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Abbuffate: l’eccessivo consumo di cibo, la perdita di controllo, la vergogna

Vivere l’esperienza delle abbuffate è molto doloroso, sono pochi gli istanti di piacere, subito rimpiazzati da disgusto, repulsione, colpa, vergogna

Di Laura Ranzini

Pubblicato il 23 Giu. 2021

Aggiornato il 08 Feb. 2024 14:55

Solitamente le persone riconoscono le abbuffate come un aspetto egodistonico, ovvero come qualcosa che ha notevoli costi e che vorrebbero eliminare.

 

Cos’è un’abbuffata?

Un episodio di “abbuffata” è definito come “il mangiare in un determinato periodo di tempo una quantità di cibo significativamente maggiore di quella che la maggior parte degli individui mangerebbe nello stesso tempo e in circostanze simili”.

L’episodio di eccessivo consumo di cibo deve essere accompagnato dalla sensazione di perdita di controllo e deve essere caratterizzato da marcato disagio e da almeno tre delle seguenti caratteristiche: mangiare molto più rapidamente del normale, mangiare fino a sentirsi sgradevolmente pieni, mangiare grandi quantitativi di cibo anche se non ci si sente affamati, mangiare da soli a causa dell’imbarazzo per quanto si sta mangiando e sentirsi disgustati verso sé stessi, depressi o molto in colpa dopo l’episodio.

Quali sono le caratteristiche di un episodio di abbuffata?

“Ho fame. Inizio a pensare a tutti quei cibi che di solito mi proibisco… inizio mangiando un gelato, all’inizio mi sento bene, poi mi dico che non avrei dovuto mangiarlo, che sono proprio senza forza di volontà, che così non dimagrirò mai. Sento una tensione interna e so che perderò il controllo, tutto va bene in quel momento, basta che non sia da cucinare, mangio velocemente, tutto quello che trovo fino a che non sono così piena che sento di non poter mangiare altro”.

Vivere l’esperienza dell’abbuffata è estremamente doloroso, sono pochissimi gli istanti di piacere, subito rimpiazzati da emozioni quali disgusto, repulsione, colpa, vergogna.

Tipicamente durante un’abbuffata le persone mangiano molto velocemente, talvolta bevono molto per facilitare la discesa del cibo ed eventualmente la risalita. Inoltre riferiscono che si tratta di un comportamento automatico, impulsivo in cui si sentono quasi distaccati dal loro corpo.

Solitamente le abbuffate avvengono in segreto per il forte senso di vergogna che le accompagnano, davanti agli altri può essere mantenuto un comportamento alimentare normale e si fa invece il possibile per nascondere le perdite di controllo.

Di solito durante un episodio di abbuffata le persone riferiscono che i cibi consumati sono principalmente cibi che cercano di evitare o che escludono dalla loro giornata alimentare. La preferenza va poi a cibi che non richiedono troppa preparazione nell’essere cucinati né masticazione per essere assunti.

Esiste un solo tipo di abbuffata?

Le abbuffate si distinguono in:

  • Abbuffate oggettive: in cui la persona mangia una grande quantità di cibo e ha la sensazione di perdere il controllo. Di solito in questi episodi le persone assumono tra le 1000 e le 2000 calorie e questo spiega perché, quando sono frequenti, le persone tendono ad aumentare di peso e a sviluppare e mantenere una condizione di obesità;
  • Abbuffate soggettive: in cui la persona ha la sensazione di perdita di controllo senza assumere una grande quantità di cibo.

Il fattore comune è la sensazione di perdita di controllo che causa notevole sofferenza. Talvolta tuttavia, se si sperimentano tali episodi in maniera duratura, può succedere che si attenui tale sensazione di perdita di controllo poiché le abbuffate iniziano ad essere vissute come inevitabili e, in una sorta di profezia che si autoavvera, le si pianificano in anticipo.

Perché si abbuffa?

Quali sono le circostanze che portano al verificarsi di un episodio di abbuffata?

  • La restrizione: la restrizione può essere sia calorica che cognitiva. La restrizione calorica corrisponde a una riduzione dell’introito calorico, ovvero la persona si impone limiti rigidi su quanto mangiare, mangia effettivamente poco e può arrivare a una vera e propria deprivazione. Questo determina una crescente pressione biologica a mangiare con conseguente difficoltà a fermarsi; La restrizione cognitiva invece equivale al tentativo di seguire regole rigide ed estreme su cosa, quanto e come mangiare. Queste regole sono solitamente estreme e rigide. Estreme significa che sono tante in numero e per essere seguite richiedono continua attenzione. Quindi è molto facile romperle quando ci si distrae o si hanno emozioni negative. Il fatto poi che siano rigide fa sì che la minima deviazione venga interpretata come una totale perdita di controllo: un pensiero dicotomico, tutto o nulla, che porta ad abbandonare completamente il controllo dell’alimentazione e abbuffarsi;
  • Emozioni spiacevoli e eventi avversi: il comportamento alimentare può essere influenzato da eventi ed emozioni. Le persone possono utilizzare il cibo sia per distrarsi da eventi negativi e da emozioni che preoccupano, sia per attenuare stati emotivi negative, sia per gratificarsi;
  • Assunzione di alcolici: l’alcol aumenta la disinibizione, rendendo la persona meno capace di resistere agli impulsi e a sottostimare quanto starà male se cede all’impulso. Inoltre l’alcol porta alcune persone a sperimentare stati emotivi negativi che possono essere un ulteriore trigger per gli episodi di abbuffata;
  • Essere soli: dato che gli episodi di abbuffata si verificano prevalentemente in segreto, il fatto di trovarsi da soli ne aumenta il rischio. Il sentirsi soli può poi essere un ulteriore fattore che influenza gli episodi poiché determina degli stati emotivi negativi che la persona potrebbe gestire con l’alimentazione;
  • Mancanza di strutturazione del tempo: avere delle giornate non strutturate, senza una routine, rende le persone più esposte al rischio di abbuffata. Infatti l’assenza di tempo strutturato può essere accompagnata da stati emotivi quali la noia e questo può essere un ulteriore fattore che innesca per le abbuffate.

I costi delle abbuffate

Le persone riconoscono le abbuffate come un aspetto egodistonico, ovvero come qualcosa che ha notevoli costi e che vorrebbero eliminare. Le abbuffate infatti hanno costi su diversi piani:

  • Psicologici: determinano senso di colpa, vergogna, disgusto, necessità di segretezza, bassa autostima;
  • Sociali: coloro che hanno questo tipo di comportamento possono isolarsi socialmente e possono avere problemi a mantenere le relazioni;
  • Fisici: tra gli effetti immediati ve ne sono alcuni quali l’insonnia e la distensione addominale. Nel lungo termine, qualora le abbuffate non siano seguite da condotte di compenso può associarsi una condizione di obesità.

In quali disturbi ritroviamo le abbuffate?

Quando le abbuffate interferiscono con la salute e con la qualità di vita si configura un disturbo dell’alimentazione. Negli adulti e adolescenti le abbuffate sono presenti nei seguenti disturbi:

  • Anoressia nervosa: la persona limita volontariamente l’assunzione di calorie e ciò determina la presenza di sottopeso. La persona sovrastima l’importanza del peso e dalla forma del corpo, ha timore di ingrassare e si valuta sul peso e sulla forma del corpo. Esiste un sottotipo di persone che soffrono di anoressia nervosa del tipo con abbuffate/condotte di eliminazione;
  • Bulimia nervosa: nella bulimia nervosa la persona sperimenta ricorrenti episodi di abbuffata, mette in atto condotte di compenso (per esempio vomito autoindotto, esercizio fisico eccessivo, uso eccessivo di diuretici, lassativi, digiuno), i livelli di autostima dipendono dalla propria capacità di controllare il peso e la forma del corpo;
  • Binge Eating Disorder: ricorrenti episodi di abbuffata che provocano marcato disagio, non associati a sistematiche messe in atto di condotte compensatorie.

 

 


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RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI
  • Dalle Grave R., Calugi S., Sartirana M. (2018), “Manuale di terapia cognitivo comportamentale dei disturbi dell’alimentazione nell’adolescenza (CBT-Ea)”, Positive Press.
  • Fairburn C. G. (2018), “La terapia-cognitiva comportamentale dei disturbi dell’alimentazione”, Edizioni Centro Studi Erickson.
  • Fairburn, C. G. (2014). Vincere le abbuffate. Come superare il disturbo da binge eating. Milano, Raffaello Cortina Editore.
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