, F., 2013), le persone che mettono in atto condotte autolesioniste mostrano una marcata difficoltà nella regolazione e nella sperimentazione delle emozioni positive e negative. I pazienti che mostrano questa difficoltà hanno una marcata disregolazione emotiva che si manifesta con repentini e marcati cambiamenti dell’umore.

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Queste persone possono oscillare rapidamente, ad esempio, tra la serenità e la forte tristezza, tra la rabbia intensa e il senso di colpa. A volte emozioni contrastanti possono essere presenti contemporaneamente, tanto da creare un forte caos nel paziente ed anche nelle persone a lui vicine. Tali tempeste emotive si scatenano soprattutto in risposta ad eventi relazionali spiacevoli, come ad esempio, un rifiuto o una critica altrui: la reazione emotiva è immediata, marcata e duratura e per questo tipo di pazienti diventa molto difficile gestire le proprie emozioni.

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Tradizionalmente, i diversi approcci terapeutici, lavorano e hanno lavorato sulla disregolazione delle emozioni negative portate in terapia da questi pazienti, meno attenzione è stata data invece alle emozioni positive; un cambiamento terapeutico importante è avvenuto con l’approccio di Marsha Linehan e la sua Terapia Dialettico-Comportamentale (Linehan, M. M., 1995) dove, per i pazienti con difficoltà nella regolazione delle emozioni e con condotte autolesive, vengono prese in considerazione le emozioni positive e il loro sviluppo in terapia.

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In tal senso, rispetto alle terapie fino ad oggi condotte,  per poter rispondere al meglio alle esigenze di tali pazienti, l’innovazione attuale, derivante anche dalla teoria della psicologia positiva, sta nel fatto che il lavoro terapeutico può anche essere volto ad ampliare e costruire un linguaggio emotivo positivo comune tra paziente e terapeuta che sia in grado di ridurre gli effetti delle emozioni negative e aiuti a recuperare e sviluppare strategie utili per tollerare le emozioni negative che sono alla base dei comportamenti autolesionistici e degli stati di malessere generale del paziente.

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Se coltivate nel tempo, le emozioni positive (Fredrickson, 2001) possono costruire una protezione che consente alle persone di affrontare meglio gli eventi avversi futuri. Guidate da emozioni positive le persone formulano un repertorio più ampio di soluzioni ai problemi. L’esperienza di emozioni positive è legata a probabilità più alte di godere di buona salute e di adattarsi a situazioni differenti, anche problematiche, sia in senso psicologico che fisico.

I sentimenti di dolore, di vuoto, di ansia, il senso di confusione, definiti dai pazienti come esperienze affettive soggettive spiacevoli, che sono alla base delle condotte autolesioniste, possono essere alleviati e anche dissipati condividendoli con gli altri, intimi, familiari, amici o professionisti della salute mentale.

Quando stati soggettivi mal definiti, sia positivi che negativi, emergono, sono riconosciuti dal clinico e denominati in modo congiunto con il paziente, si trasformano in emozioni e diventano padroneggiabili. In psicoterapia, il lavoro sullo sviluppo delle emozioni positive è mirato a migliorare le relazioni con gli altri e a formulare strategie di pianificazione di attività di vita desiderabili che tamponino l’influenza delle emozioni negative e delle condotte disregolate da esse innescate; per far sì che questa strategia di lavoro funzioni e dia modo di sfruttare pienamente i suoi benefici, è importante avere instaurato col paziente una buona alleanza terapeutica e aver accolto tutti gli eventi e stati d’animo riportati dal paziente stesso.

 L’accesso alle emozioni positive aiuta ad attuare una “ristrutturazione cognitiva” dell’evento che ha portato il paziente a compiere atti autolesivi. Il paziente così ha la possibilità di vivere l’evento come meno pericoloso e fonte di minor stress e attivazione fisiologica.

Nello studio citato, lo sviluppo delle emozioni positive nella psicoterapia di pazienti autolesionisti li ha aiutati ad affrontare le avversità, e ha contribuito alla promozione del loro benessere fisico e psichico.

Integrare nella psicoterapia delle condotte autolesive la promozione delle emozioni positive appare quindi una strategia potenzialmente fruttuosa (Morris, C., Simpson, J., Sampson, M., Beesley, F., 2013).

 

LEGGI:

PSICOTERAPIA COGNITIVA – CONDOTTE AUTOLESIVE – PSICOLOGIA POSITIVA – DIALECTICAL BEHAVIOUR THERAPY (DBT)

BIBLIOGRAFIA:

 

Melania Marini

Centro di Terapia Metacognitiva Interpersonale – Roma

 

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