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Psicologia dello Sport

La psicologia dello sport si concentra sui processi cognitivi, emotivi e comportamentali che influenzano le prestazioni degli atleti e delle squadre

Sezione a cura di Maria Gazzotti

Aggiornato il 20 nov. 2024

Definizione e ambiti di intervento della psicologia dello sport

La psicologia dello sport ha acquisito nel tempo il riconoscimento da parte delle istituzioni ed è stata definita così dal Consiglio Nazionale dell’Ordine degli Psicologici:

La psicologia dello sport studia i processi cognitivi, emotivi e comportamentali connessi con le prestazioni degli atleti e delle squadre nel contesto sportivo, l’esercizio fisico e la partecipazione ad attività sportive (CNOP).

Scopo della psicologia dello sport è supportare gli atleti e le squadre nell’apprendimento di tecniche di gestione emotiva, tecniche di rilassamento e strategie di training mentale per portare a un miglioramento delle performance, ma non solo. Oltre a questo, la psicologia dello sport si occupa anche di aspetti non necessariamente legati all’attività agonistica, come gli effetti dello sport sulla qualità di vita dall’infanzia fino all’età avanzata, promuovendo l’attività sportiva nelle diverse fasce di età (infanzia, adolescenza, età adulta, terza età) (CNOP).

Una panoramica sullo sport

L’Organizzazione Mondale della Sanità definisce l’attività fisica come “ogni movimento corporeo prodotto dai muscoli scheletrici che comporti un dispendio energetico, l’attività può cambiare in base alla sua durata, alla sua intensità, al tipo di gruppo muscolare interessato e alla frequenza, per cui, sono incluse, oltre alle attività sportive, intese nell’esercizio pianificato, strutturato e ripetitivo per il mantenimento della forma fisica, anche le attività effettuate lavorando, giocando, dedicandosi alle faccende domestiche, camminare, andare in bicicletta, viaggiare e impegnarsi in attività ricreative” (Informativa OMS n. 387, 2014, in Romaniello, 2023).

Sono svariati gli studi in grado di confermare l’importanza dell’attività fisica per il benessere fisico, psicologico e sociale per tutti gli individui e per tutte le fasce d’età; la letteratura scientifica mette in luce anche una correlazione positiva tra attività fisica e benessere psichico (Snyder et al., 2010; Romaniello, 2023). Praticare attività sportiva sembra migliorare l’umore e la qualità di vita, portare ad un incremento delle emozioni positive, della stima di sé e della qualità delle relazioni sociali, ridurre i sintomi ansiosi e depressivi e i livelli di stress percepito (Biddle et al., 2000; Romaniello, 2023).

Il Ministero della Salute riporta le raccomandazioni fornite dall’OMS nelle “WHO guidelines on physical activity and sedentary behaviour” del 2020 e sottolinea tre punti cruciali: 

  • “fare un po’ di attività fisica è meglio di niente
  • aumentarne la quantità permette di ottenere ulteriori benefici per la salute
  • “every move counts” ossia qualsiasi tipo di movimento conta”.”

Per maggiori informazioni sulle indicazioni relative all’attività sportiva per fascia d’età è possibile fare riferimento al sito del Ministero della Salute.

Per concludere questa panoramica sugli effetti positivi dello sport, ne riassumiamo i benefici in ambito sociale: l’attività sportiva favorisce l’inclusione sociale e assume un ruolo preventivo nei confronti del disagio sociale nelle diverse fasce d’età, soprattutto durante lo sviluppo giovanile; inoltre, le attività sportive, quelle di squadra in particolare, possono costituire un’occasione di socializzazione, di responsabilizzazione e di acquisizione di un modello di vita basato su regole condivise (Ministero della Salute).

Come funziona la psicologia dello sport?

Lo sport non è un’attività esclusivamente corporea, ma richiede anche risorse mentali: costanza, impegno, capacità di sopportare la pressione emotiva delle gare e di affrontare gli insuccessi.

Un primo punto fondamentale di cui la psicologia si occupa riguarda il singolo atleta, con un assessment delle caratteristiche fisiche, psicologiche, personologiche e delle capacità di interazione ed eventuale capacità di muoversi in un contesto di gruppo come la squadra. È importante lavorare sull’autostima e sul senso di autoefficacia dell’atleta, promuovere una comunicazione positiva, incrementare attenzione, concentrazione e altre abilità cognitive utili per una buona performance (CNOP).

L’ansia può interferire con la prestazione sportiva, ma anche altre emozioni, come la rabbia, possono influenzare la performance. Fondamentale sarà quindi promuovere strategie di regolazione emotiva e tecniche di rilassamento che possano aiutare l’atleta a gestire lo stress legato alla competizione e alla performance. È importante inoltre che l’individuo abbia spazio per lavorare anche sull’accettazione nel caso di performance inferiori a quanto sperato o nel caso di infortuni, in modo che possa avere gli strumenti per gestire i momenti di difficoltà (CNOP).

Oltre a tutto ciò, lo psicologo dello sport ha la possibilità di osservare eventuali problematiche psicologiche come veri e propri disturbi d’ansia o dell’umore, disturbi alimentari, disturbi del sonno ed indirizzare a percorsi terapeutici adeguati.

Gli interventi di gruppo nella psicologia dello sport

La psicologia dello sport non interviene solo sul singolo, ma anche sulle dinamiche relazionali e di gruppo. Le squadre sono composte da diversi individui, ognuno con le sue caratteristiche, che possono interagire e comunicare tra loro più o meno facilmente. Lo psicologo può intervenire proprio sugli aspetti di interazione facilitando la cooperazione, la coesione, il senso di appartenenza e il focus sugli obiettivi comuni come benefici sia per il singolo sia per la squadra nella sua interezza (Le professioni e le opportunità dello sport.).

Lo psicologo dello sport e l’interazione tra figure e discipline

Il Consiglio Nazionale dell’Ordine degli Psicologi chiarisce che lo psicologo dello sport è uno specialista che ha conseguito la laurea magistrale in psicologia, abilitato all’esercizio della professione, iscritto all’Albo degli Psicologi nella sezione A. Non è obbligatoria una formazione post-laurea attraverso master o corsi specifici, benché sia suggeribile formarsi in modo più approfondito sulla materia in modo da ampliare le proprie conoscenze e arrivare a muoversi con le competenze adeguate nel settore; non dimentichiamo che lo psicologo ha l’obbligo di formazione continua e che la sua formazione non si conclude con il conseguimento della laurea.

La psicologia dello sport richiede poi l’integrazione di specializzazioni diverse, alcune sempre di stampo psicologico come la psicologia clinica, la psicologia dello sviluppo, la neuropsicologica, altre di derivazioni diverse come la fisiologia e la medicina (Le professioni e le opportunità dello sport). Infine, lo psicologo dello sport collabora abitualmente con altre figure: allenatori, staff tecnici, dirigenti di società sportive, insegnanti, genitori e operatori di organizzazioni sportive (CNOP).

Bibliografia

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