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Abbuffata

Le esperienze di abbuffata sono accompagnate da vissuti solitamente molto dolorosi, come emozioni di disgusto, repulsione, vergogna e colpa

Aggiornato il 30 gen. 2024

In ambito alimentare, l’abbuffata è un episodio di alimentazione incontrollata, eccessiva, che crea disagio significativo.  Il DSM 5 la definisce come il

mangiare, in un determinato periodo di tempo (per es., un periodo di due ore), una quantità di cibo significativamente maggiore di quella che la maggior parte degli individui mangerebbe nello stesso tempo e in circostanze simili. (DSM-5)

Abbuffata caratteristiche cause e conseguenze psicofisiche - Psicologia

L’episodio di abbuffata deve essere accompagnato dalla sensazione di perdere il controllo e deve avere almeno tre delle seguenti caratteristiche: mangiare molto più rapidamente del normale, mangiare fino a sentirsi sgradevolmente pieni, mangiare grandi quantitativi di cibo anche se non ci si sente affamati, mangiare da soli a causa dell’imbarazzo per quanto si sta mangiando e sentirsi disgustati verso sé stessi, depressi o molto in colpa dopo l’episodio (Ranzini, 2021).

Esistono diverse tipologie di abbuffate: oggettive e soggettive. Le abbuffate oggettive sono caratterizzate dal consumo di una gran quantità di cibo accompagnata dalla sensazione di perdere il controllo. Durante gli questi episodi solitamente si assumono dalle 1000 alle 2000 calorie che, nelle persone che abbuffano frequentemente, favoriscono l’aumento di peso e la tendenza a sviluppare e mantenere una condizione di obesità. Le abbuffate soggettive, invece, sono caratterizzate dalla sola sensazione di perdita di controllo, senza però una reale assunzione di una grande quantità di cibo.

Cause

Vi sono alcune circostanze che possono favorire gli episodi di abbuffata.

Una di queste è la restrizione, sia di tipo calorico sia di tipo cognitivo. Con restrizione calorica si intende una riduzione dell’introito calorico: la persona stabilisce delle limitazioni poco flessibili sul quantitativo di cibo da assumere, arrivando a sperimentare delle condizioni di deprivazione. Questo meccanismo fa crescere la pressione biologica a mangiare, con conseguente difficoltà a fermarsi. La restrizione di tipo cognitivo, invece, indica la tendenza a stabilire delle regole estreme e rigide su come, quanto e cosa mangiare. Solitamente le norme da seguire sono moltissime e rispettarle comporta un continuo sacrificio e molta attenzione. L’inflessibilità di queste regole porta le persone a considerare ogni minima deviazione da esse come una totale perdita di controllo:

un pensiero dicotomico, tutto o nulla, che porta ad abbandonare completamente il controllo dell’alimentazione e abbuffarsi (Ranzini, 2021).

Particolari eventi di vita e cambiamenti emotivi possono contribuire alla rottura delle regole dietetiche e, dal momento che l’abbuffata migliora temporaneamente il tono dell’umore, c’è il rischio che possa diventare un mezzo disfunzionale per far fronte a tali difficoltà (Dalle Grave, Calugi & Sartirana, 2018).

Un altro elemento che favorisce gli episodi di abbuffata sono le emozioni spiacevoli e gli eventi avversi. Le modalità con cui ci alimentiamo, infatti, sono spesso influenzate da situazioni ed emozioni: alcuni si servono del cibo per alleviare momenti di disagio e sofferenza, altri lo usano per gratificarsi, altri ancora per gestire preoccupazioni e ansia.

L’assunzione di alcolici è un aspetto che favorisce la disinibizione, portando le persone ad essere più vulnerabili al discontrollo degli impulsi e alla sperimentazione di emozioni disturbanti. Questo può agevolare la perdita di controllo, anche dal punto di vista alimentare.

Essendo accompagnati spesso da emozioni di vergogna e colpa, gli episodi di abbuffata avvengono prevalentemente lontano dagli occhi di altre persone. Essere da soli e il sentirsi soli, quindi, possono essere fattori che aumentano il rischio di discontrollo in ambito alimentare.

La mancanza di strutturazione del tempo è un’ulteriore circostanza che favorisce l’abbuffata: l’assenza di tempo strutturato si può accompagnare a stati emotivi come la noia e questo può essere un ulteriore trigger che innesca gli episodi (Ranzini, 2021).

Conseguenze

Le esperienze di abbuffata sono accompagnate da vissuti solitamente molto dolorosi, come emozioni di disgusto, repulsione, vergogna e colpa. La maggior parte delle persone, infatti, riconoscono questi episodi come qualcosa di egodistonico, di cui si vorrebbero liberare (Ranzini, 2021).

I costi delle abbuffate possono essere analizzati prendendo in esame diversi ambiti:

  • Psicologico: bassa autostima, emozioni di colpa, vergogna, disgusto e repulsione.
  • Sociale: isolamento e difficoltà nelle relazioni.
  • Fisico: insonnia, distensione addominale, obesità.

Disturbi psicologici con abbuffate

Le abbuffate sono spesso parte della manifestazione di un disturbo dell’alimentazione, in particolare nel momento in cui interferiscono con la salute e con la qualità di vita delle persone (Ranzini, 2021). Gli episodi di abbuffata sono presenti in alcuni disturbi:

  • Anoressia nervosa: limitata assunzione di calorie volontaria che provoca nella persona uno stato di sottopeso. Vi è un’eccessiva valutazione del peso e dalla forma del corpo e una pervasiva paura di ingrassare. L’anoressia nervosa può essere del tipo con abbuffate/condotte di eliminazione.
  • Bulimia nervosa: ricorrenti episodi di abbuffata, con successive condotte di compenso, come vomito autoindotto, esercizio fisico eccessivo, uso eccessivo di diuretici, lassativi, digiuno. Il valore personale è fortemente condizionato dalla propria capacità di controllare il peso e la forma del corpo.
  • Binge eating disorder: ricorrenti episodi di abbuffata con conseguente marcato disagio, senza la messa in atto di condotte compensatorie.

Trattamenti

Il trattamento d’elezione per i disturbi associati agli episodi di abbuffata (disturbi alimentari) è la CBT-E. La letteratura indica come la maggior parte delle persone tragga beneficio nella riduzione degli episodi e come i cambiamenti siano duraturi.

Lo strumento che viene introdotto nelle prime fasi della terapia e che si è rivelato efficace nel ridurre velocemente gli episodi di abbuffata è l’alimentazione regolare, ossia la pianificazione e il consumo di 3 pasti e due spuntini al giorno ad intervalli più o meno regolari. Molto importante all’interno del programma è l’automonitoraggio, che permette di acquisire più consapevolezza rispetto alla propria problematica, e il coinvolgimento attivo del paziente. Questi elementi permettono di strutturare un programma individuale cucito sulle esigenze della persona.

BIBLIOGRAFIA

  • Ranzini, L. (2021) Abbuffate: l’eccessivo consumo di cibo, la perdita di controllo, la vergogna. State of Mind.
  • Dalle Grave R., Calugi S., Sartirana M. (2018), “Manuale di terapia cognitivo comportamentale dei disturbi dell’alimentazione nell’adolescenza (CBT-Ea)”, Positive Press.
  • American Psychiatric Association (2013). Diagnostic and Statistical Manual of Mental Disorders, Fifth Edition. Arlington, VA, American Psychiatric Association.
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