Considerazioni cliniche sull’utilizzo in terapia delle tecniche di video feedback.
Gli specchi dovrebbero riflettere
prima di rimandarci l’immagine.
(Jean Cocteau)…
Uno degli obiettivi principali della terapia cognitivo-comportamentale è identificare e rimuovere le credenze disfunzionali del paziente, in particolare quelle relative al sé, che costituiscono un ostacolo al cambiamento e generano meccanismi di evitamento cognitivo: rimuginio, controllo, perfezionismo. Inoltre è fondamentale per il paziente il riconoscimento delle emozioni legate a tali credenze patologiche poiché rivestono un importante ruolo nella genesi e nel mantenimento di molti quadri psicopatologici. Per raggiungere tale obiettivo il paziente deve acquisire un distacco critico e consapevole dal proprio modo di funzionare, deve cioè “osservarsi dal di fuori” per riconoscere le caratteristiche peculiari dei suoi pensieri, in quali situazioni vengono attivati, e come essi siano legati a particolari emozioni e comportamenti.
Osservarsi dall’esterno, ossia sviluppare un punto di vista alternativo rispetto al problema presentato, è un’operazione mentale estremamente importante che, con nomi e tecniche diverse, viene messa in atto da tutte le psicoterapie. Per raggiungere tale obiettivo la CBT dispone di vari strumenti tra cui il più noto è lo schema ABC di Ellis (1962) che guida l’auto-osservazione del paziente sottolineando il legame esistente tra le sue valutazioni degli eventi attivanti, le sue emozioni e il suo comportamento. L’obiettivo è di insegnare al paziente ad osservarsi fornendogli uno specchio che gli permetta di vedere ciò che solitamente è a lui invisibile, incrementando così la sua metacognizione (Sassaroli, Ruggiero, Lorenzini 2006). Tale metodologia ha però dei limiti insiti nella difficoltà da parte dei soggetti (in particolare, i pazienti alessitimici che presentano deficit nelle capacità metacognitive riguardanti soprattutto l’area dell’autoriflessività) di accedere ai propri stati mentali (pensieri, emozioni ecc.).
Le nuove tecnologie nella fattispecie le videoregistrazioni della seduta e la successiva presentazione al paziente di alcune sequenze emotivamente significative (ad esempio mentre rievoca un particolare episodio con lo schema ABC durante il quale individua i suoi pensieri e le sue emozioni relative ad una determinata situazione) forniscono al paziente un vero specchio poiché gli consentono di collocarsi immediatamente in una posizione “meta” dalla quale poter osservare sia il proprio modo di pensare che le proprie emozioni da una nuova prospettiva esterna che facilita l’attribuzione di nuovi significati all’evento ristrutturando conseguentemente l’idea di sé con la conseguente sperimentazione di nuove emozioni relative a se stessi che agli altri (Smits, Powers, Buxkamper & Telch. 2006).
L’ABC in versione video, rispetto all’ABC tradizionale, è uno strumento molto più efficace per porre in modo diretto il paziente di fronte alle sue credenze autosvalutative “obbligandolo” emotivamente a “fare i conti” con esse. Sapere di avere pensieri negativi e autosvalutanti è molto diverso dall’avere l’esperienza tangibile di osservare se stesso nel processo d’interpretare in modo negativo e autosvalutante una determinata situazione. Nel primo caso si ha una presa di coscienza concettuale, nel secondo si ha una presa di coscienza empirica del processo attraverso il quale si valuta se stessi (Parr, Cartwright-Hatton 2009). Allo stesso modo comprendere “intellettualmente” attraverso un’ABC classico di aver avuto pensieri autosvalutanti in una determinaa situazione è molto diverso dall’avere l’esperienza concreta di osservarsi tristi e sentire la propria voce esprimere pensieri negativi e autosvalutanti.
Ad esempio una paziente bulimica di trentacinque anni, ormai pienamente consapevole, attraverso numerosi ABC, di avere pensieri autosvalutanti verso se stessa subito dopo essersi osservata durante uno spezzone di videofeedback in cui affermava: “sono un’incapace è tutta colpa mia se lui mi ha lasciato… non so tenermi le persone che mi vogliono bene… non gli avrei dovuto fargli quell’ennesima scenata di gelosia… lui è fatto così… ci prova con tutte.. lo sapevo fin dall’inizio” ha commentato con un’evidente espressione di rabbia: “mi faccio pena… come ho potuto stare tutti questi anni con uno così… non pensavo di valutarmi proprio come una m.”. In questo caso, grazie all’ABC in formato video, la paziente ha avuto l’esperienza tangibile di osservare se stessa nel processo di interpretarsi in modo negativo e autosvalutante; in altri termini ha visto “in azione” i propri pensieri disfunzionali che in quel momento gli passavano per la testa con tutte le emozioni ad essi legati. Questa modalità faciliterebbe la consapevolezza della distinzione tra realtà e la sua percezione da parte del paziente; maggiore sarà tale divario maggiore sarà il cambiamento terapeutico che si ottiene (Rapee & Lim 1992). Nel caso clinico sopra citato tutto ciò ha provocato, gradualmente, un cambiamento relativo all’idea di sé e dell’altro (sono io la vittima , lui è il carnefice) con la conseguente attivazione di nuove emozioni (tenerezza e compassione verso se stessi, rabbia verso l’altro).
Oltre che facilitare l’identificazione e una piena consapevolezza delle proprie credenze l’osservazione dei propri video feedback faciliterebbe al paziente anche il riconoscimento delle proprie emozioni manifestate nel setting clinico e non riconosciute nel hic et nunc, poiché, in questo caso il riconoscimento delle proprie emozioni non sfrutterebbero le capacità autoriflessive del paziente (spesso alquanto deficitarie) ma partirebbe inizialmente dall’osservazione di uno stimolo visivo esterno: la propria espressione emotiva. In altri termini il riconoscimento di un proprio stato d’animo non partirebbe da processi autoriflessivi ma sfrutterebbe gli stessi meccanismi della social cognition che normalmente usiamo per comprendere gli stati emotivi altrui. Molti pazienti riescono a comprendere meglio gli stati mentali altrui rispetto ai propri (Rapee & Lim 1992), tali soggetti beneficeranno maggiormente del video feedback poiché la metodologia permette loro di sfruttare la loro capacità di social cognition per vicariare quella autoriflessiva alquanto deficitaria. Non a caso il video feedback è stato ampiamente inserito nei protocolli della CBT al fine di migliorare la percezione di sè nei soggetti affetti da ansia sociale. (Rapee & Hayman, 1996; ).
Questi soggetti, infatti, percepiscono in modo distorto i loro stati emotivi, (in particolare la loro ansia se debbono parlare in pubblico) spesso sovrastimandone l’intensità. Ad esempio affermano erroneamente di essere apparsi molto ansiosi, sudati, tremanti e di aver balbettato mentre, al contrario, valutano molto accuratamente le performance altrui (Rapee & Hayman. 1996). Quando questi soggetti osservano se stessi in video usano la stessa valutazione come se osservassero un estraneo quindi adottano una valutazione più accurata e precisa. L’osservazione della loro performance crea, quindi, una discrepanza tra la rappresentazione negativa di sè ed il reale comportamento osservato; maggiore è tale bias, maggiore sarà il cambiamento della propria immagine con conseguente riduzione dell’ansia (Orr, Moscovitch 2010). Partendo quindi dai dati offerti dalla letteratura scientifica sull’efficacia del video feedback nei vari campi in cui è stato utilizzato (miglioramento nella percezione di sé e riduzione dell’attivazione emotiva nei soggetti affetti da fobia sociale (Orr, Moscovitch. 2010), miglioramento della qualità di interazione con tra madre e bambino (Kalinauskiene et al. 2009) ipotizziamo che l’uso del video feedback, all’interno di una CBT, incrementi le capacità metacognitive del paziente (identificazione dei pensieri, degli scopi e dei temi di vita che muovono il proprio comportamento nonché il riconoscimento delle emozioni ad essi legati) in tempi estremamente più brevi e in modo qualitativamente maggiore rispetto alla sola CBT. Ovviamente il video feed back non può sostituire la psicoterapia tradizionale, ma come già riportato da Nilsson e colleghi (2011) ne può amplificare l’efficacia terapeutica.
BIBLIOGRAFIA:
- Ellis A. Reason and Emotion in Pschotherapy, New York: Lyle Stuart 1962.
- Kalinauskiene L, Cekuoliene D, Van Ijzendoorn MH, Bakermans-Kranenburg MJ, Juffer F, Kusakovskaja I. Supporting insensitive mothers: the Vilnius randomized control trial of video-feedback intervention to promote maternal sensitivity and infant attachment security. Child Care Health Dev. 2009 Sep;35(5):613-23.
- Lorenzini R, Sassaroli S., Ruggiero G. M. Psicoterapia cognitiva dell’ansia. Rimuginio, controllo ed evitamento. R Cortina Milano 2006
- Nilsson JE, Lundh LG, Faghihi S, Roth-Andersson G. The enhancement of beneficial effects following audio feedback by cognitive preparation in the treatment of social anxiety: a single-session experiment. J Behav Ther Exp Psychiatry. 2011 Dec;42(4):497-503
- Orr EM, Moscovitch DA. Learning to re-appraise the self during video feedback for social anxiety: Does depth of processing matter? Behav Res Ther. 2010 Aug;48(8):728-37.
- Parr CJ, Cartwright-Hatton S. Social anxiety in adolescents: the effect of video feedback on anxiety and the self-evaluation of performance. Clin Psychol Psychother. 2009 Jan-Feb;16(1):46-54.
- Rapee, R. M., & Lim, L. (1992). Discrepancy between self- and observer ratings of performance in social phobics. Journal of Abnormal Psychology, 101, 728-731.
- Rapee, R. M., & Hayman, K. (1996). The effects of video feedback on the self-evaluation of performance in socially anxious subjects. Behaviour Research and Therapy, 34, 315-322.
- Smits, J., Powers, M., Buxkamper, R., & Telch, M. (2006). The efficacy of videotape feedback for enhancing the effects of exposure-based treatment for social anxiety disorders: a controlled investigation. Behaviour Research and Therapy, 44, 1773-1785.