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Fobia

La fobia specifica è una paura intensa, persistente, duratura, sproporzionata provata per uno specifico stimolo trigger che non rappresenta una reale minaccia.

Aggiornato il 20 set. 2023

Fobie specifiche: cosa sono

Le fobie specifiche, sono state tra i primi fenomeni psicopatologici ad essere osservati e descritti. Gia nel 1700 Benjamin Rush (1798) definì le fobie come “paure di demoni immaginari, o paure indebite di cose reali” arrivando a classificare diverse specie di fobie tra cui fobia dei gatti, fobia dei topi, fobia degli insetti, fobia degli odori, e cosi via.

La fobia specifica, dunque, è una paura, intensa, persistente e duratura, provata per una specifico stimolo trigger (oggetto, animale, luogo, situazione, etc). Si tratta di una manifestazione emotiva sproporzionata per qualcosa che non rappresenta una reale minaccia. Si instaura un processo che fa provare alla persona stati di ansia e terrore spropositati nei confronti dello stimolo fobico (il particolare elemento che causa la paura), tanto da farle mettere in atto comportamenti di evitamento delle situazioni nelle quali è probabile trovarsi faccia a faccia con lo stimolo. Lo stimolo fobico varia molto da persona a persona: molte fobie specifiche sono consolidate e comuni (altitudine, animali pericolosi, siringhe) mentre in certi soggetti può instaurarsi una fobia specifica per stimoli molto insoliti come alimenti particolari, tonalità di colore o suoni specifici, il che spesso crea in queste persone una sensazione di vergogna rispetto al loro timore.

Le fobie specifiche sono dunque paure sproporzionate rispetto a qualcosa che non rappresenta un reale pericolo, ma la persona percepisce questo stato di ansia come non controllabile, anche mettendo in atto strategie comportamentali o rimuginii utili per fronteggiare la situazione. I sintomi fisiologici provati da chi soffre di fobie specifiche sono: tachicardia, vertigini, disturbi gastrici e urinari, nausea, diarrea, senso di soffocamento, rossore, sudorazione eccessiva, tremito e spossatezza. Ovviamente, tali manifestazioni patologiche si attuano solo alla vista della cosa temuta o al pensiero di poterla vedere.

Questi sintomi relativi a un’iperattivazione fisiologica si alleviano se la persona ritiene di aver evitato lo stimolo, di essersene allontanata o di essere in un ambiente che giudica sicuro. In altre persone può viceversa attivarsi a livello fisiologico una risposta opposta, con un forte abbassamento della pressione sanguigna e decelerazione del battito cardiaco, fino a provocare mancamenti o svenimenti. Tali reazioni sono tipiche di fobie legate alla paura delle iniezioni, alla vista del sangue o ferite.
Generalmente la persona che soffre di fobia specifica riconosce che la propria paura è eccessiva percependo tale reazione eccessiva come egodistonica.

A livello comportamentale chi soffre di una determinata fobia specifica tende a evitare le situazioni associate alla paura, ma alla lunga questo meccanismo diventa una vera e propria trappola, similmente a quanto accade per i disturbi d’ansia in generale. Infatti, l’evitamento non fa altro che andare a confermare la pericolosità della situazione evitata e prepara all’evitamento successivo. Si crea, così un circolo vizioso, che da una parte porta a essere sfiduciati nelle proprie capacità e dall’altra compromette le relazioni sociali, perché pur di evitare la cosa temuta si è pronti a rinunciare a una serata tra amici. Ad esempio chi ha la fobia degli aghi e delle siringhe può rinunciare ai controlli medici; chi ha paura dei piccioni non attraversa le piazze, chi teme i cani, eviterà tutte le situazioni in cui saranno presenti, e così via.

La diagnosi di Fobia Specifica

Per una corretta diagnosi di fobia specifica è necessario valutare una serie di sintomi che la persona sperimenta in presenza dello stimolo fobico.
 Anzitutto deve essere presente nella persona una paura e ansia marcate nei confronti di un elemento specifico (oggetto o situazione, come volare, altezze, animali, ricevere un’iniezione, vedere il sangue o altro). Inoltre è fondamentale, al fine di una diagnosi di fobia specifica, che siano presenti le seguenti condizioni:

  • L’elemento fobico causa quasi sempre paura e ansia immediate
  • L’elemento fobico viene attivamente evitato o vissuto con paura e ansia marcate
  • La paura e l’ansia sono sproporzionate rispetto al reale pericolo rappresentato dallo stimolo fobico
  • La paura e l’ansia sono sempre presenti e durano più di 6 mesi
  • La paura e l’ansia causano significativo disagio e compromissione del funzionamento relazionale, lavorativo e in altre aree importanti

E’ inoltre essenziale verificare che il disturbo non sia meglio spiegato dai sintomi di un altro disturbo mentale, tra cui la paura, l’ansia e l’evitamento di situazioni associate a sintomi simili al panico o ad altri sintomi invalidanti (come nell’agorafobia); oggetti o situazioni legate a ossessioni (come nel disturbo ossessivo-compulsivo); ricordi di eventi traumatici (come nel disturbo da stress post-traumatico); separazione da casa o dalle figure di attaccamento (come nel disturbo d’ansia da separazione); o situazioni sociali (come nel disturbo d’ansia sociale).

Infatti la fobia specifica può essere confusa con altri tipi di disturbi che presentano caratteristiche di paura ed evitamento: l’agorafobia per esempio è una condizione nella quale la persona si sente paralizzata dalla paura di trovarsi in spazi ampi e affollati, oppure di non poter uscire da certi luoghi trovandovisi intrappolato, ma va differenziato dalla fobia specifica in quanto l’agorafobia comprende molte situazioni differenti e non è così definita come la fobia specifica.

L’ansia sociale si differenzia dalla fobia specifica in quanto il motivo dell’ansia non è una paura della situazione sociale in sé, ma il timore di essere giudicati in modo negativo dagli altri. 
Il disturbo di panico si caratterizza per svariati attacchi di panico che si presentano in modo inaspettato. Capita spesso che chi abbia una fobia specifica sperimenti un attacco di panico o alcuni suoi sintomi di fronte allo stimolo fobico, tuttavia per differenziare i due disturbi bisogna considerare che nella fobia il panico appare solamente di fronte allo stimolo temuto, mentre nel disturbo di panico gli attacchi sono imprevedibili, sembrano immotivati e non si riesce a rintracciare il fattore scatenante.

Nel disturbo ossessivo-compulsivo il soggetto è ossessionato da alcuni stimoli, che si manifestano solitamente come pensieri intrusivi e che causano disagio e ansia: per placare la sintomatologia, mette in atto delle compulsioni (comportamenti ripetitivi) per cercare di controllarli. Se sono presenti ossessioni e compulsioni nei confronti di stimoli, è necessario analizzare la situazione per meglio diagnosticare un disturbo ossessivo-compulsivo piuttosto che una fobia specifica.

Se la fobia sorge in seguito ad un forte evento traumatico è necessario verificare che non si tratti di disturbo post-traumatico da stress. In questo caso la sensazione è quella di avere impresso nella mente il grave trauma subito, mentre nella fobia spesso non c’è un ricordo preciso del momento in cui si è iniziato a temere lo stimolo fobico.

Quando lo stimolo fobico coincide esclusivamente con elementi relativi all’alimentazione e al cibo, è molto probabile che il soggetto abbia disturbi alimentari come anoressia nervosa o bulimia nervosa.

Esordio e cause delle fobie specifiche

La fobia specifica può svilupparsi in vari modi: generalmente in seguito ad un evento connotato negativamente (per esempio essere attaccati da un animale) avviene un’associazione per la quale si collega lo stimolo che ha generato il disagio (l’animale che ci ha attaccati) con la sensazione di malessere che si è sperimentata, trasformandolo in uno stimolo fobico.
 Anche l’osservazione passiva può generare una fobie specifiche: se un elemento ha fatto del male ad altri potrebbe farlo anche alla persona che osserva, pertanto si crea lo stesso meccanismo di associazione e genera una fobia. 
L’associazione è ancora più forte se durante un’esperienza si ha un attacco di panico. In questo caso la persona collega quello che stava facendo o osservando alla sensazione di malessere e forte ansia dell’attacco. In questi casi si possono generare le fobie specifiche più stravaganti: una persona per esempio potrebbe iniziare a temere il colore blu perché al momento dell’attacco si trovava di fronte ad una parete di quel colore, associando un elemento non rilevante alla sensazione di panico. Di qui la grande varietà di fobie, spesso imbarazzanti per il soggetto che ne soffre, giustificate però da questo meccanismo.
 Infine le fobie specifiche possono generarsi dalla trasmissione di informazioni su qualche argomento da parte di altri. La persona si preoccupa, rimugina sulla pericolosità di quello che ha appreso e se viene presa dall’ansia può sviluppare una fobia specifica.

In tutti questi casi comunque il meccanismo della fobia consiste nell’associare un preciso stimolo a una emozione negativa di ansia: la persona che apprende che la sua ansia è causata da quel preciso stimolo fobico, lo vorrà evitare a ogni costo, limitandosi nel funzionamento sociale e vivendo in uno stato di maggior tensione e paura.

Dunque le fobie specifiche non celano nessun significato simbolico inconscio e la paura è semplicemente legata a esperienze di apprendimento errato involontario nei confronti di qualcosa. In questo caso, la persona associa automaticamente la pericolosità a un oggetto o situazione oggettivamente non pericolosa.

Questa associazione avviene per condizionamento classico, ovvero la relazione tra pensiero e oggetto si crea grazie alla prima esposizione spaventante che si è verificata ed è mantenuta nel tempo a causa dell’evitamento messo in atto per non provare quella terribile emozione di forte ansia che ne consegue.

In generale le persone ansiose hanno una maggiore tendenza a sviluppare fobie, cosi come le persone che hanno subito abusi (fisici, sessuali) durante l’infanzia tendono a essere più soggetti a disturbi d’ansia in generale, tra cui fobie specifiche, specie se l’oggetto della fobia viene associato al contesto dell’abuso. Inoltre è dimostrato dagli studi in letteratura che chi ha famigliari che soffrono di fobie abbia maggiore probabilità di soffrirne.

Tipologie di fobie specifiche

Le fobie specifiche possono essere classificate in diverse tipologie:

  • Tipo situazionale. Nei casi in cui la paura è provocata da una situazione specifica, come trasporti pubblici, tunnel, ponti, ascensori, volare, guidare, oppure luoghi chiusi (claustrofobia o agorafobia).
  • Tipo animali. Fobia dei ragni (aracnofobia), fobia degli uccelli o fobia dei piccioni (ornitofobia), fobia degli insetti, fobia dei cani (cinofobia), fobia dei gatti (ailurofobia), fobia dei topi, ecc..
  • Tipo ambiente naturale. Fobia dei temporali (brontofobia), fobia delle altezze (acrofobia), fobia del buio (scotofobia), fobia dell’acqua (idrofobia), ecc..
  • Tipo sangue-iniezioni-ferite. Fobia del sangue (emofobia), fobia degli aghi, fobia delle siringhe, ecc.. In generale, se la paura viene provocata dalla vista di sangue o di una ferita o dal ricevere un’iniezione o altre procedure mediche invasive.
  • Altro tipo. In questo caso la paura è scatenata da altri stimoli come: il timore di situazioni che potrebbero portare a contrarre una malattia ecc. Esiste una particolare forma di fobia che riguarda il proprio corpo o parti di esso che la persona percepisce come sproporzionate, inguardabili, orribili rispetto a come realmente si mostrano (dismorfofobia).

Oltre a quelle sopra descritte, tra le varie fobie specifiche possiamo citarne alcune:

L’ odontofobia è stata riconosciuta come una vera e propria fobia specifica, le persone con odontofobia sono normalmente portate a rimandare continuamente le cure, una particolare attenzione viene posta all’infanzia, un periodo delicato in cui l’esordio della paura del dentista e dell’ansia per le cure odontoiatriche è più frequente.

L’ amaxofobia (dal greco antico amaxos, “carro”) è la paura invalidante di guidare un automezzo. Clinicamente, è possibile classificare l’ amaxofobia, nel DSM 5 (American Psychiatric Association, 2015) e nell´ICD-10 (World Health Organization, 2011), come fobia specifica del sottotipo situazionale.

L’emetofobia consiste nella fobia specifica di vomitare o di vedere qualcun altro farlo. Ogni sintomo di malessere viene subito interpretato come un segnale che porterà di lì a poco la persona a vomitare. Spesso la persona controlla ossessivamente tutto ciò che mangia per paura di ingerire cibi che potrebbero provocare il vomito. A differenza di altri disturbi del comportamento alimentare che implicano il controllo del cibo, l’emetofobia non è causata da insoddisfazioni legate al proprio corpo ma da una repulsione verso il vomitare.

La tocofobia consiste in un’ansia intensa legata al parto e può essere primaria se esiste già prima del concepimento o secondaria ad un evento traumatico. 
Quando una specifica ansia, o terrore della morte durante il parto, predomina sull’intera gravidanza ed è così intensa da indurre “evitamento” del parto (tokos) si tratta di uno specifico stato fobico chiamato tocofobia (Margaria e Gollo, 2001).

La gerascofobia è definita come la paura persistente, anormale e ingiustificata di invecchiare. Essa è generalmente classificata tra le fobie specifiche e può essere associata al timore di restare soli, senza risorse e incapaci di provvedere a se stessi durante la vecchiaia e questo a volte induce al ricorso alla chirurgia estetica. 

Una fobia specifica recentemente scoperta in letteratura è la tripofobia, la condizione di chi prova disgusto, nausea e ansia in risposta a stimoli caratterizzati da forme circolari, come bolle di sapone o buchi di una spugna (Le, Cole, & Wilkins, 2015). L’esistenza di tale fobia è stata riportata solo nel 2013 nella letteratura scientifica (Cole & Wilkins, 2013) e sembra essere correlata ad ansia, distress e disturbo di fobia specifico.

Come affrontare la paura: il trattamento delle fobie specifiche

La psicoterapia cognitivo-comportamentale rappresenta il trattamento più efficace per il trattamento delle fobie specifiche. La tecnica maggiormente utilizzata in tale ambito è l’esposizione graduale agli stimoli temuti: il soggetto viene avvicinato in modo progressivo allo e, fino ad arrivare ad avere contatto diretto con lo stimolo, che diviene neutro ai suoi occhi grazie a un processo parallelo di ristrutturazione delle idee irrazionali relative allo stimolo (ad esempio, “se un ragno si poserà su una mia gamba sicuramente mi pungerà e morirò”). Se per esempio una persona ha una fobia specifica per l’ascensore, il terapeuta concorda con lei una serie di stimoli a intensità crescente. Si passa dal guardare una foto di un ascensore, al vedere un video di persone che lo utilizzano, per poi andare con il terapeuta vicino a un ascensore aperto, entrare insieme a lui nell’ascensore tenendo la porta aperta, infine fare qualche piano insieme a lui e usarlo da soli. Tutti questi passi sono rigorosamente graduali e non si passa a quello successivo se il paziente non giudica di essere a suo completo agio in quello attuale.

Per la terapia psicologica vengono raccomandate unicamente la Terapia Cognitivo Comportamentale (CBT) e il training di rilassamento in quanto queste terapie hanno evidenziato prove di efficacia. Gli interventi di self-help e i gruppi psicoeducativi sono condotti ugualmente secondo un orientamento di terapia cognitiva. (National Institute for Health and Clinical Excelence, NICE, 2011).

Nelle fobie specifiche la letteratura ha ampiamente dimostrato come il trattamento psicoterapico cognitivo-comportamentale dia ottimi risultati. Il trattamento farmacologico rappresenta una soluzione a breve termine per controllare eventuali crisi ed episodi di ansia acuta. Principalmente nella terapia farmacologica si utilizzano benzodiazepine (ansiolitici) e antidepressivi. Anche i betabloccanti possono essere utilizzati per contrastare tremori e palpitazioni. Tuttavia le benzodiazepine tendono a dare dipendenza e se ne viene interrotta l’assunzione i sintomi generalmente ricompaiono. Dunque i farmaci per curare la fobia specifica hanno l’importante funzione di agire sui sintomi della fobia in modo efficace, ma non eliminano la causa prima dell’esistenza del disturbo: per questo scopo è necessaria la psicoterapia.

Bibliografia

  • Margaria, E., Gollo, E. (2001). AISD Associazione Italiana per lo Studio del Dolore: XXIII Congresso Nazionale,  Volume  23, Milano: Springer
  • Cole, G. G., & Wilkins, A. J. (2013). Fear of holes. Psychological Science. doi:10.1177/0956797613484937
  • Le, A. T. D., Cole, G. G., & Wilkins, A. J. (2015). Assessment of trypophobia and an analysis of its visual precipitation. The Quarterly Journal of Experimental Psychology, 1–19. doi:10. 1080/17470218.2015.1013970
  • studicognitivi.it/disturbo/fobia/

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