Cyberpsicologia e Realtà virtuale: joystick e caschetto per il trattamento dell’Anoressia
Cyberpsicologia: un protocollo terapeutico sviluppato presso Villa Santa Chiara, Quinto di Valpantena (Verona), per il trattamento dell’anoressia prevede l’utilizzo di un ambiente di realtà virtuale.
I Disturbi Alimentari (DA), e in particolare l’Anoressia Nervosa (AN), rappresentano ad oggi una delle maggiori sfide della terapia sia farmacologica che psicoterapeutica. Fra i tanti trattamenti proposti per questo disturbo, il Dott. Vicentini -psicologo e informatico- presso Villa Santa Chiara, Quinto di Valpantena (Verona), propone un protocollo di cura per l’anoressia in regime di ricovero che prevede l’ausilio della realtà virtuale.
Da qualche anno la realtà virtuale (RV) è stata introdotta come strumento per il trattamento dei disturbi psicologici. Questo strumento permette di costruire un ambiente complesso e molto specifico che da la possibilità di inserirsi “fisicamente in un modo virtuale” in grado di poter generare sensazioni, emozioni e valutazioni uguali a quelle generate dagli ambienti reali (Riva, 1999).

Ad oggi si ritiene che questo strumento sia in grado di mediare tra il lavoro cognitivo condotto con il terapeuta durante le sedute “classiche” e il mondo reale, permettendo di superare alcuni ostacoli, delle resistenze, che si possono incontrare nella terapia cognitiva comportamentale standard, soprattutto per quando riguarda le esposizioni (Vincelli & Riva 2007). Inoltre si ritiene che i trattamenti che usano la RV presentino alcuni vantaggi rispetto ai trattamenti tradizionali, primo fra tutti quello di poster condurre delle esposizioni in un ambiente protetto per il paziente ed inoltre di poter costruire degli ambienti ad hoc per il percorso di trattamento per il paziente.
In letteratura esistono già diverse evidenze rispetto l’efficacia di questa tecnologia per il trattamento dei Disturbi d’Ansia (Bottella, et al, 2006), nello specifico è stata dimostrata l’efficacia di questo trattamento per il trattamento delle fobie, quali paura di volare, guidare, claustrofobia, disturbi Sessuali e disturbi dell’immagine corporea (Riva, 2001).
A partire da questi interessanti risultati, dagli studi condotti dal dott. Riva sull’uso di questo strumento nel trattamento dell’Anoressia Nervosa (Riva et al, 1999), e sui protocolli che negli Stati Uniti e in molti Paesi d’Europa sono già in uso da diversi anni, nella clinica di Verona è stato strutturato un protocollo di trattamento che utilizza il concetto di Avatar come supporto alla terapia.
Scopriamo insieme come funziona la terapia dell’anoressia con l’avatar.

In una prima fase la paziente disegna al computer l’immagine di come “vede sé stessa” e contemporaneamente il terapeuta disegna una figura realistica della paziente. Quindi i due disegni vengono confrontati.
Nella seconda fase alla paziente viene fatto indossare il casco della realtà virtuale per permetterle di affrontare, attraverso l’avatar, le situazioni che solitamente risultano più problematiche nei pazienti affetti da questo disturbo, come ad esempio fare la spesa, mangiare al ristorante, mostrarsi senza vestiti in piscina.
Infine nella terza fase il paziente viene aiutato a gestire meglio le proprie emozioni “mandando avanti l’avatar al proprio posto”, così da potersi confrontare con le proprie difficoltà in una modalità protetta.
I pazienti attraverso questo percorso imparano, muovendosi in ambienti ricostruiti al computer, ad avvicinarsi alle persone e al cibo dapprima in modalità virtuale, aggirando così le resistenze che possono ancora esserci di fronte a quello vero. Le sedute individuali si effettuano due volte a settimana. Naturalmente questo trattamento può essere effettuato solo in regime di ricovero e sotto la supervisione di un terapeuta esperto che accompagna le esperienze vissute attraverso l’Avatar con un percorso cognitivo che permette una ristrutturazione cognitiva più profonda.
Vorremmo rassicurare tutti coloro che immaginando i pazienti catapultati in Matrix erano già pronti a far salire sul banco del Sant’Uffizio la realtà virtuale, dicendo che bisogna considerarla come un nuovo ed innovativo strumento complementare che può fornire un ulteriore ausilio alla terapia classica e non un approccio terapeutico a sè stante e indipendente.
BIBLIOGRAFIA:
- Vincelli, F., & Riva, G. (2007), La Realtà Virtuale come supporto alla psicoterapia cognitivo-comportamentale, in Vincelli, F., Riva, G., & Molinari, E. (Eds.). La realtà virtuale in psicologia clinica. Nuovi percorsi di intervento nel disturbo di panico con agorafobia, pp. 67-92. Milano: McGraw-Hill.
- Riva, G. (2005). Virtual Reality in Psychotherapy: Review. CyberPsychology & Behavior, 8(3), 220-240.
- Botella, C., Villa, H., Garcia-Palacios, A., Quero, S., Banos, R. M., and Alcaniz, M. (2006). The use of VR in the treatment of panic disorders and agoraphobia, in Riva, G., Botella, C., Legeron, P., & Optale, G. (Eds.), Cybertherapy: Internet and Virtual Reality as Assessment and Rehabilitation Tools for Clinical Psychology and Neuroscience. Amsterdam: IOS Press.
- Riva, G., Bacchetta, M., Baruffi, M., & Molinari, E. (2001). Virtual Reality-Based Multidimensional Therapy for the Treatment of Body Image Disturbances in Obesity: A Controlled Study, CyberPsychology & Behavior, 4(4), 511-526.
- Riva, G., Bacchetta, M., Baruffi, M., Rinaldi, S., & Molinari, E. (1999). Virtual reality based experiential cognitive treatment of anorexia nervosa, Journal of Behavior Therapy and Experimental Psychiatry, 30(3), 221-230.

E’ sempre stato difficile approcciare fenomeni nuovi. Viviamo tuttavia in un periodo storico in cui fermare qualcosa di stabile è sotto molti aspetti la prima utopia. In questi territori vulnerabili, le scienze psicologico psichiatriche stanno tentando di dar forma a un nuovo manuale che possa aiutarci nelle nuove formulazioni diagnostiche: il DSM V. E tuttavia secondo diverse voci questo risultato sembra incontrare sempre più difficoltà; qualcuno già dice che non è più fattibile, forse non ci si riuscirà.




Longitudinal studies have been conducted investigating the stability of inhibited temperament through childhood.
Secondo un gruppo di ricercatori australiani della University of New South Wales (UNSW) e del Black Dog Institute, centro specializzato nello studio e nella cura della
Gli Evitanti 


Mai sottovalutare le capacità dei bambini, anche se molto piccoli. E’ questa è una lezione che ormai quasi tutti abbiamo imparato. Fino ad oggi però non si annoverava, tra le loro qualità, anche la capacità di distinguere ciò che è giusto da ciò che è ingiusto, di capire quali atteggiamenti siano da apprezzare e quali da disapprovare. Il senso della giustizia.
Premessa: Il diritto delle donne alla libertà


“Control is the problem, not the solution” 
Continuano gli studi del gruppo ricerca di 



A quanti è capitato guardandosi allo specchio di puntare sempre alla fronte un po’ troppo spaziosa, a quei capelli che sono troppo sottili, oppure semplicemente sono troppi o troppo pochi, a quel naso a patata, alle celeberrime colutte de chevals, incubo di tante donne, alla pancetta un po’ sporgente e a chi più ne ha più ne metta? In tanti condividono queste “fisse” su parti del corpo che proprio non vanno giù…un “callo” al quale taluni han fatto l’abitudine e hanno anche imparato a conviverci, mentre per altri una vera e propria spada di Damocle che ogni giorno si fa sempre più incombente. Il cruccio verso una o più parti del corpo a noi poco gradite è assai diffuso, tuttavia in alcuni casi il disagio è talmente significativo che parlare di semplice preoccupazione è assai riduttivo.


Il cantautore è colui che scrive canzoni e le canta. La parola contiene il termine autore, che deriva dal verbo latino augeo, che significa accrescere, aumentare. L’autore infatti, con la propria opera accresce la realtà. L’Italia vanta una ricca e importante tradizione cantautorale, nata tra gli anni sessanta e settanta e che ancora oggi continua. Sui testi dei cantautori si potrebbero scrivere trattati interi (alcuni ne sono stati scritti), ma qui vorrei concentrarmi sulle metafore che caratterizzano le canzoni d’autore, come del resto le sedute di psicoterapia.




Ancora una volta si parla di 

La memoria prospettica fa riferimento ai processi e alle abilità implicate nel ricordo di intenzioni che devono essere realizzate nel futuro (Meacham e Sincer, 1977). Ricordarsi di partecipare ad una riunione, di comprare le batterie per una sveglia, di seguire una trasmissione televisiva alla nove di sera, di fare una telefonata tra venti minuti sono tutti esempi di compiti di memoria prospettica. Si tratta di un’abilità molto importante nel garantire un buon livello di funzionamento cognitivo quotidiano.