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Omfalofobia: l’irrazionale terrore dell’ombelico

L'omfalofobia è una condizione che descrive un profondo e persistente timore nei confronti degli ombelichi

Di Nicolò Bianchi, Clara Brussa

Pubblicato il 28 Set. 2023

L’ombelico nella storia

L’ombelico, un piccolo segno del nostro inizio biologico, ha sorprendentemente occupato un ruolo centrale nelle culture di tutto il mondo, rivestendo significati religiosi, artistici, psicologici e sociali di notevole portata.

Il concetto di “ombelico del mondo” è un’idea diffusa in molte culture e religioni. Deriva dalla parola greca “omphalos”, che significa ombelico. Nell’antica Grecia, l’Omphalos di Delfi era considerato il centro cosmico del mondo, il luogo in cui cielo e terra si congiungevano e dove era possibile comunicare direttamente con gli dei. Sempre nella mitologia greca Onfale –la cui stessa etimologia rimanda all’ombelico– potente e bellissima, rese suo schiavo Eracle (Ercole), il quale si sottomise a ruoli tipicamente femminili, filando la lana mentre la regina indossava la sua pelle di leone e brandiva la sua spada. Nell’arte rinascimentale, poi, l’ombelico divenne oggetto di grandi controversie. Artisti come Michelangelo e Raffaello furono accusati di eresia per aver dipinto Adamo ed Eva con ombelichi ed aver così sottinteso la natura umana di un Dio che li avrebbe creati a sua immagine e somiglianza. Lo stesso Sigmund Freud, padre della psicoanalisi, introdusse il concetto de “l’ombelico del sogno”. Termine che rappresentava quel punto oscuro della rappresentazione onirica che non si lascia interpretare, il collegamento centrale tra il sogno e l’inconscio. Più recentemente, l’ombelico è progressivamente diventato un simbolo di trasgressione e liberazione nel mondo occidentale. L’avvento di top corti, piercing e bikini ha reso l’ombelico un punto focale dell’espressione della personalità e della sessualità, rompendo i tabù precedenti sulla sua esposizione.

La fobia dell’ombelico

Ma cosa succederebbe se l’ombelico, ormai accettato e celebrato in molte culture (vedi la festa “Heso Matsuri” in Giappone), diventasse improvvisamente una fonte di terrore e apprensione? Sebbene possa sembrare un concetto lontano, per alcune persone, l’ombelico è esattamente questo: una fonte di paura intensa, spesso invalidante ed irrazionale.

L’omfalofobia è una condizione che descrive un profondo e persistente timore nei confronti degli ombelichi. Questo fenomeno può sembrare insolito a molti, ma per coloro che ne soffrono può rappresentare una sfida quotidiana significativa. Può riguardare il proprio ombelico, quello altrui, o entrambi, e può essere innescata dalla vista, dal pensiero o anche dal semplice tocco di un ombelico. La paura può manifestarsi in vari modi, tra cui un senso di panico, la necessità di fuggire o evitare l’oggetto della paura, o la presenza di sintomi fisici come sudorazione, tremori, battito cardiaco accelerato, o persino sensazioni di soffocamento, svenimento e vertigini.

È importante sottolineare che, nonostante l’omfalofobia non sia riconosciuta come una diagnosi clinica distinta, essa rientra nella classificazione delle fobie specifiche. Queste fobie sono parte di una categoria più ampia dei disturbi d’ansia, secondo il Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali (DSM-5). Per approfondire, l’omfalofobia non è solo una paura generica degli ombelichi. Coloro che ne soffrono possono avere il timore specifico che qualcosa, come organi interni o sangue, possa fuoriuscire attraverso l’ombelico. Questa paura può derivare da una serie di convinzioni o timori errati sulla struttura e la funzione dell‘ombelico, alimentati da ansie e credenze più profonde legate alla salute, alla delicatezza degli strati di cute che separano gli organi interni dall’esterno e all’integrità del corpo in generale. In una visione evoluzionistica, possiamo ipotizzare che questo timore riguardo al corpo possa essere ricondotto alle paure ancestrali ed adattive che si sviluppano con l’obiettivo di preservare la sopravvivenza nel mondo animale. È possibile quindi che l’uomo, nella sua evoluzione, abbia sviluppato una specifica sensibilità per questa particolare zona al centro del corpo da proteggere e che poteva essere facile obiettivo di eventuali predatori.

Cause e conseguenze dell’omfalofobia

L’omfalofobia, come altre fobie specifiche, non ha un’origine chiara e ben definita. La comprensione delle sue cause, o eziologia, non può essere ridotta ad un fattore isolato, ma piuttosto analizzata come una complessa interazione di diversi elementi che contribuiscono alla sua insorgenza in modi differenti.

Può essere il risultato di un evento traumatico, come ad esempio un intervento chirurgico che ha coinvolto l’ombelico. In questa circostanza, l’individuo potrebbe associare l’ombelico alla sensazione di disagio sperimentata durante l’evento, creando così un collegamento fobico con l’ombelico. Inoltre, anche l’aver assistito ad un evento traumatico può scatenare una fobia specifica. Ad esempio, osservare un individuo che prova dolore o disagio intenso a seguito di una ferita che ha coinvolto l’ombelico, potrebbe far nascere l’idea che un’esperienza simile possa capitare e per cui è necessario prendere precauzioni o proteggersi. Questo meccanismo di associazione può portare a considerare l’ombelico come un oggetto fobico. Il legame di questa associazione fobica può ulteriormente intensificarsi se si verifica un attacco di panico durante un’esperienza specifica. Ad esempio, una persona che sperimenta un attacco di panico mentre sta pulendo o toccando il proprio ombelico, potrebbe iniziare a temere gli ombelichi. In questo caso, l’ombelico diventa “fobico” poiché viene associato all’ansia intensa dell’attacco di panico. Questo processo può dare origine a fobie molto specifiche e fuori dall’ordinario, che possono causare imbarazzo a chi ne soffre.

Questo disturbo può avere conseguenze significative sulla vita quotidiana di chi ne soffre. Per esempio, potrebbe portare la persona a evitare luoghi in cui l’ombelico è solitamente esposto, come palestre, piscine o spiagge. Questo comportamento di evitamento può limitare le attività ricreative o sociali della persona, compromettendo così la qualità della sua vita.

Diagnosi e trattamento dell’omfalofobia

La diagnosi dell’omfalofobia secondo i criteri del DSM-5 viene rimandata a quella di una fobia specifica, in questo caso il timore degli ombelichi che provoca stati di forte ansia o paura con relativi comportamenti di evitamento, deve aver causato significativi problemi in almeno un’area importante della vita per un periodo di almeno sei mesi. Inoltre, i sintomi non devono essere altrimenti spiegati da organicità o da un altro disturbo della salute mentale, come il disturbo post-traumatico da stress (PTSD) o il disturbo ossessivo-compulsivo (OCD).

Il trattamento per le fobie specifiche, come la paura degli ombelichi, di solito prevede la psicoterapia individuale o di gruppo. La psicoterapia è generalmente considerata il trattamento di prima scelta per le fobie specifiche come l’omfalofobia. La terapia basata sulle tecniche di esposizione è un tipo di psicoterapia che prevede l’incontro graduale con lo stimolo fobico, in vivo o in immaginazione, fino alla progressiva riduzione del livello di ansia esperito. La ricerca suggerisce inoltre che la terapia di esposizione risulterà essere più efficace quando combinata con altre tecniche della terapia cognitivo-comportamentale. La terapia cognitivo-comportamentale può infatti aiutare il paziente, lavorando sui pensieri e ristrutturando le credenze che tendono a mantenere il disturbo e che si associano all’oggetto della fobia.

Riferendosi alla popolazione generale degli Stati Uniti, l’incidenza della fobia specifica negli adulti va dal 7 al 9 %. In Europa le percentuali sono simili, mentre nei paesi asiatici, africani e latinoamericani le percentuali sono più basse: dal 2 al 4 % (Fonte: DSM – 5, 2013). Nonostante le fobie specifiche siano comuni, la letteratura scientifica non fornisce molte informazioni sulla prevalenza o l’incidenza dell’omfalofobia. Questo potrebbe essere dovuto al fatto che le persone che ne soffrono potrebbero non cercare aiuto a causa del timore di essere incompresi o ridicolizzati, o semplicemente perché non sono a conoscenza del fatto che la loro paura possa essere un disturbo diagnosticabile e trattabile. Pertanto, è importante aumentare la consapevolezza su questo argomento, sia per incoraggiare coloro che ne soffrono a cercare supporto, sia per promuovere ulteriori ricerche in questo campo.

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