Psicoanalisi attraverso lo schermo (i limiti delle terapie online) è un libro di Gillian Isaacs Russell. Il libro è il risultato dell’esperienza personale della psicoterapeuta.
Trasferitasi dagli Stati Uniti in Gran Bretagna, continua la sua didattica, le sue collaborazioni scientifiche e l’assistenza di alcuni pazienti, attraverso l’uso di Skype.
Da questo nuovo assetto ed osservando l’era del digitale che avanza inesorabile, la Russell comincia ad interrogarsi cosi su tre questioni fondamentali:
1- Un trattamento terapeutico senza presenza fisica può avere un’efficacia ottimale?
2- Cosa succede in una terapia circoscritta allo schermo quando non c’è alcuna possibilità, come suggerito da una paziente, di scambiarsi “pugni o carezze?”
3- Quale effetto ha sull’intimità la radicale alterazione dell’equilibrio fra comunicazioni verbali esplicite e non verbali implicite?
Ricercando le risposte, ecco nascere il libro Psicoanalisi attraverso lo schermo, estendendo i quesiti oltre la psicoanalisi e la psicoterapia e attingendo ad altri campi quali le neuroscienze, l’osservazione infantile, gli studi sulla comunicazione verbale e non verbale e le scienze cognitive.
L’opera è divisa in quattro parti. La prima descrive cosa ha spinto appunto la psicoterapeuta ad interrogarsi sui sopracitati quesiti, le testimonianze di pazienti e terapeuti già invischiati nel trattamento informatizzato e alla riflessione su ciò che avviene attraverso schermo del computer.
La seconda parte è prettamente basata sulle teorie e ricerche nel campo clinico-terapeutico. La terza, si concentra sul concetto di “presenza”. La comunicazione infatti è composta non solo dalle parole ma moltissimo anche dal “non verbale”: gesti, movimenti, mimica, postura, meta-comunicazioni che si leggono “fra le righe” ed il processo terapeutico per essere efficace richiede azioni esplicite ed implicite e la comunicazione attraverso il computer sicuramente non trova problemi nell’esplicito ma lo stesso non si può dire dell’implicito e il ridotto senso di presenza e appunto la trasmissione limitata della comunicazione potrebbero influire sull’efficacia del trattamento attraverso lo schermo.
L’ultima parte pone la riflessione sulla professione, riprendendo il concetto di ‘presenza’ che come accennato è una parte fondamentale per l’analisi di questo nuovo approccio e ponendo attenzione sui rapporti che ormai da molto tempo ha l’uomo con i sistemi informatici nonché sulle motivazioni che spingono molti professionisti ad approcciare con la psicoterapia online tra cui la ricerca semplicistica di un lavoro.
Cambia il setting, cambia la diade paziente-analista, cambia la co-presenza.
E’ evidente che il ruolo dell’analista, accettando questa nuova pratica clinica, è in via di cambiamento. Dall’accettazione della validità di questo nuovo approccio, e non sono pochi i clinici favorevoli a tal nuova metodica, si modificheranno altresì diversi paradigmi della disciplina stessa, nonché in un futuro il decidere che tipo di terapeuta si vorrà essere.