L’ amaxofobia è la paura invalidante di guidare un automezzo che può avere ricadute negative nella quotidianità della persona in termini di limitazioni nella vita sociale e lavorativa. L’ amaxofobia è una fobia specifica del sottotipo situazionale; si può presentare in diverse situazioni, con modalità differenti e si può manifestare nella realtà o nelle fantasie anticipatorie dei soggetti, in condizioni specifiche e con differenze interindividuali.
Gaia Benetti, Karoline Nicolussi, OPEN SCHOOL BOLZANO
Fobie specifiche e Amaxofobia
L’ amaxofobia (dal greco antico amaxos, “carro”) è la paura invalidante di guidare un automezzo. Clinicamente, è possibile classificare l’ amaxofobia, nel DSM-5 (American Psychiatric Association, 2015) e nell´ICD-10 (World Health Organization, 2011), come fobia specifica del sottotipo situazionale.
La fobia specifica è definita come una paura persistente, della durata di almeno sei mesi, sproporzionata ed irrazionale verso oggetti o situazioni specifiche, spesso causa di stati ansiosi che possono assumere anche la forma di attacchi di panico. La persona, pur riconoscendo che la paura è esagerata rispetto al pericolo reale, tende ad evitare o a sopportare con forte ansia lo stimolo fobico. La fobia specifica, per essere clinicamente significativa, deve provocare uno stato di stress psicofisiologicamente rilevante ed interferire con la vita della persona. Nel caso del sottotipo situazionale si tratterebbe di un’ansia invalidante causata da una situazione specifica. (American Psychiatric Association, 2015)
Amaxofobia: paura di cosa?
L’ amaxofobia, come fobia situazionale, è caratterizzata da una paura inadeguata e persistente provocata dalla guida di un automezzo o dagli stimoli (reali o immaginati) ad essa collegati. Tale fobia si può riscontrare sia nella popolazione femminile sia in quella maschile di tutte le fasce d’età e livello socio-culturale; le differenze che sembrano sussistere sarebbero, invece, nelle modalità di manifestazione e nella gestione del disturbo da parte dei soggetti (Studio Ergo Psicologia e Psicoterapia, 2014).
Sembra però utile sottolineare che, come nella maggior parte dei disturbi d’ansia, le fobie specifiche colpiscono maggiormente la popolazione femminile rispetto a quella maschile (in rapporto di circa 2 a 1) (Wade, 2010; American Psychiatric Association, 2015) e ciò potrebbe essere uno dei motivi per cui la maggior parte degli studi effettuati, nell’ambito dell’ amaxofobia, spesso utilizzano o citano esclusivamente un campione femminile (cfr. Alpers, Wilhelm, & Roth, 2005; cfr. Taylor, Deane, & Podd, 2006; cfr. Costa, Carvalho, Cantini, Freire Rocha & Nardi, 2014).
Inoltre, Taylor e Paki (2008), in una ricerca su di un campione non clinico, hanno rilevato una percentuale tra il 7% e l’8% dei partecipanti caratterizzata da una moderata o estrema paura di guidare ed ansia ad essa collegata; inoltre, in tale ricerca, è emersa una differenza di genere nella tendenza ad evitare alcune situazioni di guida o ad affrontarle con stati di ansia che caratterizzerebbero maggiormente il campione femminile rispetto a quello maschile. Tali evidenze sono state confermate da una successiva ricerca di Taylor, Alpass, Stephens e Towers (2010).
L’ amaxofobia si può presentare in diverse situazioni e con modalità differenti. Secondo Massaro (2014), infatti, la paura di guidare si può manifestare nella realtà o nelle fantasie anticipatorie dei soggetti, in condizioni specifiche ma con differenze interindividuali nella manifestazione del problema. Nel dettaglio, è possibile distinguere:
la paura di guidare da soli in genere in assenza di una specifica persona al proprio fianco;
la paura di guidare di notte o quando è buio;
la paura di guidare in autostrada e su strade a scorrimento veloce;
la paura di guidare attraverso le gallerie;
la paura di valicare i ponti, in particolare se alti o lunghi;
la paura del traffico nel quale ci si può trovare bloccati o rallentati mentre si è alla guida;
la paura di allontanarsi oltre ad una certa distanza da casa (Massaro, 2014).”
Una paura a sé stante sembrerebbe essere quella di impazzire alla guida ed essere colti da un raptus rischiando, così, di investire veicoli o pedoni oppure trovarsi coinvolti in incidenti stradali (Massaro, 2014; Studio Ergo Psicologia e Psicoterapia, 2014).
Amaxofobia: possibili cause e caratteristiche cliniche
I fattori e le cause che potrebbero essere alla base dello sviluppo di questo disturbo sembrerebbero molteplici. La paura di guidare potrebbe presentarsi all’interno di un quadro generale di disturbo d’ansia o essere correlata ad un disturbo claustrofobico (timore di restare bloccati in una galleria o nel traffico) o agorafobico (paura di attraversare ponti). L’ amaxofobia potrebbe essere, altrimenti, conseguenza diretta di una situazione traumatica (incidenti causati o subiti o meno in prima persona, incidenti subiti da persone care o ai quali si ha assistito) o dipendere da stati di depressione secondari all’invecchiamento del conducente che diventa insicuro delle sue capacità.
Talvolta anche specifici pregiudizi culturali nei confronti della popolazione femminile, potrebbero diventare fonte di ansia ed errate convinzioni di incompetenza alla guida indipendentemente dal conseguimento della patente di guida. Inoltre, l’ amaxofobia potrebbe insorgere in soggetti con elevate pulsioni aggressive che temono di poterle attualizzare alla guida, in preda a raptus improvvisi. Infine, la paura può nascere da una generale condizione di bassa fiducia in se stessi e nelle proprie abilità o da un tema personale che rimanda ad una forte ansia da separazione che potrebbe mantenere il soggetto ad una condizione di dipendenza o di ambivalenza fra autonomia e timore di crescere. (Massaro, 2014). Taylor, Deane e Podd (2006) avrebbero, inoltre, identificato quattro possibili “situazioni pericolose”, fonti di elevata ansia, per un soggetto amaxofobico. I timori maggiormente espressi da questi soggetti sarebbero, infatti, legati alla paura di subire o provocare incidenti, di guidare in specifiche situazioni, condizioni e manovre, di avere attacchi di panico o sintomi d’ansia e il puro giudizio sociale. Tali paure possono diventare talmente pervasive ed invalidanti al punto da indurre il soggetto a guidare solo in particolari e specifiche condizioni per lui ottimali, o a mettersi al volante vivendo un importante stato di disagio psicofisico o in altri casi ad evitare del tutto la guida.
Amaxofobia: diagnosi
L’ amaxofobia può essere diagnosticata qualora siano soddisfatti tutti i criteri per una fobia specifica del sottotipo situazionale. Al fine di meglio indagare e comprendere la gravità della sintomatologia del paziente è possibile, inoltre, indagare la “storia automobilistica” del soggetto ed utilizzare una serie di questionari standardizzati.
Gli studi inerenti a tale fobia consigliano di indagare la storia del paziente ed eventuali cause valide che possono essere alla base della paura della guida; inoltre, tutte le informazioni inerenti al rapporto del soggetto con la guida (quando è stata conseguita la licenza di guida, la frequenza di guida, ecc.) possono essere estremamente utili per avere un quadro globale della situazione del paziente (cfr. Taylor, Deane e Podd, 2006). Infine, possono essere somministrati i seguenti questionari al fine di rilevare importanti informazioni sia per il profilo diagnostico sia per stilare un adeguato piano di intervento e processi riabilitativi (cfr. Taylor, Deane & Podd, 2000; cfr. Taylor, Deane e Podd, 2006; cfr. Costa, Carvalho, Cantini, Freire Rocha & Nardi, 2014):
– Driving cognitions questionnaire (DCQ) per valutare la presenza e la frequenza di cognizioni negative (preoccupazioni legate ad incidenti, paura di attacchi di panico e timore dei giudizi sociali) riguardo alla paura di guidare (Ehlers, Taylor, Ehring, Hofmann, Deane, Roth & Podd, 2007).
– Driving Skills Questionnaire (DSQ): per misurare la competenza percepita delle proprie capacità di guida in situazioni specifiche (McKenna, Stanier & Lewis, 1991 citato da Clapp, Olsen, Beck, Palyo, Grant, Gudmundsdottir & Marques, 2011).
– Driving situations questionnaire (DSQ): al fine di misurare l’entità dell’ansia e dell’evitamento in diverse situazioni di guida (Ehlers, Hofmann, Herda, & Roth, 1994).
– Driving Behavior Survey (DBS): per rilevare i comportamenti ansiosi alla guida (Clapp, Olsen, Beck, Palyo, Grant, Gudmundsdottir & Marques, 2011).
– State-trait anxiety inventory (STAI): uno strumento di autovalutazione, che permette di identificare l’ansia di tratto, uno stato emotivo stabile e persistente e l’ansia di stato, una condizione emotiva temporanea collegata a una determinata situazione e che varia nella sua intensità nel corso del tempo e in dipendenza delle situazioni. (Spielberger, Gorsuch, Lushene, Vagg & Jacobs, 1983).
– Fear questionnaire (FQ): uno strumento di autovalutazione per l’identificazione di comportamenti di evitamento, misurando fobie (sottogruppi agorafobia, fobia sociale e la paura di incidenti) e stati ansioso-depressivi (Marks & Mathews, 1979).
– Beck depression inventory-second edition (BDI-II): per misurare la gravità della depressione nell’ambito clinico (Beck, Steer, & Brown, 1996).
– Mobility Inventory for Agoraphobia (MIA): per valutare comportamenti di evitamento agorafobici e la frequenza di attacchi di panico in diverse situazioni; ogni situazione è valutata sia quando la persona è accompagnata, alla guida, da una persona di fiducia sia quando è da sola nel condurre l’automezzo (Chambless, Caputo, Jasin, Gracely & Williams, 1985).
Un’accurata analisi diagnostica ci consentirà di definire il profilo clinico del nostro paziente e delineare, quindi, il piano di intervento terapeutico più consono ed efficace.
Amaxofobia: Trattamento
Le diverse possibili cause e le eterogenee caratteristiche cliniche dell’ amaxofobia, pongono l’accento sull’importanza di valutare in modo scrupoloso la personale “cornice” all’interno della quale il disturbo si colloca, al fine di avvalersi del trattamento terapeutico più adeguato al singolo paziente.
L`amaxofobia, come una fobia specifica, rientra nella categoria dei disturbi d’ansia (American Psychiatric Association, 2015) per i quali la terapia cognitivo-comportamentale (CBT) risulta il trattamento d’elezione. L’efficacia della CBT è stata, infatti, provata e dimostrata da numerosi studi (cfr. Deacon & Abramowitz, 2004; cfr. Norton & Price, 2007). Ugualmente, per l’ amaxofobia legata ad agorafobia, claustrofobia e ad altre fobie specifiche, la terapia cognitivo-comportamentale risulta essere il metodo clinicamente più efficace (cfr. Wade, 2010).
Nel caso specifico in cui l’ amaxofobia abbia, invece, un’origine traumatica sarà opportuno intervenire con un percorso terapeutico indicato in caso di disturbo post-traumatico da stress (PTSD). In un articolo di De Jongh, Holmshaw, Carswell e Van Wijk (2011) si sono rivelati efficaci, in questo ambito clinico, la terapia cognitivo-comportamentale centrata sul trauma (TF-CBT) e l’EMDR (Eye Movement Desensitization and Reprocessing).
La CBT aiuterebbe i pazienti ad identificare e modificare i pattern distorti di pensiero riguardanti se stessi, l’evento traumatico e il mondo e consentirebbe, inoltre, sia di ridurre i sintomi ansio-depressivi post traumatici che di promuovere l’incremento di fiducia, sicurezza e di regolazione emotiva (Trappler, & Newville, 2007; De Jongh, Holmshaw, Carswell & Van Wijk, 2011); ugualmente, l’EMDR è stato riconosciuto e confermato dall’Organizzazione Mondiale della Sanità come trattamento efficace per la cura del trauma e dei disturbi ad esso correlati (World Health Organization, 2013).
Nei casi in cui, l’approfondimento diagnostico evidenzi un disturbo di amaxofobia secondario ad altri “temi” quali conflitto interno tra autonomia e paura di crescere, condizioni di dipendenza o paura dell’abbandono, stati di aggressività inconscia, contesti culturali pregiudiziosi nei confronti delle donne e invecchiamento associato a stati depressivi, i punti centrali di un intervento psicoterapeutico potranno riguardare l’elaborazione del conflitto dipendenza-autonomia, il superamento della necessità di controllo, l’elaborazione delle pulsioni aggressive, la modificazione dell’immagine di Sé e l’aumento dell’autostima del soggetto. (Massaro, 2014)
Infine è utile evidenziare che, nel trattamento di disturbi d’ansia e di fobie, l’integrazione alla terapia cognitivo e cognitivo-comportamentale degli approcci basati sulla mindfulness e sulla psicoterapia ipnotica sembrerebbe aumentare l’efficacia dell’intervento psicoterapeutico (cfr. Öst, 2008; Greeson & Brantley, 2012; cfr. Alladin, 2016).
Conclusioni
L’ amaxofobia, è un disturbo che può avere importanti ricadute negative nella quotidianità della persona in termini di limitazioni nella vita sociale e lavorativa. La paura di guidare “frena” la libertà e l’autonomia dell’individuo.
La fobia di guidare si può superare ma è fondamentale un intervento terapeutico basato su un approccio multimodale, in quanto sussistono diverse comorbilità e varie possibili cause alla base del disturbo: l’ amaxofobia può essere legata ad un Disturbo d’Ansia in generale, ad altre fobie specifiche (claustrofobia, agorafobia), ad una situazione traumatica, ad uno stato depressivo secondario ad altre condizioni come l’invecchiamento, a specifici pregiudizi culturali o a fattori di personalità.
I trattamenti che ad oggi si sono rivelati efficaci, in questo ambito clinico, sono la terapia cognitivo-comportamentale (CBT), la terapia cognitivo-comportamentale centrata sul trauma (TF-CBT) e l’EMDR (Eye Movement Desensitization and Reprocessing).
Un’interessante direzione per future ricerche, volte a sviluppare un trattamento il più possibile adatto all’ amaxofobia, potrebbe situarsi negli approcci basati sulla mindfulness integrati in una cornice terapeutica con un approccio di base cognitivo-comportamentale.