Nel corso degli anni diverse distinzioni si sono susseguite ma le strategie di coping che gli individui possono mettere in atto sono così numerose che non è stata ancora concordata una classificazione definitiva. Vediamone alcune.
“It happens?” “What? Sh*t!” chi, come me, ha visto e rivisto Forrest Gump, avrà fatto di questo botta e risposta uno stile di vita, c’è chi invece ne conoscerà la versione originale, “Sh*t happens”, chi avrà sentito il più edulcorato “C’est la vie” o un più genuino “È la vita”. Insomma che si preferisca la versione più patriottica, quella più elegante, quella più rude o quella cinematografica, la verità è una sola: i momenti difficili accadono, fanno parte della vita.
Se problemi e difficoltà possono colpire indistintamente ognuno di noi, ciò che cambia è il modo in cui ognuno di noi reagisce a problemi e difficoltà. Parliamo dunque di coping.
Cosa si intende per coping?
I primi studiosi a occuparsi di coping sono Folkman & Lazarus (1984), secondo i quali il termine coping (dall’inglese to cope, ovvero fronteggiare) indica gli sforzi cognitivi e comportamentali compiuti per padroneggiare, tollerare o ridurre le richieste e i conflitti interni ed esterni che sono valutati come gravosi o eccessivi per le risorse della persona.
Cosa significa questo? Che dinanzi a un particolare evento, questo diventa stressante quando la persona lo percepisce come tale: se un individuo crede che le sue risorse siano adeguate per far fronte alle richieste dell’evento, egli lo affronterà con successo anche se tali richieste sono considerevoli. Questo è il coping: tutte le strategie che l’individuo è in grado di mettere in atto per risolvere le difficoltà che incontra.
Categorie di coping
Folkman e Lazarus concettualizzano due grandi categorie di coping:
- il coping centrato sul problema: l’individuo analizza il problema per capirlo meglio, ad es. chiede informazioni e supporto ad altri o segue un piano di azione;
- il coping centrato sull’emozione: il soggetto tenta di attenuare il disagio (es. evitando il problema) o di osservarne soltanto il lato positivo.
Nel corso degli anni diverse distinzioni si sono susseguite ma le strategie di coping che gli individui possono mettere in atto sono così numerose che non è stata ancora concordata una classificazione definitiva.
Ad oggi comunque risultano tre i tipi di coping maggiormente studiati:
- coping orientato al problema;
- coping orientato alle emozioni: in cui l’individuo tenta di regolare l’emotività negativa attraverso attività coscienti come la ricerca di supporto socio-emotivo;
- coping orientato all’evitamento: la persona ricorre ad attività e/o strategie cognitive in un tentativo deliberato di svincolarsi dalle situazioni stressanti, cercando ad esempio delle distrazioni.
Strategie di coping più utilizzate
In concreto, quali sono le strategie di coping più comuni? Vediamone alcune:
- Ricerca di supporto sociale: cercare un supporto emotivo, informativo e/o un aiuto più concreto al problema (es. “Chiedo ai miei amici cosa avrebbero fatto al mio posto”)
- Distanziamento: distaccarsi da sé e minimizzare l’impatto della situazione (es.: “Farò finta che non sia successo niente”).
- Autocontrollo: controllare le proprie sensazioni ed azioni (es. Sforzarsi di non esprimere ciò che si prova).
- Accettazione delle proprie responsabilità: riconoscere il proprio ruolo nel problema e cercare di aggiustare le cose (es.: “So che in parte è stata colpa mia, chiederò scusa”).
- Fuga ed evitamento: fuggire dalla situazione problematica ed evitare lo stress (es. “Non vado a scuola così evito l’interrogazione”).
- Problem solving programmato: concentrarsi sul problema per modificare la situazione attraverso un approccio analitico ad esso (es.: “Faccio una lista dei pro e dei contro”).
- Rivalutazione positiva: donare un senso positivo a quanto accaduto per crescere personalmente (es.: “Questa situazione mi ha insegnato come nella vita non è sempre importante arrivare primi”).
- Umorismo: trovare aspetti divertenti per minimizzare la situazione.
- Soppressione delle attività concorrenti: limitare tutte le attività che non riguardano il problema, per concentrarsi esclusivamente su di esso e sulla sua soluzione.
- Concentrarsi sulle emozioni e cercare un modo per gestirle.
- Negazione: negare o agire come se l’evento non fosse reale.
- Coping religioso: rivolgersi alla religione per cercare supporto in periodi di stress.
Coping e salute mentale: esistono strategie di coping più efficaci di altre?
Secondo alcune ricerche sull’efficacia delle strategie di coping, il coping centrato sul problema sembra essere associato al benessere psicologico, esso ha una relazione positiva con autostima e senso di autoefficacia e delle relazioni negative con solitudine, ansia e depressione.
Sono sempre più riconosciuti anche i benefici terapeutici del coping orientato alle emozioni, ovvero quel tipo di coping che permette di entrare in contatto con ciò che si prova e cercare un modo funzionale per gestirlo. Al contrario, preoccuparsi per le emozioni “negative” senza fare qualcosa di costruttivo per regolarle (in psicologia si usa “regolare le emozioni” per intendere il gestirle), tende ad amplificare il disagio e porta a conseguenze psicologiche negative, come depressione, ansia e stress.
Per quanto riguarda il coping orientato all’evitamento, queste strategie tendono a ridurre il disagio e l’ansia nel breve periodo, subito dopo che si verifica lo stress (entro una settimana), ma sono meno utili per il raggiungimento del benessere psicologico a lungo termine.
Quando le strategie di coping non sono efficaci
Il ricorso a determinate strategie di coping può dipendere sia dalle caratteristiche individuali che dagli aspetti situazionali. Ci sono infatti strategie che possono risultare efficaci in alcune situazioni ma non in altre (è diverso affrontare un lutto o il fatto di essere bloccati per strada con l’auto in panne) o ci sono strategie più efficaci in alcuni periodi di vita (pensiamo a quelle usate da un bambino e a quelle usate da un adulto), piuttosto che in altri.
Bisogna inoltre ricordare che spesso un singolo problema può richiedere l’impiego di diverse strategie di coping, gli stessi Folkman & Lazarus (1985) hanno visto come gli individui tendano a utilizzare strategie di coping che interagiscono l’una con l’altra in risposta a una situazione stressante.
Come spesso accade, ciò che rende “problematico” un fenomeno psicologico è la rigidità e la pervasività con cui questo si manifesta.
Facciamo un esempio: per non affrontare lo stress dell’interrogazione, decido di non andare a scuola e resto a casa. Non possiamo dire tout court che questa strategia sia inefficace: se so di aver studiato poco e se, restando a casa, ho modo di studiare meglio e andare più preparato il giorno successivo, la strategia di coping utilizzata si è rivelata utile. Se però, ogni giorno in cui è prevista un’interrogazione io mi assento, è evidente che la strategia di evitare si sta rivelando disfunzionale e che forse ho bisogno di affrontare lo stress da interrogazione in un altro modo se voglio superare l’anno scolastico.
Affinché le nostre strategie di coping possano dirsi efficaci, è importante ricorrere ad esse in modo flessibile, integrando diverse strategie per affrontare i problemi, e capire che non è sempre possibile evitare le situazioni difficili, né ridere di ogni evento stressante, né ancora cercare ogni volta le proprie colpe per ciò che succede o avere costantemente tutto sotto controllo.
Alcuni consigli
Molto più semplice a dirsi che a farsi, come agire quindi quando ci troviamo ad affrontare un momento difficile e non ci sentiamo pienamente in grado di gestirlo? Ecco alcuni consigli:
- Rifletti su ciò che stai facendo: fermati un attimo e cerca di capire cosa stai facendo per risolvere il problema. Chiediti se la strategia di coping che stai utilizzando ti sta aiutando davvero nell’immediato e se può davvero aiutarti nel lungo termine.
- L’esperienza insegna: pensa a quando hai affrontato una situazione difficile in passato, chiediti che cosa hai fatto che ti è stato d’aiuto e cosa, al contrario, ti ha ostacolato.
- Una prospettiva diversa: quando si affronta una situazione stressante è spesso difficile capire se ciò che stiamo facendo ci sia d’aiuto oppure no. In questo caso può essere utile immaginare un tuo amico alle prese con la stessa situazione stressante: cosa gli consiglieresti di fare? Ti sorprenderà vedere come ciò che consiglieresti spesso non coincide con ciò che stai facendo.
- L’aiuto di un terapeuta: qualora invece ti rendessi conto che le tue risorse non sono adeguate per far fronte agli eventi difficili, la psicoterapia si rivela un aiuto indispensabile per capire le radici della tua sofferenza, flessibilizzare le tue strategie di coping al momento inefficaci e per trovarne di nuove.
Come più volte ripetuto, bisogna accettare il fatto che i momenti difficili fanno parte del cammino della vita, meglio dunque avere a disposizione più paia di scarpe per affrontarlo: perché se è vero che “sh*t happens” è pur vero che in quel momento sarebbe meglio non indossare le stesse vecchie scarpe che indossiamo da anni e con le suole ormai consumate!