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La nostalgia: un processo omeostatico di cura del dolore

La nostalgia coinvolge processi emotivo-cognitivi complessi e determina l'impulso verso stimoli positivi, essenziali per un adattamento fisico e psicologico

Di Dominique De Filippis

Pubblicato il 13 Set. 2021

Il termine nostalgia fu coniato nel 1688 da Johannes Hofer, che ne elaborò una visione disfunzionale e dannosa, visione che è persistita per oltre 300 anni.

 

A cavallo del ventesimo secolo, la nostalgia è stata considerata un’emozione malsana caratterizzata dalla solitudine o dalla tristezza (Batcho, 2013a). Hofer e i suoi contemporanei, tuttavia, commisero un errore inferenziale, ipotizzando un percorso causale dalla nostalgia alla tristezza, basandosi unicamente sulla loro co-occorrenza. Di contro, recenti lavori empirici hanno documentato un percorso inverso: le esperienze sconfortanti evocano la nostalgia, che, a sua volta, opera come risorsa di coping (Sedikides et al., 2015).

Il lutto è un’esperienza caratterizzata da una varietà di sintomi psicologici e fisici angoscianti (Fagundes & Wu, 2020). Le persone che subiscono la perdita di una persona cara possono provare tristezza, senso di colpa, rabbia, ansia (Hogan et al., 2001), nonché mal di testa, vertigini, mal di stomaco e disturbi del sonno (Pennebaker, 1982). Inoltre, esse sono più suscettibili a condizioni psichiatriche, come il Disturbo Depressivo Maggiore, disturbi legati all’ansia e, specialmente nei casi di perdita traumatica o improvvisa, il Disturbo da stress Post-traumatico.

Il lutto è un fenomeno complesso che può prendere vari corsi (Bonanno et al., 2011). Indipendentemente da ciò, anche se le reazioni individuali al lutto possono essere varie, perdere una persona cara è generalmente un’esperienza angosciante che pone gli individui in una condizione di rischio per la salute.

Cosa contribuisce all’angoscia degli individui in lutto? Essi possono impegnarsi in valutazioni negative generali e specifiche dell’evento, rievocando immagini ricorrenti sulla morte del loro caro, così come possono manifestare pensieri ruminativi (Lafarge et al., 2019). Questi ricordi sono associati a un’elevata angoscia e ad una maggior gravità della depressione (Baddeley et al., 2015).

Mentre i processi disadattivi come la ruminazione aumentano l’angoscia, altre forme di valutazione possono essere benefiche. Sia il sense-making (Bogensperger & Lueger-Schuster, 2014) che la nostalgia, sono stati collegati ad una miglior crescita post-traumatica. Difatti, contrariamente a ciò che si potrebbe pensare, la nostalgia può consentire agli individui di mantenere la vicinanza con i defunti, pur rimanendo liberi da risentimenti disadattivi.

La “fantasticheria nostalgica” corrisponde alla riflessione sui momenti significativi del proprio passato e può comportare una progressione da un ricordo di un evento di vita negativo, ad uno positivo (Abeyta et al., 2015).

La nostalgia coinvolge processi emotivi e cognitivi più complessi rispetto alle emozioni di base e determina un impulso a dirigersi verso stimoli positivi, essenziali per un adattamento fisico e psicologico di successo (Elliot, 2008). Inquadrando la nostalgia come uno stato psicologico orientato all’approccio, Sedikides et al. (2015) hanno proposto un modello normativo o omeostatico, secondo il quale la nostalgia opera come un meccanismo correttivo, volto ad alleviare l’impatto negativo determinato da eventi avversi. Batcho (2013b) ha evidenziato la mancanza di una relazione tra la nostalgia e le strategie di evitamento, sottolineando come “le teorie che descrivono la nostalgia come un ritiro in un passato idealizzato e inesistente” siano inaccurate. Piuttosto, l’autore ha sottolineato come la nostalgia favorisca le strategie di coping. La nostalgia, quindi, ha proprietà motivazionali (Abeyta & Routledge, 2016) ed è associata a risposte costruttive, proattive ed orientate al futuro (Batcho, 2013b; Cheung et al., 2019).

Dunque, i risultati empirici indicano che la nostalgia agisce come una risorsa di regolazione in presenza di stati di disagio (Wildschut & Sedikides, 2020). Tuttavia, fino ad oggi, la ricerca non ha esaminato se la nostalgia possa aiutare gli individui a far fronte a un’esperienza estremamente sconfortante come il lutto. Secondo la visione radicata della nostalgia come disadattamento (Sedikides et al., 2004), ci si aspetterebbe che una perdita personale possa far sprofondare gli individui altamente nostalgici in un’ulteriore spirale negativa. Tuttavia, secondo una fiorente letteratura (Sedikides & Wildschut, 2019), alti livelli di nostalgia aiuterebbero gli individui in lutto ad affrontare la loro perdita.

In uno studio longitudinale, alcuni autori hanno valutato la misura in cui le persone in lutto hanno riportato pensieri intrusivi, iperarousal ed evitamento.

I ricercatori hanno ipotizzato che livelli più alti di nostalgia avrebbero predetto riduzioni dell’angoscia relativa alla perdita di una persona cara.

Allo studio hanno preso parte 133 studenti, che avevano subito la perdita di una persona cara nei due anni precedenti.

Coerentemente con quanto ipotizzato, i risultati hanno mostrato che la nostalgia predice riduzioni dell’angoscia tra gli individui in lutto. Gli individui che avevano sperimentato una maggiore nostalgia hanno riportato, nel tempo, una diminuzione dei pensieri intrusivi. Inoltre, l’iperarousal e, dunque l’irritabilità e determinate reazioni fisiche legate alla perdita, è diminuito nel tempo tra gli individui che hanno sperimentato una maggiore nostalgia. Ulteriormente, non si sono verificati cambiamenti nell’evitamento.

In generale, la nostalgia ha aiutato i soggetti tamponando l’impatto del lutto nel tempo senza incoraggiare strategie di fuga. Indipendentemente dal livello iniziale di dolore, livelli più alti di nostalgia prevedevano riduzioni dei pensieri intrusivi.

Gli individui si relazionano al passato attraverso una varietà di mezzi, ma la nostalgia opera come un metodo più positivo e costruttivo di connessione con il passato (Cheung et al., 2018). In questo modo, la nostalgia può aiutare gli individui in lutto a riflettere su una perdita con meno angoscia e perseguire una traiettoria più costruttiva.

Gli individui possono rievocare i ricordi positivi e sono meno propensi a evitare quelli spiacevoli.

I risultati comportano implicazioni cliniche per coloro che lavorano a stretto contatto con le persone in lutto: l’importanza della nostalgia identificata nel presente lavoro è strettamente correlata a varie terapie cognitive di terza generazione, come l’Accepance and Commitment Therapy (Hayes et al., 2009) ed altri approcci basati sulla consapevolezza, che cercano di modificare la propria reazione ai pensieri, piuttosto che cambiare i pensieri stessi. Dunque, i professionisti che assistono le persone in lutto possono essere in grado di aiutare i pazienti ad affrontare meglio la situazione favorendo la nostalgia attraverso sessioni regolari.

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