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Ageismo

L’ageismo si manifesta quando l'età è utilizzata per categorizzare gli altri (e noi stessi) in modi che possono causare sofferenza e disagio. 

Sezione a cura di Marina Morgese

Aggiornato il 28 set. 2023

Cos’è l’ageismo 

L’età è una delle prime caratteristiche che notiamo nelle altre persone. L’ageismo si manifesta quando l’età è utilizzata per categorizzare gli altri (e noi stessi) in modi che possono causare sofferenza e disagio. 

Il termine ageismo è stato coniato dal gerontologo Robert Butler (1969) e fa riferimento, per l’appunto, a una alterazione di sentimenti, credenze e comportamenti nei confronti di individui appartenenti a un gruppo di età differente dalla propria. 

L’ageismo si riferisce agli stereotipi (come pensiamo), ai pregiudizi (cosa sentiamo) e alle discriminazioni (come agiamo) diretti verso gli altri e verso noi stessi in base all’età anagrafica.

I dati ci dicono che 1 persona su 2 è ageista verso le persone più anziane. In Europa 1 persona su 3 è vittima di ageismo e sono i più giovani a percepire una maggiore discriminazione nei loro confronti per via dell’età più giovane. 

Come si manifesta l’ageismo 

L’ageismo si manifesta a più livelli: istituzionale, interpersonale e autodiretto.

  • L’ageismo istituzionale si riferisce al modo in cui le leggi, i ruoli e le norme sociali, nonché le politiche limitano le opportunità e creano svantaggi per gli individui a causa della loro età.
  • L’ageismo interpersonale si manifesta nell’interazione tra due o più individui.
  • L’ageismo autodiretto si manifesta quando questo risulta internalizzato e diretto contro di sé.

L’ageismo può anche manifestarsi in modo implicito ed esplicito. L’ageismo esplicito è quello espresso attraverso pensieri, azioni ed emozioni intenzionali, vi è consapevolezza e un certo grado di controllo. L’ageismo implicito invece si ha quando i pensieri, le emozioni e le azioni operano al di fuori della consapevolezza, in questo caso gli individui possono razionalizzare i loro comportamenti attribuendoli ad altri fattori. 

Esempi di ageismo

La forma di ageismo più diffusa sembra essere quella verso le persone più anziane. 

La vecchiaia viene tendenzialmente dipinta come una condizione di inesorabile declino fisico e cognitivo, di peso economico e sociale, di tristezza, isolamento e di asessualità: l’ageismo verso le persone più anziane è proprio questo (Goldin, 2021). 

L’ageismo è ovunque, eppure è il pregiudizio socialmente più ‘normalizzato’. Qualche esempio? 

A livello istituzionale molte politiche aziendali escludono i lavoratori anziani altamente qualificati dai programmi di assunzione e promozione; nei contesti sanitari spesso gli anziani rischiano di ricevere assistenza sanitaria di qualità inferiore e diagnosi errate (Levy, S. 2019).

Ma pensiamo anche ai biglietti di auguri per compleanno che si rifanno spesso all’idea di vecchiaia come periodo in cui c’è bisogno del vasino o di pannolini di emergenza o anche alle pubblicità di creme e trattamenti adatti a combattere gli “assolutamente da evitare” segni dell’età (Levy, S. 2019).

L’ageismo si manifesta anche a livello interpersonale quando, ad esempio, ignoriamo il punto di vista delle persone più anziane o utilizziamo un tono di voce molto accomodante e il cosiddetto elderspeak (un linguaggio molto semplice fatto da frasi brevi ed espressioni infantili). Si parla inoltre di ageismo digitale per riferirsi a tutti quei pregiudizi verso gli over 50 nel mondo digitale, ad e. “gli anziani non sanno usare le tecnologie” 

Un esempio di ageismo a livello autodiretto è invece quello tipico di quegli individui che, credendo di “non avere più l’età”, evitano di imparare/affinare nuove skills oppure di dedicarsi a nuovi hobby. 

L’ageismo ai tempi del coronavirus

Esempi più lampanti e diffusi di ageismo, anche a livello istituzionale, si sono manifestati durante la pandemia di Covid-19. Per citarne alcuni: In Israele, il Ministero della Difesa ha rilasciato una dichiarazione secondo cui “l’intuizione più importante… è quella di separare gli anziani dai giovani. La combinazione di cocktail più letale è quando la nonna incontra suo nipote e lo abbraccia” (Gross, 2020). Questa affermazione sostiene esplicitamente una divisione per età tra le generazioni e descrive il contatto intergenerazionale come IL problema. Nel Regno Unito, come risposta iniziale all’epidemia, il Primo Ministro Boris Johnson aveva suggerito che gli anziani di età superiore ai 70 anni avrebbero dovuto isolarsi per un periodo di 4 mesi, mentre tutte le altre fasce d’età avrebbero potuto condurre normalmente la loro vita (Sparrow, 2020). Questo approccio è stato attribuito al fatto che gli anziani, avendo una pensione, non avrebbero sentito il colpo finanziario dell’isolamento sociale. Negli Stati Uniti, il vice governatore del Texas, Dan Patrick, aveva affermato che avrebbe preferito morire piuttosto che danneggiare l’economia americana, aggiungendo che “molti nonni sarebbero stati d’accordo con lui” (Becket, 2020). 

Mentre proteggere le persone più vulnerabili al virus è encomiabile, compromettere l’autonomia degli anziani e ignorare il loro contributo sociale e i loro bisogni fisici e sociali sono messaggi ageistici. Lo sono poiché prendono l’età cronologica come unico criterio ed equiparano automaticamente l’età avanzata alla vulnerabilità, alla dipendenza e al contributo limitato. 

Ma l’ageismo durante la pandemia non è stato perpetrato solo a livello istituzionale: la divisione tra giovani e anziani e la rappresentazione degli anziani come il principale gruppo a rischio hanno portato i più giovani a sentirsi invincibili e a pensare che “questa non è la loro malattia”. Negli Stati Uniti, in Germania e in altri paesi, i più giovani hanno celebrato l’epidemia di COVID-19 organizzando “Corona party”, pensando di essere immuni. L’hashtag #Boomerremover è diventato popolare negli Stati Uniti e in altri paesi, sottolineando la crescente divisione tra le generazioni. 

Determinanti dell’ageismo

Quali sono quegli aspetti/caratteristiche che portano gli individui a discriminare le persone più grandi d’età? Da una serie di studi sono emerse diverse variabili, tra cui: 

  • l’ansia di invecchiare e la paura della morte: al loro aumentare cresce anche la tendenza ad essere ageisti verso gli altri. 
  • La qualità dei contatti con le persone più anziane, in particolare con i propri nonni: peggiore è la qualità delle relazioni, maggiore diventa il rischio di ageismo. 
  • A livello istituzionale invece, le determinanti maggiormente associate all’ageismo risultano essere le risorse economiche e il tasso di popolazione anziana di un paese (Marques et al., 2020)

Effetti dell’ageismo

L’ageismo ha delle serie conseguenze sul benessere delle persone, in particolare delle persone più anziane. È stato osservato come l’ageismo sia associato a:

  • minore aspettativa di vita, 
  • minore autostima
  • peggiori condizioni di salute fisica e mentale, 
  • un più lento recupero dagli infortuni e dalle condizioni di disabilità 
  • un più rapido declino cognitivo
  • maggior numero di eventi medici acuti 
  • maggior numero di ospedalizzazioni 
  • adozione di comportamenti a rischio: mangiare cibi poco sani, non rispettare l’assunzione dei medicinali così come prescritto dai medici, aumentare il consumo di sigarette e alcol 

La qualità di vita delle persone anziane vittime di ageismo ne risente notevolmente ed aumenta la tendenza all’isolamento. 

L’ageismo, nelle sue forme più gravi, può essere alla base di incuria, maltrattamenti, abusi e crimini contro le persone più anziane. 

È stato documentato dall’OMS che 1 adulto su 6 di età pari o superiore a 60 anni subisce abusi, compresi abusi finanziari, fisici e psicologici. 

Ageismo: cosa fare? 

Come abbiamo visto l’ageismo è un fenomeno diffuso e serio. Un’informazione accurata sul processo di invecchiamento è uno dei più potenti antidoti contro l’ageismo: basti pensare alla poca educazione sul tema invecchiamento e al fatto che raramente nei percorsi di sostegno alla crescita (come quelli tenuti nelle scuole) ci si dedichi alle fasi di vita che vanno oltre la prima età adulta. 

Conoscere l’invecchiamento può ridurre l’ansia ad esso relativa (uno dei fattori di rischio di agesimo più importanti – come abbiamo visto) e allo stesso tempo tradursi in una aspettativa di vita più lunga. Tutti noi abbiamo un ruolo da svolgere nel contrastare ed eliminare l’ageismo.

Not dealing with aging is a way of not dealing with living. (Ashton Applewhite) 

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