Contrariamente alle ricerche precedenti, un recente studio dichiara che la caffeina non può alleviare i sintomi motori presenti nelle persone affette da morbo di Parkinson.
La caffeina non genera una riduzione dei sintomi motori del morbo di Parkinson
Uno studio precedente, pubblicato nel 2012, ha suggerito che la caffeina può contribuire a ridurre i sintomi motori nelle persone con malattia di Parkinson. Questo studio era composto da un campione esiguo ed è stato svolto in sole sei settimane, di conseguenza i risultati necessitavano di maggiori approfondimenti.
“La caffeina è stata legata a un rischio ridotto di sviluppare il Parkinson“, ha detto l’autore Ronald B. Postuma, membro dell’Accademia Americana di Neurologia. “Quindi è stato emozionante pensare che la caffeina potrebbe aiutare le persone già affette dalla malattia”.
Lo studio ha coinvolto 121 persone con un’età media di 62 anni alle quali era stata diagnosticata la malattia di Parkinson da almeno quattro anni.
Di questo campione, alla metà è stata somministrata una capsula di caffeina da 200 milligrammi due volte al giorno, una volta al mattino e una volta dopo pranzo, equivalente a tre tazze di caffè al giorno, mentre all’altra metà è stata somministrato un placebo. Per aiutarli ad adattarsi, la dose è stata aumentata lentamente, fino a raggiungere 200 milligrammi alla nona settimana. I partecipanti allo studio sono stati seguiti per circa 18 mesi.
I ricercatori hanno scoperto che non c’era miglioramento nei sintomi di movimento per le persone che avevano assunto le capsule di caffeina rispetto a coloro che avevano assunto il placebo. Non c’era inoltre alcuna differenza in termini di qualità della vita.
“Il nostro precedente studio ha mostrato un possibile miglioramento dei sintomi, però lo studio è stato più breve, quindi è possibile che la caffeina possa avere avuto un beneficio a breve termine che si sia poi dissolto a medio termine“, ha detto Postuma.
Una limitazione di questo studio è stata che i ricercatori non hanno misurato la caffeina nel sangue delle persone durante la ricerca. Inoltre, la dose scelta è stata basata su studi precedenti ed è possibile che una dose più alta possa avere effetti diversi.