La coulrofobia è una paura persistente, anormale e irrazionale dei clown, solo di recente entrata nel dominio della ricerca scientifica.
Se si pensa alla figura del clown, facciamo normalmente riferimento a figure amichevoli e di divertimento, spesso rappresentate da quelle che si possono trovare in un circo o ad una festa per bambini. Tuttavia, il comportamento imprevedibile mostrato dai clown, combinato con il loro aspetto stravagante, può mettere in agitazione il pubblico, tanto che per alcune persone rappresentano figure spaventose. In effetti, nel corso della storia, i clown hanno ricoperto un ruolo più ambiguo e multiforme rispetto al semplice intrattenitore. Alcuni studiosi (Bala, 2010; Durwin, 2004) ipotizzano che i clown e simili (ad es., buffoni e giullari) incarnino l’archetipo dell’imbroglione, una forza che cerca di bilanciare il bene e il male e che può quindi essere benevola o maligna apparentemente per capriccio. Esiste quindi incertezza sul potenziale del clown di essere in grado di nuocere oltre che affascinare.
Coulrofobia
Il termine coulrofobia indica una paura persistente, anormale e irrazionale dei clown e solo di recente questa fobia è entrata nel dominio della ricerca scientifica. Questo termine è composto da due parole e ha un’etimologia incerta: il prefisso “coulro” deriva dal greco antico (klobathrists) e significa “colui che va sui trampoli” che in questo caso è usato come sinonimo di clown. Il termine fobia deriva dal greco: φόβος, Phóbos, e significa “paura”. La fobia è una paura irrazionale ed eccessiva di un oggetto o di una situazione e appartiene a un tipo specifico di disturbo d’ansia: per essere diagnosticata è necessaria la presenza di alcuni criteri specifici. Esistono diversi tipi di fobia e la paura dei clown, tecnicamente nota come coulrofobia, non è specificatamente menzionata all’interno del DSM-5, ma può essere inserita all’interno della categoria “altro” di “Fobie specifiche” (American Psychiatric Association, 2013). Di seguito sono riportati alcuni dei criteri più frequenti mostrati dalle persone affette da fobia:
- a) Paura marcata e persistente, eccessiva o irragionevole, provocata dalla presenza o dall’anticipazione di uno specifico oggetto o situazione;
- b) L’esposizione allo stimolo fobico provoca quasi invariabilmente una risposta ansiosa immediata; nei bambini, l’ansia può essere espressa con pianto, scoppi d’ira, congelamento o attaccamento;
- c) La persona riconosce che la paura è eccessiva o irragionevole; nei bambini, questa caratteristica potrebbe essere assente;
- d) La/e situazione/i fobica/e viene evitata oppure viene sopportata con intensa ansia o angoscia.
Come si sviluppa la paura dei clown?
Un nuovo studio che indaga sulle origini della coulrofobia (o paura dei clown) ha rilevato che l’incertezza di intenti aggressivi, le influenze dei media e l’imprevedibilità del comportamento sono i fattori chiave di questa paura (Tyson et al., 2023). Nell’eziogenesi del disturbo prevalgono quindi due ipotesi specifiche: esperienze personali negative e influenza dei media.
Esperienze personali negative
Per alcuni, la coulrofobia è radicata in un’esperienza personale negativa con un clown, specialmente se avvenuta in giovane età. I clown sono intrattenitori vestiti con i tradizionali costumi e con un trucco esagerato. Da secoli sono parte integrante di eventi di intrattenimento, in particolare spettacoli circensi e feste per bambini. Sono tipicamente raffigurati come figure amichevoli di divertimento e commedia. Tuttavia, le esibizioni dei clown sono anche caratterizzate da comportamenti irregolari che possono facilmente spaventare.
Di solito, sono i bambini più piccoli a mostrare una maggiore paura. Per un bambino, infatti, il clown può essere una figura imponente e insolita. Molti bambini hanno paura di personaggi mascherati come, ad esempio, Babbo Natale e possono sviluppare paura dei clown dopo aver vissuto una situazione drammatica con un clown. Tra queste situazioni troviamo il convincere insistentemente un bambino timido a partecipare a un trucco magico o avvicinarsi troppo velocemente creando ansia.
Gli abiti e gli oggetti di scena del clown tendono ad amplificare i tratti del viso e parti del corpo come mani e piedi: questi elementi modificati possono apparire mostruosi. I clown sono personaggi colorati e divertenti che sorridono costantemente, il viso bianco e il grande sorriso sono le caratteristiche che possono spaventare di più i bambini. La maschera o il trucco del clown serve a nascondere la vera identità del soggetto dietro un volto dipinto ed è proprio a causa del trucco pesante che appaiono strani e diversi dal viso normale. Dai 3 anni, i bambini sviluppano delle paure legate alla crescita, tra queste la paura dell’estraneo e l’angoscia della separazione sono quelle più presenti: per questo l’espressione esagerata del clown è anormale per i bambini e può fare molta paura. Per prevenire questa paura, e per adattare la sua arte al pubblico più giovane, il clown dovrebbe adottare precauzioni specifiche: essere ben rasato, usare un trucco leggero e utilizzare colori più chiari e non creare volti dipinti che possono sembrare tristi o spaventosi.
Influenza dei media
Nel corso degli anni c’è stato un numero crescente di film con clown malvagi. Per questo motivo, anche i bambini che non sono esposti direttamente ai clown imparano ad esserne spaventati (Cantor, 2004). In questi film i personaggi dei clown sono spesso orribili e spaventosi e guardando questi film i bambini potrebbero sviluppare una fobia specifica. Basti pensare che facendo una semplice ricerca utilizzando le parole “clown”, “horror”, e “film”, ha portato a un elenco di “21 film horror di clown spaventosi” (Tyson et al., 2023). Secondo Stott (2012), lo sviluppo del clown in una figura apertamente malvagia iniziò verso la fine del XIX secolo, forse in modo più evidente nell’opera “Pagliacci” del 1892, in cui il personaggio centrale, Canio, uccide sua moglie e il suo amante mentre è vestito da pagliaccio. Da queste prime rappresentazioni emerge il carattere moderno dei “pagliacci assassini”, come il clown Pennywise, il famoso personaggio del romanzo di Stephen King “It” (1986) e dai successivi adattamenti cinematografici e televisivi. Tali sinistri clown ora abbondano nella cultura popolare: esempi importanti includono la bambola pagliaccio posseduta nel film Poltergeist (Hooper,1982) e la nemesi di Batman, Joker.
Questi personaggi di fantasia hanno avuto controparti nella vita reale, quali ad esempio il serial killer John Wayne Gacy soprannominato il “Killer Clown”, che ha rapito, torturato e ucciso 33 vittime. Il nome con cui è diventato noto questo serial killer deriva dal fatto che si procurava le sue vittime dopo aver intrattenuto i bambini durante feste di compleanno, vestendo i panni del “Clown Pogo”.
Ricerca scientifica sulla fobia dei clown
Al momento attuale gli studi che affrontano il tema della fobia dei clown sono scarsi, ma stanno aumentando negli ultimi anni. Un recente studio è stato condotto per indagare la frequenza della paura dei clown in un campione di 987 adulti composto da 790 femmine e 197 maschi, di età compresa tra i 18 e i 77 anni. Di questi, il 27,6% del campione (n=272) ha riferito di avere paura dei clown, con 50 soggetti (5,1%) che hanno valutato questa paura come estrema. Una maggiore prevalenza della paura dei clown è stata riscontrata per le femmine rispetto ai maschi (29,6 vs. 19,3%) e con una gravità maggiore (Tyson et al., 2022).
Un altro studio, condotto in Israele, analizzando in particolare la paura dei clown dottori nei bambini ricoverati (Meiri et al., 2017), ha riferito che dei 1160 bambini partecipanti allo studio, solo 14 bambini (1,2%) hanno sperimentato la paura dei clown durante il loro intervento in ospedale. L’età media dei bambini che hanno riferito paura dei clown era di 3,5 anni, per la maggior parte di sesso femminile (85,7%). Gli autori hanno ipotizzato che una frequenza così bassa possa essere dovuta alla competenze psicologiche e artistiche dei clown dottori, che tendono ad utilizzare un trucco leggero e a relazionarsi in maniera adeguata e attenta allo stato emotivo dei pazienti ricoverati.
Recentemente è stato pubblicato un nuovo studio che ha indagato le possibili le origini della coulrofobia e che ha coinvolto 528 persone, per lo più dal Regno Unito. L’età media dei partecipanti era di 28 anni, prevalentemente di genere femminile (85%) (Tyson et al., 2023). Inoltre, gli autori hanno voluto testare una nuova scala per valutare la coulrofobia ed esaminare le differenze di genere ed età. I partecipanti hanno quindi completato il questionario Origin of Fear of Clowns (OFCQ) creato per valutare specifiche variabili importanti nell’eziologia di questa fobia quali gli aspetti legati alla fisicità dei clown (“Penso che i clown sembrino inquietanti”) e ai segnali emotivi nascosti (“Non riesco a leggere l’espressione facciale di un clown”). Il questionario valuta, inoltre, anche aspetti legati al comportamento imprevedibile dei clown (“Temo che un clown farà qualcosa di inaspettato”), quelli basati su rappresentazioni nei media (“Ho visto scene spaventose in film che coinvolgono clown”) e la generale tendenza ad avere reazioni fisiologiche quando si incontrano queste figure (“Sento il mio cuore battere forte quando vedo un clown”).
I risultati di questo studio evidenziano come i fattori che contribuiscono maggiormente alla paura dei clown siano i segnali emotivi nascosti e le rappresentazioni negative dei media. In maniera inaspettata, i partecipanti hanno riportato che la fobia dei clown è solo marginalmente associata all’aver vissuto un’esperienza diretta spaventosa con un clown. Questi dati mostrano che il condizionamento semplice e diretto da solo è una spiegazione insufficiente per spiegare l’eziologia della paura dei clown nella maggior parte degli individui. Le differenze tra maschi e femmine nel questionario erano marginali e sono scomparse quando sono stati introdotti ulteriori controlli statistici nelle analisi. I partecipanti più anziani hanno riportato una preoccupazione leggermente maggiore per i segnali emotivi nascosti dei clown rispetto ai partecipanti più giovani. Tuttavia, nonostante lo studio abbia fatto luce su un fenomeno raramente indagato, non è stato ancora chiarito il livello di paura associato a ciascuna categoria di origine. Inoltre, visto che la maggior parte dei partecipanti era di sesso femminile, i risultati sui maschi potrebbero non essere gli stessi.