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Ansia da relazione e dipendenza affettiva

Nelle relazioni sentimentali sono diversi i meccanismi disfunzionali che possono instaurarsi, tra questi la dipendenza affettiva e l'ansia da relazione

Di Redazione

Pubblicato il 21 Dic. 2023

Che cos’è l’ansia da relazione (o filophobia)

L’ansia da relazione, o filofobia, è la paura di amare e di essere amati, si configura come una fobia per le relazioni sentimentali significative e durature. Un fenomeno molto diverso dalla dipendenza affettiva caratterizzata dal terrore dell’abbandono e della fine della relazione. 

L’ansia da relazione non è un disturbo definito da criteri diagnostici e riconosciuto all’interno di manuali di psicodiagnosi, ma comunque si tratta di un insieme di vissuti, emozioni, credenze, esperienze e comportamenti che fanno riferimento in qualche misura alla “paura di amare e di essere amati”, o meglio alla paura di instaurare una relazione sentimentale che si basi su un innamoramento e che possa diventare duratura (Veneruso, 2019). 

L’ansia da relazione viene infatti definita anche “philophobia”. Questa paura può caratterizzarsi con sintomi che ricordano una fobia specifica, quali ad esempio: 

  • paura e ansia verso una classe di oggetti o situazioni; 
  • in alcuni casi evitamento verso specifici oggetti e/o situazioni; 
  • la paura e l’ansia verso specifici oggetti o situazioni risultano molto intense e sproporzionate. 

In tal senso, chi soffre di ansia da relazione può presentare la tendenza a evitare le situazioni interpersonali che possono tradursi in relazioni sentimentalmente coinvolgenti, oppure può interrompere precocemente i rapporti sentimentali poiché il disagio percepito, in termini di ansia da relazione, diventa intollerabile e insopportabile. 

A tal proposito, la relazione affettiva duratura, coinvolgente e impegnativa, nonostante desiderata e anelata, diviene emotivamente insostenibile per la persona che soffre di filofobia. In tal senso, la relazione sentimentale duratura e coinvolgente diviene “soffocante” e insostenibile, metaforicamente anche richiamando i segnali fisiologici dell’ansia e della fobia. 

La filofobia non è caratterizzata dall’assenza di desiderio di relazioni sentimentali e amorose, anzi: la persona sente il desiderio di avere una relazione, la vorrebbe, ma il disagio, la preoccupazione intensa e l’ansia vengono percepiti come molto elevati al punto che possono portare a evitamento o interruzione dei rapporti. 

Fattori di rischio per la filofobia

Alla base dell’ansia da relazione si possono ritrovare molteplici fattori di carattere diverso e multifattoriale di tipo bio-psico-sociale. 

Tra questi, ad esempio esperienze ed eventi traumatici possono essere un fattore di rischio. Anzitutto, esperienze di abuso fisico e sessuale nell’infanzia e nell’età adulta, ma anche eventi relazionali potenzialmente traumatogeni, come ad esempio la fine di una relazione sentimentale vissuta in modo traumatico al punto che la persona sviluppa sintomi di evitamento e il coinvolgimento amoroso-sentimentale diviene l’oggetto fobico. 

In termini di stile di attaccamento, sembra che le persone che soffrono di ansia da relazione presentino uno stile di attaccamento evitante, plausibilmente caratterizzata da una scarsa disponibilità emotiva del caregiver nell’infanzia (Veneruso, 2019). 

La dipendenza affettiva nelle relazioni sentimentali

Nel mondo delle relazioni sentimentali amorose ritroviamo, accanto all’ansia fobica per l’amare e per il sentirsi coinvolti sentimentalmente, anche fenomeni diametralmente opposti e più riconducibili a vere e proprie dipendenze. Tali fenomeni ed esperienze vengono generalmente definiti come dipendenza affettiva e l’angoscia in questo caso è opposta alla precedente: ovvero il timore è l’interruzione della relazione e il terrore di essere abbandonati.  

Con il termine dipendenza affettiva facciamo riferimento a una forma di relazione ossessiva, simbiotica e fusionale; è una modalità “non sana” di vivere il rapporto, in cui “non si può stare senza l’altro”. Anche se non è un vero e proprio disturbo, il DSM5 (American Psychiatric Association, 2014) cita la dipendenza affettiva (o love addiction) nel capitolo sui Disturbi correlati a sostanze e disturbi da addiction (pur in assenza di criteri diagnostici specifici). 

Secondo alcuni autori (Reynaud et al., 2010) la dipendenza affettiva si presenta come un tipo di relazione d’amore che porta a deterioramento o angoscia clinicamente significativa, persistente nella quotidianità, per almeno 12 mesi. Per definire la dipendenza affettiva sarebbe quindi necessaria la compresenza di almeno tre dei seguenti criteri: 

  • forme di astinenza per l’assenza dell’amato, che si traduce in una estrema sofferenza e un bisogno compulsivo dell’altro; 
  • significativa quantità di tempo trascorso realmente o immaginativamente in questa relazione; 
  • limitazione significativa di altre attività sociali e di svago (anche professionali); 
  • desiderio e sforzi infruttuosi di ridurre o controllare la relazione; 
  • ricerca della relazione nonostante i problemi creati dalla relazione stessa, 
  • difficoltà di attaccamento: ripetute relazioni amorose, senza un attaccamento durevole; ripetute relazioni amorose caratterizzate da attaccamento insicuro. 

La dipendenza affettiva è accompagnata dal terrore di poter perdere l’altro e di essere abbandonato; chi ne soffre ha spesso scarsa autostima e credenze disfunzionali sul sé legate al senso di indegnità (“non sono degno di essere amato”) e senso di inadeguatezza. Tali vissuti possono tradursi in modalità ipercompiacenti dell’altro, iperdisponibilità e ipersacrificalità come tentativo di controllare la relazione e con l’illusione di poter annullare la possibilità dell’abbandono e la fine del rapporto. I propri bisogni vengono annullati all’interno di una relazione completamente sbilanciata, in cui spesso gli sforzi e l’ipercompiacenza non vengono ricompensati e viceversa possono ingenerare circoli viziosi in cui il partner è emotivamente anaffettivo, distante, infastidito e non disponibile; tale anaffettività viene quindi letta come prova della propria indegnità. 

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