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Processi di adattamento dopo la prima ondata della pandemia di COVID-19: uno studio qualitativo basato sull’esperienza degli psicologi clinici

Uno studio qualitativo ha approfondito la comprensione dei processi di adattamento alla pandemia da COVID-19, analizzando le esperienze degli psicologi

Di Linda Confalonieri

Pubblicato il 20 Mar. 2023

Aggiornato il 24 Mar. 2023 11:39

Lo studio di Lamiani e colleghi (2022) mira a comprendere i processi di adattamento della popolazione a seguito della prima ondata della pandemia da COVID-19. Per questo scopo gli autori hanno condotto uno studio attraverso un metodo qualitativo “grounded theory”, basandosi sull’esperienza di psicologi clinici che hanno effettuato supporto durante la pandemia.

Le conseguenze della pandemia da COVID-19

La pandemia da COVID-19 ha apportato un aumento di distress, tra cui ansia, depressione e stress post-traumatico nella popolazione generale, come evidenziato da molteplici studi a livello globale (Castelli et al., 2020; Morales-Vives et al., 2020; Wang et al., 2020; Prati and Mancini, 2021).

In particolare l’Italia fu il primo tra i paesi occidentali ad esserne gravemente colpito. All’esordio della pandemia da COVID-19, molti paesi implementarono misure di lockdown e di quarantene allo scopo di contenere la diffusione del virus. A fronte di tale situazione pandemica, le persone si trovarono di fronte a diversi fattori stressanti, tra cui l’isolamento, la coabitazione forzata, l’impossibilità di celebrare riti funebri all’interno delle proprie reti sociali e familiari, la chiusura prolungata delle scuole e delle attività sociali-ricreative, perdite economiche e sovraccarico lavorativo (Pfefferbaum and North, 2020).

In alcuni studi effettuati nel contesto italiano si sono evidenziati esiti in termini di salute mentale: ad esempio uno studio di Rossi et al. (2020) che ha esplorato lo stress psicologico causato dalla pandemia nella popolazione italiana durante la prima ondata, ha osservato la presenza di sintomi post-traumatici e disturbi dell’adattamento rispettivamente in un terzo e un quarto del campione studiato. Similmente, Lenzo e colleghi (2020) hanno e evidenziato che circa un terzo del campione dello studio, costituito da persone italiane, presentava sintomi di ansia, depressione e stress.

Come in altri paesi, durante l’estate del 2020, l’Italia entrò quindi in una fase di ri-aperture dei servizi e attività che gradualmente ripresero a funzionare nella quotidianità. La ri-apertura rappresentò una sfida non solo in termini epidemiologici, ma anche dal punto di vista psicologico. Secondo studi precedenti (Young et al., 2002), nelle fasi di recupero a seguito di situazioni di emergenza la prevalenza delle difficoltà psicologiche e dei disturbi psichici ad esse associate possono persino aumentare. Al di là delle risorse di resilienza individuale, le persone possono avere difficoltà ad adattarsi alle nuove circostanze e ad integrare gli eventi traumatici in narrative di senso (Kazlauskas and Quero, 2020); la paura, il panico, lo stigma possono perdurare nella popolazione a seguito di pandemie anche quando la situazione dal punto epidemiologico si è normalizzata (Strong, 1990; Hong et al., 2009; Ji et al., 2017).

I processi di adattamento dopo la prima ondata

In tal senso, i processi di adattamento degli individui dopo la fase emergenziale della prima ondata nella pandemia da COVID-19 rimangono ancora da esplorare e approfondire in termini di ricerca. L’adattamento può essere definito come un processo attraverso cui gli individui modificano i loro atteggiamenti e comportamenti in risposta a richieste ambientale o condizioni inaspettate (American Psychological Association, 2020).

L’adattamento può essere visto come un tentativo di mantenere un bilanciamento tra i propri bisogni e le circostanze che possono impendirne la loro soddisfazione. La pandemia da COVD-19, la radicale modificazione delle routine individuali e i cambiamenti di vita ad essa associati, hanno significativamente impattato sulla soddisfazione dei bisogni umani di base, come i bisogni di sicurezza, appartenenza e autorealizzazione (Maslow, 1954).

I processi di adattamento visti da psicologi e psicoterapeuti: uno studio

Lo studio di Lamiani e colleghi (2022) mira a comprendere i processi di adattamento della popolazione a seguito della prima fase emergenziale della pandemia da COVID-19 (la cosiddetta prima ondata). Per questo scopo gli autori hanno condotto uno studio attraverso un metodo qualitativo “grounded theory”, basandosi sull’esperienza di psicologi clinici che hanno effettuato supporto durante la pandemia; tale metodo induttivo può essere utile per andare ad esplorare e approfondire processi e fenomeni psico-sociali largamente sconosciuti, dove modelli teorici esplicativi risultano ancora carenti o assenti.

Lo studio ha coinvolto psicologi psicoterapeuti che lavorarono nei servizi comunitari e ospedalieri nel territorio italiano durante la prima fase emergenziale della pandemia, che potessero quindi avere una prospettiva privilegiata sul distress psicologico e sui processi di adattamento della popolazione incontrata nel loro contesto lavorativo. In particolare, sono stati condotti tre focus group in cui sono stati inclusi 24 psicologi clinici che hanno fornito supporto emergenziale alla popolazione (bambini e adolescenti, famiglie, adulti e pazienti cronici) nelle strutture socio-sanitarie durante la pandemia in diverse regioni italiane. Le trascrizioni di quanto verbalizzato nei focus group sono state analizzate attraverso una modalità specifica di codifica.

Le analisi delle trascrizioni dei focus group hanno messo in luce nel complesso uno specifico modello che tenta di spiegare il processo di adattamento dopo la prima ondata della pandemia da COVID-19.

Il riposizionamento

In particolare, per far fronte a una “nuova realtà” consistente nella pandemia, nelle restrizioni e cambiamenti di abitudine ad essa legate (es. distanziamento e lockdown) e a un aumento dell’incertezza, gli individui hanno dovuto rispondere a un nuovo compito evolutivo che è stato definito dagli autori come “riposizionamento”. Il riposizionamento viene descritto come un lavoro interno di attribuzione di senso alle esperienze emotive negative attivate dalla nuova realtà al fine di adattarvisi. Il riposizionamento richiede quindi agli individui un processo interno di integrazione delle esperienze emotive legate alla nuova realtà della pandemia attraverso strategie di coping. Il compito evolutivo di riposizionamento poteva quindi essere facilitato o ostacolato da fattori contestuali e ambientali, e portare dunque a due tipologie di esiti in termini di adattamento: una crescita o un blocco.

Imm. 1 – Il processo di adattamento dopo la prima ondata della pandemia da Covid-19 - Lamiani G. et al. (2022)

Imm. 1 – Il processo di adattamento dopo la prima ondata della pandemia da Covid-19 (Lamiami, 2022)

Le esperienze emotive negative

Da alcune parole emerse nei focus group, la nuova realtà che gli individui si sono trovati a vivere nella fase emergenziale della pandemia da COVID-19 è stata descritta “…come se ci fosse una grande pietra che pesava su tutti, anche su coloro che non erano direttamente coinvolti dal contagio…”.

La brusca interruzione della “vecchia realtà” ha causato diverse esperienze emotive negative, cui le persone hanno tentato di far fronte attraverso varie strategie di coping per riposizionarsi nelle loro vite: riposizionarsi significava dare significato alle esperienze emotive in atto allo scopo di riadattarsi e “ricollocarsi progettando il futuro a fronte di condizioni ancora incerte”.

Tra le esperienze emotive negative si riscontravano carenza di sicurezza, paura, ansia: ad esempio nei pazienti cronici che “ritornavano negli ospedali ri-aperti alle loro cure riluttanti e intimoriti poiché li percepivano come luoghi potenzialmente pericolosi in termini di contagio”; nei bambini è stata osservata “la paura di questo virus invisibile che può infettare i nonni” e tra gli operatori sanitari la sensazione di essere fisicamente ed emotivamente esausti. Tra le persone emergeva la sensazione di incertezza “esistenziale” con la distruzione del senso di onnipotenza della medicina e l’elevato timore per la propria incolumità. Altre esperienze emotive negative sono emerse nei familiari di persone con disabilità cognitive che dovevano far fronte a un maggior carico in termini di care. Inoltre, il lockdown e il distanziamento fisico hanno significativamente aumentato il vissuto di solitudine nelle persone, nonché la sensazione di sentirsi disconnessi dagli altri. I lutti complicati hanno colpito molte persone che hanno perso i loro cari “senza poterli vedere, senza poter svolgere i riti funebri, senza avere il supporto della propria rete sociale e familiare nei momenti della perdita del proprio caro”. Inoltre esperienze emotive negative sono state riportate in relazione a difficoltà lavorative ed economiche, alla sensazione di perdita di esperienze e opportunità in termini scolastici e accademici.

Le strategie di coping

Per far fronte a tali esperienze emotive le persone avrebbero utilizzato diverse strategie di coping. Tra le strategie di coping adattive possiamo citare il mantenimento delle relazioni nonostante il distanziamento, la richiesta di aiuto, tentare di vivere nel momento presente, l’essere creativi nonostante le restrizioni imposte e l’integrazione delle esperienze passate e presenti in una narrazione di senso per una coerente costruzione del sé. Invece, le strategie di coping disfunzionali implicano ad esempio, l’evitamento e il diniego, comportamenti controllanti per gestire l’ansia da contagio e l’abuso di alcool.

I fattori di rischio e protettivi

Diverse condizioni intervenienti potevano contribuire nella facilitazione del processo di riposizionamento, configurandosi quindi come fattori protettivi, come ad esempio la presenza di reti sociali solide, risorse economiche e culturali, la disponibilità di servizi sanitari e di supporto psicologico e la coesione del gruppo di lavoro. Altri fattori riguardavano variabili personologiche individuali quali la resilienza e la flessibilità, oppure la pre-esistenza di difficoltà psicologiche e mediche e il pregresso funzionamento familiare.

Dai fattori di rischio all’adattamento

A fronte di tali fattori di rischio e protettivi, nella complessità delle esperienze emotive e relative strategie di coping, la capacità di riposizionamento ha portato alcuni individui in termini di adattamento verso un outcome di crescita, ad esempio in termini di cambiamenti di priorità e ridefinizioni identitarie. In altri casi, la difficoltà nel riposizionamento ha portato le persone verso situazioni di blocco nel “nuovo presente”, con difficoltà nel proiettarsi verso il futuro, sia in termini lavorativi che in termini sociali, anche influenzati da paure legate a esperienze traumatiche vissute nella fase emergenziale.

In conclusione, lo studio qualitativo di Lamiani e colleghi (2022) ha approfondito in maniera interessante la comprensione dei vissuti emotivi e dei processi di adattamento dopo la prima ondata della pandemia da COVID-19, basandosi sulle narrazioni delle esperienze degli psicologi clinici che hanno fornito supporto alla popolazione italiana. Essendo lo studio qualitativo presenta alcune limitazioni in termini di generalizzabilità dei risultati, e anche alla presenza di possibili bias legati al fatto che le narrazioni raccolte provengono dagli psicologi che hanno supportato la popolazione nella fase emergenziale.

 

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Linda Confalonieri
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Redattrice di State of Mind

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  • Imm. 1 – Il processo di adattamento dopo la prima ondata della pandemia da Covid-19 – Fonte: Lamiani G. et al. (2022) Adjustment Processes After the First Wave of the COVID-19 Pandemic: A Grounded Theory Study Based on Clinical Psychologists’ Experience. Front. Psychol.
 
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