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Come e perché le amicizie finiscono

Riguardo ai fattori e alle condotte determinanti la rottura delle amicizie in età adulta, la letteratura sembra essere alquanto sprovvista di ricerche

Di Angelo Valente

Pubblicato il 02 Mag. 2024

Perché nascono le amicizie?

Immagina due amicizie tra adulti: la prima finisce quando una persona si trasferisce. I due amici non si sentono più connessi, smettono gradualmente di comunicare e provano poco o nessun disagio. La seconda amicizia si interrompe bruscamente a seguito di una discussione accesa. In seguito, entrambe le persone provano una miscela di rabbia, rimpianto e tristezza, e entrambe rimangono sconvolte per diversi mesi. In questo articolo, esaminiamo le fonti e la reazione psicologica a questi percorsi marcatamente differenti di dissoluzione dell’amicizia (Vieth et al., 2022).

Secondo il dizionario dell’APA (2018), parliamo di amicizia davanti a una “relazione volontaria e relativamente duratura tra due o più persone, le quali si preoccupano solitamente di soddisfare i reciproci interessi, oltre che soddisfare i propri desideri”. Questi pattern relazionali si sviluppano attraverso esperienze condivise, in cui le persone coinvolte apprendono che la loro associazione reciproca è gratificante per entrambi. 

Paragonato alle dimensioni della vita di coppia, quello delle relazioni amicali rimane senza ombra di dubbio un campo tanto vasto quanto complesso per essere inquadrato in maniera ottimale dagli impianti metodologici delle scienze sociali. Ad oggi le ricerche sul campo poggiano le proprie basi pluridecennali su un quesito che, tra una fase e l’altra del nostro viaggio esistenziale, spesso può coglierci sprovvisti di ogni risposta: perché le amicizie finiscono?

La rottura di una relazione è un fenomeno noto ai più e temuto da tutti (Baxter, 1982). Fin qui nulla di strano, considerando che non vi sono di primo acchito delle risposte universali e speculari per ogni individuo in balia di convenzioni ormai in costante e rapido cambiamento, ad esempio anche grazie all’interfaccia tecnologica, di cui magari parleremo in un prossimo articolo. Per ora serve solo sapere che, in quanto umani, nella maggior parte dei casi della nostra quotidianità siamo programmati per stare in relazione reciproca con i nostri simili sin da tempi immemori (Apostolou et al., 2020), motivo per cui prima di esplicare le cause di rottura dei nostri legami è fondamentale cercare di comprendere, al contrario, le ragioni per cui questi ultimi hanno ragione di esistere. 

A tal quesito, la filiera evoluzionistica fornisce sempre delle fonti largamente supportive, nonché degli spunti interpretativi che ci aiutano a comprendere le ragioni di determinate condotte. Di fatto, per grandissima parte della nostra storia evolutiva, abbiamo investito risorse all’interno di contesti preindustriali ancestrali nelle veci di cacciatori e agricoltori (Apostolou et al., 2020), in cui saper stare in relazione ai propri simili e cooperare in gruppo era una pura questione di sopravvivenza, sia in termini di autosussistenza che di cura, salute e protezione dalle minacce esterne. Detta in parole povere: le persone si frequentavano per una questione di bisogno. Ne consegue pertanto che uno degli elementi promotori di socialità nelle condotte umane ad oggi possa essere codificato sotto questa lente, in quanto le forze selettive avrebbero promosso lo sviluppo di condotte mirate all’evitamento dell’isolamento sociale, nonché l’attivazione di emozioni negative. Questa chiave interpretativa getterebbe secondo Apostolou e collaboratori (2020) alcune tra le ragioni più rilevanti per cui le persone tendono a intessere amicizie: avere una rete supportiva, intrattenimento, scopi di accoppiamento e innalzamento dello status sociale, considerando anche le differenze che intercorrono tra le variabili di genere. 

Congiuntamente all’evoluzionismo, le più recenti evidenze sociologiche ascrivono l’amicizia come principale fonte di supporto atta a sperimentare le prime forme di autonomia al di fuori del contesto familiare (Khullar et al., 2021). Alcuni autori (Lu et al., 2021; Demir et al., 2015), puntualizzano inoltre come lo sviluppo e il mantenimento di tali relazioni possa costituire, almeno sul fronte psicologico, un forte fattore di protezione dalle psicopatologie, che in malaugurati casi di isolamento possono avere serie ripercussioni sul proprio andamento lavorativo o accademico (Swenson et al., 2008).

Le amicizie in età adulta

Ciononostante, la letteratura scientifica è ancora alquanto sprovvista di ricerche che attestino l’esistenza concreta di fattori e condotte determinanti per la rottura delle amicizie nella prima età adulta, o quanto meno sugli obiettivi sottesi a tale scopo. A tal proposito, Khullar e collaboratori (2021) definiscono il fenomeno di dissoluzione amicale alla stregua di qualsiasi comportamento che conduca alla definitiva chiusura di un rapporto, o che ne diminuisca la vicinanza in termini fisici e psicologici. Gli autori partono dall’intuizione che le amicizie siano volontarie, motivo per cui, a differenza dei rapporti familiari, uno e entrambi i soggetti coinvolti potrebbero divenire promotori di rottura innanzi a circostanze sfavorevoli, nonché di una strategia maladattiva mirata alla cessazione di situazioni ritenute troppo difficili. In altri casi, importanti tappe di crescita come l’entrata nel mondo accademico, lavorativo o le relazioni coniugali possono determinare la riduzione del tempo passato insieme. Diverse ricerche attestano come i rapporti possano arrivare ad avere fine per mano di strategie dirette (come un litigio o un disagio subito) o indirette (determinate da stravolgimenti nei propri ritmi di vita). Da alcuni autori (Vieth et al., 2022; Baxter, 1982) si può infatti dedurre come la rottura possa scaturire attraverso percorsi attivi o passivi.

Nel primo caso, le strategie dirette implicano l’adozione di una comunicazione chiara e senza margini di ambiguità, in cui una persona si prodiga, in ottemperanza a una propria condotta morale, a fornire una spiegazione sul perché si voglia interrompere la relazione. Per contro, le strategie indirette implicherebbero l’utilizzo di condotte più subdole (come l’evitamento sistematico) o manipolatorie, in cui la strategia confiderebbe perlopiù su un esercizio di indisponenza al fine di provocare una reazione di chiusura da parte dell’altra persona, che arriverebbe a percepire la relazione come troppo stressante (Guerrero et al., 2021). Questi comportamenti possono essere attuati sia da un membro solo che da entrambi gli amici, motivo per cui le situazioni di rottura possono essere rispettivamente affrontate in maniera unilaterale e bilaterale. Vediamo di elencarne alcune.

Le dinamiche di rottura dell’amicizia

Strategie indirette

  • Il mutual fade-out: strategia indiretta bilaterale che vede il distanziamento da entrambe le parti a causa di forze esterne, come trasferimenti o il coinvolgimento verso nuove carriere e relazioni. Per tal motivo, le persone sono meno inclini a provare emozioni negative.
  • La cost escalation: strategia indiretta unilaterale che vede l’utilizzo di condotte sgradevoli nel tentativo di provocare un distanziamento.
  • La manipolazione per terzi: strategia indiretta unilaterale che implica il coinvolgimento di altre persone appartenenti alla stessa cerchia sociale incaricate di far trapelare la volontà di rottura da parte del diretto interessato.
  • La pseudo-escalation: strategia indiretta unilaterale basata su una mezza verità, come il comunicare una pausa anche a fronte di un’esigenza di rottura.
  • Il ghosting: strategia indiretta unilaterale basata sull’evitamento rendendosi completamente irreperibili nei confronti dell’altra persona senza dare alcun tipo di spiegazione.

Strategie dirette unilaterali

  • Il direct dump: condotta che prevede una comunicazione aperta e onesta in merito alle proprie esigenze di rottura
  • Il relationship Talk Trick: prevede l’instaurazione di una conversazione sul tipo di relazione con l’intento di mettervi fine
  • La positive stone strategy: tecnica assertiva che mira ad evidenziare gli aspetti positivi creati nella relazione, spiegando al contempo perché è necessario interromperla
  • La genuine de-escalation: invita l’altro a prendersi una pausa invitandolo a concentrarsi su di sé nel tentativo di risolvere dei problemi più avanti

Strategie dirette bilaterali

  • Il blame game: strategia basata sulla reciproca attribuzione di colpe per porre fine alla relazione.
  • Il negotiated farewell: strategia basata su una comunicazione positiva che verte su come concludere il rapporto in modo diplomatico.

Per contro, amicizie con un alto grado di vicinanza possono risultare più problematiche nel momento in cui uno dei due soggetti esige un allontanamento, spesso poco attuabile a causa della sovrapposizione delle cerchie sociali condivise con le persone interessate (Vieth et al., 2022).

Come si spiega la dissoluzione delle amicizie?

Vieth e collaboratori (2022), nel tentativo di dare ordine a questi fenomeni, hanno elaborato un modello appositamente configurato per esplorare il processo di dissoluzione delle amicizie negli adulti che considera fattori interpersonali e situazionali.

Tra i primi assumono rilievo la vicinanza tra amici, la distanza fisica e l’arrivo di eventi cruciali. Un basso grado di vicinanza, nello specifico, potrebbe determinare maggiori probabilità di dissoluzione nel tempo, a differenza di un alto grado che invece permane anche davanti a grandi distanze. Altre cause di dissoluzione potrebbero scaturire da cambiamenti drastici nella rete sociale di uno dei due amici, o dal reclamo di maggiore impegno da parte di uno dei due alla relazione, che può fungere sia da motivazione che da causa nei cali di affetto reciproco, divergenza di valori e sentimenti di tradimento.

Tra i fattori situazionali, assume un forte ruolo la vicinanza geografica, che può resistere alla prova del tempo a seconda della percezione di vicinanza reciproca, che in alcuni casi potrebbe anche rafforzarsi.

Ovviamente, si parla di concettualizzazioni approssimative, che non possono in alcun modo standardizzare un fenomeno che, per quanto comune a tutti, resta comunque tanto complesso. Le future ricerche, secondo gli autori, potrebbero direzionarsi su altre variabili influenti, come gli stili di attaccamento, le differenze di genere e le reazioni emotive post-rottura, considerando che la fine di rapporti tossici può essere foriera di sollievo date le difficoltà nel mantenerle.

Finora serve solo sapere che tutti i fattori citati in questo articolo possono determinare anche il grado di permanenza di un’amicizia, nonché gli esiti psicologici ed emotivi che le persone arrivano a sperimentare. Ogni rapporto rappresenterebbe quindi il risultato di numerose negoziazioni diadiche, che rende alquanto improbabile individuare dei pattern relazionali stabili nel tempo. Di fatto, la ricerca psicologico-sociale suggerisce come l’insieme delle variabili educative, culturali e individuali tendano a fornire delle rappresentazioni soggettive di questo fenomeno, offrendo una prospettiva di stampo relativistico che ovviamente differisce a seconda del bagaglio valoriale ed esperienziale di ogni singola persona (Phelan, 2023).

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Amicizie in età adulta

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