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Il maltrattamento degli anziani: una giornata per sensibilizzare sul fenomeno – 15 Giugno

il 15 Giugno è la Giornata Mondiale contro il maltrattamento degli anziani, un’iniziativa per sensibilizzare su questo fenomeno in crescita e sottostimato

Di Giulia Goldin

Pubblicato il 15 Giu. 2021

Aggiornato il 03 Ott. 2023 11:52

Il maltrattamento degli anziani ha maggiore probabilità di verificarsi nelle strutture in cui gli standard assistenziali sono inadeguati, vi è scarsa formazione del personale, la retribuzione è bassa e il carico di lavoro è eccessivo.

 

Nel 2006 l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ha istituito il 15 Giugno la Giornata Mondiale contro l’abuso verso gli anziani, un’iniziativa per sensibilizzare la popolazione su questo drammatico fenomeno sempre più crescente e spesso largamente sottostimato a causa del frequente isolamento delle vittime e della generale resistenza delle persone a segnalare le situazioni a rischio (Tatara, 1994).

L’OMS definisce l’abuso verso gli anziani “un’azione singola o ripetuta, oppure l’assenza di un’azione adeguata, che causa danni o sofferenza a una persona anziana, nell’ambito di una relazione in cui c’è un’aspettativa di fiducia” (2014). Esso costituisce una vera e propria violazione dei diritti umani e può essere di natura fisica, sessuale, psicologica, emotiva, economica e materiale, includendo anche i casi di incuria, trascuratezza e abbandono.

Si stima, infatti, che il 16% delle persone over 60 siano state oggetto di abuso, in particolare abusi psicologici (11,6%), abusi finanziari (6,8%), trascuratezza (4,2%), abusi fisici (2,6%) e abusi sessuali (0,9%) (Yon et al., 2017).

Gli anziani possono essere maltrattati in ambiente domestico da parte dei caregivers, nelle strutture e nei servizi sociosanitari da parte del personale e da persone esterne alla famiglia per mezzo di raggiri e truffe.

L’informativa dell’OMS mette in luce anche i possibili fattori di rischio, tra cui le particolari condizioni fisiche e mentali di abusante e abusato, situazioni di coabitazione, il sesso della vittima, basso reddito dell’abusante, relazioni conflittuali, isolamento, scarso supporto, ageismo e la frattura intergenerazionale.

L’abuso sugli anziani è difficile da rilevare poiché spesso la vittima è poco propensa o incapace di dichiarare il maltrattamento. Le vittime, infatti, possono nascondere l’abuso per vergogna, per il desiderio di proteggere l’aggressore nel caso in cui sia un familiare o per paura di ritorsioni. A ciò si aggiunge uno scarso ascolto da parte delle persone a cui si rivolgono, che possono attribuire tali segnalazioni a stati di confusione o ai sintomi psicotici tipici del deterioramento cognitivo (Kaplan & Berkman, 2019).

Maltrattamenti nel contesto domiciliare e caregiver burden

La maggior parte degli abusi sugli anziani avviene all’interno delle mura domestiche. L’assistenza di un anziano, specie se con deterioramento cognitivo, impegna il familiare sia sul piano pratico-organizzativo che su quello emotivo, portando spesso a un vero e proprio “cortocircuito relazionale” (Baronchelli et al., 2008). L’onere del carico assistenziale si ripercuote su molteplici aspetti della vita del caregiver, il quale percepisce la care come un impegno particolarmente complesso che determina spesso comportamenti disfunzionali (Fasanelli et al., 2005) e, nel peggiore dei casi, una vera e propria sindrome: il caregiver burden. Tale condizione influisce negativamente sulla salute psico-fisica del caregiver, comportando disturbi del sonno, disturbi dell’attenzione e difficoltà mnestiche, irritabilità, somatizzazione, labilità emotiva, agitazione e abbassamento delle difese immunitarie. A questo si aggiungono anche conseguenze sociali, quali solitudine e isolamento, ed economiche come la perdita della propria occupazione per dedicarsi a 360 gradi al proprio anziano (De Beni & Borella, 2015).

Si ritiene che sia proprio lo stress derivante dal carico assistenziale a determinare una riduzione della qualità assistenziale e relazionale e, nel peggiore dei casi, situazioni di abuso (Bergeron, 2001). Indubbiamente vi sono una serie di fattori che, se sommati, portano a una vera e propria crisi nella relazione di cura, ad esempio i lunghi anni di affiancamento alla fragilità, l’intensità dell’accudimento fornito, l’alto coinvolgimento emotivo nella relazione e la gravità di alcune patologie (Perucci, 2015).

Tra i servizi offerti a livello territoriale vi sono spesso gruppi di sostegno e di auto-mutuo aiuto pensati proprio per i caregiver, al fine di creare un ambiente di supporto e condivisione che permetta loro di evitare condizioni di isolamento e di ridurre o quantomeno prevenire livelli critici di stress.

Maltrattamenti nei servizi sociosanitari

La cronaca riporta sempre più spesso casi di incuria e maltrattamento degli anziani nelle strutture residenziali sociosanitarie. L’informativa dell’OMS (2014) riporta un’indagine condotta negli Stati Uniti sul personale delle case di riposo secondo cui:

  • il 36% di esso ha assistito ad almeno un episodio di maltrattamento fisico ai danni di un paziente anziano nel corso dell’anno precedente;
  • il 10% di esso ha commesso almeno un atto di abuso fisico ai danni di un paziente anziano;
  • il 40% di esso ha ammesso di abusare psicologicamente dei pazienti.

Sempre secondo l’OMS, i maltrattamenti hanno maggiore probabilità di verificarsi nelle strutture in cui gli standard assistenziali sono inadeguati, vi è scarsa formazione del personale, la retribuzione è bassa e il carico di lavoro è eccessivo, ovvero in quelle situazioni lavorative in cui vi è un’alta probabilità per il personale di incorrere nella sindrome di Burnout (Maslach et al., 1986). Come è noto, tale sindrome, oltre ad avere effetti negativi sullo stato psico-fisico del dipendente, porta a un graduale disinteresse per il lavoro e a una perdita delle capacità empatiche, deteriorando così la relazione col paziente e dando luogo a episodi di maltrattamento.

Tra gli atti di abuso in ambito istituzionale vanno considerati anche l’abuso farmacologico e l’utilizzo delle contenzioni fisiche in assenza di situazioni di pericolo per il paziente o per terzi che le richiedano ma per rispondere a esigenze puramente organizzative. È bene ricordare che l’utilizzo di dispositivi di contenzione è legittimo solo qualora vi sia una situazione di pericolo attuale altrimenti si incorre a ipotesi di reato per violenza privata, maltrattamento e abuso dei mezzi di correzione (Codice Penale, artt. 610, 571, 572).

Emerge, dunque, la necessità di interventi volti a prevenire la comparsa del burnout nel personale sanitario e di percorsi di formazione sugli aspetti relazionali.

Maltrattamento finanziario

La “Carta Europea dei Diritti e delle Responsabilità delle persone anziane bisognose di cura e assistenza a lungo termine” (2010) afferma nell’articolo 1 il diritto dell’anziano alla dignità, al benessere fisico e mentale, alla libertà e sicurezza e, in particolare, a “essere protetto da ogni forma di abuso finanziario e materiale”.

Alain Koskas, geropsicologo e Presidente della Federazione Internazionale delle Associazioni delle Persone Anziane (FIAPA), è recentemente intervenuto al Convegno Nazionale di Psicologia dell’Invecchiamento tenutosi il 29 Maggio, con una lectio magistralis sull’argomento.

Koskas afferma che “le truffe finanziarie costituiscono ormai il 25% del totale dei maltrattamenti verso gli over 65, percentuale che ormai eguaglia quella relativa alle violenze psichiche e fisiche. Le persone più fragili sono donne (75%), generalmente anziane (in media 79 anni), incapaci di difendersi” (2021).

Risulta, quindi, necessario affrontare il fenomeno a livello europeo, attraverso attività di informazione e formazione sulla problematica in questione rivolte ad avvocati, forze dell’ordine, personale sanitario e soprattutto a caregiver e anziani stessi, al fine di prepararli e renderli consapevoli. A tal proposito, in Italia l’Associazione Nazionale Anziani e Pensionati (ANAP), in collaborazione con le forze dell’ordine, organizza annualmente la campagna informativa “Più Sicuri Insieme” contro le truffe rivolte agli anziani.

 

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RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI
  • Baronchelli, I., Perucci, G., Taccani, P., & Zenobio, D. (2008). Prendersi cura in famiglia: una relazione a rischio di cortocircuito?, “Prospettive Sociali e Sanitarie”, n. 7, pp. 3-6.
  • Bergeron, L. R. (2001). An elder abuse case study: Caregiver stress or domestic violence? You decide. Journal of Gerontological Social Work, 34(4), 47-63.
  • De Beni, R., & Borella, E. (2015). Manuale di psicologia dell’Invecchiamento e della longevità, il Mulino.
  • Fasanelli, R., Galli, I., & Sommella, D. (2005). Professione caregiver: l'impatto dei centri diurni sulle pratiche di assistenza e sulle rappresentazioni sociali della malattia di Alzheimer. Liguori.
  • Guide, A. (2010). European Charter Of Rights And Responsibilities Of Older People In Need Of Long-term Care And Assistance.
  • Kaplan, D., & Berkman, B. (2019). Older Adults Living Alone. Merck Manual, Professional Version. Merck & Co., Inc.
  • Koskas, A., Peirone, L., & Guaragna, S. (2021). Anziani: discriminazioni e abusi legati all’età. Atti del XIV Convegno Nazionale di Psicologia dell’Invecchiamento. 29 Maggio.
  • Maslach, C., Jackson, S. E., Leiter, M. P., Schaufeli, W. B., & Schwab, R. L. (1986). Maslach burnout inventory (Vol. 21, pp. 3463-3464). Palo Alto, CA: Consulting psychologists press.
  • Organizzazione Mondiale della Sanità (2014). Maltrattamenti agli Anziani. Traduzione a cura di Katia Demofonti. Ministero della Salute.
  • Perucci, G. (2015). Una badante in famiglia: Guida pratica per una buona convivenza. Edizioni Centro Studi Erickson.
  • Tatara, T. (1994). Understanding the nature and scope of domestic elder abuse with the use of state aggregate data: Summaries of the key findings of a national survey of state APS and aging agencies. Journal of Elder Abuse & Neglect, 5(4), 35-57.
  • Yon, Y., Mikton, C. R., Gassoumis, Z. D., & Wilber, K. H. (2017). Elder abuse prevalence in community settings: a systematic review and meta-analysis.The Lancet Global Health, 5(2), e147-e156.
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