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Non fare oggi quello che puoi rimandare a domani: perché non riusciamo a smettere di procrastinare

Sappiamo tutti che procrastinare è una scelta sbagliata, eppure continuiamo a rimandare. Perché accade?

Di Valentina Davi

Pubblicato il 03 Gen. 2025

L’arte della procrastinazione

Gli esseri umani si dividono in due categorie: quelli che portano a termine i compiti il prima possibile (i precrastinatori) e quelli che, con sprezzo del pericolo, rimandano volontariamente a domani quello che potrebbero fare oggi, fino a quando non è troppo tardi.

La procrastinazione è un atteggiamento che, se diventa stile di vita, conduce dritti a un’esistenza infernale costellata di scadenze mancate, nottate a lavorare, occasioni perse, maratone studio dell’ultimo secondo. 

Eppure, nonostante sappia delle conseguenze negative del rimandare, il procrastinatore impenitente continua imperterrito a posticipare a data da destinarsi le proprie incombenze, accollandole a un futuro sé stesso che lo ripagherà a suon di imprecazioni. 

E quindi, se sappiamo che procrastinare è una pessima scelta, perché lo facciamo?

Il delay discounting

La teoria della motivazione temporale di Steel e König (2006) si basa sul concetto di “sconto del ritardo”: il valore di una ricompensa futura diminuisce quanto più è lontana nel tempo. Secondo questa teoria, quando procrastiniamo stiamo ritardando un’attività che non vogliamo fare per svolgerne un’altra più piacevole o meno scomoda, preferendo una gratificazione immediata (es. scrollare i social, guardare una serie tv) rispetto a un compito necessario, ma meno piacevole (es. scrivere una relazione), proprio perché la ricompensa immediata ci sembra più “attraente” in quel momento. 

In quest’ottica la procrastinazione è solo all’apparenza una mossa “irrazionale”; al momento della scelta optiamo per l’alternativa che, in quel momento, sembra avere un valore maggiore (la gratificazione immediata) rispetto all’altra opzione (il compito per cui proviamo avversione).

Tuttavia, questa teoria ha un limite: non spiega l’aumento dell’ansia che spesso accompagna la procrastinazione.

L’evitamento temporale

È esperienza comune che la procrastinazione sia accompagnata da ansia crescente, che aumenta inizialmente molto lentamente, per poi impennarsi all’avvicinarsi della scadenza, spingendoci finalmente ad agire. 

In quest’ottica la procrastinazione può essere vista come una forma di evitamento, in cui si scontrano il fastidio di svolgere il compito e l’ansia crescente per non averlo svolto per tempo.

Assodato quindi che procrastinare è un atteggiamento dannoso, causa di forte ansia e stress, perché ogni volta ci ripromettiamo che mai e poi mai ci infileremo nuovamente in una situazione del genere per poi puntualmente ricascarci? Cosa rende la procrastinazione un comportamento abituale?

Il rinforzo negativo

Tutte le volte che procrastiniamo e sfioriamo la tragedia, dopo esserci ripresi dallo tsunami d’ansia, giuriamo e spergiuriamo che non ci ridurremo mai più all’ultimo; ma ciò che il procrastinatore afferma conviene scriverlo nel vento e nell’acqua che scorre. 

È quindi plausibile che esista un meccanismo di rinforzo che automantiene la procrastinazione: quando completiamo il compito all’ultimo minuto, proviamo sollievo dall’ansia e proprio questo sollievo rappresenta un forte rinforzo negativo che rende difficile interrompere in futuro questa abitudine così deleteria. 

I costi del procrastinare

Procrastinare, però, ha un costo (Solomon & Rothblum, 1984; Sirois, 2007; Flett et al., 2016; Stead et al., 2010; Beutel et al., 2016), anche elevato: è associato a depressione, ansia, stress, rimuginio elevato, rabbia, vergogna, bassa autostima, cattive abitudini di studio, eventi di vita negativi e scocciature quotidiane. 

Sebbene all’inizio procrastinare sembri vantaggioso, in quanto associato a minor stress e ansia rispetto al precrastinare, quando la deadline incombe i livelli di stress e ansia aumentano a tal punto da non essere più bilanciati dai benefici iniziali. E non credete alla favola che vi raccontate del “ma io performo meglio sotto pressione”: procrastinare significa scendere a compromessi sulla qualità del lavoro svolto (Tice & Baumeister, 1997).

Come battere la procrastinazione

Rimandare a domani ciò che si potrebbe fare oggi ha inoltre grandi ricadute sulla produttività. Lo spiega bene l’imprenditore e scrittore Darious Foroux nel libro Fallo oggi. L’autore, riprendendo Tice e Baumeister, sottolinea come la procrastinazione possa derivare “da una mancanza di autoregolazione e quindi da una dipendenza da forze imposte esternamente per motivare il lavoro”.

Sopravvalutiamo costantemente la nostra capacità di autoregolazione, autocontrollo e forza di volontà, convinti che quando sarà il momento ci metteremo “di buzzo buono”, salvo poi posticipare prontamente l’inizio dell’attività. Insomma, la forza di volontà non funziona, serve un sistema. Ecco quindi alcune abitudini che secondo Darious Foroux potrebbero aiutare i procrastinatori:

  • autoimporsi delle scadenze, per creare un senso di urgenza;
  • impegnarsi con amici e parenti a fare qualcosa, per sviluppare coscienziosità (se lo dichiari ad alta voce, è più probabile che manterrai l’impegno);
  • strutturare l’attività lavorativa o di studio seguendo intervalli regolari, per migliorare l’attenzione;
  • eliminare le distrazioni e le attività sprecatempo (es. controllare social ogni due per tre, dove un video tira l’altro, oppure essere bombardati da decine di notifiche sul cellulare), per evitare tentazioni.

Ma nessun sistema può essere efficace per un procrastinatore senza una motivazione guida alla base: chiedersi perché si fa quello che si fa è il primo passo per combattere la procrastinazione. Anche le attività più fastidiose o pesanti possono diventare più tollerabili se si ha una motivazione interna che spinge a farle.

Tuttavia, se la procrastinazione è dovuta a tendenze perfezionistiche, la motivazione interna può non essere sufficiente a tenerla a bada. Il perfezionismo, infatti, è una trappola che può spingere a non iniziare mai un’attività o a iniziarla, ma non portarla mai a termine, a causa degli standard fissati troppo elevati. In presenza di elevati livelli di perfezionismo può quindi essere utile un percorso di psicoterapia per lavorare sulle credenze sottostanti e acquisire maggiore flessibilità mentale.

Trattamenti efficaci per la procrastinazione

Esistono diversi interventi efficaci per contrastare la procrastinazione, individuali o di gruppo, in presenza oppure online, basati sulla terapia cognitivo comportamentale e l’autoregolazione (van Eerde e Klingsieck, 2018; Amarnath, 2023), suddivisi in moduli che affrontano, per esempio, la gestione del tempo, la regolazione emotiva e le strategie di autoefficacia, che possono aiutare chi procrastina a migliorare la propria qualità della vita. 

Smettere di sottovalutare il problema, riconoscere che la procrastinazione seriale non è un tratto caratteriale immodificabile o un atteggiamento gestibile in autonomia è il primo passo per stare meglio. Il secondo è accedere a un percorso efficace, l’importante è non rimandare la decisione a domani.

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Valentina Davi
Valentina Davi

Coordinatrice di redazione di State of Mind

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RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI
  • Zentall TR. (2021). Basic Behavioral Processes Involved in Procrastination. Front Psychol. 2021 Nov 23;12:769928. 
  • Steel P., König C. J. (2006). Integrating theories of motivation. Acad. Manage. Rev. 31, 889–913.  
  • Foroux D. (2024). Fallo oggi. Apogeo. Giangiacomo Feltrinelli Editore srl
  • Amarnath A, Ozmen S, Struijs SY, de Wit L, Cuijpers P. Effectiveness of a guided internet-based intervention for procrastination among university students – A randomized controlled trial study protocol. Internet Interv. 2023 Mar 3;32:100612. 
  • Sirois F.M. “I’ll look after my health, later”: a replication and extension of the procrastination–health model with community-dwelling adults. Personal. Individ. Differ. 2007;43(1):15–26. 
  • Stead R., Shanahan M.J., Neufeld R.W. “I’ll go to therapy, eventually”: procrastination, stress and mental health. Personal. Individ. Differ. 2010;49(3):175–180. 
  • Flett A.L., Haghbin M., Pychyl T.A. Procrastination and depression from a cognitive perspective: an exploration of the associations among procrastinatory automatic thoughts, rumination, and mindfulness. J. Ration. Emot. Cogn. Behav. Ther. 2016;34:169–186.
  • Beutel M.E., Klein E.M., Aufenanger S., Brähler E., Dreier M., Müller K.W., Quiring O., Reinecke L., Schmutzer G., Stark B., Wölfling K. Procrastination, distress and life satisfaction across the age range – a German representative community study. PloS one. 2016;11(2). 
  • van Eerde W., Klingsieck K.B. Overcoming procrastination? A meta-analysis of intervention studies. Educ. Res. Rev. 2018;25:73–85. 
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