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Gravidanza

La gravidanza, intesa come attesa della nascita di un figlio, rappresenta un periodo specifico e complesso nella vita di una donna

Sezione a cura di Anna Boccaccio

Aggiornato il 24 mar. 2025

La gravidanza: un periodo di trasformazioni biologiche, psicologiche e sociali

La gravidanza, intesa come attesa della nascita di un figlio, rappresenta un periodo specifico e complesso nella vita di una donna. I cambiamenti che la accompagnano riguardano non solo il piano biologico/fisiologico, ma anche il funzionamento psicologico e sociale della donna. Durante la gravidanza, si verificano cambiamenti visibili nell’aspetto del corpo, così come possono mutare posizione sociale e ruolo della donna all’interno del contesto familiare e della comunità di riferimento (Bjelica et al., 2018).

Come la gravidanza può influenzare la salute mentale

In misura maggiore o minore, ogni futura mamma sperimenta cambiamenti emotivi, psicologici e cognitivi che possono talvolta sfociare in veri e propri disturbi psichici. Un funzionamento psicologico alterato può verificarsi dall’inizio alla fine della gravidanza, incluso il periodo postpartum. 

Secondo l’American College of Obstetricians and Gynecologists (2008), il periodo perinatale è il momento in cui il rischio di disturbi psicologici in una donna incinta può aumentare anche di parecchie volte. Sbalzi d’umore, preoccupazioni per la salute del bambino e la propria, irritabilità e altri sintomi possono essere affrontati con superficiale indulgenza, eppure, se intensi e prolungati nel tempo, possono evidenziare disturbi mentali che si sviluppano lentamente.

Stress e gravidanza

Lo stress della gravidanza consiste nell’esperienza di stress derivante dalla gravidanza stessa (Ibrahim & Lobel, 2020), e include preoccupazioni riguardanti i sintomi fisici della gravidanza, i cambiamenti corporei, i cambiamenti nelle relazioni interpersonali, le eventuali complicanze sanitarie, la salute del feto o della madre, l’imminente parto e la cura del futuro bambino (Alderdice et al., 2012; Ibrahim & Lobel, 2020). Le donne in attesa del loro primo figlio, in particolare, possono affrontare con maggiori difficoltà lo stress della gravidanza a causa della loro mancanza di esperienza (Lobel & Dunkel Schetter, 2016). 

Gli studi evidenziano come lo stress della gravidanza sia stato associato a movimenti fetali più elevati (DiPietro et al., 2002), parto precoce (Roesch et al., 2004) e minore benessere psicologico della futura mamma, espresso in sintomi di depressione e ansia (Caparros-Gonzalez et al., 2019; Ibrahim & Lobel, 2020). 

Ulteriori fattori di stress di tipo psicosociale, indipendenti dalla gestazione ma ad essa concomitanti, quali tensioni, conflitti familiari o nella coppia, difficoltà lavorative e finanziarie possono avere conseguenze significative sullo stato di benessere psicofisico del feto e della donna. Studi di psicologia prenatale sostengono la necessità di proteggere e promuovere il benessere di madre e bambino in gravidanza, al fine di garantire uno stato ottimale per lo sviluppo postnatale del bebé. 

Per il neonato, sembra che lo stress inizi nell’utero materno (Bjelica et al., 2018). Il feto, infatti, “impara” i cambiamenti emotivi della madre attraverso le sue fluttuazioni ormonali. Secondo Field e colleghi (2002), le madri che mostravano episodi di rabbia elevata durante la gravidanza avevano alti livelli prenatali di cortisolo e adrenalina e bassi livelli di dopamina e serotonina. Anche i loro neonati presentavano alti livelli di cortisolo e bassi livelli di dopamina e mostravano disturbi nel ritmo del sonno. In breve, l’esposizione di una madre allo stress in ​​gravidanza può avere conseguenze significative per lo sviluppo e la salute successivi del bambino, in termini di capacità di regolazione dell’attenzione, sviluppo cognitivo e motorio, sul temperamento e reattività negativa alla novità nel primo anno di vita, problemi comportamentali ed emotivi, impulsività, esternalizzazione e velocità di elaborazione negli adolescenti (Dunkel Schetter & Tanner, 2012).

Cambiamenti di umore

Durante la gravidanza e nel periodo post-partum è possibile osservare instabilità dell’umore (dal pianto all’euforia), irritabilità e preoccupazioni, legate a fattori come fluttuazioni ormonali, cambiamenti nel metabolismo, stanchezza e stress psicofisico (Buckwalter et al., 2001; Li et al., 2021). Tuttavia, mentre lievi cambiamenti di umore durante la gravidanza sono comuni, i sintomi dell’umore possono talvolta diventare abbastanza gravi da richiedere un trattamento.

Ansia e depressione

Sono le condizioni di salute mentale più diagnosticate durante il periodo perinatale, tra il 20 e il 40% delle donne, ma in alcuni casi possono preesistere rispetto alla gravidanza e amplificarsi durante il corso della gestazione. L’ansia prenatale di solito si riferisce alla preoccupazione eccessiva e persistente sperimentata dalle donne incinte (Liu et al., 2024), mentre la depressione prenatale è caratterizzata da stati depressivi sostenuti durante la gravidanza (Ayen et al., 2024).

I sintomi di ansia e depressione prenatali possono includere:

  • tristezza e frequenti crisi di pianto
  • difficoltà di concentrazione e nella presa di decisioni
  • mangiare più o meno del solito
  • disturbi del sonno
  • stanchezza e mancanza di motivazione nelle attività quotidiane
  • pensieri di danno, morte o suicidio
  • preoccupazione persistente
  • irritabilità
  • attacchi di panico ed evitamento di luoghi o circostanze specifiche
  • pensieri intrusivi angoscianti.

Donne con gravidanze ad alto rischio possono presentare un’incidenza di circa 5 volte maggiore di sviluppare disturbi d’ansia (Wallace & Araji, 2020).

Studi hanno indicato che la depressione e l’ansia durante la gravidanza possono comportare esiti negativi della gravidanza, come un aumento del rischio di diabete gestazionale e preeclampsia (Tang et al., 2020; OuYang et al., 2021), nonché rischi più elevati di parto pretermine spontaneo, basso peso alla nascita e morte fetale (Chandra et al., 2021; Thomas et al., 2021 ). Oltre agli impatti sulla salute fisica, il disagio psicologico prenatale può influire gravemente sulla salute mentale ed emotiva materna, aumentando la probabilità di ansia e depressione post natali e potenzialmente danneggiando il legame madre-bambino, intensificando così le sfide affrontate dalle neomamme. Per i neonati, questi effetti possono estendersi a sfide evolutive come ritardi cognitivi, problemi neuroevolutivi, comportamentali, difficoltà nello sviluppo socioemotivo e depressione (Li et al., 2024).

Paura del parto (tocofobia)

Circa il 20% delle donne nel mondo sperimenta la cosiddetta tocofobia, o paura del parto. Si tratta di un’intensa ansia o paura della gravidanza e del momento del parto, legata al processo e al dolore del travaglio, alla paura dei cambiamenti fisiologici e fisici che la donna subirebbe. La tocofobia può indurre alcune donne a evitare del tutto la gravidanza e può essere primaria e secondaria. La tocofobia primaria è contraddistinta da un terrore per il parto, ancor prima del concepimento; mentre quella secondaria è caratteristica tipicamente delle donne che hanno vissuto una precedente esperienza di parto traumatica (Esan et al., 2021).

Sintomi cognitivi in gravidanza

Alcune donne in gravidanza riferiscono di sperimentare sintomi a carico del funzionamento cognitivo, una condizione definita “mommy brain”. Le ricerche sembrano suggerire, infatti, deficit nelle capacità di attenzione, memoria, linguaggio e una sensazione di annebbiamento cognitivo durante la gravidanza e nel post partum (McCormack et al., 2023). 

La gravidanza sembra produrre effetti duraturi anche sul cervello. A partire dalla gestazione fino a due anni dopo il parto si assiste a una riduzione del volume corticale in aree deputate all’elaborazione di stimoli sociali ed emotivi. Per di più, i cambiamenti della materia grigia cerebrale predicono l’intensità dell’attaccamento nel puerperio: le donne con volume corticale più ridotto, infatti, hanno riportato un attaccamento più intenso ai loro piccoli (Hoekzema et al., 2017).

Bibliografia

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