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L’influenza di TikTok nell’insorgenza dei disturbi alimentari

Nonostante contenuti pro-anoressia sui social siano stati proibiti, essi sono ancora facilmente rintracciabili anche su social di ampio utilizzo come TikTok

Di Laura Zagarese

Pubblicato il 19 Gen. 2022

Aggiornato il 08 Feb. 2024 14:53

TikTok ha riscosso grande successo attirando l’attenzione di una larga fetta della popolazione caratterizzata da una variabilità nel genere e nell’età in diversi paesi del mondo. Questo social tanto utilizzato può avere un ruolo nell’insorgenza dei Disturbi Alimentari?

 

Introduzione

Tiktok, applicazione che fornisce brevi video dai 15 ai 60 secondi, a Dicembre 2020 ha raggiunto i 2 miliardi di iscritti e per la maggior parte sono adolescenti. Promuove video su una larga gamma di tematiche: dalla cucina, alle esibizioni dei ballerini più famosi, alle discussioni politiche. Basata su algoritmi, più volte mirino di attacchi mediatici per la difficoltà nel limitare e filtrare contenuti spesso maladattivi. Sebbene nell’attuale panorama scientifico si promuova una visione bio-psico-sociale nel definire i fattori che predispongono l’esordio di un disturbo alimentare, diversi studi riconoscono i contenuti dei diversi social media come fondamentali nell’interiorizzazione di un ideale di bellezza.

TikTok – For You: di cosa si tratta?

TikTok, applicazione sviluppata e lanciata dalla compagnia cinese ByteDance Ltd nel 2016, è attualmente riconosciuta come una delle piattaforme social più utilizzate. Dal suo lancio, l’applicazione ha riscosso pieno successo attirando l’attenzione di una larga fetta della popolazione caratterizzata da una variabilità nel genere e nell’età, non solo in Giappone ma in diversi Paesi del mondo. Infatti, un report del Dicembre 2020, ha rilevato i dati demografici degli utenti TikTok in Giappone: il 15% della popolazione appartenente alla fascia dei teenegers, il 12,1% intorno ai 40 anni. Nel 2019, in India, TikTok ha visto una crescita esponenziale del 50%, giungendo ad avere 75 milioni di utenti attivi a Dicembre 2019. Ulteriori statistiche relative a Paesi come Germania, U.S., Brasile, dimostrano nel corso dell’ultimo anno una crescita esponenziale raggiungendo quasi i 10 milioni di utenti android a Dicembre 2019.

Formalmente riconosciuta come Musical.ly, TikTok è un’ applicazione telefonica accessibile sia agli utenti con sistema Apple che Android. L’app permette ai suoi utenti la creazione e la condivisione con altri audience di tutto il mondo, di diverse modalità di video clips: brevi video in cui imitare i balletti di famosi tiktokers, mediante musica in background o la creazione di proprie versioni originali, mediante l’uso di specifiche tecniche di editing e filtri immagini, forniti dall’app.

Più in generale si può affermare che, in pochi anni, la piattaforma ha raggiunto più di 2 miliardi di persone che hanno scaricato l’app, più di 800 milioni di utenti attivi, in cui quasi la metà di essi ha un’età compresa tra i 16 e i 24 anni.

Ulteriore caratteristica propria della presente applicazione è il “For-You” pagina feed video, in cui si susseguono video di account, non sempre riguardanti persone seguite, ma consigliate sulla base della propria cronologia.

Nel corso del 2020, con la condizione pandemica, in Italia si è osservato un incremento del 33%. Come riferito dall’Ansa, pur avendo ancora un utilizzo soprattutto tra i giovanissimi – nel 2020 è stata utilizzata da circa il 26% dei 18-54enni – può vantare un tempo di permanenza di circa 5 ore al mese a persona.

TikTok influenza l’insorgenza dei disturbi alimentari?

L’applicazione è stata più volte contestata per i contenuti spesso poco filtrati e la scarsa protezione della privacy. Una recente indagine del The Guardian del 2020, ha denunciato come i contenuti pro-anoressia siano ancora facilmente rintracciabili nonostante le compagnie dei diversi social media abbiano proibito pubblicità riguardanti la perdita di peso mediante condotte alimentari estreme (Garson, 2020; Kaufman, 2020; Lantos, 2020). Pertanto, sebbene la compagnia avesse bloccato alcuni hashtag, digitando le stesse parole, sono emersi dozzine di account che promuovevano condotte di vita pericolose e disturbi alimentari, utilizzando lievi errori ortografici o sinonimi dei termini comuni. Ulteriormente in relazione all’uso dei “For you”, diverse persone avevano testimoniato di essere venute facilmente in contatto con account i cui contenuti riguardavano i disturbi alimentari, la perdita di peso o le diete, e ciò in quanto, come riferisce Ysabel Gerrard dell’università di Sheffield: “TikTok è designato a mostrarti solo ciò che pensa possa piacerti”.

In accordo con l’indagine di The Guardian, anche diversi studi (Lantos, 2020, Herrick, 2020) hanno sottolineato la facilità con la quale, nonostante gli hashtag contenenti il testo completo “#EDrecovery”, i Tiktok potessero essere anticipati da immagini proprie di un contenuto definito “thininspiration”. Portando alla luce, da un lato la semplicità con la quale molte tipologie di Tiktok e di narrative associate possono finire per essere mal interpretate, dall’altro lato la difficoltà con la quale tracciare e fermare i contenuti maladattivi.

In accordo con tali dati, diversi studi in letteratura sottolineano l’aumento dell’incidenza dei disturbi alimentari. Secondo un’analisi dell’Ospedale San Raffaele di Milano, con lo stress associato alla condizione di pandemia 2020, le persone che già soffrivano di Disturbi alimentari hanno vissuto una ricaduta. Nella popolazione sana, quasi il 30 % di adolescenti hanno iniziato a soffrire di tali problematiche.

La metanalisi di Rodger e colleghi (2016) dimostra la relazione diretta tra la visione di contenuti online “pro- eating disorder” e la manifestazione delle problematiche alimentari. Nello specifico la ricerca rivela che l’esposizione ai siti web “thinspiration”, è associata all’aumento dell’insoddisfazione corporea, dieta ferrea, affettività negativa. La visione di pro-Ana website, aumenterebbe la sensibilità alla propria soddisfazione -insoddisfazione per l’immagine corporea, al “drive for thinness” e al cibo, portando così allo sviluppo di tali disturbi in relazione ad una soggettiva vulnerabilità.

Nel recente studio caso-singolo, LoGrieco e colleghi, 2021, descrivono il caso di un’utente di 14 anni ricoverata presso l’ospedale Bambin Gesù di Roma con diagnosi di Anoressia Nervosa. Durante il colloquio iniziale con la neuropsichiatra, la paziente riferisce di essersi ispirata a TikTok, piattaforma in cui molte ragazze condividono le loro personali esperienze nella lotta contro profonde sofferenze, contro i disturbi alimentari o  gesti autolesionistici. Afferma, dunque, di voler intraprendere tali condotte per dimostrare a se stessa e agli altri la difficoltà della condizione che l’ha portata all’ospedalizzazione. Pertanto, gli autori sottolineano la gravità degli effetti dell’esposizione a contenuti pro-Ana soprattutto su giovani utenti, già insicuri della propria immagine corporea.

CBT-E: cause multifattoriali nello sviluppo dei DA

Secondo la formulazione transdiagnostica della CBT-E, i disturbi alimentari sono  accomunati all’interno di un’unica categoria ombrello. Il protocollo, definito agli inizi degli anni 2000 presso il centro CREDO di Oxford dal prof.re Fairburn e, successivamente, introdotto in Italia dal dott.re Dalle Grave, prevede come al centro di tutte le categorie nosografiche dei disturbi alimentari si possa riconoscere un unico nucleo psicopatologico: l’eccessiva valutazione del peso e della forma del corpo.

Se generalmente le persone tendono a valutarsi sulla base della percezione delle loro prestazioni in una larga varietà di domini di vita (scuola, lavoro, amicizie), quelle affette da problematiche alimentari fondano la propria autovalutazione principalmente sul peso, sulla forma del corpo e sull’alimentazione. Secondo tale teorizzazione, alla base della condotta di restrizione alimentare cognitiva o calorica, comportamento che generalmente rappresenta l’inizio di un disturbo alimentare, possono esserci due possibili condizioni: da un lato l’aver interiorizzato un ideale di bellezza, dall’altro la necessità di controllo dei vari domini di vita.

In quest’ottica, dunque, non esiste un’unica causa. In un panorama più bio- psico- sociale, si possono riscontrare i fattori predisponenti in una multifattorialità, ovvero, una più ampia gamma di fattori combinati tra loro (da quelli genetici a quelli ambientali). Tra i diversi fattori di rischio si può sottolineare in primis la fase dell’adolescenza. Vari studi dimostrano come le persone intraprendono la prima dieta soprattutto nell’adolescenza, prima età adulta, e ciò per diversi motivi: la necessità di definire il proprio valore in termini di bellezza e aspetto fisico, le modificazioni fisiche che rendono il proprio corpo lontano dal proprio ideale di bellezza o la necessità di mantenere un proprio senso di autocontrollo. In secondo luogo, i fattori socio-culturali sembrerebbero giocare un ruolo importante soprattutto nei paesi occidentali. Rinforzata dai messaggi dei mass-media, si fa propria l’idea che il proprio valore e dunque la propria autostima, dipenda principalmente dai tratti fisici e dalla capacità di conformarsi a dei canoni di bellezza, noti nella propria società. Infatti, mentre per le donne, il concetto di bellezza è associato maggiormente alla necessità di dimagrire per raggiungere la condizione di “thinness”, per gli uomini la bellezza promossa è associata al “drive for mascularity” e dunque ad un corpo tonico e muscoloso. Concorde, con i precedenti studi, con il fatto che l’esposizione a media che mostrano persistentemente l’ideale di bellezza può associarsi alla preoccupazione e all’insoddisfazione per la propria immagine corporea.

 


 

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