Articolo pubblicato su Linkiesta di Martedì 21 Aprile 2015
L’invio di impulsi elettrici al cervello attraverso elettrodi impiantati – una procedura conosciuta come stimolazione cerebrale profonda – permette di alleviare i sintomi del Parkinson e di altri disturbi del movimento.
Il problema, però, è che nessuno sa esattamente perché una scossa al cervello sia tanto benefica. Uno studio pubblicato recentemente su Nature Nanoscience offre una possibile spiegazione ai benefici visti nei soggetti affetti dal morbo di Parkinson: impedisce ai neuroni di entrare troppo in sincronia. Questa scoperta, se verrà confermata da studi futuri, potrebbe portare a dispositivi più sofisticati ed efficaci in grado di monitorare l’attività cerebrale e regolare automaticamente la stimolazione cerebrale.
I neuroni sani non si attivano casualmente; esiste spesso un ritmo a bassa frequenza che determina il tempismo della loro attività, come un conduttore che detta il ritmo a un’orchestra. Un crescente numero di studi suggerisce che la sincronia giochi un ruolo in diverse attività cerebrali, dalla memoria, alla percezione, al movimento.
Alcuni ricercatori dell’Università della California, a San Francisco, guidati da Philip Starr, avevano scoperto in precedenza che, rispetto ai pazienti affetti da distonia (una forma differente di disturbi del movimento) o epilessia, questa sincronizzazione è normalmente elevata nella corteccia motoria delle persone colpite da morbo di Parkinson…
Una scossa al cervello per aiutare i malati di ParkinsonConsigliato dalla Redazione
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Articoli su: Morbo di Parkinson

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Un nuovo trattamento chiamato deep brain stimulation (DBS), letteralmente tradotto stimolazione cerebrale profonda, potrebbe prolungare la vita delle persone con malattia di Parkinson. I ricercatori del Edward Hines, Jr. VA Hospital in Illinois hanno identificato che i pazienti che sono stati sottoposti alla stimolazione tramite un dispositivo impiantato a

Secondo una nuova ricerca, una regolare attività fisica diminuirebbe il peggioramento dei sintomi motori nei soggetti affetti dal morbo di Parkinson. Il morbo di Parkinson e gli effetti dell’attività fisica Gli scienziati della Northwestern Medicine dell’Illinois e della University of Denver hanno testato per la prima volta gli effetti

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