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Terapia Cognitivo-Comportamentale per gli Incubi (CBT-N): un trattamento per il disturbo da incubi

La Terapia Cognitivo-Comportamentale per gli Incubi (CBT-N) è un approccio efficace per il disturbo da incubi, aiutando a migliorare il sonno e il benessere

Di Silvia Bettoni, Silvia Carrara, Martina Gori, Giulia Onida

Pubblicato il 23 Ott. 2025

Il disturbo da incubi

Il disturbo da incubi ha una prevalenza del 5% nella popolazione adulta generale (Li et al., 2010). Esso consiste nella ricorrenza di incubi, ovvero dei sogni prolungati che sembrano reali, che inducono ansia, paura o altre emozioni disforiche e che al risveglio sono talmente vividi tali da poter essere descritti dettagliatamente. Sebbene gli incubi si esauriscano al risveglio e la persona torni subito vigile, le emozioni spiacevoli possono persistere e causare ritardi o difficoltà nell’addormentamento e addirittura un disagio durante il giorno (American Psychiatric Association, 2022). Gli incubi possono non avere necessariamente una causa conosciuta, oppure essere legati ad un trauma, in quanto il loro esordio avviene in seguito ad un evento traumatico e la loro frequenza, gravità e il tipo di contenuto dipendono da esso (Pruiksma et al., 2025). Ad esempio, studi scientifici dimostrano che il 30-40% di militari in servizio attivo (Creamer et al., 2018) e il 30% di adulti civili che hanno esperito un trauma (Milanak et al., 2019) riferiscono di aver fatto esperienza di incubi. Le percentuali aumentano notevolmente in caso di persone con diagnosi di disturbo post-traumatico da stress (PTSD): il 57% dei civili con PTSD (Milanak et al., 2019) e il 50-70% dei militari con PTSD dopo l’attentato dell’11 settembre (Pruiksma et al., 2016).

Terapia cognitivo-comportamentale per gli incubi (CBT-N): una proposta di trattamento

La letteratura scientifica mostra che diversi interventi terapeutici cognitivo-comportamentali per adulti sono in grado di trattare in modo efficace il disturbo da incubi (Ho et al., 2016; Romier et al., 2024), così come è stato confermato anche dall’American Academy of Sleep Medicine (AASM) nel 2018 (Morgenthaler et al., 2018). Tuttavia, ad oggi continua ad esistere un’ampia gamma di nomi per i vari trattamenti e diversi protocolli anche simili tra loro. Perciò, con l’obiettivo di fare chiarezza, un gruppo di esperti ha esaminato le componenti dei trattamenti esistenti al fine di sviluppare delle linee guida per il disturbo da incubi negli adulti. I ricercatori sono giunti a delle raccomandazioni condivise, basate sulle evidenze empiriche, per guidare il trattamento degli incubi e la formazione dei professionisti della salute mentale, trattamento che è stato definito “Terapia cognitivo-comportamentale per gli incubi (Cognitive Behavioral Therapy for Nightmares, CBT-N)”.

Le raccomandazioni per la Terapia cognitivo-comportamentale per gli incubi

Gli esperti hanno riportato una serie di raccomandazioni:

  • Definizione di incubi: gli esperti concordano sul definire gli incubi come dei sogni ben ricordati con emozioni angoscianti che causano il risveglio. Gli incubi si differenziano dai sogni ansiogeni poiché questi ultimi non causano il risveglio, dai terrori notturni perché non vengono ricordati e dagli attacchi di panico notturni in quanto questi non sono scatenati dai sogni (American Academy of Sleep Medicine, 2023; APA, 2022).
  • Tipologia di incubi: gli esperti raccomandano che i clinici possono impiegare gli stessi interventi terapeutici per trattare sia gli incubi di cui non si conosce la causa sia quelli legati ad un trauma; per questi ultimi, può essere opportuno effettuare anche una psicoeducazione focalizzata sul trauma così da comprendere meglio l’esordio degli incubi.
  • Durata delle sessioni di trattamento CBT-N: gli autori suggeriscono sei sessioni di 50-60 minuti ciascuna e forniscono delle linee guida per condurre sessioni di 30 o 90 minuti; in ogni caso, il clinico deve flessibilizzare il trattamento per adattarlo alle necessità del paziente.
  • Chi può beneficiare della CBT-N? Il criterio DARC: per facilitare l’identificazione dei pazienti che potrebbero trarre beneficio dal trattamento, è stato proposto un utile acronimo (Pruiksma et al., 2025): DARC, che sta per Dreams (sogni) che causano Awakenings (risvegli), sono almeno in parte Remembered (ricordati) e portano a un Clinically significant distress (disagio clinicamente significativo) o interferenza con il funzionamento quotidiano. Secondo questo criterio, possono accedere alla CBT-N tutte le persone che sperimentano incubi ricorrenti che comportano risvegli e che interferiscono con la qualità della vita, anche in assenza di una diagnosi formale di PTSD o di altri disturbi. Tuttavia, poiché i sogni hanno diversi significati in diverse culture del mondo, alcuni trattamenti degli incubi potrebbero non essere adeguati per alcune persone e i loro valori (Lohmann, 2019).
  • Prevenzione: la CBT-N, inoltre, può rappresentare una risorsa preziosa anche in ambito preventivo: affrontare precocemente gli incubi può evitare il consolidarsi di una sintomatologia più grave, migliorando la qualità del sonno e la regolazione emotiva. Considerando che molti pazienti con disturbi del sonno o con vissuti traumatici riferiscono incubi, familiarizzare con questo protocollo può ampliare le competenze di psicologi clinici, psicoterapeuti e operatori della salute mentale.

Rilassamento, grounding e qualità del sonno come pilastri del trattamento

Nella CBT-N, il trattamento degli incubi non si limita alla rielaborazione del contenuto onirico, ma si arricchisce di tecniche complementari fondamentali, come il rilassamento, le strategie di grounding e l’ottimizzazione delle abitudini del sonno. La ricerca ha dimostrato che un’elevata attivazione fisiologica prima del sonno è collegata alla comparsa di incubi (Miller et al., 2018; Tomacsek et al., 2024). Per questo motivo, il training al rilassamento – spesso sotto forma di respirazione guidata, rilassamento muscolare o immagini positive – viene introdotto sin dalle prime sedute e praticato quotidianamente, soprattutto prima di dormire (Harb et al., 2019; Krakow & Zadra, 2010).

Accanto al rilassamento, vengono insegnate strategie di grounding – come concentrarsi sul respiro o su dettagli concreti dell’ambiente – da utilizzare durante i risvegli notturni per ridurre rapidamente l’arousal e ritrovare un senso di sicurezza. Questi strumenti risultano particolarmente utili anche per chi ha difficoltà a riaddormentarsi dopo un incubo (Pruiksma et al., 2025).

La CBT-N include inoltre componenti derivate dalla Terapia Cognitivo-Comportamentale per l’Insonnia (CBT-I), data l’alta comorbilità tra incubi e insonnia (Milanak et al., 2019). Insegnare al paziente a evitare comportamenti che ostacolano il sonno – come restare a letto svegli troppo a lungo o assumere stimolanti nelle ore serali – può ridurre sensibilmente sia i risvegli notturni, sia la frequenza degli incubi (Pruiksma et al., 2018).

Infine, in presenza di incubi multipli, si raccomanda di lavorare prioritariamente sul sogno più disturbante, soprattutto se legato a un trauma. Questo approccio, pur richiedendo una buona alleanza terapeutica, può avere effetti generalizzabili anche su incubi meno intensi (Davis et al., 2011). Tuttavia, in casi di resistenza o evitamento, il terapeuta può proporre una gradualità, cominciando da sogni meno ansiogeni. Il punto centrale rimane la personalizzazione dell’intervento: ogni componente della CBT-N è adattabile alle esigenze, risorse e vissuti del paziente.

In conclusione, la CBT-N rappresenta oggi uno degli approcci più completi ed efficaci per il trattamento degli incubi negli adulti. Supportata da un solido corpus di evidenze scientifiche, questa terapia offre un percorso strutturato ma flessibile, integrando tecniche di rilassamento, riscrittura immaginativa e igiene del sonno, con l’obiettivo di restituire al paziente un senso di controllo sul proprio mondo onirico e sul proprio benessere psicologico.

Riferimenti Bibliografici
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  • American Psychiatric Association. (2022). Diagnostic and statistical manual of mental disorders (5th ed. text revision). 
  • Creamer, J. L., Brock, M. S., Matsangas, P., Motamedi, V., & Mysliwiec, V. (2018). Nightmares in United States military personnel with sleep disturbances. Journal of Clinical Sleep Medicine, 14(3), 419–426.
  • Davis, J. L., Rhudy, J. L., Pruiksma, K. E., Byrd, P., Williams, A. E., McCabe, K. M., & Bartley, E. J. (2011). Physiological predictors of response to exposure, relaxation, and rescripting therapy for chronic nightmares in a randomized clinical trial. Journal of Clinical Sleep Medicine, 07(06), 622–631. 
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  • Krakow, B., & Zadra, A. (2010). Imagery Rehearsal Therapy: Principles and practice. Sleep Medicine Clinics, 5(2), 289–298. 
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  • Pruiksma, K. E., Miller, K. E., Davis, J. L., Gehrman, P., Harb, G., Ross, R. J., Balliett, N. E., Taylor, D. J., Nadorff, M. R., Brim, W., Dietch, J. R., Tyler, H., Wardle-Pinkston, S., Campbell, R. L., Friedlander, J., & Peterson, A. L. (2025). An Expert Consensus Statement for Implementing Cognitive Behavioral Therapy for Nightmares in Adults. Behavioral Sleep Medicine, 1–19. 
  • Romier, A., Clerici, E., Stern, E., Maruani, J., & Geoffroy, P. A. (2024). Therapeutic management of nightmares: Practice guide for imagery rehearsal therapy (IRT). Current Sleep Medicine Reports, 10(2), 139–154. 
  • Tomacsek, V., Blaskovich, B., Király, A., Reichardt, R., & Simor, P. (2025). Altered parasympathetic activity during sleep and emotionally arousing wakefulness in frequent nightmare recallers. European Archives of Psychiatry and Clinical Neuroscience, 274(2), 265–277. 
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