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Enterocezione e disturbi alimentari: qual è il loro legame?

Una recente revisione sistematica ha esplorato la relazione tra enterocezione e disturbi alimentari. Cosa suggeriscono i risultati?

Di Silvia Bettoni, Silvia Carrara, Martina Gori, Giulia Onida

Pubblicato il 13 Mar. 2025

Cos’è l’enterocezione e perché è importante?

Con il termine enterocezione si fa riferimento al processo attraverso cui il sistema nervoso rileva, interpreta e integra i segnali provenienti dagli organi interni, fornendo una “mappatura in tempo reale” del proprio stato corporeo (Khalsa et al., 2018) (esempi di questi segnali possono essere la fame, il battito cardiaco, la respirazione, le sensazioni derivanti dallo stomaco, dall’intestino e dalle catene muscolari, Barker et al., 2021).

Il cervello monitora costantemente in modo automatico questi segnali per garantire il corretto funzionamento del corpo e avvisarci quando qualcosa cambia. Ad esempio, se l’organismo rileva una carenza di acqua, invierà il segnale della sete per spingerci a bere. Questo meccanismo aiuta a mantenere uno stato di equilibrio interno, noto come omeostasi (Barker et al., 2021).

Studi recenti hanno evidenziato che un deficit enterocettivo è spesso presente in diversi disturbi psicologici, tra cui ansia, depressione, disturbi alimentari, dipendenze e disturbi somatici (Khalsa et al., 2018).

Nei disturbi alimentari, l’enterocezione alterata può manifestarsi attraverso segnali enterocettivi disfunzionali come percezioni alterate del senso di fame e di sazietà, ansia legata al cibo e disturbi gastrointestinali. Questi squilibri possono tradursi in comportamenti problematici, tra cui restrizione alimentare estrema, perdita di peso eccessiva, abbuffate, condotte di eliminazione (vomito autoindotto o uso di lassativi) e attività fisica compulsiva (Berner et al., 2018; Khalsa et al., 2015).

Il legame tra enterocezione e disturbi alimentari: la revisione sistematica di Martin et al. (2019)

Una recente revisione sistematica (Martin et al., 2019) ha analizzato 104 studi (per un totale di 32.883 partecipanti) con l’obiettivo di indagare l’esistenza di un’associazione tra i deficit nell’enterocezione e i disturbi alimentari, al fine di approfondire il possibile ruolo dell’enterocezione nello sviluppo e nel mantenimento di tali disturbi. 

Enterocezione e anoressia nervosa

Le ricerche hanno evidenziato che le persone con anoressia nervosa (AN) mostrano deficit significativi nella consapevolezza enterocettiva. In particolare, presentano difficoltà nel riconoscere e interpretare correttamente i segnali interni del corpo, come la fame e la sazietà. Questa compromissione è stata riscontrata attraverso misure soggettive, come il sottodominio interoceptive awareness dell’Eating Disorders Inventory (EDI), e misure fisiologiche, tra cui la capacità di percepire il battito cardiaco e la sensibilità al dolore. Gli studi di neuroimaging hanno rilevato anomalie nell’attivazione dell’insula, un’area cerebrale fondamentale per la percezione enterocettiva. Tali deficit possono contribuire al mantenimento del disturbo, poiché le persone con Anoressia Nervosa potrebbero non percepire correttamente la necessità di nutrirsi, rafforzando così le loro restrizioni alimentari (Martin et al., 2019).

Enterocezione e bulimia nervosa

Anche nella bulimia nervosa (BN) si osservano alterazioni nell’enterocezione, sebbene con alcune differenze rispetto all’anoressia. Le persone con bulimia nervosa spesso presentano una ridotta sensibilità ai segnali interni di sazietà, il che potrebbe favorire episodi di abbuffata. Gli studi indicano che i pazienti con bulimia nervosa riportano punteggi elevati nella scala di scarsa consapevolezza interocettiva dell’EDI e mostrano una minore accuratezza nel compito di conteggio del battito cardiaco. Inoltre, vi sono evidenze di alterazioni nella risposta al dolore, con una soglia del dolore più alta rispetto ai controlli sani. A livello neurale, anche nella bulimia nervosa si riscontrano anomalie nell’insula e in altre aree coinvolte nella regolazione enterocettiva, suggerendo che la difficoltà nel riconoscere segnali corporei potrebbe contribuire agli episodi di perdita di controllo alimentare (Martin et al., 2019).

Enterocezione e binge eating

Nel binge eating disorder (BED), ovvero il disturbo da alimentazione incontrollata, il deficit enterocettivo si manifesta principalmente attraverso una difficoltà nel riconoscere i segnali di fame e sazietà. Le persone con binge eating disorder tendono a mangiare in risposta a stati emotivi piuttosto che a segnali fisiologici interni, il che suggerisce un’alterata integrazione tra percezione enterocettiva ed elaborazione emotiva. Diversi studi hanno rilevato una ridotta consapevolezza interocettiva in individui con binge eating disorder, evidenziata da punteggi più alti nell’EDI e da una minore accuratezza nella percezione del battito cardiaco. Questi deficit potrebbero essere alla base del ciclo di abbuffate, rendendo più difficile per i pazienti autoregolarsi rispetto ai segnali del proprio corpo (Martin et al., 2019).

Uno sguardo al futuro: implicazioni per la ricerca e la clinica

Nel complesso i risultati degli studi inclusi nella revisione sistematica di Martin et al. (2019) hanno evidenziato una significativa compromissione dei processi enterocettivi negli individui con disturbi alimentari – attuali o in remissione: tale alterazione è stata osservata in tutti i disturbi presi in esame (anoressia nervosa, bulimia nervosa e binge eating disorder) e attraverso diverse modalità enterocettive (gastrica, cardiaca e relativa alla percezione del dolore), suggerendo che le disfunzioni nell’enterocezione possano costituire una caratteristica transdiagnostica dei disturbi alimentari.

Tuttavia, è bene sottolineare che la maggior parte degli studi inclusi nella revisione si è avvalsa di un disegno di ricerca cross-sectional (ossia uno studio che raccoglie dati in un unico momento su un determinato gruppo di persone, senza seguirle nel tempo – ndr), rendendo quindi impossibile affermare con certezza che i deficit enterocettivi possano giocare un ruolo causale nella genesi e nel mantenimento dei disturbi alimentari. Ad ogni modo, Martin et al. (2019) hanno preso in esame un piccolo numero di studi longitudinali che hanno evidenziato come le disfunzioni nell’enterocezione predicano significativamente cambiamenti nel rischio di sviluppo dei disturbi alimentari (ad esempio, Leon et al., 1999), fornendo un iniziale supporto all’ipotesi secondo cui un’enterocezione compromessa potrebbe rappresentare un fattore predisponente per l’insorgenza di tali disturbi. Studi futuri volti ad approfondire ulteriormente tale possibilità sarebbero dunque molto utili.

In conclusione, anche se i dati a supporto del possibile ruolo causale dell’enterocezione nello sviluppo dei disturbi alimentari sono attualmente limitati, abbiamo a disposizione un ampio corpus di studi dai quali emerge una forte associazione tra deficit nell’enterocezione e disturbi alimentari. I percorsi terapeutici standard per il trattamento dei disturbi alimentari potrebbero dunque trarre beneficio dall’integrazione di interventi volti a migliorare le capacità enterocettive dei pazienti, come ad esempio l’esposizione enterocettiva (Boswell et al., 2019) e i trattamenti basati sulla mindfulness (Farb et al., 2015).

Riferimenti Bibliografici
  • Barker, M., Brewer, R., & Murphy, J. (2021). What is Interoception and Why is it Important? Frontiers for Young Minds
  • Berner, L. A., Simmons, A. N., Wierenga, C. E., Bischoff-Grethe, A., Paulus, M. P., Bailer, U. F., Ely, A. V., & Kaye, W. H. (2018). Altered interoceptive activation before, during, and after aversive breathing load in women remitted from anorexia nervosa. Psychological Medicine, 48(1), 142–154. 
  • Boswell, J. F., Anderson, L. M., Oswald, J. M., Reilly, E. E., Gorrell, S., & Anderson, D. A. (2019). A preliminary naturalistic clinical case series study of the feasibility and impact of interoceptive exposure for eating disorders. Behaviour Research and Therapy, 117, 54–64. 
  • Farb, N., Daubenmier, J., Price, C. J., Gard, T., Kerr, C., Dunn, B. D., Klein, A. C., Paulus, M. P., & Mehling, W. E. (2015). Interoception, contemplative practice, and health. Frontiers in Psychology, 6, 763. 
  • Khalsa, S. S., Adolphs, R., Cameron, O. G., Critchley, H. D., Davenport, P. W., Feinstein, J. S., Feusner, J. D., Garfinkel, S. N., Lane, R. D., Mehling, W. E., Meuret, A. E., Nemeroff, C. B., Oppenheimer, S., Petzschner, F. H., Pollatos, O., Rhudy, J. L., Schramm, L. P., Simmons, W. K., Stein, M. B., … Zucker, N. (2018). Interoception and Mental Health: A Roadmap. Biological Psychiatry: Cognitive Neuroscience and Neuroimaging, 3(6), 501–513. 
  • Khalsa, S. S., Craske, M. G., Li, W., Vangala, S., Strober, M., & Feusner, J. D. (2015). Altered interoceptive awareness in anorexia nervosa: Effects of meal anticipation, consumption and bodily arousal. International Journal of Eating Disorders, 48(7), 889–897. 
  • Leon, G. R., Fulkerson, J. A., Perry, C. L., Keel, P. K., & Klump, K. L. (1999). Three to four year prospective evaluation of personality and behavioral risk factors for later disordered eating in adolescent girls and boys. Journal of Youth and Adolescence, 28(2), 181–196.
  • Martin, E., Dourish, C. T., Rotshtein, P., Spetter, M. S., & Higgs, S. (2019). Interoception and disordered eating: A systematic review. Neuroscience & Biobehavioral Reviews, 107, 166–191. 
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