expand_lessAPRI WIDGET

Devianza e Violenza di Lothar Bönisch – Recensione

L'impianto del libro è cognitivo: il comportamento violento e deviante è concepito soggettivamente come una reazione congrua alle situazioni in atto...

Di Giovanni Maria Ruggiero

Pubblicato il 10 Apr. 2015

L’impianto è cognitivo: il comportamento violento e deviante è concepito soggettivamente come una reazione congrua alle situazioni dalla persona che li mette in atto.

Lothar Bönisch ha scritto un libro completo e dettagliato sugli aspetti psicologici e sociali della violenza e della devianza. Il titolo rispecchia fedelmente l’argomento ed è semplicemente “Devianza e Violenza”, pubblicato dall’editrice bu,press di Bolzano nel 2014.

Bönisch inizia la sua trattazione dal concetto di coping, ampliandolo in modo da includere anche i comportamenti devianti e violenti definiti come forme, naturalmente perverse, di coping.  L’impianto è quindi cognitivo: il comportamento violento e deviante è concepito soggettivamente come una reazione congrua alle situazioni dalla persone che li mette in atto.

Accanto a questo principio Bönisch ne pone un altro di tipo sociale, ed è il concetto di anomia elaborato da Durkheim, ovvero il crollo di regole di condotta universali e dotate di valore instrinseco. Oggi invece ci sono regole soggette a perpetua contrattazione il cui valore è sempre solo strumentale: vanno rispettate perché servono a qualcosa, non come leggi morali in sé. Principio laico più che giusto, ma che oggettivamente rende meno facile il controllo dei propri impulsi in persone propense.

Infine Bönisch enuncia il terzo principio, quell’etichettamento, il “labeling” come altro potente fattore che trasforma in devianti soggetti non riconducibili al modello dominante. Questi tre principi sono in realtà anche tre modelli in competizione ma non necessariamente incompatibili, che spiegano differenti percorsi per arrivare alla devianza e alla violenza. In alcuni casi prevale l’etichettamento, in altri l’anomia, in altri il coping ma senza che un principio sia esclusivo.

Bönisch prosegue la trattazione esplorando lo sviluppo di tendenze antisociali in famiglia durante l’infanzia, sia per imitazione di comportamenti violenti negli adulti oppure per reazione ad ambienti in cui regna la trascuratezza emotiva. Ancora una volta i due principi non si escludono a vicenda ma possono interagire ed essere presenti entrambi, sia pure in diversa misura nei vari casi.

Bönisch  tratta poi alcuni casi particolari. Prima di tutto, l’adolescenza, che Bönisch definisce come una fase d’inevitabile devianza potenziale. Le circostanze della crescita, la necessità di definirsi e di uscire dal nucleo protetto dell’infanzia agiscono da fattori che facilitano episodi di oppositività potenzialmente deviante, fattori che vanno conosciuti e canalizzati in uno sviluppo sociale normale.

C’è poi il rapporto tra mass media e violenza. Sia come intrattenimento che come notizia la violenza è un potente attrattore di interesse e di ascolto. Altro caso particolare è il rapporto tra mascolinità e violenza. Bönisch analizza a fondo il rapporto particolare tra sesso maschile e comportamento violento, sia dal punto di vista biologico che sociale. Anche in questo caso siamo di fronte a una situazione di devianza potenziale che può essere controllata.

Il libro si conclude con una trattazione degli interventi di sostegno pedagogico e sociale più efficaci per contrastare devianza e violenza.

 

ARTICOLO CONSIGLIATO:

La trasmissione intergenerazionale della violenza: un’ipotesi sistemica sui contesti di apprendimento

 

BIBLIOGRAFIA:

Si parla di:
Categorie
SCRITTO DA
Giovanni Maria Ruggiero
Giovanni Maria Ruggiero

Direttore responsabile di State of Mind, Professore di Psicologia Culturale e Psicoterapia presso la Sigmund Freud University di Milano e Vienna, Direttore Ricerca Gruppo Studi Cognitivi

Tutti gli articoli
ARTICOLI CORRELATI
WordPress Ads
cancel