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Amicizie in età adulta

L’amicizia offre molti benefici documentati in letteratura. Non sempre, crescendo, risulta facile creare o mantenere dei rapporti amicali

Di Alessio Mantovani

Pubblicato il 20 Dic. 2023

Come cambia l’amicizia in età adulta

L’amicizia, a differenza di altre tipologie di relazione, ha ricevuto meno attenzione da parte della ricerca, nonostante sia associata al benessere, a una salute a lungo termine migliore e a un maggior livello di soddisfazione della propria vita (Lu et al., 2021).

Fin da piccolo l’uomo impara ad interagire con gli altri bambini, iniziano a formarsi le prime amicizie all’interno degli ambienti sociali, collettivi, come può essere la scuola, i vari gruppi sportivi o altre tipologie di attività sociali. Crescendo, però, non sempre le amicizie create vengono mantenute, e si può assistere a fenomeni di distacco e allontanamento.

La letteratura scientifica riguardo alla tematica della dissoluzione amicale in età adulta è ancora limitata, ma emergono primariamente due tipologie di schemi (Vieth et al., 2022): dissoluzione passiva e dissoluzione attiva. Per dissoluzione passiva si intende la tipologia di amicizia che gradualmente sfuma per diverse ragioni quali possono essere la mancanza di incontri di persona o incontri sociali irregolari. Questa tipologia tendenzialmente avviene con quelle amicizie meno “importanti”, meno vicine, ma può avvenire anche con amicizie durature dal momento in cui il tempo trascorso assieme diventa di minor qualità, o per una diminuzione di tempo ed impegno speso nella relazione. Per dissoluzioni attive invece si intende un punto di rottura maggiormente incisivo che può portare più probabilmente ad una chiusura definitiva della relazione amicale

Quindi quali sono i fattori che possono essere considerati principali nella chiusura di un rapporto amicale in età adulta? Uno dei primi studi in questo ambito (Rose & Serafica, 1986) riporta l’esistenza di 4 possibili motivazioni: 

  • La distanza fisica;
  • L’instaurarsi di una nuova amicizia;
  • Nutrire dispiacere nei confronti dell’amico;
  • L’interferenza da parte di una relazione romantica/fidanzamento. 

Ma non sono le uniche variabili in gioco, anche condizioni contestuali possono fare la loro parte, come accaduto con la pandemia del 2020. Da quanto emerge dai dati Istat 2022, i rapporti familiari e quelli amicali, durante il primo anno di pandemia, hanno svolto un importante ruolo protettivo. Ciò nonostante, ad un anno di distanza, si è assistito ad una diminuzione della soddisfazione dei rapporti, sia familiari che di amicizia, con una maggior diminuzione nel caso del grado di soddisfazione nei confronti delle amicizie, andando a toccare “il valore più basso registrato dal 1993” (ISTAT, 2022). Le possibili motivazioni dietro al seguente dato possono essere molteplici come le limitazioni dell’interazione sociale diretta, l’aumento degli incontri online, sia lavorativi che non, portando al progressivo deterioramento della condivisione di spazi comuni. 

Dall’insoddisfazione alla soddisfazione in amicizia

Che cosa dunque è possibile fare? Quali possono essere gli strumenti attraverso cui aprirsi, creare e mantenere amicizie soddisfacenti

A tale quesito, la dottoressa Marisa Franco, una psicologa che si occupa dello studio dell’amicizia, ha provato a dare delle spiegazioni in una intervista pubblicata sul New York Times (Pearson, 2022). 

Per prima cosa, Franco ha riportato come le credenze erronee che una persona si crea sui legami di amicizia possono incidere sulla formazione e sul mantenimento di questi ultimi. 

Pensare che l’unica tipologia di relazione d’amore importante sia quella che si crea con il proprio compagno/a di vita, può limitare l’importanza attribuita all’amore nei confronti dell’amicizia. Vi possono essere diversi gradi d’amore e tutti possono coesistere.

Anche la credenza per cui le relazioni avvengono unicamente in maniera naturale, che o sono predestinate o “non era cosa” può essere disfunzionale. Uno studio (Newall et al., 2009) dimostra come le persone che credono che le amicizie si formino con la fortuna, in maniera sempre spontanea, possano sentirsi più sole. Può non essere sufficiente attendere che il tempo porti con sé un’amicizia significativa, a volte serve aprirsi e mettersi in una posizione più propositiva. 

Ed è a partire da questa propositività che si può mediare con quella che viene definita la “teoria della regolazione del rischio” (Murray et al., 2006) per la quale la persona decide quanto investire in una relazione in base a quanto pensa sia probabile essere rifiutata. Nel momento in cui si pensa, senza fare un tentativo, che gli altri saranno rifiutanti a prescindere, non si fa altro che alimentare una “profezia che si autoavvera” (Merton, 1948): a forza di pensare che gli altri saranno ostili, la persona può isolarsi e non intraprendere alcuna azione, andando alla fine a confermare che gli altri sono ostili. In direzione contraria a questo pensiero, può essere utile quella che viene denominata la “profezia di accettazione”, per la quale pensare di essere graditi, porta la persona a comportarsi in maniera più aperta, calorosa e amichevole nei confronti degli altri. 

Va bene, ma una volta modificati i pensieri che un individuo può avere nei confronti delle interazioni e dell’ostilità dell’altro, come fare? Sapere che i pensieri possono essere diversi, può non essere sufficiente, ma può essere un buon primo passo. 

A tal proposito la psicologia può tornare anche in questa occasione, tramite “l’effetto di mera esposizione”, o anche principio di familiarità (Zajonc, 1968). È il fenomeno psicologico per il quale la persona tende a maturare una preferenza relativamente alle cose e situazioni, perché hanno una familiarità con esse. 

Se lo scopo è quello di creare nuove relazioni amicali, esporsi a contesti sociali in maniera continuativa può essere una modalità per sfruttare questo effetto. Inizialmente può creare un certo livello di disagio, il che può essere più che normale di fronte alla novità, ma con il tempo, una volta formatasi l’abitudine, il tutto può risultare positivo e più semplice.

I social network, a tal proposito, possono avere una funzione ambivalente nella ricerca o nel mantenimento di relazioni amicali: se da una parte possono essere strumento di agevolazione della socializzazione, dall’altra non devono correre il rischio di alienazione da interazioni in presenza. 

Un esempio proposto dalla dottoressa Franco che può esser utile ai fini di creare o ravvivare alcuni rapporti amicali è quello di prendere il cellulare e andare a vedere con quale persona si stava messaggiando 1 anno addietro, e se lo desideriamo scrivere un messaggio, interessandosi a quella persona e, perché no, magari anche chiedendo di fissare un incontro per scambiare qualche parola.

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RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI
  • Newall, N. E., Chipperfield, J. G., Clifton, R. A., Perry, R. P., Swift, A. U., & Ruthig, J. C. (2009). Causal beliefs, social participation, and loneliness among older adults: A longitudinal study. Journal of Social and Personal Relationships, 26(2–3), 273–290.
  • Vieth, G., Rothman, A. J., & Simpson, J. A. (2022). Friendship loss and dissolution in adulthood: A conceptual model. Current Opinion in Psychology, 43, 171–175.
  • Istat. (2022). Rapporto annuale 2022: la situazione del Paese.
  • Murray, S. L., Holmes, J. G., & Collins, N. L. (2006). Optimizing assurance: The risk regulation system in relationships. Psychological Bulletin, 132(5), 641–666.
  • Merton, R. K. (1948). The Self-Fulfilling Prophecy. The Antioch Review, 8(2), 193. 
  • Stinson, D. A., Cameron, J. J., Wood, J. V., Gaucher, D., & Holmes, J. G. (2009). Deconstructing the “Reign of Error”: Interpersonal Warmth Explains the Self-Fulfilling Prophecy of Anticipated Acceptance. Personality and Social Psychology Bulletin, 35(9), 1165–1178.
  • Zajonc, R. B. (1968). Attitudinal effects of mere exposure. Journal of Personality and Social Psychology, 9(2, Pt.2), 1–27. 
  • Lu, P., Oh, J., Leahy, K. E., & Chopik, W. J. (2021). Friendship Importance Around the World: Links to Cultural Factors, Health, and Well-Being. Frontiers in Psychology, 11, 570839. 
  • Rose, S., & Serafica, F. C. (1986). Keeping and Ending Casual, Close and Best Friendships. Journal of Social and Personal Relationships, 3(3), 275–288.
  • Catherine Pearson. (2022, 5 ottobre). How to Make, and Keep, Friends in Adulthood. 
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