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Disturbo Evitante/Restrittivo dell’assunzione di cibo (ARFID): perché qualcuno lo sviluppa?

Un approfondimento relativo ai fattori scatenanti il disturbo evitante/restrittivo dell'assunzione di cibo (ARFID)

Di Sara Nargis Liguori

Pubblicato il 08 Gen. 2024

Aggiornato il 05 Feb. 2024 11:45

Da cosa può dipendere il disturbo evitante/restrittivo dell’assunzione di cibo?

Il gruppo di ricerca di Jennifer J. Thomas ipotizza che il disturbo evitante/restrittivo dell’assunzione di cibo (ARFID) dipenda dalle anomalie nell’appetito omeostatico, nella sensibilità sensoriale e nella reattività alla paura, caratteristiche alla base delle tre presentazioni primarie del disturbo ARFID, rispettivamente: mancanza di interesse per il cibo, sensibilità sensoriale e paura delle conseguenze avverse.

La diagnosi di ARFID

Il Disturbo Evitante/Restrittivo dell’assunzione di cibo (ARFID) è caratterizzato dall’evitamento o restrizione nell’assunzione di cibo e nell’assorbimento di un adeguato apporto calorico, e da un mancato interesse nell’alimentazione. Di seguito vengono riportati i criteri diagnostici (American Psychiatric Association, 2013):

  • Un’anomalia dell’alimentazione e della nutrizione (ad es. assenza di interesse per l’alimentazione o per il cibo; evitamento basato sulle caratteristiche sensoriali del cibo che si manifesta attraverso una persistente incapacità di assumere un adeguato apporto nutrizionale e/o energetico) associata con una o più delle seguenti:
    • Significativa perdita di peso o nei bambini incapacità a raggiungere il peso relativo alla
 crescita
    • Significativa carenza nutrizionale
    • Dipendenza dalla nutrizione enterale o da supplementi nutrizionali orali
    • Marcata interferenza col funzionamento psicosociale
  • Il disturbo non è connesso con la mancanza di cibo o associato a pratiche culturali.
  • Il disturbo non si manifesta esclusivamente nel corso di anoressia o bulimia nervosa e non vi è evidenza di anomalia nel modo in cui è percepito il peso e la forma del proprio corpo.
  • L’anomalia non è meglio attribuibile a una condizione medica o ad un altro disturbo mentale. Se il disturbo alimentare si manifesta nel corso di un altro disturbo, la sua importanza supera quella del disturbo di base e richiede attenzione clinica.

La prevalenza dell’ARFID è stata valutata solo in studi retrospettivi e i risultati preliminari indicano che i pazienti con questo disturbo tendono ad essere più giovani rispetto a quelli con anoressia nervosa e bulimia nervosa e che, rispetto a questi ultimi, il disturbo sembra colpire un maggior numero di maschi. Inoltre, l’ARFID presenta una frequente comorbilità con i disturbi d’ansia e, in alcuni casi, con il disturbo da deficit di attenzione/iperattività e i disturbi dello spettro autistico.

All’interno di questo articolo vorrei approfondire il tema relativo alle cause, e quindi indagare quali sono i fattori scatenanti di questo disturbo.

Un modo semplice per provare a rispondere alla domanda “perché qualcuno sviluppa l’ARFID?” è illustrato dal modello “biopsicosociale”, un approccio alla comprensione della salute e della malattia proposto da George Engel nel 1977. Essenzialmente, questo approccio propone che la salute mentale e la malattia derivino dalla complessa interazione tra fattori biologici, psicologici e sociali.

Ma in che modo questi fattori interagiscono tra di loro, quando si parla dell’ARFID? In primo luogo esiste quella che viene chiamata “vulnerabilità individuale”, il che significa che ognuno di noi è più o meno predisposto e vulnerabile allo sviluppo di determinati disturbi. In parte questo è determinato dalla nostra storia famigliare e dal nostro temperamento (e quindi dal nostro patrimonio genetico), in parte è determinato dalle nostre scelte, azioni e stile di vita. Esiste poi il “contesto personale”, che comprende l’insieme delle persone e degli ambienti in cui viviamo (la nostra famiglia, le interazioni con gli amici, sul lavoro, la comunità religiosa e culturale in cui cresciamo); anche quest’ultimo è unico per ogni individuo e interagisce con i fattori di vulnerabilità personale, portando alla maggiore o minore probabilità di sviluppare dei disturbi mentali. Infine, ad interagire con le caratteristiche individuali e il contesto di vita, esistono gli eventi “trigger”: si tratta di eventi, interni a noi o esterni a noi, che contribuiscono allo sviluppo o meno di determinate problematiche.

Come si manifesta l’ARFID? Continua a leggere l’articolo >> CLICCA QUI

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RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI
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