Il rivelare aspetti di Sé al partner e il considerare la relazione come qualcosa di importante ed indispensabile possono portare l’individuo a sviluppare una maggior vulnerabilità, ossia ad essere sempre più assorbito dalla relazione e soffrire maggiormente per la sua eventuale interruzione.
L’intimità all’interno delle relazioni è considerata come un bisogno basilare dell’individuo, in quanto contribuisce al raggiungimento del benessere psicofisico della persona, e coinvolge non solo la vicinanza fisica, ma anche quella psicologica ed emotiva (Niu et al., 2017). Tuttavia, è frequente il rinunciare a questo aspetto del rapporto, per via della paura, preoccupazione e difficoltà che tale coinvolgimento comportano (Sutcliffe et a.l, 2012). Infatti, Hatfiield (1984) sostiene che il rivelare aspetti di Sé al partner e il considerare la relazione come qualcosa di importante ed indispensabile possono portare l’individuo a sviluppare una maggior vulnerabilità, che si traduce nell’essere sempre più assorbito dalla relazione e soffrire maggiormente della sua eventuale interruzione.
Sono presenti alcuni fattori che contribuiscono ad aumentare la paura dell’intimità (FOI) del soggetto, tra cui la bassa autostima, un elevato livello di ansia sociale, l’eventuale presenza di depressione, un attaccamento di tipo insicuro e l’esistenza di schemi cognitivi maladattivi. A partire da ciò il presente studio (Obeid et al., 2019) intende indagare all’interno di un campione di individui di origine libanese, la relazione tra il FOI e queste variabili.
A 707 partecipanti è stato chiesto di fornire informazioni sociodemografiche, prima di essere sottoposti alla compilazione del Fear of Intimacy Scale (Descutner& Thelen, 1991) per valutare la paura dell’intimità, al Rosenberg Self-Esteem Scale (Rosenberg, 1965) per valutare il livello di autostima, all’Hamilton Depression Rating Scale (Hamilton, 1960) per valutare la presenza di depressione, all’Hamilton Anxiety Scale (Hamilton, 1959) per valutare i livelli di ansia, al The Relationship Questionnaire (Bartolomew& Horowitz, 1991) per valutare lo stile di attaccamento, al Liebowitz Social Anxiety Scale per valutare l’ansia sociale (Liebowitz, 1987), al Young schema Questionnaire-S3 (Young, 2005) per valutare gli schemi personali, al Composite Abuse Scale (Ford-Gilboe et al., 2016) per valutare la presenza di violenza ad opera del partner ed al General Trust Scale (Yamagishi et al., 2002) per valutare le credenze dell’individuo in merito all’onestà e affidabilità degli altri.
I risultati mostrano che alti livelli di paura di intimità sono associati ad alti livelli di fobia sociale, schemi maladattivi di difettosità, sfiducia, vulnerabilità, deprivazione emotiva, fallimento e stile di attaccamento rifiutante, mentre più bassi livelli di paura di intimità sono associati a livelli più alti di autostima. Questi risultati confermerebbero le ipotesi iniziali e i dati dei precedenti studi (Witt et al., 2011), secondo cui bassi bisogni di intimità sono associati a fobia sociale, bassa autostima, stile di attaccamento insicuro e schemi personali maladattivi, mentre alti bisogni di intimità sono associati ad alta autostima, in quanto questa consente all’individuo di assumersi maggiori rischi, essere maggiormente predisposto a mettersi in gioco e ad intraprendere relazioni intime con il partner (Bale& Archer, 2013).
In conclusione, possiamo dire che il riuscire a raggiungere l’intimità con il partner è un traguardo all’interno della relazione, ma in senso lato anche dell’individuo, che può vivere la relazione pienamente, senza essere frenato da paure e preoccupazioni che derivano da precedenti esperienze e credenze negative riguardo sé stesso. Riuscire a lavorare su questi aspetti, cambiando gli schemi personali in altri più positivi per il soggetto, aumentando la considerazione di sé e le aspettative sulle proprie relazioni con gli altri, può essere fondamentale per avere delle relazioni intime soddisfacenti e durature.