La paura di volare è una fobia comune, che colpisce la popolazione generale con un tasso di prevalenza nel corso della vita del 13,2% (Curtis et al., 1998).
Finora, la maggior parte della ricerca su questo tipo di paura irrazionale si è concentrata sul suo trattamento, in modo da permettere a chi ne è affetto di poterla gestire con successo con l’aiuto di professionisti del settore. Seppur la maggior parte delle psicoterapie siano incentrate sulle teorie comportamentiste del condizionamento, inteso come forma di apprendimento basata sull’associazione appresa fra stimolo e risposta, la ricerca sul condizionamento come via per l’acquisizione della fobia del volo è scarsa. Per questo motivo, Shindler e collaboratori hanno scelto di svolgere uno studio su come si può generare la fobia del volo (Shindler et al., 2016).
Il team di Shindler ha quindi ipotizzato che il condizionamento classico giocasse un ruolo chiave nell’acquisizione della paura di utilizzare l’aereo. Gli sperimentatori hanno indagato il ruolo dell’apprendimento vicario, cioè mediante altri soggetti con la stessa fobia, dell’apprendimento informativo attraverso i media e di eventi di vita stressanti al momento dell’insorgenza della fobia nella generazione di questa problematica (Shindler et al., 2016).
Sono stati intervistati trenta pazienti con fobia del volo e trenta controlli sani, aventi pari età, sesso e livello di istruzione. Per ciò che concerne i test, gli sperimentatori hanno utilizzato il Mini-DIPS, l’Anxiety Disorders Interview Schedule e la Fear-of-Flying History Interview (Margraf, 1994; DiNardo & Barlow, 1988; Shindler et al., 2016).
Le analisi statistiche svolte a partire dai risultati dei test, hanno riportato che il 50% dei pazienti con fobia del volo e il 53% dei controlli sani avevano esperito eventi spaventosi in volo. Non c’era pertanto una differenza significativa tra i due campioni. Basandoci su questo risultato, è possibile osservare come non ci fosse un maggior numero di eventi di condizionamento classico (episodi spaventosi precedenti) per i pazienti con fobia del volo.
Non c’era nemmeno una differenza significativa tra i due campioni per l’apprendimento vicario. Infatti, il 37% dei pazienti con fobia del volo e il 23% dei controlli sani si sono sentiti influenzati dall’apprendimento del modello da altre persone.
L’influenza dell’apprendimento informativo attraverso i media era, invece, significativamente più alta per il campione clinico (70%) che per il gruppo di controllo (37%). In questo studio, infatti, la maggior parte dei pazienti con fobia del volo si è sentita influenzata dalle informazioni dei media su incidenti e cadute. Tra questi, gran parte ha esplicitato di aver sentito l’influenza delle informazioni dei media solo dopo l’insorgenza della fobia, e non come processo di apprendimento scatenante.Infine, un dato interessante suggerisce che i pazienti con fobia del volo avevano sperimentato eventi di vita significativamente più stressanti nel periodo della loro esperienza di volo spaventoso (60%) rispetto ai controlli sani (19%).
In conclusione, da questa ricerca è emerso che il condizionamento classico può essere visto come uno dei modi in cui si acquisisce la fobia del volo per circa la metà dei pazienti che avevano questa problematica. I momenti di paura in un aereo sono comuni, ma gli autori hanno sottolineato che questo tipo di condizionamento ha luogo solo se un individuo è particolarmente vulnerabile all’acquisizione di un disturbo fobico in quel momento, e ciò potrebbe essere correlato a maggiori livelli di stress effettivi (Shindler et al., 2016). Ad ogni modo, lo studio ha descritto come l’apprendimento informazionale abbia potuto rinforzare la fobia del volo dopo che questa era già emersa, sottolineandone la rilevanza.